I TERRONI FANNULLONI E CAMORRISTI LA CAUSA DEI GUAI DEL PD!

Fino a quando ad attaccare il sud per aver votato compatto M5S, contribuendo in maniera determinante alla debacle del Pd alle elezioni, fosse Vittorio Sgarbi per non aver digerito il cappotto subito nel collegio di Pomigliano dove nell’uninominale è stato clamorosamente sconfitto da Di Maio con un 63,4% a 20,37%, ci sta. Sentir dire da uno, Sgarbi, che ha impostato la propria campagna elettorale facendosi ritrarre sul water nell’atto di defecare associando Di Maio a un lassativo, che al sud hanno votato per il M5S attratti dal reddito di cittadinanza perché non hanno voglia di “fare un cazzo”, fa parte del personaggio. Ma non lo giustifica!

Ma che a farlo in maniera seria, ovviamente con linguaggio non colorito come quello di Sgarbi, siano rappresentanti del mondo culturale di centrosinistra, tipo l’architetto Massimiliano Fuksas questa mattina ad AGORA’, francamente lascia l’amaro in bocca. Così come l’amaro in bocca ha lasciato il tweet con cui ieri Vittorio Zucconi “informava” che a Napoli il M5S aveva vinto i tutti quei collegi a rischio camorra. Dando l’impressione insinuasse che i voti dei grillini fossero voti della camorra. Senza domandarsi se invece quel voto non fosse un voto di protesta di quelle tante persone oneste che vivono in quelle aree depresse della periferia napoletana stanche della vecchia politica collusa con la camorra o incapace di fronteggiarla.

Cercare ad ogni costo di addebitare le responsabilità della disfatta elettorale del Pd alla dabbenaggine e svogliatezza degli elettori meridionali e non invece all’inconsistenza di una certa politica è l’ulteriore conferma di come chi dovrebbe rappresentarle disattende le istanze dei cittadini.

Attribuire la vittoria nel sud del paese del M5S alla naturale improduttività e al loro essere camorristi o mafiosi è un’offesa che ci aspetteremmo da un leghista tipo Salvini. Non certo da chi per cultura ideologica dovrebbe farsi carico delle esigenze delle regioni arretrate del paese e delle popolazioni meno abbienti che vi risiedono; difendendole anziché offenderle solo perché, sentitesi abbandonate da chi si fidavano, hanno avuto il coraggio di cambiare votando il nuovo.

Se poi il loro coraggio sarà ricambiato, lo sapremo solo se il M5S andrà al governo.

Cosa difficile visto che con l’obbrobriosa legge elettorale con cui abbiamo votato, opera del PD e non certo del M5S, l’ingovernabilità è garantita. A meno di inciuci!

SCALFARI INCORONA DI MAIO E IL M5S, PANICO NEL PD

Sono certo che ieri sera molti attivisti e elettori del centrosinistra come minimo saranno caduti dalle sedie e dalle poltrone, se non addirittura qualcuno sarà stato colto da un coccolone, ascoltando Eugenio Scalfari – intellighenzia per eccellenza del centrosinistra, fondatore de L’Espresso e di La Repubblica -, intervistato a Di Martedì da Giovanni Floris, osannare Di Maio per il modo con cui ha modificato il proprio modo di fare politica, “dimostrando notevole intelligenza politica”; auspicando che sarà lui il leader della nuova sinistra italiana. Preferendolo di gran lunga a Salvini.

Lo stesso Scalfari solo poche settimane prima del voto, sempre da Floris, alla domanda chi preferisse tra Berlusconi e Di Maio, senza esitare aveva risposto “Berlusconi”. Suscitando non poche perplessità e polemiche negli ambienti di centrosinistra, partendo da Repubblica.

Ora, come si possa cambiare in così poco tempo opinione su un leader politico e il suo partito, verso cui fino a poche ore prima del voto Scalfari ne diceva e scriveva peste e corna francamente lascia stupiti, costernati.

A meno che dall’alto della propria indiscussa autorità intellettuale e politica Scalfari non abbia voluto mandare un messaggio criptato a qualcuno del PD affinché tra un’ipotetica alleanza di governo, tra Lega e M5S, scegliesse di appoggiare un governo targato Di Maio. Non fosse altro perché, stando all’analisi dei flussi elettorali, molti dei voti persi dal Pd sarebbero confluiti al M5S a testimonianza che una buona fetta dell’elettorato di centrosinistra ormai si riconosce sempre più nel M5S. E sempre meno nel PDR, (partito di Renzi). Di conseguenza, così facendo, non si può escludere che appoggiando un governo Di Maio, nell’attesa il Parlamento vari l’ennesima legge elettorale, sperando non truffaldina come l’attuale da cui deriverebbe l’ingovernabilità in cui il paese rischia di cadere, il Pd abbia il tempo di rifarsi il look, incominciando dall’elezione di un segretario che sia davvero un uomo di sinistra e non un democristiano camuffato da democratico che con la sinistra non ha nulla da spartire.

Solo così potrebbe spiegarsi l’improvviso endorsement di Scalfari verso Di Maio. Nemmeno per un istante vogliamo pensare che le sue parole, che tanti nasi hanno fatto storcere a partire da quelli di Vittorio Zucconi e Massimo Giannini presenti in studio, siano conseguenza della veneranda età del decano dei giornalisti italiani.

