INTERVISTA A CLAUDIO CORREALE, L’ANIMA DI LUX IN FABULA

Di seguito la versione integrale dell’intervista pubblicata su comunicaresenzafrontiere.it

Sabato 22 giugno con Conversazioni Socialmente Utili si è chiusa la prima edizione della rassegna culturale QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE curata e realizzata dall’associazione culturale flegrea Lux In Fabula presso la propria sede a Pozzuoli.

Per l’occasione abbiamo intervistato il Presidente Claudio Correale per fare il punto sulla rassegna appena conclusasi e conoscere i prossimi progetti dell’associazione.

Claudio perché QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE?

Per dare la possibilità ai tanti intellettuali e artisti sparsi sul territorio flegreo, ma che non riescono a trovare gli opportuni spazi in cui esibirsi, di farsi conoscere e apprezzare. Alla rassegna hanno partecipato diciannove artisti, di cui la maggior parte romanzieri e saggisti. Nonché un informatico che ha ideato un sito internet dove è possibile passeggiare virtualmente nel tempo, sia nei campi flegrei che altrove, muniti della strumentazione relativa; un tecnico elettronico con la passione della fotografia che ha spiegato l’utilizzo dei droni in ambito fotografico; un gruppo di professionisti impegnati nella salvaguardia dei diritti dei consumatori che ha illustrato i mezzi e le dinamiche di cui può usufruire il cittadino per difendersi dagli abusi di cui spesso è vittima da parte degli enti pubblici e privati. E ovviamente studiosi del territorio che ne hanno parlato in senso lato, non limitandosi a Pozzuoli e all’area archeologica che lo riguarda, ma estendendosi fino alla conca di Agnano che ha molto da dire e da dare in ambito archeologico e storico, contrariamente a quanto si possa immaginare. Ovviamente non è questa la prima volta che organizziamo una manifestazione del genere. Già in passato, seppure sotto altre vesti, abbiamo organizzato eventi simili, cercando sempre di dare spazio a chi non ne aveva, non perché non fosse capace ma perché non riusciva a trovare i canali giusti che gli consentissero di farsi conoscere.

La manifestazione ha avuto un tale successo che già avete pronto il calendario completo per la prossima edizione…

Sì, è vero, gli obiettivi sono stati perfettamente centrati e in autunno prenderà il via la seconda edizione, quasi in contemporanea con il nuovo appuntamento dei “Giovedì Letterari” presso il Museo del Mare di Napoli a Bagnoli con “Pozzuoli è Memoria!” (il 31 Ottobre 2019) che tanto consenso ha ricevuto per i contenuti espressi dai numerosi relatori il 4 aprile scorso quando per la prima volta come associazione fummo invitati a parteciparvi. Ritornando alla seconda edizione di Quattro Chiacchiere Con L’Autore, è già possibile visionare online sul sito di Lux in Fabula, cliccando sulla sezione “Eventi”, il calendario provvisorio degli incontri: si partirà il 26 ottobre 2019 con la presentazione del tuo libro Le Mie Ragazze Rom dove narri la tua esperienza di laboratorio di scrittura creativa presso la sezione femminile del carcere minorile di Nisida nel 2006, e si proseguirà con un fitto programma, arricchito anche da interventi musicali e artistici.

Ci racconti come nasce Lux In Fabula?

Più di trent’anni fa insieme al fotografo Ciro Ammendola e al pittore Antoine, così si faceva chiamare, affittammo un appartamento a Pozzuoli, al parco Bognar nei pressi della metropolitana, e iniziammo a fare attività artistiche. Tra le prime attività sociali che intraprendemmo ci fu quella di commentare alcune favole utilizzando delle diapositive fatte a mano con la tecnica della diapositiva creativa. Le immagini che proiettavamo erano quasi tutte astratte in maniera da sollecitare quanto più potevamo la fantasia dei bambini. Ci tengo a precisare che noi nasciamo con l’intento di insegnare ai bambini a difendersi dagli abusi dei mass media e le nostre attività si svolgono soprattutto nei plessi scolastici elementari. Dotando i ragazzi degli strumenti adeguati per non lasciarsi sedurre dai messaggi pubblicitari audio e audiovisivi, siamo convinti che ciò possa risolversi nel primo e fondamentale passo per avere un domani una società di uomini liberi e non di “schiavi” del messaggio. In sintesi il nostro scopo è quello di sviluppare nei bambini una capacità critica verso le immagini. In particolare a difendersi dalla televisione che a livello mediatico è il mezzo invasivo per eccellenza. A riguardo ho tenuto fino pochi anni fa corsi P.O.N. agli insegnanti, sia nell’area flegrea che altrove, perché imparassero le tecniche necessarie per poi educare i bambini a come fare per difendersi dagli abusi della società dell’immagine!

Luci e ombre di questa prima rassegna di Quattro Chiacchiere Con L’autore…

Di ombre non mi sembra ce ne siano state, a parte qualche defaillance di partecipazione all’ultimo momento cui abbiamo saputo rimediare senza difficoltà visto che tanti erano quelli che ci tenevano a partecipare alla rassegna. Di luci, per quanto mi riguarda, ce ne sono state tantissime. A partire dalla folta presenza di pubblico che ha accompagnato ogni incontro. Considerando le misure ridotte della nostra sala, circa venticinque metri quadrati, abbiamo avuto mediamente la presenza di 15/20 persone con punte anche di 30/40. Per cui già questo ti gratifica e ti motiva a proseguire nell’opera.

