RAGGIOLO, UNO SCORCIO DI PARADISO IN TERRA

raggiolocopertina

AL MOMENTO DISPONIBILE SOLO SU AMAZON

PREMESSA DELL’AUTORE

Questo libro è articolato in tre sessioni. Nella prima, che va dal capitolo 1 all’11, sono raccolti una serie di articoli pubblicati nel corso degli anni sui miei blog LA VOCE DI KAYFA, LA VOCE DI KAYFA 2.0 e su diverse riviste online, in cui parlo in maniera estesa delle bellezze del paese e dei luoghi che lo circondano, nonché delle emozioni che mi suscita l’atmosfera che vi si respira; soffermandomi nel capitolo 9 sul santuario de La Verna e sulla figura di Maria Maddalena, dando spazio a considerazioni personali sulla Santa e sul suo legame con San Francesco d’Assisi e di quest’ultimo con i Templari. La prima sessione si chiude con la cronaca della visita alla CASA D’ARTE MUSEUM PETRICCIUOLIANA di un gruppo studenti veneziani del Liceo Artistico MARCO POLO.
Nella seconda sessione, rappresentata dal capitolo 12, sono raccolti quattro racconti ispirati dai miei soggiorni raggiolani, dove il soggetto, seppure sottinteso, è Raggiolo con i suoi abitanti.
Nell’ultima sessione, indicata con APPENDICE, mi è sembrato giusto riportare una serie di interviste da me effettuate per conto del sito di informazione con cui collaboro www.comunicaresenzafrontiere.it a persone che, a vario titolo, si impegnano per dare lustro al paese e tenerne vive la storia e le tradizioni.
Non escludo di aggiornare il volume in futuro, come del resto è già avvenuto per la presente edizione, rivedendolo e integrandovi nuovi articoli, racconti e interviste.
Buona lettura!

AL MOMENTO DISPONIBILE SOLO SU AMAZON

 

L’ULTIMA NOTTE

ultimanotte

https://amzn.to/33cfIx5

[…]- Vuoi sapere cosa devi fare? Questo lo devi decidere tu e nessun altro – disse fissandolo intensamente – Nessuno ha il diritto di decidere per gli altri, né lasciare che siano gli altri a decidere per lui. Ciascun uomo è un universo a se stante, regolato da leggi proprie che, anche se in apparenza sono uguali per tutti, nella realtà personale si differenziano sotto infiniti aspetti, determinati dalle scelte che influenzano le nostre decisioni, la cui sede è l’orologio che scandisce nel petto il ritmo della vita. Vedi Kayfa, tu ora stai scoprendo l’amore. Ma ricorda. L’amore è incomprensibile, in quanto rappresenta l’intima essenza del carattere di Dio”. Pertanto comprendere l’amore equivale a voler comprendere Dio. E ciò è impossibile essendo Dio incomprensibile -[…]

Al momento disponibile solo su Amazon, per acquistarlo clicca su https://amzn.to/33cfIx5

POLENTA DI GRANDO DURO, Monica Paoli racconta nonna Adriana

copertina libro monica paoli

Alcuni mesi fa, grazie a un contatto comune su Facebook che era stato a Gioviano, paesino della Garfagnana in provincia di Lucca, per assistere alla presentazione, mi è stato recapitato il volume POLENTA DI GRANO DURO – nonna Adriana racconta di Monica Paoli.

Come spesso mi accade con i libri, non solo quelli meno noti o sconosciuti, lo riposi sullo scaffale della libreria, ripromettendomi di leggerlo quanto prima per mantenere l’impegno assunto con Monica di farle poi sapere se mi fosse piaciuto.

Di Monica avevo già avuto modo di leggere alcune favolette che aveva pubblicato sul suo profilo social. Nella loro semplicità, avevo apprezzato la capacità narrativa dell’autrice la quale, in poche righe, riusciva a condensare storie per bambini – Monica è maestra d’infanzia – delicate e ben strutturate. Delle vere e proprie short stories per piccini.

Pertanto non mi stupii quando seppi della sua intenzione di pubblicare un libro che raccontasse la storia della propria famiglia, la cui voce narrante fosse la nonna materna Adriana, scomparsa poco dopo aver compiuto cent’anni, a cui Monica era molto legata e voleva rendere il dovuto tributo.

