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Razzismo religioso in Pakistan.

Foto di Antares_89

La notizia risale a due giorni fa: il 1° luglio in Pakistan è cominciata un'escalation di violenze contro le comunità cristiane presenti nella zona. Un innegabile episodio di razzismo religioso di cui nessuno ha parlato. L'episodio in questione sarebbe la conseguenza di un alterco, nell'area di Kasur Sud, che ha visto contrapposti due giovani: uno cristiano e uno musulmano. Il primo, alla guida di un trattore, ha semplicemente chiesto al secondo di liberare la strada che stava ostruendo, in modo da poter passare. Il musulmano si è ovviamente rifiutato, ed è nata una lite. A seguito di questo la maggioranza musulmana si è immediatamente sollevata: dai pulpiti delle numerose moschee della zona gli imam hanno incitato i fedeli islamici a "dare lezioni" ai cristiani, invitando a incendiare cento case cristiane. Dalla notte fino alla mattina dopo si sono susseguite le violenze. Gli abitanti delle comunità cristiane sono stati immediatamente attaccati, senza avere neanche il tempo di difendersi. Solerti, i fedeli musulmani hanno incendiato centinaia fra case e chiese, danneggiando i collegamenti idrici e le linee elettriche della zona. Seguendo la volontà del Profeta, inoltre, non sono mancati i saccheggi. Giustamente, già che c'erano... Almeno settecento abitanti cristiani sono stati costretti ad abbandonare le loro dimore a causa delle violenze, e solo da poco hanno potuto fare ritorno alle proprie case. I danni sono ingentissimi, e i feriti più gravi sono stati trasportati con mezzi di fortuna a Latore. Fra essi vi sono nove donne e quattro bambini completamente bruciati dall'acido. E nonostante l'intervento della Polizia i cristiani sono ancora in pericolo. Personalmente, la notizia non l'ho trovata nelle prime pagine di tutti i giornali, né nei servizi di punta dei telegiornali. Eppure avrebbe dovuto esserci, data la rilevanza che ha un episodio di razzismo religioso tanto evidente. Ma forse quando sono i cristiani ad essere perseguitati la notizia non merita più di essere mandata in onda. Il fatto che le persecuzioni contro i cristiani non meritino attenzione è, a questo punto, appurato, ed è ottima la prova di coerenza fornita dallo Stato pakistano in merito alla vicenda. Se non sbaglio, furono proprio loro, insieme ad altre nazioni, i portavoce del 'grido di dolore' che da tutto il mondo musulmano si sollevava. Furono loro che alla conferenza "Durban 2" recarono la bozza di una nuova legge internazionale, che avrebbe dovuto preservare i poveri musulmani da tutti i cattivi che li insidiavano. Come già trattato in questo blog, si parlava dell'islamofobia, e la legge, grazie a Dio non approvata, avrebbe dovuto punire chiunque, in qualsiasi parte del mondo, avesse offeso o criticato in ogni modo la religione del Corano. La coerenza citata prima si riferiva alla grande abilità pakistana di difendere le comunità islamiche 'discriminate' e allo stesso tempo di incitare i propri cittadini alla distruzione e alla persecuzione delle comunità religiose non islamiche, soprattutto cristiane. Certo, forse non è stato proprio l'organo statale a incitare alle violenze, ma gli imam. Ma il discorso non cambia, in quanto sono state le alte cariche religiose islamiche a invitare il Governo pakistano a presentare la bozza all'ONU; le stesse alte cariche che qualche giorno fa hanno spronato i fedeli a bruciare le chiese dei cristiani e a depredarne le case. La coerenza, ripeto, non manca. I relatori della nuova legge, che le Nazioni Unite avrebbero dovuto approvare, si sono semplicemente dimenticati, nella strenua difesa dei loro fedeli, di parlare anche del rispetto nei confronti delle altre comunità religiose. Una dimenticanza può capitare a tutti, immagino... Si saranno certo dimenticati dei veri e propri genocidi che in ogni parte del mondo i fedeli islamici 'perseguitati' attuano sugli infedeli, come