Come mai un’associazione come la vostra così attiva da tanti anni sul territorio non è dotata di una sede idonea? Non ne avete mai fatto la richiesta alle autorità competenti?

Sì, la richiesta l’abbiamo fatta. Finora in risposta abbiamo ricevuto solo impegni informali e promesse che spero non tarderanno a tramutarsi in realtà. Sia chiaro, mi rendo conto che le nostre esigenze sono secondarie rispetto a tante altre cui l’autorità deve far fronte. Tuttavia confido che il nostro impegno per il territorio venga riconosciuto anche in sede ufficiale e premiato con la messa a disposizione di uno spazio adeguato che ci consenta di moltiplicare per enne le nostre attività. E soprattutto di realizzare un progetto che mi sta particolarmente a cuore…

Quale?

Il museo del bradisismo. Dotare Pozzuoli di un luogo dove chiunque possa recarsi per erudirsi sul bradisismo, questo particolare fenomeno che caratterizza da sempre i campi flegrei,Pozzuoli in particolare, e acquisire la consapevolezza di quanto esso abbia influito, influisca e influirà in ambito sociale! Unitamente al museo sul bradisismo, un’altra nostra proposta è il museo interattivo della cinematografia. Abbiamo collezionato sessanta strumenti che vanno dalla seconda metà dell’ottocento a oggi: cinque lanterne magiche di cui due funzionanti; tantissimi giochi ottici che abbiamo ricostruito. Nonché proiettori che vanno dagli anni 40 a oggi. Abbiamo inoltre una collezione straordinaria di macchine Polaroid e altre macchine fotografiche di un certo valore.

Per quest’estate avete in programma qualcosa?

Siamo stati invitati a partecipare alla quattordicesima edizione di Malazé nella figura di Rosario Mattera che è il padre/fondatore della manifestazione: il 22 settembre nella sede della nostra associazione terremo quattro spettacoli con lanterne magiche dell’800.

Cosa vuol fare Claudio Correale da grande?

Il mio sogno è realizzare il museo del bradisismo e quello della cinematografia a Pozzuoli. Se però non fosse possibile, sono già in contatto con altre realtà di Napoli e provincia che sono interessate ai progetti e disponibili a offrirci gli spazi necessari per dargli vita. Ma spero di riuscire a realizzare il museo del bradisismo a Pozzuoli. Farlo altrove lo troverei umiliante e offensivo per la città e per i cittadini. Il bradisismo è l’anima di Pozzuoli, sia nel bene sia nel male!

LUX IN FABULA OSPITA “CONVERSAZIONI SOCIALMENTE UTILI”

Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere.it

Pozzuoli – presso Lux in Fabula, sabato 22 giugno, in appendice alla rassegna QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE, si è tenuto l’incontro “CONVERSAZIONI SOCIALMENTE UTILI” rassegna itinerante organizzata dalla giornalista Carla De Ciampis:l’obiettivo è condividere in uno “spazio fisico” argomenti del vivere quotidiano attraverso la conversazione tra esperti di una materia e una ristretta platea di persone.

L’odierna “conversazione” ha visto protagonisti gli esperti: avv. Lucia Vitiello – ADUSBEF (Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari e Finanziari) sede di Santa Lucia, Napoli –  il dott. Antonio del Prete – Direttore Organizzativo APS Sud Fundraising e un gruppo di soci dell’associazione Lux in Fabula.

L’ intervento dell’avvocato Vitiello ha toccato dapprima la figura del consumatore all’interno della legislazione italiana ed europea. Poi ha illustrato il ruolo indipendente e centrale dei consumatori con le banche, gli istituti di credito e assicurativi.

Dal 2007, grazie all’opera del legislatore, il cittadino è stato dotato degli strumenti idonei per potersi difendere anche in ambito bancario/assicurativo. L’esperta ADUSBEF ha continuato con una breve disamina del Codice del Consumo, lo stesso va considerato come una svolta importante nella tutela dei consumatori italiani, soprattutto per la rilevanza che assume in termini di politica del diritto.

La Vitiello ha ricordato la facoltà del consumatore, in ambito bancario, di richiedere per ottenere un mutuo, un prestito o altro, l’intera documentazione contrattuale prima di sottoscrive, per poterla esaminare con calma anche con l’aiuto di un esperto, o delle associazioni dei consumatori.

“Evitare – sottolinea l’avvocato – la prassi di firmare senza la dovuta consapevolezza e disamina”. Spesso, il sottoscrittore “incauto”  può incorrere in clausole capestro, con un dispendio di tempo e spese aggiuntive. Ha concluso “oggi il legislatore è a favore del consumatore, con un Codice sul Consumo, con le attività in autotutela e con le associazioni dei consumatori presenti su tutto il territorio“.

L’argomento “Forme di sostegno al territorio: il 5 x 1000 al Sud tra ritardi e difficoltà” trattato dal Direttore Organizzativo APS SUD Fundraising, Antonio Del Prete, ha evidenziato il ruolo fondamentale della comunicazione e del marketing per le Associazioni del terzo settore e ricerca.

Dopo un breve cenno sulle diverse destinazioni del 2, 5 e 8 per mille nelle dichiarazioni dei redditi (8×1000 – devoluto alle istituzioni religiose o Stato; 5×1000 – alle associazioni impegnate nel sociale, ricerca; 2×1000 ai partiti e movimenti politici) l’esperto ha chiarito il ruolo fondamentale dei dottori commercialisti e dei centri di assistenza fiscali-Caf- per la parte operativa e di informazione ai contribuenti a partire dal Codice Fiscale dell’Associazione a cui destinare.

