La fine di una bella vacanza è sempre accompagnata da un pizzico di malinconia. Il pensiero che stai per lasciarti alle spalle quei bei momenti di spensieratezza, serenità e allegria condivisi con i familiari e con gli amici per ritornare allo stress della quotidianità, alimenta nell’animo una sorta di magone che aumenta man che si approssima il rientro. In quegli attimi sei tentato di disfare le valige, di buttare tutto all’aria e restare li per sempre. Ma sai bene che nella vita esistono delle priorità da cui non si può prescindere, e allora, tiri un sospiro profondo, e continui a fare i bagagli, augurandoti che l’anno voli via presto e che la prossima estate giunga presto alle porte.
Tuttavia se poche ore prima del rientro ti viene comunicato che il romanzo in cui hai raccontato il dramma che tu e la tua famiglia avete vissuto nell’accudire tuo padre malato di Alzheimer – UN UOMO BUONO – MIO PADRE MALATO DI ALZHEIMER – è tra i vincitori di un prestigioso premio letterario, la malinconia e la rabbia scompaiono d’incanto, lasciando spazio alla soddisfazione ché il tuo lavoro di artista è meritevole di riconoscimenti.
Se da un lato ciò ti ripaga per la sofferenza che hai patito mentre lo scrivevi, versando quelle lacrime che non versasti quando dovesti affrontare quei tragici momenti in quanto allora non potevi permetterti il lusso di fermarti a pensare ma dovevi solo agire e basta; dall’altro lato non avresti voluto mai riceverlo perché avrebbe significato che la vita aveva risparmiato a te e alla tua famiglia le sofferenze, il dolore e le umiliazioni che foste costretti ad affrontare in tutti quegli anni che gli siete stati vicini.
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