POLITICHE 2018: M5S E LEGA FANNO BOOM, PD E FI FANNO CRACK

Solo questa sera, se non addirittura domattina, conosceremo i risultati definitivi delle elezioni politiche. Tuttavia quelli parziali un risultato inequivocabile già lo hanno decretato: il Pd di Renzi con l’intero centrosinistra e Berlusconi sono i veri sconfitti di queste elezioni. M5S e Lega i vincitori. A dirlo sono i numeri, non i sondaggi o gli exit pool: M5S 32% alla Camera, poco meno al Senato; Lega circa il 18% sia alla Camera che al Senato; Pd introno al 19% in entrambi i rami del Parlamento; FI 14% alla Camera, poco più al Senato; Fratelli d’Italia della Meloni poco più del 4% sia alla Camera che al Senato; Liberi Uguali poco del 3% in entrambi le Camere; +Europa della Bonino poco più del 2% sia alla Camera che al Senato.

Se questi dati trovassero, come quasi certamente avverrà, conferma in quelli finali, il M5S è il primo partito di maggioranza relativa e sia alla Camera che al Senato sarà il primo gruppo parlamentare, realizzando quello che era, e tale è restato, il sogno di Renzi.

Tuttavia, pur essendo il M5S primo partito di maggioranza relativa è improbabile che vada al governo. Non tanto perché Mattarella, come gli impone la Costituzione, non darà a Di Maio l’incarico di formare il governo, ma perché, avendo il M5S preventivamente presentato pubblicamente la lista dei ministri, le poltrone che contano già sono assegnate, per cui è impensabile che gli altri partiti, fino a ieri abituati a spartirsi la torta “per il bene del paese”, accettino di convergere sul programma del M5S sostenendolo senza riceverne nessuna poltrona in cambio, consentendo a Di Maio e c. di governare.

Molto più probabile che, una volta ricevuto l’incarico dal Presidente della Repubblica, Di Maio non riesca a trovare una maggioranza che lo sostenga per cui rimetterà il mandato a Mattarella. Aquesto punto lo scenario che dovrebbe seguire sarà quello di un governo di scopo a guida Gentiloni per consentire al Parlamento di varare una nuova legge elettorale che consenta finalmente a chi vince le elezioni di governare anziché andare all’opposizione come succede con l’attuale legge.

C’è da sperare che, se davvero dovesse realizzarsi la seconda ipotesi, ossia quella di un governo di scopo a guida Gentiloni, i partiti tutti, ad iniziare da quelli del Patto del Nazareno Pd e FI, abbiano il buon senso e, soprattutto, l’umiltà di fare le cose in assoluta sintonia con la Costituzione, riconsegnando ai cittadini la possibilità di votare non solo la lista ma anche di scegliersi il candidato. Anziché cercare di modificarla a proprio uso e consumo, la Carta va attuata.

Se all’indomani delle elezioni già si parla di un governo transitorio nell’attesa di varare una nuova legge elettorale per poi andare nuovamente alle urne, è evidente che chi ci ha governato nella legislatura appena conclusasi l’ha fatto in maniera pessima, arruffata, incapace!

Con i suoi ipotetici oltre 200 parlamentari alla Camera e poco più di 100 al Senato, percentuali che richiamano alla memoria quelle di quando il PCI era all’opposizione della DC, il M5S potrà fare un’opposizione forte e, se vorrà, costruttiva, costringendo i vecchi partiti nel momento delle scelte topiche per il Paese di tenere conto che nell’aula del Parlamento siede una forza politica che da sola rappresenta il 30% dei cittadini.

Per quanto riguarda il Pd è inutile che Renzi e suoi neghino quello che anche le pietre sapevano da tempo: la mazzata era nell’aria e anche i numeri con cui si è manifestata. La vicenda Banca Etruria e l’inchiesta Consip, nonché la sconfitta al referendum, il jobs act e tanti altri provvedimenti controversi varati dagli ultimi governi di centrosinistra che, più che tutelare i cittadini, hanno dato l’impressione di fare gli interessi dei “soliti noti”, non possono non aver giocato un ruolo determinante nelle scelte dell’elettorato di centrosinistra. Ma soprattutto non può non aver condizionato l’esito negativo del voto per il PD il Patto del Nazareno e i ripetuti endorsement verso un’alleanza con Berlusocni da parte di politici del centrosinistra e uomini di cultura che lo sostengono i quali tutto avrebbero sostenuto e votato pur di evitare la vittoria del M5S.

Oggi il PD è un partito, se non morto, in coma profondo. Conseguenza naturale della mancanza di identità che lo caratterizza da quando è nato – un’accozzaglia tra ex comunisti e ex democristiani – la quale ha portato alla distruzione de L’Unità, quotidiano che per anni è stato il riferimento informativo degli operai e di quanti votavano a sinistra.

Con la sua ascesa alla Segreteria del Pd Renzi ha lentamente distrutto quei residui di riferimento che legavano il PD al PCI. Ciliegina sulla torta, candidare nelle liste del PD nel collegio di Bologna un democristiano doc come Casini.