Il Meridione – ha spiegato Del Prete – sconta la mancanza della comunicazione, del non fare marketing da parte delle Associazioni interessateIn Italia poco più dell’11% di questi fondi va al mezzogiorno. La maggioranza viene distribuita ad associazioni dislocate al Nord, in particolare in Lombardia e nel Lazio“.

Tale disparità non è da attribuirsi a una gestione “federalista” dei fondi, bensì a una capacità di fare comunicazione/marketing da parte di molte associazioni ma anche ospedali del centro nord rispetto a quelli del sud; unitamente a una disparità di redditi tra nord e sud a svantaggio di quest’ultimo.

“L’ importanza del fare una buona comunicazione si tramuta in cifre: per esempio, l’Ospedale Meyer di Firenze raccoglie tantissimo rispetto a qualunque ospedale pediatrico del sud. Le cifre si ottengono anche per un lavoro continuo tutto l’anno. Gruppi di volontari girano per i reparti pubblicizzando le attività dell’ospedale Mayer, invitando i genitori e parenti dei piccoli degenti a devolvere, quando sarà il momento, il proprio 5×1000 all’ospedale affinché possa finanziarsi e proseguire il proprio lavoro di ricerca, garantendo la migliore assistenza “. “L’importanza della scelta del 5×1000 nella propria dichiarazione dovrebbe essere percepita da ogni contribuente non solo barrando la casella relativa”.

Infatti, la destinazione, si effettua mediante l’inserimento del Codice Fiscale dell’Associazione prescelta. Il nostro 5×1000 se non indirizzato con il predetto codice fiscale confluirà automaticamente in un fondo generale che sarà, poi, distribuito alle prime 8 associazioni nazionali impegnate nella ricerca e nel sociale. Evidenzia Del Prete “tali 8 associazioni sono tutte dislocate nel centro nord, mentre potremmo favorire le nostre al sud destinando consapevolmente il 5 per Mille”.

La serata o meglio la Conversazione si è conclusa con la condivisa soddisfazione dei presenti e la necessità di incontrarsi di nuovo per proseguire questo “apprendimento sociale” su altre tematiche.

 

Vincenzo Giarritiello

LUX IN FABULA: IL RECUPERO DEL PATRIMONIO NATURALISTICO E ARCHEOLOGICO DELLA CONCA DI AGNANO

Prima o poi l’impegno e la pazienza ripagano, portando i frutti sperati.

È così che, dopo più di due anni dalla prima proposta datata febbraio 2017, giovedì 30 maggio, presso il plesso scolastico alberghiero G. Rossini sito ad Agnano, l’Associazione Lux In Fabula, presieduta da Claudio Correale, con la collaborazione del Comitato Civico Pendio Agnano, presenterà un progetto per il recupero dei siti archeologici e del patrimonio naturalistico dell’intera Conca di Agnano, coinvolgendo gli alunni dei tre istituti superiori della zona – Rossini, Boccioni, Labriola.

La conferenza, prevista per le 15,30, a cui sono stati invitati i Presidi degli altri due istituti coinvolti nel progetto, sarà aperta da Claudio Correale che spiegherà cosa è Lux In Fabula e quali attività svolge sul territorio. Quindi la parola passerà alla professoressa Anna Di Corcia per descrivere il patrimonio artistico e archeologico tuttora esistente nella Conca di Agnano, del tutto ignoto ai più. La serata verrà conclusa da Aldo Cherillo del Comitato Civico, il quale racconterà in maniera dettagliata la storia del Lago di Agnano e dell’economia che sorgeva e si sviluppava sulle sue sponde fino a quando non fu bonificato dopo l’unità di Italia.

L’intento del progetto è far scoprire a quanti non conoscono questa realtà storica e naturalistica, obliata da oltre un secolo, quanto importante fosse la Conca di Agnano e quanti e quali siti archeologici di importanza straordinaria, oggi del tutto abbandonati alle sterpaglie e al degrado, vi sorgevano e tuttora vi sorgono nell’assoluto anonimato senza che le istituzione facciano nulla per ridare loro un pizzico di dignità. Senza tralasciare le oramai disastrate Terme di Agnano, il cui glorioso passato oggi è solo un pallido ricordo.

Il progetto prevede il coinvolgimento delle scuole e dei cittadini affinché ragazzi e adulti acquisiscano consapevolezza del valore del proprio territorio; adoperandosi in maniera sinergica, costruttiva e responsabile per recuperarlo e preservarlo al fine di rilanciare a livello civico e turistico l’intera area della Conca di Agnano.

DA LUX IN FABULA SALVATORE BRUNETTI HA PRESENTATO IL SUO SAGGIO SUL DIALETTO PUTEOLANO

Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere.it

Pozzuoli. Sabato 19 maggio da Lux in Fabula, per la rassegna QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE, Salvatore Brunetti ha presentato il saggio “Dialetto Puteolano”, edizioni Lux In Fabula.

L’autore ha spiegato al folto pubblico presente in sala che lo spunto gli fu dato dal maestro Roberto De Simone il quale, ritenendo il puteolano un dialetto musicale per via dei continui sbalzi di tono che lo caratterizzano, motivo per cui invece molti lo considerano sguaiato, lo sollecitò affinché, dopo lo studio sul napoletano pubblicato molti anni prima, Brunetti ne facesse uno sul puteolano non solo in termini storici, ma soprattutto linguistici e grammaticali per affermarne l’unicità.

