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Nazismo, comunismo sovietico e fondamentalismo islamico sono, seppure in epoche diverse, alcuni dei più grandi cancri che affliggono il mondo. Parimenti nemiche della libertà e della democrazia, tutte queste ideologie hanno schiavizzato, torturato, ucciso e sterminato interi popoli sulla base di presunte supremazie genetiche (nazismo), morali (comunismo) e religiose (integralismo islamico). È appurato che, nonostante n'esistano tuttora fieri sostenitori, questi criminali perseguivano (e perseguono) l'ideale supremo di conquista del mondo. Tuttavia, ad oggi solo il nazismo è condannato, mentre i comunisti di ogni Paese tentano in ogni modo di nascondere i crimini dei loro predecessori, e se qualcuno si permette di criticare l'Islam per la violenza che suscita viene immediatamente bollato di razzismo e islamofobia. E penso sia emblematico come tra Islam e postcomunismo vigano stretti rapporti di nascosta collaborazione. A parte le caratteristiche che accomunano le due ideologie, come il numero di morti causati e la presunta superiorità rispetto al resto del mondo (capitalisti da una parte e infedeli dall'altra), qui si parla di una reale collaborazione intrapresa tra i vertici dell'URSS e della Russia odierna e i capi del terrorismo internazionale di matrice islamica. A prova di questo, un'intervista di Jamie Glazov (FrontPage) a Konstantin Preobrazhenskiy, ex-agente del KGB, il servizio segreto del quale è diventato uno dei maggiori critici. Alla domanda se la Russia sia un alleato degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo islamico, egli risponde di no. Strano, si potrebbe pensare, poiché anche la Russia è presa di mira dal terrorismo, come dimostrano la guerra in Cecenia e il sequestro della scuola di Beslan. Ma in merito alle esplosioni che a Mosca hanno fatto più di duecento morti, l'avvocato Mikhail Trepashkin ha dimostrato il coinvolgimento del FSB, il servizio di sicurezza federale, del quale era un ex-colonnello. Per queste rivelazioni, l'avvocato è stato incarcerato nel 2003. In pratica, Preobrazhenskiy spiega che, mentre per gli USA il terrorismo è una minaccia esterna, il Governo russo l'ha sempre usato come strumento politico per manipolare il Paese tanto dall'esterno quanto dall'interno. La storia comincia agli albori del comunismo, quando, nel '17, Lenin rivolge il suo appello ai "braccianti islamici di Russia e d'Oriente", scoprendone il gran potenziale antioccidentale. Inoltre, fu l'Afghanistan la prima nazione a riconoscere l'URSS, mentre l'URSS fu il primo Paese a riconoscere l'Arabia Saudita. Oggi, la Russia è grande amica dell'Islam, e nonostante la suddetta guerra cecena, dal 2005 è osservatore permanente della Conferenza Islamica. L'URSS ha sempre reclutato fra i tartari, islamici russi, molti ufficiali del KGB: il loro nome islamico gli permetteva di inserirsi nelle società da conquistare, e il loro cuore comunista le consegnava al Soviet. Altra prova di amicizia fu la possibilità data da Mosca all'Uzbekistan di praticare l'Islam come 'rito folkloristico', mentre nessun russo poteva celebrare riti cristiani quali il Natale o la Pasqua. Alexander Litvinenko, l'agente del FSB avvelenato a Londra, gli riferì che i servizi segreti sovietici avevano addestrato terroristi di Al-Qaeda come Ayman Al-Zawahiri e Juma Namangoniy, braccio destro di Bin Laden in Afghanistan. Lo stesso Yasser Arafat è stato agente del KGB, e tutti i suoi sottoposti, quindi, erano sotto il controllo sovietico. Lo dimostra il fatto, per esempio, che Putin non consideri Hamas un'organizzazione terroristica. La testimonianza di Litvinenko conferma come anche Saddam Hussein fosse agente del KGB, con Eugene Primakov ufficiale del suo campo. Quanto agli attacchi dell'undici settembre, Preobrazhenskiy conferma come Mohammed Atta si sia incontrato, cinque mesi prima, in Repubblica Ceca, con un agente segreto iracheno. Non c'è neanche bisogno di dire che l'intelligence di Baghdad era cliente di quella di Mosca. Nel 2008, inoltre, la Russia