Diverso il discorso per FI: per quanto Berlusconi, malgrado l’età avanzata e i suoi guai giudiziari, fosse sceso in campo per garantire al proprio partito di conquistare una percentuale di voti tale da consentirgli di porsi alla guida del centrodestra subito dopo le elezioni, le sue confuse apparizioni pubbliche con dichiarazioni che dal comico al surreale, hanno dimostrato che l’ex cavaliere non ha più quella lucidità mentale che lo contraddistingueva in passato. Per cui gli elettori gli hanno preferito Salvini, consegnando al leader della Lega la possibilità concreta di puntare a Palazzo Chigi.

In sintesi, se oggi non sappiamo chi ci governerà lo dobbiamo a Renzi e al Pd che, pur di chiudere al M5S ogni accesso alle stanze del potere, non si sono fatti scrupoli di fare alleanze prima con Berlusconi e poi con Verdini, varando una legge elettorale orrenda che, se da un lato doveva penalizzare il M5S, ha punito il PD e potrebbe consegnare il paese nelle mani della Lega Nord.

Per quanto riguarda Liberi Uguali, un partito fondato da chi in Parlamento prima faceva la voce grossa contro Renzi per la proposte di legge che, a suo dire, avrebbero penalizzato i cittadini ma poi le votava tutte perché “non si può andare contro la ditta”, forse il 4% è pure tanto!

ISABETTINI RICORDA LO SGOMBERO DEL RIONE TERRA

Il 2 marzo 1970, dopo essersi consultato con gli esperti dell’osservatorio vesuviano, il Prefetto di Napoli Francesco Bilancia firmava un’ordinanza di sgombero immediato del Rione Terra, l’anima storica di Pozzuoli, causa imminente pericolo di eruzione, lasciando senza parole lo stesso Sindaco di Pozzuoli Angelo Nino Gentile in quelle ore convocato a Roma dal Ministro degli Interni e dal Prefetto Capo dei servizi per la Protezione Civile. I segnali che da un momento all’altro la terra a Pozzuoli stesse per  “esplodere” con conseguenze catastrofiche per l’intera popolazione furono una repentina ripresa dell’attività bradisismica registrata nelle settimane precedenti con perentorio innalzamento del sottosuolo e intensificazione delle fumarole. Nel breve giro di due soli giorni, circa tremila persone – non fu evacuato solo il Rione Terra ma anche una buona parte del centro storico – fu trasferita, mediante l’ausilio di camion e di pullman dell’esercito, negli alberghi del litorale flegreo e nei comuni limitrofi. E successivamente nelle palazzine antisismiche del Rione Toiano, edificato per fronteggiare le esigenze degli sfollati.

Per non dimenticare quanto accadde a Pozzuoli, in particolare al Rione Terra, quasi mezzo secoli fa, ieri nei locali dell’associazione culturale LUX IN FABULA presieduta da Claudio Correale, si è svolto un incontro con il pittore Antonio Isabettini, memoria storica di Pozzuoli, il quale, con l’ausilio di filmati e foto d’epoca, non solo ha raccontato quanto avvenne in quei due giorni ma soprattutto le tante incongruenze che li contraddistinsero: l’ordinanza di sgombero prevedeva solo l’evacuazione del Rione Terra e non anche quella delle aree adiacenti e sottostanti quali il centro storico per cui, a seguito dello sgombero della rocca, molte famiglie decisero di abbandonare spontaneamente le proprie abitazioni perché sembrava loro, giustamente, impossibile che l’evento sismico ormai imminente avrebbe interessato solo il Rione Terra e non anche l’intera Pozzuoli o quanto meno la zona a ridosso della rocca e del mare. Cosa strana, la sede vescovile restò “tranquillamente” attiva sul Rione Terra fino agli inizi di dicembre 1980. Fu evacuata solo a “seguito” del terremoto del 23 novembre 1980, quando vennero “staccate” le utenze di acqua e luce, costringendo il vescovo Sorrentino a trasferire l’episcopato presso la Casa del Fanciullo.

Nei giorni successivi allo sgombero, malgrado l’area del Rione Terra fosse stata interdetta al pubblico, e dunque si presume dovesse essere presidiata dalle forze dell’ordine per evitare atti di sciacallaggio a danno delle abitazioni private e del patrimonio artistico presente, furono completamente saccheggiati gli arredi sacri del Duomo/Tempio di Augusto e della chiesa di San Celso. Alcuni dei reperti trafugati furono rinvenuti per puro caso tra gli arredi di qualche struttura alberghiera e, solo a seguito di regolare denuncia alle autorità competenti,  riportati nel loro luogo d’origine.