L’autore, un arzillo pensionato assolutamente privo di quella boria che spesso caratterizza gli autodidatta, ha ammesso che in questo caso non ha avuto alcuna difficoltà a completare il lavoro in quanto aveva alle spalle quello corposo svolto per il napoletano, lingua madre del puteolano, per cui scriverlo non gli è costato né fatica né tempo: “l’ho scritto in venti giorni, mentre per completare quello sul napoletano impiegai anni!”

Tra i tanti meriti, a Brunetti va riconosciuta la capacità di esprimersi anche oralmente in modo semplice e chiaro, senza frasi a effetto, riflettendo il linguaggio pulito e lineare del suo libro. Gli va inoltre riconosciuta la disponibilità a non sottrarsi alle tante domande dei presenti, intervallando le risposte con aneddoti brillanti e alle richieste di leggere alcune poesie in puteolano riportate in appendice del libro per far sentire la differenza che lo contraddistingue dal napoletano, suscitando con la recitazione dei versi l’ilarità della sala.

Così come piacevole e divertente fu la lettura del saggio, altrettanto si è rivelata la presentazione del libro i cui proventi andranno a sostegno delle attività culturali di Lux In Fabula.

Un grazie a Salvatore Brunetti per aver dimostrato che cultura e simpatia possono tranquillamente andare a braccetto, se si è dotati di intelligenza e umiltà!

A PASSEGGIO CON LUISA DE FRANCHIS

Di seguito la versione integrale dell’intervista pubblicata su comunicaresenzafrontiere.it

Luisa De Franchis, scrittrice e poetessa, ha pubblicato quattro raccolte di poesie – OGGI FINALMENTE HO TROVATO IL CORAGGIO, UN PO’ MARIA UN PO’ MADDALENA, AVVOLTA DA UNA RETE DI EMOZIONI, OLTRE IL MURO UN SORRISO. Collabora con le testate giornalistiche DONNA FASHION NEWS, REPORT CAMPANIA, CAPRI EVENT. Tiene corsi di scrittura creativa per ragazzi ed è docente di poesia presso l’Università Popolare di Pozzuoli.

L’intervista che segue è stata fatta in maniera estemporanea durante un incontro fortuito per le vie di Pozzuoli.

Luisa da un po’ di tempo stai insegnando poesia all’ “Università Popolare” di Pozzuoli. Ci spieghi come nasce questo tuo ruolo di docente?

È nato sette anni fa per incarico istituzionale da parte del dottor Alfonso Trincone allora Assessore alla Pubblica Istruzione al Comune di Pozzuoli: dopo aver letto un mio libro, mi chiamò per sapere se ero disponibile a organizzare e coordinare un laboratorio di scrittura creativa a livello scolastico. Fu così che prese vita il concorso BRICIOLE DI EMOZIONI a cui partecipano tutte le scuole puteolane primarie, secondarie e superiori. Da sette anni lo organizzo e presento avvalendomi di una squadra di collaboratori che mi sostengono con entusiasmo e impegno. Considera che ogni anno il carico di elaborati da esaminare è di circa seicento poesie. Un lavoro notevole ed estenuante, ma che non ci pesa!

Che cosa rappresenta per te la poesia?

Per me la poesia è vita, ossia la possibilità di poter elaborare in versi i vissuti miei e di quelle donne che decidono di raccontarmi i propri dolori, sofferenze, umiliazioni. Donne che hanno subito violenza e attraverso me trovano un canale che gli consente di liberarsi dal peso che gli grava sull’animo, rendendo pubbliche in maniera ufficiosa le loro storie di vita. Empaticamente faccio mie le loro emozioni, trasferendole in versi in maniera tale che, leggendo poi le mie poesie possano ritrovare se stesse nella tranquillità dell’anonimato. Una forma di resilienza: attraverso la poesia trovano il loro riscatto!

Quando nacque la tua passione per la poesia?

Sui banchi di scuola quando ero adolescente: conservo ancora i diari in cui le annotavo. Il mio primo libro di poesie raccoglie molte di quelle emozioni giovanili.

Nell’area flegrea sei conosciuta e apprezzata, pur non essendo la poesia di facile approccio per il pubblico…

Io invece credo averla resa tale perché ne faccio un discorso riguardante versi sciolti con temi liberi dove i ragazzi possono spaziare, senza fossilizzarsi su un argomento specifico. E ciò non è difficile perché credo che, soprattutto oggi, i giovani abbiano desiderio e bisogno di raccontarsi. Attraverso i miei laboratori di scrittura creativa offro loro l’opportunità per farlo. Così come la stessa possibilità la concedo alle signore che partecipano ai miei corsi di poesia all’Università Popolare. L’ho già detto prima, la poesia come terapia per ritrovare se stessi!

Il tuo approccio poetico è istintivo o meditato? Scrivi di getto o elabori i pensieri prima di metterli su carta?

Io scrivo dappertutto, nel senso che, seppure stessi guidando la macchina, se mi venisse un’idea, un pensiero, uno spunto mi fermo e prendo appunti su un qualsiasi pezzo di carta mi trovi in quel momento a portata di mano. A volte scrivo perfino sulle mani pur di non disperdere l’idea!

Dai una definizione alla tua poesia

Un messaggio!

Che tipo di messaggio?

Un messaggio da decifrare perché spesso nelle mie poesie credo di andare di là dalla poesia stessa. Nel senso che quello che si percepisce in maniera immediata non è realmente ciò che volevo intendere.

