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"L'Unità": incoerenza della sinistra.

Post n°23 pubblicato il 01 Giugno 2009 da Antares_89
 
Foto di Antares_89

"L'estinzione del lavoro". Questo era il titolo definitivo dell'editoriale che ieri spiccava sulle pagine de L'Unità. Il contenuto dell'articolo era, com'è lecito aspettarsi, apocalittico. Autrice era la direttrice dello storico giornale, Concita de Gregorio, che scriveva, citando i dati Istat, che "i disoccupati crescono più degli occupati". Continuando a leggere ci si dovrebbe spaventare sempre più: "E' come dire che i morti crescono più dei nati. E' come dire che è solo questione di tempo, neppure molto: l'estinzione è un orizzonte visibile". L'orizzonte che la direttrice dipinge è, al solito, quello infernale che la sinistra si diverte a prospettare agli italiani, ora che al Governo c'è l'orco Berlusconi, mentre quando al governo c'erano loro il futuro era di gioia e libertà. E guardando bene si poteva vedere anche 'il sol dell'avvenir'. Parole violente e terribili, quelle della direttrice, che dovrebbero convincere gli ultimi indecisi che Berlusconi sta portando l'Italia al collasso, che la crisi economica è tutta colpa sua, e che l'unica soluzione è votare a sinistra. Dove il timoniere (e che timoniere!) Franceschini ci guiderebbe certamente in acque sicure. Non è, ovviamente, la prima volta che la De Gregorio prospetta tempi duri per gli italiani. Amante dei salotti televisivi imparziali come 'Annozero', spesso la si era vista parlare di licenziamenti verso i poveri lavoratori, a causa di un Governo incapace che odia il proletariato e di un Premier che pensa solo alle sue veline. Effettivamente, però, il suo giornale forse avrebbe fatto meglio a continuare a occuparsi delle vicende personali di Berlusconi, come fa da un po' di tempo, a scoprire con quale velina minorenne il Presidente sarebbe andato a letto questa volta, invece di parlare di licenziamenti e crisi del lavoro. Non aveva bisogno di controllare e studiarsi i dati Istat, infatti, la De Gregorio: bastava che facesse un giro per sua redazione per accorgersi che di lavoro ce n'è poco per tutti, anche per i comunisti. Se avesse sbirciato nei locali dove si scrivono i capolavori che L'Unità propina ogni giorno agli italiani, avrebbe trovato un cospicuo numero di scrivanie inspiegabilmente vuote. Per dirla proprio tutta, in effetti, una spiegazione ci sarebbe, anche se ai fedeli lettori del giornale non piacerebbe conoscerla. Trenta precari, dipendenti dell'esimia direttrice, infatti, oggi sono rimasti a casa, in nome dell'austerity. La colpa, è ovvio, non è del giornale, ma di Berlusconi, che non fa niente per riportare il Paese al riparo dalla crisi economica. Certo è, però, che L'Unità non ci ha fatto una bella figura. Se la situazione non riguardasse persone disperate e famiglie senza sostentamento, infatti, verrebbe quasi da sorridere. Perché i lettori, a questo punto, potrebbero chiedersi dov'è finita la coerenza della testata giornalistica, che già a marzo aveva invitato nei suoi uffici una decina di precari, cui aveva fatto raccontare storie strappalacrime sulla loro, effettivamente povera, condizione sociale. E scrivendo, poi, un'infinità di articoli e editoriali ad hoc che spiegavano come il Governo stesse distruggendo la vita di tanta povera gente, a fronte di una sinistra che, al contrario, cercava con ogni mezzo di salvarla. Come si spiega, quindi, la decisione del giornale principe del PD, che dalle sue pagine bianche e rosse continua pure a far piovere articoli velenosi sulla politica economica del Governo? Le motivazioni della, immagino difficile, scelta societaria vanno ricercate nella proprietà della casa editrice. Che dal maggio dell'anno scorso appartiene al fu governatore, e imprenditore, della Sardegna Renato Soru, già crollato alle ultime elezioni regionali. La sua Tiscali, difatti, non naviga in buone acque, e c'era bisogno di dare un taglio alle spese. Da qui appare logico il varo di un piano di ristrutturazione in stile 'lacrime e sangue', che lascerà a casa tanti dipendenti, a cominciare dai trenta di cui sopra. Inspiegabilmente, però, il Partito Democratico, che dei precari aveva fatto la sua bandiera, per il piano impostato da Soru non ha versato poi tante lacrime, anzi. Verrebbe da dire quasi nessuna. Pare assai strano che il PD non si sia sollevato con una condanna unanime al suo giornale. Avrebbe significato coerenza (a quanto pare sempre più rara nella nostra sinistra) e magari qualche voto in più, giacché alle politiche dell'anno scorso l'ex segretario del partito prometteva mille euro mensili di stipendio minimo ai lavoratori a tempo determinato. Si può cancellare una promessa così? A quanto sembra sì. E della (non) coerenza dell'opposizione ha parlato anche un'altra, sicuramente più autorevole, fonte d'informazione. Proprio quel Financial Times che additava allo strapotere mediatico del Premier, e alla sua egemonia politica, in un articolo sbandierato con orgoglio dal Tg3 e dallo stesso giornale della De Gregorio, come prova del regime imposto da Berlusconi all'Italia. Peccato che, in quello stesso editoriale, il Times scrivesse che la situazione di predominanza berlusconiana sia "in parte colpa di una sinistra incerta, di istituzioni deboli e talvolta politicizzate, e del giornalismo, che ha troppo spesso accettato un ruolo subalterno". Evidentemente anche loro si sono accorti che la sinistra è ben poca cosa, e il potere di Berlusconi non risiede nelle reti televisive o nei giornali, ma nella debolezza della parte avversa. Coincidenza vuole che questa precisazione del Times non fosse riportata nell'editoriale della direttrice del giornale del PD. Evidentemente se ne sarà dimenticata. Un vero peccato, perché quella frase avrebbe aperto gli occhi di chi ancora crede in questa sinistra, e in quel partito che non ha mai avuto un vero programma, e l'avrebbe indotto a cambiare sponda (politica). Forse anche per problemi di traduzione, la parola adatta a descrivere l'opposizione non è "incerta", quanto 'doppia'. Doppia è la morale della sinistra (e anche quella della fedifraga Veronica Lario, da quanto di evince dalle rivelazioni della Santanchè), che ha già fatto scappare tanti elettori, stanchi di un partito senza anima e senza carisma. E privo di coerenza, che predica bene e razzola male, difendendo i precari nei comizi e lasciandoli a casa di nascosto, e proprio con il suo giornale di punta. Finalmente si sono accorti (certo, solo alcuni) che il PD è politicamente assai arretrato, con un 'programma' che consiste essenzialmente nell'offesa a Berlusconi. Le ultime sparate di Franceschini dimostrano quanto poco rimanga di veramente politico nel suo partito. Anche grazie alla moralista Veronica sono partiti infiniti strali contro il Premier, accusato di ogni nefandezza, dalla corruzione alla pedofilia ai favoritismi. Una strategia politica che, però, non ha fatto altro che rafforzare il potere del PdL, che l'elettore che tendenzialmente voterebbe a sinistra sceglie in quanto, se non altro, 'meno peggio'. Anche il Times l'ha costatato, e la politica italiana non fa certo una bella figura. Perché se Berlusconi ha, effettivamente, relativo potere mediatico, dall'altra parte l'avversario è praticamente inesistente. E la subdola incoerenza del giornale di partito non fa altro che aumentare lo sdegno della gente, in un panorama politico dove la sinistra cade sempre più in basso.

 
 
 
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