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Egitto: Paese moderato??

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L'Egitto è considerato uno dei Paesi islamici più moderati al mondo, lungi dagli 'Stati canaglia' riconosciuti dagli Stati Uniti, e intrattiene buoni rapporti con tutto il mondo occidentale. Evidentemente i leaders americani ed europei non conoscono, o non vogliono vedere, i crimini che in Egitto sono compiuti dagli integralisti islamici verso gli infedeli. Dopo la cacciata degli ebrei, ora i musulmani hanno spostato le loro voglie bellicose verso le comunità cristiane che resistono ancora in una terra dove le persecuzioni sono all'ordine del giorno. La 'caccia al cristiano' è attuata, ovviamente, da gruppi non organizzati legalmente, ma il Governo non fa nulla per ostacolarli, anzi. Le autorità permettono non ufficialmente, ma ufficiosamente, le violenze, e, implicitamente, le incoraggiano e sostengono. È esplicativa la testimonianza di un italiano di origine egiziana, che dimostra come le autorità tentino in ogni modo di colpire le comunità cristiane con ogni mezzo, legale e non. Residente in Italia, quest'uomo è tornato in Egitto per lavoro, e ha visitato una ragazza colpita da influenza suina. Esponenti del Governo sono quindi andati a casa sua per costatare se anche lui fosse contagiato, ottenendo esito negativo. Avvertito da un medico cristiano, tuttavia, si è preparato per il giorno dopo, quando puntualissimo lo ha visitato un direttore della sanità di Alessandria per un nuovo controllo. Si è rifiutato di consegnargli un campione di saliva, poiché non previsto dalla legge, giacché sicuramente il direttore lo avrebbe fatto risultare positivo. Il perché è evidente: un altro caso d'influenza suina avrebbe consentito al Governo di macellare di nuovo tutti i maiali del Paese, colpendo i cristiani nei loro allevamenti e nelle loro abitudini alimentari. Un modo subdolo quanto efficace di violenza razzista. La TV cipriota racconta la vicenda di un sacerdote cristiano obbligato alla fuga dopo aver evidenziato i difetti del Corano e alcuni episodi della vita di Maometto, come quello del matrimonio con una bambina di nove anni, a fronte dei cinquantadue suoi, per poterla violare non appena ne avesse compiuti dodici. Lo stesso sacerdote racconta di come sia in programma di imporre una tassa ai soli cristiani, chiamata fedia, la stessa che i musulmani applicavano durante dominazione nel sud Italia. Una misura anacronistica quanto dissonante rispetto all'immagine di Paese moderato che ha l'Egitto. Una delle novità più assurde, raccontata da Elizabeth Kendal per ASSIST news service, è l'impunità per gli autori delle violenze. Mentre i fondamentalisti musulmani inneggiano nelle strade alla Jihad, cantando "la croce è il nemico di Dio", accompagnati anche da membri delle forze di sicurezza, dal 2007 il Governo ha cominciato a risolvere le questioni di conflitto al di fuori dei tribunali statali, per spostarle al giudizio della shari'a. Il "Governo d'Affari sessione di riconciliazione" vieta ai cristiani di presentare prove sulle violenze che subiscono, come stupri, devastazioni, omicidi, saccheggi e rapimenti, ottenendo in cambio solo garanzie di pace. La 'riconciliazione' egiziana, in pratica, incoraggia gli integralisti a continuare nella loro opera di violenza, mentre i cristiani devono vivere nel terrore, certi che il Governo non farà nulla per difenderli. E ciò accade non solo nelle campagne, ma fino alle periferie del Cairo, ricordando i pogrom antisemiti russi. Maria Abdelmassih, di International News Agency, spiega che ai copti è stata proibita la preghiera anche nei locali appositamente dedicati, mentre ai cristiani vengono tagliate le comunicazioni, distrutti i cimiteri e devastate le colture. Come se non bastasse, i giudici non permettono ad un