Significa che le tue poesie racchiudono una chiave anagogica?

Esattamente!

Tu sei appena uscita vittoriosa da un’esperienza di vita difficile: ti sei confrontata in maniera determinata e positiva con un carcinoma mammario. Pensi che la forza per superare tale scoglio senza mai cedere allo sconforto possa avertela data la tua vivacità poetica?

Assolutamente sì! Per fronteggiare questo drago ho sfruttato tutte le mie capacità umane. Personalmente sono convinta che ognuno di noi è dotato dalla vita di un kit per contrastare le avversità che incontrerà sul proprio cammino esistenziale. Io questo kit l’ho utilizzato e potenziato. Ho avuto la fortuna di essere accompagnata da ottimismo ed energia, spostando la mia attenzione dal problema alle mie tante attività artistiche e questo ha sminuito il mostro riducendolo a un topolino!

Che suggerimento daresti a quanti decidano di avvicinarsi alla poesia?

Di guardare in se stessi e con altri occhi la vita perché essa ci offre infiniti spunti per scrivere. Sta a noi cogliergli. Ad esempio, noi ora, mentre parliamo, stiamo passeggiando lungo un viale alberato. Anche le foglie di questi alberi o i fiorellini che vi spuntano possono generare emozioni. Bene, dove c’è emozione c’è poesia!

Progetti?

Per il futuro mi sento fortissima! Ho tanti progetti in pentola tra cui la pubblicazione della mia quinta raccolta di poesie per Natale.

Come donna ti senti realizzata?

Io amo la mia professione: lavoro nella direzione amministrativa di un centro di riabilitazione neuro/psicomotoria. Ho poi la fortuna di potermi esprimere attraverso la poesia; ho la fortuna di avere un bel compagno; ho la fortuna di avere due figli splendidi. E sono viva! Che altro potrei desiderare di più dalla vita?

 

LUX IN FABULA PRESENTA IL SAGGIO DI SALVATORE BRUNETTI “DIALETTO PUTEOLANO”

Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere.it

Sabato 18 maggio per la rassegna QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE, alle ore 18 da Lux In Fabula, a Pozzuoli, in Via Rampe dei Cappuccini 5, si presenterà “DIALETTO PUTEOLANO – Saggio storico grammaticale” di Salvatore Brunetti, edito da LUX IN FABULA.

Il testo, scritto dall’autore su insistenza di Roberto De Simone, è successivo a SCRIVERE IL DIALETTO NAPOLETANO pubblicato da Brunetti nel 2000.

Se il testo sul dialetto napoletano non poteva considerarsi una novità, visti i tanti volumi sull’argomento che lo avevano preceduto, certamente questo sul dialetto puteolano deve invece reputarsi una chicca in quanto, al di là degli interessanti riferimenti storici inerenti la derivazione e lo sviluppo della lingua napoletana e del dialetto puteolano, è strutturato come un vero e proprio testo di grammatica dove si parte dall’analisi dell’alfabeto, passando per la coniugazione dei verbi, finendo in appendice con testi esplicativi.

Il linguaggio asciutto e distaccato con cui Brunetti spiega al lettore l’utilizzo delle lettere straniere tipo la “j (gei) al posto della I italiana” per evitare “che più vocali si trovino strettamente legate in successione, nel dichiarato intento di rendere più fluida la parola”; o quando, parlando degli accenti, afferma, “nel dialetto puteolano il ricorso all’accento scritto è spesso imprescindibile per le numerose parole dalla dubbia pronuncia, che in quanto dialettali sono poco conosciute al di fuori dei propri ambiti”, rende la lettura del testo molto sobria e gradevole.

Non adottando mai né virtuosismi letterari né leziosità grammaticali che appesantirebbero il testo, l’autore si garantisce la disponibilità del lettore a seguirlo nell’excursus linguistico. E quando si sofferma a parlare degli avverbi e dei verbi, è molto piacevole affidarsi alle sue dissertazioni: “l’avverbio italiano misto dovunque non esiste in dialetto, al suo posto si usa: a r’aò và và, a r’aò stà stà, a r’ao èè, pe teutte parte.”; “Sarà invece opportuno evidenziare alcuni aspetti particolari del verbo dialettale puteolano rispetto allo schema generale delle declinazioni italiane” […] “ Peraltro, tale forma verbale, in quanto confondibile con il verbo peuzzà, che vuol dire emanare un cattivo odore, viene spesso evitata ed opportunamente sostituita anch’essa con il presente indicativo, utilizzando l’ausiliario avaé (avere). In tal modo, le frasi di cui sopra diventano, nell’ordine: – Aveit’ ‘a iettà ‘u sango (avete da buttare il sangue); – Aveit’ ‘a campà cient’anne (avete da campare cento anni)…

Seppure si tratta di un saggio storico-grammaticale, come recita il sottotitolo, di pregevole fattura, il libro di Brunetti si rivela allo stesso tempo una piacevole e divertente lettura capace di strappare più di un sorriso al lettore. Un merito questo non da poco, che va ulteriormente ad arricchire un lavoro ben fatto, a prescindere dalla piacevole amenità che lo pervade, che ogni puteolano e appassionato linguista dovrebbe conservare gelosamente nella propria biblioteca perché, se il napoletano è una lingua, il puteolano è una lingua musicale di origine marinaresca che andrebbe tutelata gelosamente così come andrebbe tutelato gelosamente tutto il patrimonio artistico/culturale puteolano. Viceversa, in molti casi, è lasciato alla mercé della vegetazione e dell’oblio che, cancellando il passato, sradicano dall’animo dei cittadini la memoria delle proprie radice, rendendoli storicamente orfani e dunque succubi di chiunque si presentasse al loro cospetto come novello salvatore della patria.