Un evento che molti considerano tristemente premonitore di quale sarebbe stata la sorte del Rione Terra fu l’incendio che tra il 16 e il 17 maggio del 1964 distrusse il Duomo di Pozzuoli, portando alla luce i resti del Tempio di Augusto su cui tra il V e il VI secolo d.c. i puteloani edificarono la basilica di San Procolo loro santo patrono. Raccontando dell’incendio Isabettini ha fatto un interessante parallelismo temporale con l’uscita del film denunci di Francesco Rosi LE MANI SULLA CITTA’ in cui si affronta la questione dell’abusivismo edilizio che tra la fine degli anni cinquanta e l’inizio degli anni sessanta vide la massiccia cementificazione a Napoli delle colline del Vomero e di Posillipo, estendendosi a macchia d’olio verso le campagne a valle, interessando successivamente le zone di Fuorigrotta, Cavaleggerri, Bagnoli per poi spingersi fin verso l’area flegrea dominata da Pozzuoli e dal suo splendido golfo.

L’evacuazione del Rione Terra per il rischio di un’imminente eruzione e la successiva apertura ventidue anni dopo dei cantieri per la ristrutturazione della rocca con l’affidamento dei lavori di recupero l’11 gennaio 1992 al Consorzio Rione Terra  sono un’evidente contraddizione che alimentano più di qualche dubbio se all’epoca fosse effettivamente necessario evacuare il Rione. O se dietro l’evacuazione vi fossero ben altri interessi.

Nella sua lunga e dettagliata esposizione Isabettini ha posto più di una questione che tutt’oggi resta un mistero. Una su tutte “quale sorte toccherà al rione Terra, una volta che si completeranno i lavori di ristrutturazione?”. Davvero lo si vuole trasformare in un albergo diffuso? A questa eventualità Isabettini si oppone da sempre ritenendola improponibile per tutta una serie di motivi di natura logistica, primo tra tutti dove parcheggeranno le auto i turisti e come si sposterebbero vista la deficienza dei mezzi pubblici locali? Al di là dei controversi aspetti logistici segnalati da Isabettini, la scelta di adibire il Rione Terra ad albergo diffuso lascia perplessi visto che, mai come ora l’attività sismica dei Campi Flegrei è monitorata con particolare attenzione dagli esperti i quali temono “un’imminente eruzione”con conseguenze catastrofiche non solo per Pozzuoli e comuni limitrofi ma anche per Napoli estendendosi la caldera dei Campi Flegrei fin oltre la collina di Posillipo e i Camaldoli.

Possibile mai che, nonostante gli avvertimenti della comunità scientifica, si pensi di allestire un albergo laddove si evacuarono gli abitanti per il ridestrarsi di un attività vulcanica che da sempre, periodicamente, caratterizza Pozzuoli e le zone circostanti come dimostrano la città sommersa di Baia e altri rilevamenti archeologici sommersi nel golfo di Pozzuoli?

Nell’attesa di conoscere quale sarà il futuro del rione Terra, al momento l’unica realtà sotto gli occhi di tutti è che, a parte il Duomo riaperto nel 2014, esattamente cinquant’anni dopo l’incendio che lo distrusse, i cantieri per la ristrutturazione della rocca proseguono a singhiozzo. Sembra che i piani originari di consegna dei lavori  contemplerebbero la completa apertura dell’area nel 2020, esattamente a cinquant’anni dall’evacuazione. Tuttavia per motivi burocratici e finanziari pare che prima del 2022 non sarà possibile rendere l’area totalmente sgombra dala cantiere.

A meno di due anni dal mezzo secolo dallo sgombero del Rione Terra, ci risulta che l’incontro di ieri da Lux in Fabula con Isabettini sia stato l’unico evento organizzato sul territorio per ricordare quanto avvenne il 2 marzo del 1970. Quasi che non interessasse tenere viva la memoria storica della città.

La memoria storica di un popolo va alimentata, non obliata, affinché le nuove generazione sappiano quali sono le loro reali radici e si adoperino per ridare lustro alla città anziché emigrare all’estero per trovare uno scampolo di lavoro.

Un popolo senza radici è un popolo alla mercé di chiunque. Un popolo alla mercé di chiunque non è un popolo ma un gregge di pecore!

 

ALLERTA METEO: NAPOLI/POZZUOLI E LE ORDINANZE MISTERIOSE

Domenica 25 febbraio il Sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia, a seguito di una comunicazione emanata dalla Protezione Civile della Regione Campania in cui si allertavano i comuni che nelle prossime 24 ore le condizione meteorologiche sarebbero state particolarmente critiche con rischio nevicate a bassa quota, emanava l’ordinanza sindacale 1227/18, disponendo per il giorno 26 febbraio la chiusura delle scuole pubbliche e private. Chiusura successivamente estesa anche ai giorni 27 e 28.

Tale decisione, considerata da molti puteolani eccessiva dato che molti siti meteo non indicavano alcuna particolare criticità a partire da lunedì e per i giorni seguenti, suscitava una levata di critiche da parte degli avversari politici del sindaco Figliolia in quota Pd.

A seguito dell’eccezionale nevicata che dalle 6 di ieri mattina si è abbattuta copiosamente su Napoli e provincia per quasi tre ore, creando grosse difficoltà alla circolazione urbana e extraurbana, creando uno scenario quanto mai suggestivo a Pozzuoli completamente innevata, la decisione di Figliolia si rivelava quanto mai appropriata, meritevole di apprezzamento anche da parte di chi politicamente è da lui lontano.

