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Obama si sottomette all'Islam.

Post n°26 pubblicato il 08 Giugno 2009 da Antares_89
 

Esaltato da tutto il mondo il recente discorso che Obama ha tenuto al Cairo, una mano tesa verso l'Islam, che prometterebbe una nuova era di pace nel prossimo futuro. Analizzando le sue parole, però, si capisce come la sua idea di pace sia ben diversa dalla pax romana: la sua è stata una vera sottomissione al mondo musulmano, dove il Presidente ne accetta tutte le contraddizioni e le aberrazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Le sterili parole di amicizia e le promesse a Israele e gli ammonimenti all'Iran sono state solo uno specchietto per le allodole, necessaria concessione allo spirito di libertà proprio dell'America. Servito solo per dare al suo discorso un'immagine ecumenica di pace totale. In realtà, varie parti del suo discorso non hanno niente a che vedere con la reale situazione del mondo musulmano. Rivolgendosi "ai giovani di ogni fede, in ogni Paese", ha parlato della capacità di "reimmaginare il mondo, di rifare questo mondo". Una frase apertamente fascista, dato che provando a reimmaginare il mondo si ricade inevitabilmente nel totalitarismo. La Storia insegna che il XX secolo è stato dilaniato da conflitti e guerre, e cosparso di migliaia e migliaia di fosse comuni, gonfie dei cadaveri di milioni di persone. Vittime di uomini che avevano il pensiero fisso di "rifare il mondo", vedi Adolf Hitler. La crisi finanziaria forse impedirà il realizzarsi di questi eventuali progetti, ma il significato delle parole è chiaro. Critiche dai blog e da importanti scrittori e testate giornalistiche, come Melanie Phillips e Caroline Glick, o Roberto Spencer su Jihad Watch. Su Atlas Shrugs si ricorda come Obama abbia abilmente mascherato il suo passato e la sua scolarizzazione islamica, così come i suoi possibili obiettivi di trasformare l'America nel più grande Paese islamico al mondo. Il Presidente ha parlato del conflitto arabo-israeliano rimarcando il concetto di "equivalenza morale" delle parti in causa, anche se è evidente dalle cronache come siano sempre i terroristi di Hamas e Hezbollah a rompere le tregue, con attentati vergognosi. D'altra parte molti programmi televisivi, anche italiani, non fanno altro che mostrare le case distrutte e i morti palestinesi, senza dire una parola sui terroristi che in quelle case si nascondono e che fanno di quei palestinesi veri scudi umani, e sorvolando sui morti israeliani. Un po' come Obama, che parlando dell'antisemitismo ha ripetutamente citato quello del passato europeo, sorvolando su quello odierno, che appartiene in massima parte al mondo islamico, moderato e integralista. Citando orgogliosamente il versetto 5:32 del Corano, ha affermato che "chiunque uccida un innocente è come se abbia ucciso tutta l'umanità". Parole di pace, sembra. Peccato che il versetto immediatamente seguente, il 5:33, sia ben diverso: infatti, parlando di "coloro che combattono contro Dio e il suo Messaggero" si dice che "dovrebbero essere ammazzati, o crocifissi, o dovrebbero essere tagliati loro via mani e piedi alternati". Il tono è ben diverso, e Obama ha accuratamente evitato di citare questa seconda parte. Evidente che chi combatte contro Allah e il suo messaggero, in questa epoca, è interpretato come chi resiste alla diffusione dell'Islam e si oppone alle sue leggi. Ancora più assurda un'altra frase del discorso, dove si dice che "l'Islam ha una fiera tradizione di tolleranza", ricordando il passato, in Andalusia e a Cordoba, o quando, da bambino, vedeva i cristiani liberi di predicare in Indonesia. Una vera sfortuna che, anche nell'anno 2009, vi siano molti Paesi, alcuni addirittura considerati moderati, come Turchia, Pakistan, Egitto, e poi Iraq, Iran e Arabia Saudita, che tentano di sostituire progressivamente le popolazioni non-musulmane sul loro territorio. I talebani, come riporta Asia News, obbligano i non-musulmani a pagare una sorta di 'pizzo' per non essere massacrati. Chi non aderisce alla religione di Maometto deve pagare per mantenere la propria fede. Esattamente lo stesso sistema in vigore, nell'epoca