Il libro di Brunetti non racconta solo la nascita e lo sviluppo di un dialetto – meglio sarebbe dire “di una lingua”- ma si pone come estremo baluardo a ogni tentativo di estirpare dalla mente e dal cuore dei puteolani la storia delle loro origini conservate in quell’apparente linguaggio sguaiato e nelle fattezze tufacee di una storica rocca deturpata da un infinito rifacimento strutturale che non si sa se e quando verrà mai portato a compimento…

IL VELO DI ISIDE: FIORELLA FRANCHINI RACCONTA IL SUO ROMANZO

Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere

Sabato 4 maggio, per la rassegna QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE, da Lux In Fabula si è presentato il romanzo storico IL VELO DI ISIDE, di Fiorella Franchini, edito da Homo Scrivens. Ambientato nel 77 d. C., il racconto narra l’impossibile storia d’amore tra Cassia Livilla, sacerdotessa di Iside, e Valerio Pollio Isodorus, navarco della flotta romana di stanza a Miseno, cui si intreccia un piano terroristico finalizzato allo sterminio della classis pretoria misenensis e all’uccisione dell’imperatore Vespasiano durante le celebrazioni di apertura della nuova stagione di navigazione.

Servendosi di un linguaggio semplice e diretto, tipico di chiunque faccia giornalismo – l’autrice è giornalista/pubblicista – la Franchini ha illustrato in maniera dettagliata ai presenti in sala, passo dopo passo, la genesi del racconto e l’enorme lavoro di ricerca storica che ha dovuto compiere affinché la trama assumesse una struttura solida e convincente che consentisse al lettore di sentirsi proiettato nell’epoca in cui si svolgono i fatti.

Essendo Cassia Livia sacerdotessa d’Iside, l’autrice ha dovuto svolgere anche uno studio approfondito sul culto di Iside, importato a Roma quando l’Egitto divenne provincia romana, arricchendo la trama con un pizzico di magia iniziatica che accresce il pathos narrativo, rapendo il lettore nelle maglie dell’intreccio facendolo sentire a sua volta permeato dal velo di Iside.

Senza mai cadere nella retorica, rischio di tutti gli scrittori, in particolare di quanti si cimentano con un romanzo di forte impatto evocativo qual è IL VELO DI ISIDE, dove la forza descrittiva della narrazione è determinante per far presa sul lettore, così come è asciutta e distaccata nello scrivere, la Franchini si è dimostrata altrettanto equilibrata nelle vesti di oratrice, catturando su di sé l’attenzione del pubblico in sala  dall’inizio alla fine della serata, senza mai stancarlo.

Un ottimo preambolo pubblicitario per il volume e, soprattutto, un’ottima vetrina per l’autrice la quale non cerca di stupire, ma semplicemente di raccontare una storia quanto mai verosimile tanto da indurre a chiedersi se Cassia Livia e Valerio Pollio Isodorus sono frutto della sua fantasia o personaggi esistiti per davvero; così come tutta la vicenda narrata appare quanto mai reale grazie a una scrittura fluida e accattivante che la tesse magistralmente parola dopo parola, rigo dopo rigo.

Questi dubbi li solleva solo un vero scrittore. Fiorella Franchini dimostra di esserlo!

 

ANTONINO TALAMO: COME TRASFORMARE IL CORPO IN STRUMENTO DI PERCUSSIONE

talamocopertina

Di seguito la versione integrale dell’articolo pubblicato su comunicaresenzafrontiere

Pozzuoli – Serata dai ritmi intensi, tipicamente sudamericani, quella che si è svolta sabato 13 aprile da Lux In fabula: per QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE, il multipercussionista Antonino Talamo, classe 1978, ha presentato il libro BATUQUE NA MAO, vero e proprio manuale per utilizzare il proprio corpo come strumento di percussione da suonarsi rigorosamente con le mani.

Contrariamente a quanto si potrebbe presumere vista l’apparenza frivola dell’argomento, in maniera molto professionale l’artista, che ha alle spalle un bagaglio di esperienze musicali di tutto rispetto – nel 2000 ha fatto parte del gruppo LA CONTRADA DI LUCIANO RUSSO; dal 2006 coordina il laboratorio di percussioni corporali BATUQUE NA MAO, da cui appunto il titolo del libro; dal 2012 al 2018 ha collaborato con la manifestazione teatrale ALTOFEST; nel 2017 con IL POZZO E IL PENDOLO e I DUELLANTI; nel 2018 con DIGNITA’ AUTONOME DI PROSTITUZIONE a Cinecittà – ha spiegato ai presenti in sala come fare per trasformare il proprio corpo in strumento di percussione e come ciò consenta agli individui un’ulteriore scoperta di se stessi.

Illustrando quali modalità adottare per far sì che i vari organi e arti del corpo – gambe, braccia, torace, bocca – si prestino all’utilizzo musicale, Talamo ha altresì spiegato che tale approccio corporale è un’ottima premessa empatica con il prossimo in quanto la consapevolezza che il corpo fisico possa prestarsi a un utilizzo diverso da quello canonico presuppone un approccio mentale di notevole elasticità; quindi coloro che riescono a entrare in questa logica altresì sono capaci di comunicare tra loro con particolare intesa essendo accomunati da una visione alternativa e alta del proprio corpo rispetto alla visione comune.