ha chiuso la base aerea USA in Kyrgyzia, rendendosi vulnerabile agli attacchi talebani. Un comportamento inspiegabile, se non fosse che la Russia conta nella leadership talebana alcuni agenti, come quel Abd Al-Rashid Dustum, generale che, negli anni Ottanta, studiò nella scuola KGB di Tashkent. Tali testimonianze dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, la collusione dei servizi segreti russi in tutto l'apparato del terrorismo islamico internazionale. Ma, come detto all'inizio, i legami fra Islam e comunismo russo non sono solo di segreta collaborazione, ma anche di relativa comunità di vedute. Come nei Paesi islamici, infatti, in Russia le donne sono continuamente discriminate, e comportamenti di palese discriminazione sono tranquillamente accettati come normali. Ad una donna può essere rifiutato un posto di lavoro semplicemente in quanto donna, esattamente come prevede la tradizione islamica. La paternalistica e verticale società russa è molto più vicina al mondo islamico piuttosto che a quello europeo e americano, e la stessa Russia ha apertamente dichiarato di non considerarsi un Paese occidentale. Preobrazhenskiy asserisce quello che è ormai evidente da tempo, ma che il buonismo del nostro tempo non vuole accettare. La Russia post(?)sovietica ha compreso, come l'Islam, quale sia il maggiore fattore di vulnerabilità occidentale: la correttezza politica e il rispetto delle libertà e dei diritti umani. L'ex-agente del KGB accusa la sinistra di questo buonismo, di questa trappola che ci rende incapaci di resistere alle pressioni dei poteri forti. Questo è più che evidente in Italia, dove le sinistre perseguono da anni un multiculturalismo a senso unico, che dota gli immigrati di ogni diritto e discrimina, a tutti gli effetti, noi. Che, in teoria, saremmo gli autoctoni. Esplicativo, in questo caso, un manifesto della Lega, che ci paragona agli Indiani d'America, incapaci di frenare l'immigrazione e oggi relegati nelle riserve. Sulla Gazzetta di Modena di oggi spiccava la notizia della soppressione di un corso di arabo in una scuola di Sassuolo. Mi sembra una decisione normale, dato che conviene che le scuole risparmino, tagliando le attività inutili. E non penso che un corso di arabo sia così fondamentale, poiché non siamo noi a dover imparare l'arabo, ma gli arabi a dover imparare l'italiano. Ovviamente la sinistra locale è insorta, a dimostrazione che, secondo loro, a quanto pare siamo noi a doverci integrare con loro, e non viceversa. Un piccolo episodio, che però dimostra quanto Preobrazhenskiy afferma: le colpe, cioè, delle sinistre del progressivo indebolimento politico dell'occidente, un harakiri che permette al mondo islamico di penetrare sempre più profondamente nelle nostre società. Vano è, poi, sperare nell'aiuto della Russia, che è molto più coinvolta nel terrorismo islamico di quanto voglia fare credere. Basta pensare all'elenco di terroristi che hanno servito nelle file del KGB per accorgersi di quanto la Russia potesse manovrare i conflitti mediorientali e le frange estremiste di tutto il mondo. Il colloquio si conclude con un proverbio russo, citato dall'intervistato, che recita: "Tu muori oggi ed io domani". L'interpretazione è facile: se l'America crolla sotto i colpi del terrorismo islamico la Russia potrebbe avere la possibilità di sopravvivere a sue spese. L'occidente, però, preferisce chiudere gli occhi di fronte a tutto questo, nascondendosi dietro al multiculturalismo e continuando a tendere la mano ad una Russia che non ha nessun'intenzione di stringerla. Chi prova ad attaccare l'Islam e le sue leggi anacronistiche e barbare viene subito definito xenofobo e fascista, e la sinistra predica tolleranza verso una religione che di tollerante non ha (e non vuole avere) nulla. Questa intervista, se non altro, dimostra come URSS prima e Russia poi siano tutt'ora in contatto con il terrorismo islamico, con cui condividono alcune ideologie e, sicuramente, l'odio verso l'occidente. Che non se ne avvede.

 
 
 
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