Diversamente da quanto disposto da Figliolia a Pozzuoli, solo ieri mattina, a circa un’ora dall’inizio della nevicata, il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris ordinava la chiusura delle scuole e la limitazione del traffico in città. Ciò creava non pochi disagi sia a chi doveva recarsi a lavoro, sia agli alunni e alle famiglie dato che, malgrado la neve e il gelo, molti studenti erano già scesi da casa per recarsi a scuola o all’università.

A chi lo accusa di inadempienza, De Magistris risponde piccato di non aver ricevuto alcuna allarme dalla Protezione Civile. Eppure sul sito del Comune di Napoli, oltre all’ordinanza sindacale che impone la chiusura delle scuole per il 27 e il 28 febbraio, è disponibile la pec inviata dalla Regione al Comune in data 26 febbraio alle ore 14,45 in cui si allerta sulle pessime condizioni meteo in arrivo nelle prossime 48 ore.

Stando ai documenti di cui sopra, appare evidente che anche il Comune di Napoli era stato allertato preventivamente. Seppure solo 24 ore dopo rispetto a Pozzuoli. Per cui il sindaco avrebbe comunque avuto il tempo necessario per emanare un’ordinanza il giorno 26 dichiarando la chiusura delle scuole e la limitazione del traffico in città.

A seguito di quanto abbiamo finora riferito, ci domandiamo perché il Sindaco di Pozzuoli fosse stato allertato 24 ore prima rispetto a quello di Napoli? Appartenendo Pozzuoli alla Città metropolitana di Napoli, il cui sindaco è De Magistris, non sarebbe stato più giusto che l’informativa giungesse prima Napoli e successivamente a tutti gli altri comuni?

Inoltre, se De Magistris non fosse stato avvisato, come continua a sostenere, della comunicazione regionale relativa al rischio meteo, regolarmente segnalata sul sito del Comune il 26 febbraio, sorge il dubbio che chi al Comune di Napoli lesse la pec della Regione in cui si allertava sulle pessime condizioni meteo in arrivo, e la resa pubblica mettendola in rete, non abbia avvisato il primo cittadino. Probabilmente un disguido di comunicazione tra il sindaco e suoi collaboratori.

Diversamente non si comprende come mai il Sindaco di Napoli, a differenza da quello di Pozzuoli e di tanti altri comuni della provincia e della regione, non fosse stato preventivamente informato di quanto stava per succedere affinché predisponesse le adeguate misure di sicurezza per tutelare i cittadini!

 

SCONCEZZE ELETTORALI

Ancora cinque giorni di sofferenze e finalmente la peggiore campagna elettorale della storia della Repubblica Italiana  terminerà. Ma fino a venerdì sera, chi ne avrà il coraggio e la voglia, potrà continuare a sciropparsi tra televisioni, radio e giornali le promesse elettorali dei vari leader di partito. Ma soprattutto le offese gratuite all’avversario, spesso di una volgarità estrema che farebbero arrossire perfino il peggiore scaricatore di porto, con tutto il rispetto per la categoria, denotando quale livello di bassezza ha ormai raggiunto la nostra politica.

È inutile negare che in questa squallida classifica la leadership va a Vittorio Sgarbi, apprezzatissimo critico d’arte, ex parlamentare, attualmente Assessore ai Beni Culturali della Regione Sicilia, fondatore e leader del movimento Rinascimento Italiano, il quale non si è fatto scrupoli di farsi riprendere seduto sul water in giacca e cravatta nell’atto di defecare, mostrando la foto del leader pentastallato Di maio sullo smartphone, affermando, “per cagare non usate Guttalax, usate Di Maio!”.

Quando la politica raggiunge un tale livello di ignominia, c’è poco da sperare per il futuro del paese.

Dico questo non tanto per la perfomance di Sgarbi – di lui ormai non ci sorprende più nulla avendoci abituati nel corso degli anni ad apparizioni televisive dove ne ha dette di cotte e di crude, spesso costringendo i conduttori in studio a staccargli l’audio o i presenti a schiaffeggiarlo -, quanto perché, almeno che io sappia, nessuna autorità istituzionale né alcun  politico è intervenuto a stigmatizzare il critico per la sua “seduta” elettorale contro Di Maio. Alimentando il dubbio che in fondo facesse quasi piacere che a Di Maio, oggetto di disprezzo da parte dei partiti, non tanto per le sue difficoltà con i congiuntivi ma perché capo politico del M5S, qualcuno esplicitamente dicesse “fai cagare!”.

Tutti concordano che la politica debba dare il buon esempio ai cittadini,  tenendo un atteggiamento onorevole in sintonia con i dettami costituzionali.

Ora viene da chiedersi cosa deve pensare un ragazzino quando vede un rappresentante delle istituzioni, che si fa riprendere sul water mentre caga, irridere un avversario politico assimilandolo a un lassativo?

Istintivamente si farà una risata e, non si può escludere, che a sua volta non senta il bisogno di imitarlo facendosi registrare nella stessa posa mostrando sullo smartphone la foto di un compagno o di un professore che gli sta sulle scatole.