Nel suo libro Talamo non si limita semplicemente a darci delle indicazioni tecniche, ma coglie l’occasione per aprirci un varco in un mondo a noi del tutto ignoto, di stampo tipicamente sudamericano, per lo più brasiliano, con ripetuti e affascinanti richiami magici, che meriterebbe d’essere sondato con profondità e rispetto.

Attraverso il suo libro il musicista ci dice come fare!

 

Vincenzo Giarritiello

“IO SILANO…CHI SONO?” GUGLIELMO MOSCHETTI RACCONTA IL SUO ROMANZO DA LUX IN FABULA – POZZUOLI

silanocopertina

Serata davvero particolare quella di sabato 6 aprile nella sede di Lux In Fabula, a Pozzuoli, dove si è presentato il romanzo IO SILANO… CHI SONO? di Guglielmo Moschetti, edizioni GM.

 

Poliziotto in pensione con la passione della scrittura, prima di entrare nel merito del testo, l’autore ha tracciato in maniera certosina il proprio passato professionale, illustrando ai presenti i propri successi investigativi con l’ausilio di un filmato composto da un collage di foto e articoli di giornali dell’epoca relativi alle varie operazioni di polizia cui Moschetti ha preso parte durante la lunga carriera di poliziotto, spesso servendosi dell’intuito.

Con fare appassionato l’autore si è soffermato su ogni singolo fotogramma, raccontando nei dettagli l’operazione di polizia cui si riferiva, citando i colleghi e i superiori che vi avevano partecipato, dimostrando tra l’altro una memoria di ferro.

Tale premessa introduttiva gli è poi servita per spiegare il motivo per cui è nato il libro e i tanti altri che ha scritto, tra cui diversi manuali dell’ABC investigativo per quanti decidessero di diventare guardia giurata.

In tutte le sue opere, sia saggi che narrativa, Moschetti ripropone sempre uno spaccato del proprio passato professionale a dimostrazione che un autore, quando crea, non può prescindere dal trarre ispirazione dalla vita.

Appassionato di fantascienza, in particolare delle opere di Peter Kolosimo, Moschetti ha trasposto nel romanzo, oltre al suo passato di poliziotto, la passione per la fantascienza dando vita a un thriller fantascientifico il cui protagonista, Silano, è un agente al soldo di un’agenzia per la sicurezza del pianeta da cui riceve ordini telepaticamente: “Inviato a Napoli per una nuova missione” Silano si imbatte in un uomo che sta per suicidarsi….

Il romanzo, caratterizzato da una scrittura fluida e da una trama ben strutturata, è un susseguirsi di colpi di scena con un finale a sorpresa.

Buona Lettura!

Vincenzo Giarritiello

RELAZIONE TENUTA AL CONVEGNO “POZZUOLI E’ MEMORIA”

fotocopertinamuseodel mare

Di seguito la relazione che ho tenuto venerdì 4 aprile al convegno POZZUOLI E’ MEMORIA, nell’ambito della rassegna “Giovedì Letterari al Museo del Mare” in svolgimento al MMN (Museo del Mare di Napoli).

Il video integrale del mio intervento.


Da ragazzino mi piaceva molto ascoltare le storie risalenti all’epoca della seconda guerra mondiale. In particolare mi piacevano quelle in cui si narrava di persone che avessero fatto qualcosa di speciale, ma di cui si era persa ogni traccia, le quali mi diventavano familiari grazie alla potenza affabulatrice dei narratori, quasi sempre i nonni. Pur conoscendole a memoria quelle storie, non appena mi si presentava l’occasione, chiedevo di raccontarmele di nuovo. Se mi si rispondeva “ma già la conosci”, replicavo, “mi piace, voglio sentirla ancora”.

Negli anni ho maturato la convinzione che ogni individuo, per quanto umile fosse la sua condizione sociale, ha un’interessante storia personale da raccontare. L’importante è trovare chi sappia raccontarla e il mezzo per diffonderla.

In virtù di ciò, quando Carla De Ciampis e Fulvio Mastroianni mi proposero di collaborare con “Comunicare Senza Frontiere”, il loro sito web, accettai a patto che mi fosse concessa l’opportunità di dare voce non solo a persone di un certo spessore culturale e sociale, ma anche a quelle comuni. Fu così che mi inventai il ciclo di interviste che va ormai avanti da quasi un anno, durante il quale ho intervistato non solo artisti di professione tipo gli scrittori Davide Morganti e Nando Vitali, i registi Maria Di Razza e Sandro Dionisi, il cantautore Nicola Dragotto, la geologa Ann Pizzorusso autrice di TWITTANDO DA VINCI, una sorta di Codice Da Vinci in chiave scientifica, Gaetano Bonelli fondatore e curatore del Museo di Napoli,  il maestro d’arte Antonio Isabettini e Rosario Mattera, questi ultimi entrambi al nostro tavolo questa sera, solo per citarne alcuni senza far torto a tutti gli altri, ma anche a chi si diletta artisticamente o è impegnato nel volontariato, il cui operato passa sotto traccia perché non riesce a trovare i canali giusti che gli garantiscono la meritata visibilità e dunque la possibilità di lasciare nel tempo un’impronta di ciò che ha fatto al di là delle contingenze quotidiane.