Il libro, scritto in idioma garfagnano, ma comprensibile da chiunque lo leggesse, è il racconto di una vita, quella appunto di nonna Adriana  e della sua famiglia, narrato in prima persona dalla protagonista a cui la penna di Monica fa da altoparlante.

Si inizia con lo scoppio della prima guerra mondiale che costrinse il padre di Adriana, Carlo, a partire per il fronte quando lei era ancora piccina, ritornandovi vivo ma non più lo stesso – si attaccò alla bottiglia per cercare conforto dal dolore per aver visto morire in battaglia tanti suoi compagni e amici senza poter far nulla per aiutarli, preoccupato com’era a salvare se stesso – inducendo Zelinda sua moglie a sostenere, anche il mi Carlo, tanto buono e timoroso di Dio, un è più tornato, maledetta guerra! C’ho in casa un omo diverso, un è più il mi Carlo!

La narrazione prosegue in maniera fluida, raccontandoci della povertà in cui versavano le famiglie dell’epoca, inclusa quella di nonna Adriana, e della dignità con cui fronteggiavano quella triste condizione con il contributo di tutti, inclusi i bambini. Fu così che all’età di soli dieci anni nonna Adriana fu costretta ad abbandonare la scuola per andare a lavorare come aiuto domestica presso una famiglia di Livorno dove conobbe Anselmo, il suo primo amore, seppur platonico.

Le foto d’epoca che accompagnano il testo, partendo da quella di copertina, ci mostrano quanto bella fosse da giovane nonna Adriana, quindi non stupisce che Denaco, il don Giovanni del paese, le avesse messo gli occhi addosso chiedendola in sposa. Dal loro matrimonio nacquero Alda e Giuseppe, le sue grandi gioie ma anche i suoi più grandi dolori.

Non vi è nulla di più innaturale e doloroso per un genitore di sopravvivere a un figlio. Nonna Adriana sopravvisse a entrambi. Giuseppe morì a soli trentatré anni in un incidente in Sicilia agli inizi degli anni settanta, Alda anni dopo di un male incurabile.

In questo excursus narrativo di circa settant’anni di storia familiare, condensato in poco meno di ottanta pagine, più le fole (favole) che nonna Adriana inventava per i nipoti e che Monica giustamente ripropone in appendice, si percepisce l’amore e la riconoscenza della nipote verso l’ava.

Nello stesso tempo questo atto di riconoscenza ci fa capire quanto amorevole fosse nonna Adriana. Una donna che, oltre al dolore per la scomparsa di entrambi i figli, in precedenza ha dovuto soffrire la lontananza del marito emigrato in America per oltre venticinque anni affinché alla famiglia non mancasse nulla, rientrando definitivamente dagli USA più americano che italiano, recando con sé tante sorprese per moglie, figli e nipoti.

Con questo libro Monica Paoli ha voluto ringraziare nonna Adriana per tutto ciò che ha fatto per tenere unita la famiglia, dando un futuro ai suoi figli e, di riflesso, garantendolo anche ai suoi nipoti Monica e Frediano.

A nostra volta dobbiamo dire grazie a Monica per averci regalato questo libricino senza pretese letterarie, sue parole testuali. Ma che, proprio perché privo di ambizioni, è stato scritto e curato col cuore.

Non sempre le cose fatte col cuore riescono meglio di quelle meditate e strutturate a tavolino. Ma, quando accade, ci riempiono l’animo di gioa e commozione.

POLENTA DI GRANO DURO ne è un esempio.

Da lassù nonna Adriana sarà orgogliosa della su nipote Monica!

“POLVERE PER SCARAFAGGI”, LA RACCOLTA DI RACCONTI DI NANDO VITALI

NANDO MODIFICA1

Napoli

Nell’accogliente intimità del caffè&bistrot letterario IL TEMPO DEL VINO E DELLE ROSE, a Piazza Dante, giovedì 4 ottobre Bernardina Moriconi e Rosi Selo hanno presentato la raccolta di racconti POLVERE PER SCARAFAGGI, l’ultima fatica letteraria dello scrittore napoletano Nando Vitali, edita da All’Est dell’Equatore.