Dopo i reiterati episodi di violenza a scuola di questi giorni che hanno visto alunni e genitori aggredire violentemente professori e dirigenti scolastici solo perché pretendevano che gli alunni studiassero o non mancassero di rispetto agli educatori, un personaggio pubblico, uomo di cultura nonché politico, che si permette di irridere in maniera così volgare un avversario politico non fa altro che alimentare nella labile fantasia dei giovani, ma probabilmente anche in quella di alcuni adulti, l’idea che chi la pensa in maniera contraria a noi va offeso, umiliato, magari anche sparato, anziché rispettato.

Se la campagna elettorale è scaduta a questi livelli non bisogna stupirsi se poi la gente non crede più nella politica; se i giovani fanno i bulli perfino nei confronti delle forze pubbliche.

In passato nelle tribune politiche e nei comizi elettorali si discutevano programmi e idee. Oggi si urla, ci si offende ma di idee concrete per migliorare il paese nemmeno l’ombra.

Chi accusa le serie televisive come Gomorra di alimentare nei ragazzini la violenza, farebbe bene a guardare l’utilizzo che molti politici fanno della televisione o della rete. Quella stessa rete che i politici vorrebbero monitorare, censurandola, perché girerebbero fake news che confonderebbero le idee agli elettori.

Forse come paese siamo davvero finiti nella merda!

NEVE (racconto)

“Non è vero che il tempo è galantuomo”, sussurrò mio padre.

Nonostante il male lo avesse ridotto a poco meno di una larva umana, costringendolo da tempo a letto, nemmeno ora che, stando ai medici, era prossimo a lasciarci, aveva perso la lucidità mentale.

“A cosa ti riferisci, papà?” chiesi con le lacrime agli occhi, accostando il viso al suo sfiorandogli la guancia.

“Ho sempre sognato di vedere la neve, prima di morire. Non saprò mai come è fatta!” fece abbozzando un amaro sorriso.

Quelle parole mi raggelarono ancor di più il sangue nelle vene.

Seppure mio padre fosse un estroverso, mai aveva palesato il desiderio di vedere la neve.

“Ti prometto che la neve la vedrai” dissi in un filo di voce, stringendogli la mano.

“Magari in un’altra vita…” mormorò prima di spegnersi.

I funerali si svolsero in una fredda giornata di dicembre. Il cielo plumbeo minacciava pioggia.

Terminata l’omelia, benedetta la bara, il prete fece cenno che la si poteva sollevare e portarla fuori.

La sollevammo sulle spalle io, mio cognato Aldo, i miei cugini Luca e Franco, Giovanni e Mario due giovani molto legati a papà per aver loro trasmesso la passione dell’arte che li aveva resi due apprezzati pittori.

Lentamente attraversammo la folla di gente assiepata in chiesa per dare l’estremo saluto alla salma.

Papà era molto conosciuto e ben voluto nel quartiere: per anni, lui che fin da ragazzo amava disegnare e dipingere ma aveva dovuto sospendere il liceo artistico a metà del primo anno per andare a lavorare come commesso in un supermercato per contribuire al mantenimento della famiglia dato che con il solo stipendio del nonno non ce la si faceva, aveva insegnato gratuitamente in un locale della parrocchia pittura e scultura ai ragazzi del rione, strappandoli alla strada e alla malavita che non si faceva scrupoli di assoldare giovani per i propri sporchi traffici.

Mentre gli incaricati della ditta di pompe funebri presero in consegna il feretro per sistemarlo nel carro funebre, una pioggerella sottile iniziò a cadere con insistenza.

In quell’attimo un applauso corale si levò dalla folla che circondava il carro per l’ultimo saluto.

In breve la pioggia si tramutò in neve, ammantando la bara con una spessa coltre bianca.

“Il tempo è davvero galantuomo!” pensai singhiozzando come un bambino.

PD vs M5S: UN PING PONG DI EMOZIONI

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A due settimane esatte dalle elezioni la campagna elettorale sta assumendo i toni di una partita di  pingpong. Giusto il tempo per il Pd e tutti gli altri “vecchi” partiti di indignarsi profondamente  nei confronti del M5S per la vicenda, priva di qualsiasi riscontro penale, dei mancati rimborsi del taglio degli stipendi di alcuni parlamentari pentastellati, ed ecco che la “pallina” viene respinta nuovamente  nel campo avverso, con un colpo difficile da parare, sotto forma di inchiesta giornalistica che attraverso un provocatore, ex camorrista, che si fa passare per mediatore per lo smaltimento illegale di rifiuti, munito di telecamera nascosta, filma la trattativa intrapresa con l’assessore al bilancio al comune di Salerno Roberto De Luca, figlio del governatore della Campania Vincenzo De Luca: il figlio del governatore è indagato per corruzione, mentre il direttore e il giornalista della testata autori dell’inchiesta sono indagati per induzione alla corruzione.

Una vicenda questa di De Luca junior che starà mettendo a dura prova non solo la granitica fibra caratteriale del governatore campano ma l’intero Pd che con lo scandalo rimborsopoli del M5S pensava di aver trovato un’arma da sfruttare in campagna elettorale per  raffreddare la crescita dei grillini nelle preferenze dell’elettorato.