Questo fu uno dei motivi per cui con Claudio Correale e Enzo Di Bonito decidemmo di dar vita alla rassegna QUATTRO CHIACCHIERE CON L’AUTORE. A essa hanno partecipato persone che svolgono tutt’altra professione per vivere, ma sono accomunate dalla passione per l’arte a trecentosessanta gradi. Si va da chi ama scrivere a chi dipinge, a chi fotografa, a chi si preoccupa di mettere in risalto aspetti storici del territorio ignoti ai più. È il caso di Aldo Cherillo che tenne un’interessantissima conferenza sul lago d’Agnano prosciugato pochi anni dopo l’unità di Italia, ma la cui esistenza è tutt’oggi testimoniata dallo sbocco a mare presso il Dazio di Bagnoli di un rigagnolo di acqua termale che per oltre un chilometro scorre sottoterra in un canale artificiale proveniente dalle terme di Agnano, inglobando lungo il suo percorso gli scarichi di molti edifici abusivi sorti negli anni, traducendosi in fogna, affogando la storia nella…

Poiché due più due fa quattro, approfittando della mia collaborazione con Comunicare Senza Frontiere, mi assunsi l’impegno di tenere una cronaca completa della rassegna, evento per evento, senza escludere di intervistare qualcuno dei protagonisti.

In breve ciò si sta rivelando di un’efficacia straordinaria per garantire visibilità ai partecipanti grazie alla condivisione attraverso i vari social, Facebook in primis, degli articoli e delle interviste fatti da me.

Contrariamente a quanto si pensa, i vituperati social non sono esclusivamente strumenti da aborrire a prescindere in quanto si prestano a un utilizzo sconsiderato, spesso criminale, da parte di molti frequentatori. Come qualsiasi strumento, la loro funzione è neutrale. A determinarne la “tendenza”, è sempre chi se ne serve.

È per me motivo di gioia, dopo aver pubblicato e condiviso un pezzo, essere contatto dai diretti interessati per ringraziarmi. La felicità che percepisco nella loro voce o la gioia che traspare dai loro sguardi mi ripagano ampiamente dell’impegno profuso nell’offrirgli una piccola vetrina.

Ancora oggi tante persone guardano con sufficienza o addirittura con scherno chi si adopera culturalmente, definendolo un illuso o addirittura un fallito. In pochi immaginano quanta fatica costi scrivere un raccontino di mezza pagina o una breve poesia che abbiano un senso. Pochi sono in grado di apprezzare l’impegno di chi dipinge o di chi fotografa. Oppure la tenacia e la pazienza di chi fa ricerche al fine di riportare alla luce e tenere viva la storia del territorio.

Il lavoro che sto svolgendo lo considero una sorta di archivio in cui raccolgo gli articoli e le interviste sia in rete che su carta, riproponendoli integralmente sul mio blog e stampandoli per poi conservarli in faldoni, affinché non vadano dispersi e dimenticati.

Il lavoro sinergico con Lux In fabula  e Comunicare Senza Frontiere è finalizzato non solo a far conoscere e dare voce a quanti a livello amatoriale si impegnano artisticamente e culturalmente, ma anche a lasciare nel tempo una testimonianza tangibile del loro lavoro.

Entrando nel merito del valore artistico dei protagonisti, personalmente mai stroncherò chi pratica l’arte per puro diletto seppure fosse evidente che non è  portato: praticandola a mia volta, so bene quanto valore abbiano il sostegno e l’incoraggiamento morale degli altri quando si decide di rendere pubbliche le proprie creazioni.

È vero, fare cultura è una cosa seria, e sicuramente c’è chi, pur non avendo un particolare talento artistico, si ostina a voler praticare l’arte a ogni costo in quanto facendolo trova una ragione di vita. Stroncare senza “se” e senza “ma” lo ritengo privare una persona della fiducia in se stessa, della speranza e della dignità, rischiando di gettarla in un baratro senza fondo da cui difficilmente risalirà.

A chi non ha le qualità necessarie per essere un nuovo Picasso, un nuovo Dante o un nuovo Henri Cartier-Bresson non si deve mai dire “lassa sta’, nun è arta toia!”. Bisogna invece spronarlo, dicendogli “bravo, si vede che hai talento. Affinalo con lo studio e con la pratica e vedrai che alla lunga anche tu otterrai dei buoni risultati!”.

Ovviamente così facendo si corre anche il rischio di imbattersi in chi invece pensa d’essere un novello Michelangelo o D’Annunzio, e, se solo ti permettessi di dargli dei consigli o di fargli delle annotazioni garbate per aiutarlo a crescere artisticamente, ti guarderà risentito dall’alto in basso come se tu non capissi a quale genio ti trovi davanti.

Chi si impegna con umiltà nel fare qualcosa di costruttivo per sé e per gli altri, a mio avviso va sostenuto sempre. Non gli si devono mai tarpare le ali, seppure vola basso. Offrirgli un supporto che gli garantisca di lasciare una traccia nel tempo di sé credo possa incentivarlo a coltivare e ad affinare il talento e, dunque, ad alimentare propria la crescita interiore perché diventi una persona migliore.

Nell’epoca attuale in cui c’è sovrabbondanza di mezzi di comunicazione, è paradossale che si dia spazio sempre ai soliti “noti”. Metterne qualcuno a disposizione anche degli “sconosciuti” affinché ci si possa ricordare di loro e di ciò che fecero, credo debba essere un dovere della società multimediale qual è la nostra.

Dare voce e visibilità a chi non riesce a ottenerle è quello che cerchiamo di fare con questo nostro lavoro.

Speriamo di riuscirci!