musulmano di convertirsi: una donna musulmana deve sposare un musulmano, e i figli di un musulmano devono essere musulmani. Chi non si adegua deve nascondersi per salvarsi la vita. Tutto questo mentre in occidente i buonisti inneggiano al multiculturalismo e alla tolleranza forzata, anche verso chi di tolleranza non ne vuole sapere. Come si può imporre a noi la tolleranza mentre sono proprio i musulmani a non volerla? Sono loro che c'impediscono di esprimere la nostra cultura, che buttano i crocifissi dalle finestre e che murano le madonnine nei paesi. Ed è la connivenza delle amministrazioni comuniste che gli consente di infiltrare le loro pretese in ogni angolo dell'occidente. Sono i comunisti che tolgono i crocifissi dalle scuole, e che impediscono ai bambini di festeggiare il Natale. Sperando di accaparrarsi i voti degli immigrati, i comunisti si adeguano senza problemi alla loro arroganza, concedendogli ovunque terreni per le moschee e arrivando a vietare le croci nei cimiteri, poiché minerebbero il laicismo del Paese. E pensare che ci sono persone che affermano che l'Italia sia asservita al Vaticano! Sicuramente è il Papa che impone la rimozione dei crocifissi, o la costruzione di minareti più alti dei nostri campanili. Mi sembra strano che gli amministratori comunisti, sicuramente di buona cultura, non sappiano che in ogni Paese musulmano, se anche, per sbaglio, viene concessa la costruzione di una chiesa, questa non può suonare le campane, per non disturbare i musulmani. Eppure non mi sembra che da noi i muezzin non possano chiamare i fedeli alla preghiera, anche se, per alcuni, le loro grida possano risultare fastidiose. Il concetto che a me pare giusto, ma che alcuni sembrano non capire, è che alla base del multiculturalismo deve essere la reciprocità. Altrimenti non si può parlare di multicultura, ma solo d'asservimento unilaterale. E questo mi fa arrivare ad un'affermazione che avevo già enunciato: se un occidentale, di solito comunista, adduce alla mancata reciprocità il fatto che noi dobbiamo dare il buon esempio, questo postula che le società musulmane siano più arretrate culturalmente rispetto a quelle occidentali. Questo, se detto da me, mi farebbe bollare immediatamente di razzismo. Non penso di essere razzista, ma semplicemente realista, e chiedo a chi non è d'accordo di fornirmi una spiegazione 'non razzista'. Quello che accade in Egitto è preoccupante non per il fatto in sé (o, meglio, non solo) ma perché le democrazie occidentali tacciono. L'Egitto non appoggia, per ora (?), il terrorismo internazionale, ed è un buon alleato strategico, ma questo non può rendere ciechi davanti ai crimini che il Governo riconosciuto non fa nulla per scongiurare e punire. Inoltre, le violenze sono del tutto gratuite, e assolutamente razziste. Il genocidio, in questo caso, è, infatti, forse più grave di quello del Darfur, siccome non vi sono motivi economici come il petrolio sudanese, ma solo religiosi. Questo dovrebbe fare inorridire chiunque, eppure l'Egitto è ancora considerato un Paese moderato. Se non impediamo queste violenze e non facciamo nulla per frenare le prepotenze islamiche nei nostri Paesi significa che forse non siamo degni della democrazia che i nostri avi hanno conquistato. Non è democrazia quella che impone ad un popolo certe leggi mentre gli immigrati possono non rispettarla. Le leggi islamiche sono incompatibili con quelle democratiche, eppure in Olanda e Regno Unito esistono già i tribunali islamici. Questa non è tolleranza, ma solo incoscienza e incoerenza. Come già detto, spero solo che ce ne accorgeremo prima del punto di non ritorno.

P.S.: come mio solito, non mi riferisco a tutti i musulmani, ma solo agli integralisti. Non ho colpa se, in certi casi, questi sembrano più numerosi dei moderati.

 
 
 
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