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La bambola islamica.

Post n°2 pubblicato il 30 Aprile 2009 da Antares_89
 
Foto di Antares_89

Confesso di non visitare spesso la sezione Donna di Libero ma oggi un'immagine mi ha colpito. Si tratta di Fulla (pronunciata Fullà), già soprannominata 'la Barbie musulmana'. Nata in Siria ed esposta dal 2003, ha avuto un successo straordinario in Medio Oriente, che si sta ripetendo in questo periodo anche in Olanda, dove è acquistata anche da non musulmani. Le fattezze sono molto simili a quelle della 'gemella' californiana, se non fosse per gli occhi castani e un hijab che le copre il capo. Le versioni prodotte sono molte, come da tradizione Barbie: esiste la versione alla moda, cantante, insegnante, dentista e preghiera del mattino. Il direttore marketing, Fawaz Abidin, in un'intervista rilasciata al New York Times, spiega che l'intenzione non era solo di mettere il velo ad una bambola, come già successo per la precedente Razanne e per l'indiana Salma, ma di creare un personaggio con un aspetto esplicitamente islamico che le bambine potessero emulare, in quanto Fulla ha tutte le qualità richieste alla perfetta donna musulmana. Un simbolo positivo, insomma, come rincarato dagli autori dell'articolo di Libero, che la ritengono uno strumento educativo e favorevole al dialogo e all'integrazione. Il che spiegherebbe il successo in Olanda, un Paese che di olandese e occidentale ha ormai ben poco, a causa di leggi che hanno favorito il flusso migratorio da molti Paesi islamici, che la vedono come una terra promessa. Le belle parole degli autori e i grandi ideali di Abidin, però, nascondono un concetto scioccante. Le gerarchie islamiche si sono accorte che l'esempio di emancipazione delle donne in Occidente poteva fare loro sfuggire di mano la situazione femminile, tenuta saldamente sotto controllo per secoli. Nonostante il lavoro di filtro operato su tutto quanto proviene da Europa ed America, molte donne islamiche hanno ormai capito che la loro vita potrebbe essere diversa, che non è una legge naturale la loro atavica sottomissione agli uomini di famiglia. Forse non le donne mature, ma sulle giovani l'effetto occidentale non può non farsi sentire. Nella mia zona, grazie a Dio, se è frequente vedere donne con il chador non è raro neanche incontrare ragazzine nordafricane a capo scoperto. Soprattutto grazie alla comprensione da parte di familiari illuminati, molte di queste giovani donne possono vivere una vita 'all'occidentale', senza alcuna sottomissione o discriminazione. Ovviamente le famiglie non sono sempre illuminate: l'Italia è stata spesso teatro di violente repressioni all'occidentalizzazione delle ragazze, come nel caso di Hina. Le repressioni dimostrano, però, che c'è dissenso, che le giovani stanno, lentamente, provando a svegliarsi. La soluzione a questo evento, inaccettabile per molti islamici, è stata la bambola, strumento probabilmente più efficace e sicuramente più subdolo delle persecuzioni fisiche. Mentre le violenze, infatti, possono avere come effetto secondario la radicalizzazione del dissenso femminile e l'indignazione dell'Occidente, la bambolina non ha nessuna di queste 'controindicazioni'. S'infiltra facilmente nelle case e nelle vite delle bambine, e una parte del mondo occidentale non si accorge del suo reale significato e la considera un ottimo metodo d'integrazione. Ma di che integrazione parlano?! Che educazione sarebbe convincere le bambine che devono portare il velo in testa e che devono rimanere sempre sottomesse all'uomo di casa, che sia il marito, il padre o un altro familiare? Perché, in effetti, l'operazione di Fulla non finisce con la sola bambola: la Barbie ha Ken al suo fianco, e la sua controparte musulmana poteva forse essere da meno? Chiaramente no, e presto anche lei avrà un ragazzo vicino. Ma dato che le leggi musulmane prevedono la pena di morte in caso di relazioni prematrimoniali (vedi Iran) il maschio non sarà certo un possibile pretendente, bensì il 'protettivo fratello maggiore'. Che tradotto nel linguaggio musulmano  significa un uomo che, in assenza del padre di famiglia, avrà il potere assoluto sulla sorella, potendo disporne in ogni modo. Il piano architettato è, quindi, completo. La bambola entrerà nella vita di ogni bambina, e ne abortirà in sicurezza e silenziosamente ogni presente e futuro desiderio di libertà. Le ragazzine cresciute in compagnia di Fulla penseranno che quella sia la vita naturale delle donne, che sia normale essere sottomesse agli uomini, che le donne occidentali, se mai arriveranno a vederle, siano solo volgari meretrici. Gli ideatori hanno giocato bene le loro carte, sicuri che in Occidente nessuno si sarebbe accorto della vera anima della bambola con il velo, che alcuni addirittura l'avrebbero esaltata, riconoscendo in lei l'integrazione culturale di cui si aveva proprio bisogno. Ovviamente, in nome del politically correct, l'integrazione non si basa sul reciproco rispetto e scambio d'idee, ma sulla prevaricazione e la prepotenza di una cultura sull'altra. Non bastavano le donne musulmane costrette a vivere continui soprusi, ora vogliono che anche le nostre bambine imparino a portare il velo e a prepararsi alla sottomissione nei confronti di padre e marito. Nell'articolo ci si chiede se la bambola sia 'sessista o al passo coi tempi'. Mi sembra una domanda assurda, ma evidentemente non lo è. A quanto pare, per stare al passo con i tempi, oggi bisogna che tutte le donne comincino a portare il velo in testa. Il risultato della commercializzazione della bambola, se continuerà su questi livelli, sarà una generale regressione del processo di lentissima emancipazione che le donne stavano tentando di condurre nei Paesi islamici più moderati. Se oggi esistono donne musulmane che, anche a costo di fuggire dalla famiglia e di rifugiarsi in Europa, rincorrono il sogno di una libertà che non hanno mai ottenuto in patria, presto le nuove generazioni saranno più arretrate e chiuse delle precedenti, per la prima volta nella storia. L'esile filo di Arianna che le donne islamiche stanno seguendo per uscire dal labirinto del fondamentalismo religioso sarà reciso, costringendole a vagare ancora per secoli nel limbo di una tradizione che non solo le tiene segregate, ma vuole che siano anche felici della loro prigionia. E se questa regressione avverrà, sarà anche grazie a chi, in Occidente, ha venduto l'anima e la penna al politicamente corretto, ritenendo che mettere il velo in testa a una bambola, e quindi a ogni bambina che con quella bambola giocherà, non sia un sopruso orribile, ma integrazione.

Nel caso qualche comunista o censore leggesse (!) questo articolo, preciso che non ritengo retrogradi tutti i musulmani, ma semplicemente quelli che sostengono che la donna sia naturalmente inferiore, e quindi giustamente sottomessa, all'uomo.

 
 
 
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