A rendere ulteriormente complessa la gestione della vicenda, nell’estremo tentativo di evitare che, a livello di consensi nei seggi, si possa ripercuotere contro il Pd, c’è il particolare non secondario che mentre il M5S sta espellendo o multando quanti hanno omesso di versare nel Fondo delle medie e piccole imprese parte dei propri stipendi da parlamentari, prendendo in considerazione di far subito dimettere, se fossero eletti, quei deputati ricandidati che sono risultati morosi alle regole imposte dal M5S, il Pd è tutti gli altri partiti senza remore candidano o tengono nei propri ranghi indagati, imputati, e condannati non in definitiva, alimentando nell’opinione pubblica la squallida convinzione che, pur di accaparrarsi voti, non si fanno scrupoli di candidare chiunque assicuri voti, fa niente se ha problemi giudiziari.

Se dopo aver individuato le mele marce – le quali, lo ripetiamo, non hanno commesso nulla di penalmente  rilevante bensì hanno contravvenuto all’impegno sottoscritto con il M5S all’atto della loro di ridursi lo stipendio e versare in un Fondo ministeriale a tutela delle medie e piccole imprese la parte tagliata  – il M54S si sta dando da fare per espellerle senza se e senza ma, non si capisce perché non facciano lo stesso il Pd e tutti quei partiti che nelle loro fila hanno rappresentanti di partito o candidati indagati, imputati o addirittura condannati in primo grado.

È vero che la Costituzione ritiene debba considerarsi innocente chiunque non venga condannato in definitiva. Ma è altresì vero che la stessa Costituzione impone che chi ricopre ruoli istituzionali deve onorare la funzione che ricopre ten3ndo un comportamento irreprensibile sia in pubblico che in privato.

È vero che l’inchiesta di Fanpage sullo smaltimento illegale dei rifiuti in cui è coinvolto il figlio del governatore De Luca è solo agli inizi, per cui è molto probabile che alla fine il figlio del governatore ne uscirà totalmente estraneo, così come molto probabilmente alla fine verrà assolto il fratello maggiore Pietro, candidato PD, imputato per bancarotta fraudolenta. Ma fino a quando le vicende non si chiariscano non sarebbe stato meglio se il primo si autosospenda da assessore e l’altro auto spenda la propria la  propria candidatura?

Possibile che tutti sono pronti ad accanirsi contro il M5S per una vicenda che, lo ripetiamo per l’ennesima volta, non ha alcun riscontro penale – il movimento stesso è parte lesa-,  ma poi tutti tacciono in maniera imbarazzante per vicende ben più gravi, seppure in fase di sviluppo, dove i reati contestati ai protagonisti sono, questi sì, di matrice penale?

Nell’attesa che tutto si chiarisca non sarebbe più giusto che qualsiasi pubblico amministratore o qualsiasi candidato indagato, imputato o condannato non in definitiva venga comunque sospeso o cancellato dalle liste elettorali?

Diversamente che messaggio si dà al paese visto che i cinque stelle per molto meno stanno espellendo i propri parlamentari e epurando le liste elettorali?

O forse il rispetto per le regole(interne)  vale solo per il M5S mentre a tutti gli altri partiti è concesso perfino di contravvenire alla Costituzione?

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ULTIMA ORA: Roberto De Luca poco fa ha annunciato le proprie dimissione da Assessore.

Un gesto onorevole che sia di esempio a tanti amministratori pubblici i quali, seppure indagati, imputati o condannati in primo grado, non ne vogliono proprio sapere di staccarsi dalla poltrona!

I MANCATI RIMBORSI M5S SONO UN’ARMA DI DISTRAZIONE DI MASSA PER GLI ALTRI PARTITI

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A scanso di equivoci, meglio essere chiari: la vicenda dei mancati rimborsi per oltre 1 milione di euro relativi al taglio degli stipendi dei parlamentari e dei consiglieri regionali del M5S che sarebbero dovuti confluire nel Fondo delle medie e piccole imprese – fino a oggi nel fondo sono stati versati 23,4 milioni di euro – è grave e i vertici del M5S devono agire velocemente per fare chiarezza e cacciare i responsabili. Una forza politica che fa dell’onestà il proprio fiore all’occhiello non può lasciarsi sfasciare, soprattutto a meno di un mese dalle elezioni, da una vicenda che, giustamente e legittimamente, gli avversari politici stanno utilizzando come strumento di propaganda politica per arginarla.

Ha ragione il Ministro Calenda quando, parlando dei mancati rimborsi, riferendosi a chi non li avrebbe versati, afferma “A me la cosa che più colpisce è francamente il fatto che non lo sappiano loro. Se uno prende un impegno così importante, anche positivo, poi deve essere almeno capace di gestirlo altrimenti non si capisce come possa candidarsi a gestire il paese.”

Quello che stupisce, ovviamente fino a un certo punto, è l’amplificazione mediatica che si sta dando alla vicenda. Mentre dello scandalo ENI – il colosso della siderurgia italiana avrebbe pagato tangenti per 1,1 miliardo di dollari a politici nigeriani per garantirsi lo sfruttamento dei giacimenti del territorio. IL tutto sarebbe stato oscurato da una serie di fake news create ad arte per far passare il colosso siderurgico vittima anziché colpevole con il coinvolgimento contrastante di alcune procure – sia nei TG che su molti giornali se ne parla in maniera molto velata. Anche perché la vicenda ENI chiamerebbe in causa direttamente la politica e il governo.