in Sudan, Somalia, Turchia, Nigeria, Cipro, Timor Est,... L'importante è che la loro 'religione di pace' sia sempre difesa, e che i cattivi cristiani non la minaccino, come loro solito. Soprattutto quell'orco del Papa! Ovviamente l'alterco fra i due giovani pakistani è stato solo il casus belli, l'occasione giusta per attaccare i cristiani, che gli imam hanno saputo cogliere al volo. Sicuramente non gli andava a genio che nel loro Paese fieramente islamico esistessero anche comunità di impuri, di infedeli che si rifiutavano di abbracciare la religione di Maometto. Non è certo una novità che gli integralisti islamici di tutto il mondo mirino a conquistare la supremazia sul pianeta, e il primo passo è chiaramente quello di liberarsi delle 'spine nel fianco', cioè i cristiani che ancora si attentano a vivere in Paesi musulmani. Se una famiglia ha sempre vissuto in un Paese, è difficile allontanarsene, ma se l'alternativa è rischiare la vita ogni giorno si decide per la fuga. E in questo modo i fondamentalisti islamici ottengono che i propri Paesi siano del tutto musulmani, senza nessuna eccezione. Questo è facile dove essere non musulmani è un reato, come in Iran, ma è molto più difficile in paesi che si dicono moderati e democratici, come appunto il Pakistan. Non possono impedire legalmente di professare una religione diversa da quella musulmana, e quindi si affidano agli imam locali e alla follia dei fedeli islamici per 'invitare' i cristiani a convertirsi o espatriare, anche se vivono in quel paese da decenni. La stessa cosa accade in Turchia, uno degli Stati islamici moderati per eccellenza, che addirittura brama di entrare nell'Unione Europea. Passino, quindi, la pena di morte, le torture e, ovviamente, i genocidi di cristiani in ogni parte del Paese. Qualcuno potrà dire: "Ma anche i cristiani l'hanno fatto: obbligarono i musulmani e gli ebrei spagnoli a convertirsi o andarsene!". Più che vero, peccato solo che la vicenda dei moriscos risalga a mezzo millennio fa, mentre i cristiani bruciati con l'acido sono di questa settimana. Nonostante questo, immagino che ci sarà qualcuno che, nonostante l'evidenza, si ostinerà a difendere la religione islamica, e la sua connotazione, ripeto, di 'religione di pace'. Quindi vorrei lanciare una provocazione: cosa sarebbe successo se le grida dai pulpiti fossero state dei parroci cristiani, che dalle loro chiese incitavano i fedeli a bruciare le case dei musulmani e a distruggere le loro moschee? La vicenda avrebbe avuto risonanza mondiale, tutti i telegiornali e i giornali ne avrebbero parlato per mesi, e i parroci sarebbero stati probabilmente trucidati, in seguito, dai 'pacifisti' no-global e dagli stessi musulmani. Penso di avere già parlato, in passato, di due pesi e due misure, ma sono costretto a ripetermi. Chiaramente non voglio che ci sia una vendetta da parte dei cristiani, né voglio andare in giro a bruciare le moschee (non farei neanche fatica a trovarle, poiché a ogni angolo, ormai, ce n'è una). Vorrei solo che cristiani e musulmani avessero lo stesso trattamento ovunque. Vorrei che quanto è successo in Pakistan facesse il giro del mondo, e ogni nazione civile si indignasse e, soprattutto, agisse perché tutti i credenti in tutto il mondo non siano in pericolo per la propria fede. E vorrei, infine, che i diritti che noi concediamo ai musulmani dovessero essere basati sulla reciprocità: vuoi una moschea qui? Fai costruire una chiesa nel tuo Paese. Vuoi portare il velo? Concedimi di portare il crocifisso al collo nel tuo Paese. Altrimenti è chiaro che loro pretenderanno sempre di più e noi saremo sempre più deboli. Bisogna svegliarsi, prima che sia troppo tardi.

P.S.: mi assenterò per una decina di giorni, quindi sospendo temporaneamente la moderazione dei commenti. Mi affido alla vostra responsabilità perché le discussioni non degenerino.^__^ Grazie, e a presto. Emanuele.

 
 
 
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