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L'eco di Lourdes.

Post n°39 pubblicato il 02 Settembre 2009 da Antares_89
 
Foto di Antares_89

Contravvenendo all'abituale timbro politico dei miei post, non posso esimermi dal raccontare la mia esperienza al santuario di Lourdes. Non è il resoconto di una vacanza, ma il tentativo di fare vivere a chi non vi è mai stato il riflesso delle straordinarie emozioni che ho vissuto. È il cuore stesso che m'impone di scrivere quello che ho provato al santuario, anche se so per certo che mi riuscirà difficile esprimerlo a parole. Il viaggio, in treno, non è cominciato sotto i migliori auspici: invece delle previste diciotto ore ne è durato quasi ventisei, in totale. Il motivo è stato il decesso di un'anziana pellegrina, che ci ha costretto a interrompere a Ventimiglia, per cinque ore, il viaggio. Sembra triste questo episodio, ma sono certo che Dio ha voluto così per un motivo, e cioè di accogliere direttamente in Paradiso l'anima di una persona devota che si stava recando con entusiasmo, nonostante l'età, nel luogo dove la Vergine apparse a Bernadette. Arrivati, abbiamo disfatto le valige e ci siamo addormentati. Per poco, poiché alle due e mezza siamo stati svegliati: alcuni cassonetti avevano preso fuoco, e le fiamme stavano entrando dalle finestre dell'albergo. Siamo usciti correndo, ma, grazie a Dio, nessuno si è fatto male. Dopo un brevissimo soggiorno in ospedale l'UNITALSI Emilia Romagna, organizzatrice del viaggio, ci ha trasferiti in altri due hotel, dove finalmente abbiamo potuto dormire. Da quel momento è cominciato il vero pellegrinaggio. Entrati nel santuario, siamo stati immediatamente colpiti dalla Basilica, complesso costituito da tre chiese sovrapposte, e ricordo l'emozione provata guardando dall'ultima chiesa la piazza prospiciente. Mi ha tolto il fiato entrare nella chiesa sotterranea Pio X, di fronte alla Basilica: immensa, con diecimila posti a sedere e più del doppio in piedi. Stupenda la chiesa di Bernadette, chiesta espressamente dalla bambina, e il Salus, ospedale per i malati in visita. E la fontana benedetta, dalla quale migliaia di pellegrini ogni giorno bevono e raccolgono l'acqua. Ma non sono i monumenti ad aprire il cuore. È la presenza di Maria, che si avverte in ogni angolo, e non trovo parole per descrivere quello che ho provato stando di fronte alla grotta. Inginocchiato, improvvisamente c'ero solo io. Maria ed io. Il resto era scomparso, lontano: Maria, in quel momento, parlava a me. Purtroppo, neanche in mille anni potrei esprimere quell'emozione. Va vissuta, poiché ogni racconto è infinitamente riduttivo. Meravigliosa la fiaccolata notturna, che ha fatto il giro della piazza, con il rosario recitato in tutte le lingue. Strano, e al contempo piacevole ascoltare le parole che tutti pronunciamo dette in una lingua diversa. È stato come vedere da un'altra prospettiva un obiettivo comune. E quale, se non quello della redenzione e della Verità? È stato Padre Germain, uno dei sacerdoti del nostro gruppo, a dimostrarci la straordinarietà dell'esperienza di chi si reca a Lourdes. Ha accompagnato la mia ragazza e me sulla balconata dell'ultima chiesa della Basilica, da dove si dominava l'intera piazza, mostrandoci l'ininterrotto formicolio di persone di fronte a noi. Con semplicità, ci ha spiegato che non era il semplice via vai di una città turistica, dove si vaga alla ricerca di qualcosa da fotografare: ognuna di quelle persone, ha detto, sapeva esattamente dove andare e cosa fare. Le mete erano diverse, ma il significato era lo stesso. Incredibile vedere come giovani e anziani malati, più o meno gravi, si recavano, con un sorriso fiducioso sulle labbra, in quei luoghi dove