d'oro dell'Islam, a Cordoba e in Andalusia. In un altro passaggio ha attribuito alla cultura islamica l'invenzione della bussola, in realtà opera dei cinesi, e ha decantato l'Università di Al-Azhar, che però si è focalizzata solo sulla shari'a e sullo studio della religione, mentre quelle europee studiavano la filosofia naturale e la scienza. Ha addirittura attribuito al mondo musulmano la scoperta di come si diffondono le malattie, senza minimamente citare Pasteur o Koch. Senza contare che l'esistenza dei germi è stata dimostrata solo con l'avvento del microscopio, invenzione esclusivamente europea. Incredibile e inconcepibile, poi, il suo impegno perché i musulmani americani possano adempiere alla zakat, la donazione caritatevole islamica, finora resa difficile dalle regole sulle donazioni. Obama, anche questa volta, sorvola. Sorvola sul fatto che la zakat debba essere usata per la "Causa di Allah", devolvendola, per esempio, ai mujaheddin che combattono la Jihad. Come può il Presidente adempiere la sua missione di protezione del Paese permettendo ai musulmani di contribuire alla zakat, cioè, intrinsecamente, alla Jihad, la lotta contro i non-musulmani di tutto il mondo? Ogni membro del Congresso, sapendolo, dovrebbe opporsi a questa possibilità, alla nuova legge che Obama vorrebbe introdurre, e bisogna diffondere questa informazione. La zakat potrebbe essere la base per denunciare moschee, organizzazioni e scuole islamiche per supporto al terrorismo internazionale. Anni fa un tribunale americano ha riconosciuto l'Iran colpevole di avere favorito un atto di terrorismo che causò la morte di cittadini statunitensi: il messaggio per cui chi contribuisce al terrorismo sia assolutamente colpevole degli attentati che il terrorismo compie è giustamente passato, quindi ogni moschea che si dimostra raccolga zakat va denunciata, e i suoi dirigenti arrestati. La 'carità islamica' è la ragione per cui il terrorismo esiste, è la forza che permette agli integralisti islamici di compiere i loro attacchi. L'osservatorio della Jihad finanziaria, lo Shariah Finance Watch, ha affermato che qualunque legge che permetta la shari'a è, per, definizione, incostituzionale, e assolutamente vulnerabile in quanto in contrasto con il Primo Emendamento. Da tutto ciò si evince come il discorso di Obama sia pieno all'inverosimile di esagerazioni, falsità e omissioni, che hanno mascherato da dichiarazione di pace una vera sottomissione all'Islam. Che non è solo una sottomissione, ma una reale apertura alle pretese di una religione assolutamente in contrasto con le leggi e la cultura occidentale. Il passo seguente sarà la concessione agli islamici americani di applicare la shari'a, e alle moschee e alle associazioni di raccogliere fondi a favore di chi combatte la Guerra Santa. Forse il Presidente pensa, in tal modo, di ristabilire i rapporti con l'Iran, o di fermare il terrorismo. Probabilmente è l'unico a non accorgersi del completo fallimento della sua politica estera, con l'Iran che si allena con le bombe atomiche e Al-Qaeda che lo considera esattamente come Bush. Con il suo discorso voleva ingraziarsi l'Islam moderato, per quanto l'Islam possa esserlo, e dimostrarsi aperto. Il fatto è che simili aperture non fanno altro che rafforzare i criminali. Che non ci sia reciprocità è evidente, basta provare a portare un crocifisso in Iran. Ed è la reciprocità la base del dialogo. Noi ci siamo evoluti dal Medioevo, e in occidente i musulmani hanno gli stessi nostri diritti. Ben diversa è la situazione nei loro Paesi, dove se non sei musulmano devi per forza adattarti ed accettare prevaricazioni e umiliazioni. Non è certo concedendo loro di applicare le loro leggi nei nostri Paesi che si risolve la situazione. Diventeranno sempre più forti, e cercheranno di soggiogarci, e di assoggettarci. Anche i più integrati possono diventare feroci terroristi, come dimostrano le stragi di Londra. Le parole di Obama sono lontane dall'intento di pace che vorrebbero far pensare di portare, e non faranno altro che rafforzare gli integralisti islamici e il terrorismo internazionale.

 
 
 
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