Dopo l’introduzione di Rosanna Bazzano, poetessa e titolare del caffé letterario, la serata è entrata nel vivo.

Da sempre attento ricercatore della scrittura, non a caso da anni coordina con successo laboratori di scrittura creativa in librerie e caffè letterari a Napoli e non solo, Vitali ha maturato uno stile di scrittura alto e inconfondibile, caratterizzato da un cadenzato ritmo di parole e frasi strutturate in maniera tale da infondere nel lettore la sensazione di “ascoltare”, più che leggere, una struggente melodia letteraria dove il bene è un aspetto transitorio del male che da sempre investe l’umanità; un’alternanza fittizia in cui gioia e piacere sono fugaci momenti concessi all’uomo per ritemprarsi dalle sofferenze patite e prepararsi ad affrontare le prossime che immancabilmente verranno.

Da sinistra a destra Bernardina Moriconi, Rosi Selo e Nando Vitali
Da sinistra a destra Bernardina Moriconi, Rosi Selo e Nando Vitali

Tali caratteristiche di Vitali le riscontriamo in particolare quando affronta temi forti o racconta personaggi dalle vite strazianti, come ha messo in evidenza Bernardina Moriconi, sottolineando che per la loro brevità, cui si associa una forza argomentativa dirompente capace di strappare il velo d’ipocrisia dagli occhi del lettore obbligandolo a guardarsi intorno per vedere il male che lo circonda, la raccolta rientra a pieno titolo nel panorama della migliore tradizione novellistica italiana. La Moriconi ha inoltre riconosciuto allo scrittore il merito di non aver ceduto all’eventuale tentazione di ampliare in romanzo qualcuno dei racconti, la cui efficacia sta proprio nella loro stringatezza che non inficia la sostanza, anzi la esalta, consentendo al lettore di riflettere sull’essenza della storia senza perdersi in lungaggini narrative che potrebbero indurlo a smarrire il senso del messaggio racchiuso. Non a caso la Moriconi ha accostato la raccolta a una sorta di vangeli apocrifi, paragone che ha fatto sussultare Vitali la cui umiltà è ben nota a chi lo conosce.

Il titolo del libro, ispirato al film IL PASTO NUDO di David Croneberg, un cult per lo scrittore, potrebbe considerarsi una sorta di “indicatore” per quanti non si accontentano di leggere giusto per passare il tempo, bensì identificano nel “libro” uno dei principali strumenti di crescita interiore di cui l’umanità è dotata, cercandovi nutrimento per il proprio “io”. E di nutrimento interiore nei racconti di Vitali ce n’è tanto!

Ambientati non solo a Bagnoli, quartiere in cui lo scrittore è nato e vissuto, i racconti sono tanti fotogrammi di un immenso affresco di vite sparse tessuto con le trame delle storie narrate che, seppure in apparenza non hanno nulla di autobiografico, si muovono sul palcoscenico delle rispettive narrazioni in maniera così reale, lasciando intendere che molto traggono dal vissuto giovanile dell’autore. Cosa che avviene esplicitamente in un suo precedente romanzo, FERROPOLI. A confermarcelo è il racconto Anna in cui si narra di un amore giovanile. Del resto, come lo stesso Vitali ha ammesso rivolgendosi al pubblico, la vita e la letteratura si sposano sempre, anche in maniera discronica, per cui prima di scrivere bisogna vivere. Affermazione che richiama alla memoria VIVERE PER RACCONTARLA l’aubiografia di Gabriel Garcia Marquez .

Un momento particolarmente coinvolgente è stato quando la scrittrice Rosi Selo, a conclusione del proprio intervento in cui ha sottolineato soprattutto le qualità umane di Vitali, ha letto uno dei racconti pubblicati. L’attenzione e l’intensità della sua interpretazione, molto apprezzata dal pubblico in sala, hanno reso il doveroso omaggio al lavoro di colui che è giustamente considerato tra i più importanti scrittori napoletani contemporanei dell’attuale panorama letterario nazionale.