E dunque per quella tacita legge secondo cui “mai disturbare il manovratore”, meglio che lo scandalo ENI cada nel dimenticatoio.

Così come guai a parlare dei guai giudiziari di Silvio Berlusconi, leader indiscusso del centrodestra, coinvolto in prima persona nella campagna elettorale seppure sia pregiudicato per reati fiscali contro lo Stato, interdetto dai pubblici uffici per via della legge Severino, e dunque non potrà nemmeno votare; indagato insieme a Dell’Utri come probabile mandante della stragi di mafia degli anni novanta. Né parlare degli eventuali sviluppi della vicenda Consip in cui sono coinvolti tra gli altri il Ministro Lotti e Tiziano Renzi papà del segretario del Pd e delle vicende legate a Banca Etruria che intaccano l’immagine politica di Maria Elena Boschi, fedelissima di Renzi, tanto che, anziché ad Arezzo, l’hanno candidata a Bolzano. Tanto meno non fare alcuno accenno al fatto che, molto probabilmente, il ministro Madia ha davvero copiato la propria tesi di dottorato in economia. Restando in tema di rimborsi, è fuori luogo citare la condanna a due anni per peculato e falso cui è stato condannato l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, all’epoca sostenuto dal Pd, per la vicenda dei falsi scontrini?

La vicenda dei mancati rimborsi dei grillini è seria e va chiarita.

Ma che non serva a coprire le eventuali pecche degli altri partiti e dei loro rappresentanti con la complicità dei media.

Gli italiani sono stanchi di essere trattati da fessi.

E il 4 marzo si avvicina!

ARRENDETEVI, A SANREMO NON SI SFUGGE

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Lo confesso, anch’io appartengo a quella schiera di milioni di italiani che, pancia in dentro petto in fuori, con orgoglio dichiarano di rifiutarsi di seguire il festival di Sanremo, ritenendolo uno spettacolo indegno per una nazione civile. Senza rendersi conto che invece, vivendo nell’epoca del multimediale, il festival, loro malgrado, sono costretti a seguirlo. Con una differenza abissale tra sé e chi invece, dopo cena, si siede convintamente sul divano o in poltrona davanti al televisore per seguirlo semplicemente perché gli piace, lo rilassa.

Sì, anch’io appartengo a quella schiera di milioni di illusi che, resi ciechi dalla propria spocchia, non si rendono conto che al festival di Sanremo è impossibile sottrarsi. Che una simile convinzione è una tacita ammissione di idiozia in un mondo dove la gente giunge perfino a farsi i selfie perfino mentre è sulla tazza del cesso per poi pubblicarle real time sui social affinché tutti sappiano che in quel preciso istante sta cagando.

A meno che non vivi in un luogo isolato, disperso tra le montagne o in un deserto, oppure in un convento dove, per garantire il silenzio necessario alla beatitudine spirituale, è escluso ogni mezzo di comunicazione e di distrazione, sebbene diluito a “gocce”, Sanremo te lo devi sciroppare.

Se durante la settimana della kermesse canora dovessi prendere i mezzi pubblici, argomento di discussione tra la gente assiepata alle fermate o costretta nei mezzi pubblici è Sanremo. Idem a lavoro, a scuola, al mercato, in qualsiasi luogo pubblico. Se per andare a lavoro sei poi costretto a dover prendere l’auto, se non vuoi sentire parlare del festival e ascoltarne le canzoni, devi solo portarti un cd musicale o non accendere affatto l’autoradio. Diversamente, anche se ti sintonizzassi su Radio Maria, dall’etere ti giungeranno le note delle canzoni e i commenti su come fosse impacciato il presentatore, su come fosse scollacciata la presentatrice, su come fosse vestito quel cantante.

Per non parlare della famiglia: tu il festival non vuoi seguirlo? Padronissimo di farlo! Tua moglie, i tuoi figli, se non entrambi, se ne fregano dei tuoi ragionamenti intellettuali con cui cerchi di evitare che guardino il festival e sintonizzano il televisore, gli smartphone, i Pc su Sanremo, tanto oggi grazie a internet la televisione ti arriva direttamente sul cellulare o sul computer.

In ufficio peggio che andar di notte: sui vari social, sulle sezione online dei quotidiani, sulle svariate homepage dei browser è un susseguirsi di link, discussioni, articoli, foto che rimandano al festival tanto che, se durante la pausa pranzo o mentre stai lavorando, vuoi lanciare uno sguardo alla rete, Sanremo è lì che ti sorride sarcastico qualunque click fai!

Insomma, alla fine, non ti restano che due alternative: o durante la settimana del festival di Sanremo ti fai ibernare, lasciando detto che ti sbrinino il lunedì seguente; oppure ti arrendi all’evidenza e, seppure a malincuore, vivi controvoglia la realtà sanremese.

Alla fine ammettendo a te stesso che a Sanremo non si può sfuggire; che chi pensasse di farlo o è un illuso o, peggio, un ignorante che non conosce come è strutturata la società in cui vive!