erano sicuri di ricevere la benedizione della Vergine. Devo sinceramente ringraziare Padre Germain per tutto quello che è riuscito a trasmetterci durante questo pellegrinaggio. È stato lui a chiedere alla mia ragazza e a me di partecipare a un 'incontro' mattutino con lui. Non sapevamo cosa fosse, ma ci siamo alzati comunque alle cinque. Alle sei eravamo alla Basilica. Padre Germain aveva prenotato una cappelletta, e, insieme a Padre Emmanuel, l'altro sacerdote mirandolese, ha officiato un'intera messa, solo per noi due. All'inizio in me c'era un po' d'imbarazzo, non lo nego, ma poi ho capito quanto fosse stupendo quello che ci stava accadendo. Il sacerdote aveva riconosciuto quanto fossero serie le intenzioni mie e della mia ragazza, e ha voluto benedire quest'unione, chiedendo l'aiuto di Dio affinché durasse. Non è stato un matrimonio, ma siamo usciti dalla chiesa stupefatti e felici, per quello che pensiamo essere l'ultimo gradino prima del vero matrimonio. E ringrazio ancora Germain per la pazienza e la spigliatezza con cui, durante il viaggio di ritorno, ha risposto alle nostre domande. Domande che, penso, non tutti i ragazzi si pongono. Lui ci ha risposto, e ora il nostro cammino è più chiaro e delineato. Lo stesso giorno della messa abbiamo passato varie ore in coda per accedere alla piscina di acqua benedetta, ma ne è valsa la pena: gente di tutte le razze si immergeva, a turno, in quella vasca. Da poco ho appreso di una signora malata di sclerosi laterale che, miracolosamente, dopo quel bagno si è alzata e ha ripreso a camminare, tra l'entusiasmo generale e l'incredulità dei medici. Quando è stato il mio turno, non posso descrivere quello che ho provato stando di fronte a quella madonnina. L'ho pregata tanto, e poi mi sono immerso. Non è durato molto, ma il significato che ho impresso nel cuore è straordinario. Il giorno prima della partenza, infine, abbiamo partecipato, nella chiesa Pio X, alla messa internazionale. Come durante la fiaccolata, è stato curioso sentire le nostre preghiere in lingue diverse, ma anche meraviglioso, perché ha dimostrato come le migliaia di persone di cui la chiesa era gremita fossero tutte fratelli nella Fede. Durante quei giorni ho pregato tanto, per le mie intenzioni, quelle dei miei familiari, e anche per tutte quelle chiestemi da voi, nonché, ovviamente, per tutti quelli che, su Libero e in tutto il mondo, ancora non credono e, anzi, attaccano violentemente la nostra Fede. Al ritorno, però, ero un po' a disagio. Mi sembrava di non avere pregato abbastanza, e sarei voluto rimanere, per pregare ancora e più intensamente. Poi mi sono reso conto che, in effetti, non era il numero di orazioni a importare, bensì il cuore con cui le si recitava. E allora penso davvero di avere fatto quello che mi era stato chiesto, e di non avere perso il tempo concessomi. A Mirandola ci siamo abbracciati tutti, a dimostrare come non fossimo solo compagni di viaggio, quanto fratelli che il pellegrinaggio aveva riunito. Spero di tornare presto a Lourdes, per rivivere una a una le inconcepibili emozioni vissute in questi giorni. La grotta di Maria ci sta chiamando ancora, e noi vogliamo risponderle. Il nostro non è un addio, ma solo un arrivederci. Mi sento profondamente cambiato da questa esperienza, quasi rinato; la mia Fede è più salda, e il mio cuore è più sicuro. So, adesso, quanto ci è vicina la Madonna, e quanto Gesù ci pervada in ogni istante della nostra vita, se siamo disposti ad accoglierlo. Ringrazio Dio per avermi concesso di vivere questo pellegrinaggio e di vedere con i miei occhi la Vergine, in un'immagine indelebile che rimarrà impressa per sempre nel mio cuore.

 
 
 
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