Le Torri di MaltaPlus quam valor valet La Valette |
"E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli" [Matteo 16, 18-19]
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Un premio ai criminali.
Post n°35 pubblicato il 06 Agosto 2009 da Antares_89
Izet Sulejmanovic, bosniaco di 36 anni, era stato arrestato il 30 novembre 2002 per furto aggravato, mentre era in attesa del permesso di soggiorno, e condannato a nove mesi e cinque giorni di detenzione. Tra il novembre del 2002 e l'aprile del 2003, recluso nel carcere romano di Rebibbia, ha condiviso con altre cinque persone una cella di 16,20 metri quadrati, disponendo, quindi, di 2,70 mq, in cui ha dovuto passare circa diciotto ore al giorno per almeno due mesi e mezzo. Dopodiché la sua situazione è migliorata, venendo trasferito in ambienti con un minore numero di detenuti. Nell'ottobre del 2003, appena dopo la scarcerazione, Sulejmanovic ha presentato ricorso alla Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo. Il ricorso è stato accolto, con cinque voti favorevoli e due contrari, con una sentenza pronunciata il 16 luglio scorso. Poiché il detenuto disponeva di soli 2,70 mq, la Corte "giudica che una simile situazione ha potuto provocare fastidi inconvenienti quotidiani per il ricorrente, obbligato a vivere in uno spazio molto esiguo, ben inferiore alla superficie ritenuta auspicabile dal Cpt (Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti o punizioni disumani o degradanti), che ha indicato come minimo desiderabile 7 metri quadri per detenuto", definendo "disumano e degradante" il trattamento subito da Sulejmanovic. Lo Stato italiano dovrà, quindi, versare all'ex-detenuto una somma di mille euro più eventuali danni morali entro tre mesi dalla sentenza. L'assurda storia è l'emblema della situazione carceraria in Italia. Secondo i dati del Ministero della Giustizia, aggiornati al 30 luglio, i detenuti sono circa 63500, con undici regioni che superano la capienza massima e altre due al limite. L'allarme è lanciato dal sindacato autonomo di Polizia Penitenziaria, SAPPE, che, per bocca del segretario Donato Capace, accusa il Ministro della Giustizia Alfano e il capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria Ionta di rimbalzarsi le responsabilità e i progetti di edilizia penitenziaria, che non cominceranno che nei prossimi anni. Il risultato è che l'emergenza del sovraffollamento delle carceri sia addossata esclusivamente alla Polizia Penitenziaria, pericolosamente in carenza di organico. Il problema delle carceri non è cosa nuova, poiché è stata la scusa per il maxi-condono indetto dall'ex-Ministro Mastella, durante la passata legislatura, che ha liberato migliaia di criminali dalle nostre prigioni. Come se la soluzione per le carceri piene non fosse quella di costruirne altre, ma di liberare i detenuti. Un bel messaggio che viene mandato, e ancora migliore è stata la sentenza della Corte europea, che adesso darà la possibilità a chissà quanti altri carcerati di chiedere, e magari ottenere, un risarcimento per il trattamento "disumano" ricevuto. Sicuro è che nuove carceri dovrebbero essere costruite in fretta, magari su piccole isole, in memoria si Alcatraz, dalle quali sia impossibile fuggire, ma è inaccettabile che i detenuti invochino la protezione europea in un Paese, il nostro, che concede loro tutto il possibile. A parte alcune celle che potrebbero sembrare quasi camere d'albergo, è risaputo che in Italia la certezza è l'incertezza della pena. Crimini terribili sono puniti con pene irrisorie, che vengono puntualmente ridotte, e ogni tanto un condono libera i poveri carcerati. Io sinceramente non capisco questo metodo. Com'è possibile che un ex-detenuto riceva mille euro di risarcimento dallo Stato solo per essere stato un po' a disagio in cella. Perché secondo lui come ci doveva stare, su un'amaca servito dai camerieri?! In Italia il carcere è diventato ormai una barzelletta, e i detenuti giustamente fanno il proprio gioco. Perché, per esempio, i compagni di cella di Sulejmanovic non dovrebbero fare eguale ricorso, poiché hanno condiviso con lui la convivenza? Considerando il sovraffollamento delle carceri servirebbe una vera manovra finanziaria per soddisfare tutti. In pratica, in Italia si può essere arrestati, e dopo la pena, di solito non superiore a qualche mese, si riceve anche la liquidazione. Grazie, Corte europea! Adesso un qualsiasi senzatetto può farsi arrestare, vivendo a spese dello Stato, e ottenendo alla fine anche una buonuscita di mille euro. Cosa desiderare di più? Sembra assurdo, ma i giudici hanno stabilito questo. Invece di sottostare alle pretese della Corte, perché non potremmo applicare il metodo americano? I detenuti devono mantenersi lavorando, con un ranger, fucile a pompa annesso, a cavallo ogni dodici carcerati, nel caso qualcuno avesse la bella idea di scappare. Non servono i lavoretti che le città li invitano a fare, come pulire qualche strada o raccogliere le cartacce. Devono spaccarsi la schiena sotto il sole, scavare buche, asfaltare le strade e lavorare in fonderia. Nessuno ha chiesto loro di commettere un crimine, quindi che diritto possono avere di lamentarsi? Solo gli esimi giudici della Corte europea lo sanno, e sicuramente le sinistre si schiererebbero dalla loro parte se qualcuno decidesse di applicare lo standard statunitense. Perché i poveri detenuti devono essere rispettati da quei cattivi dei carcerieri! Le solite assurdità di sinistra! Chiunque delinqua lo fa deliberatamente, e deve essere punito. Sicuramente non deve vivere a spese dello Stato, quindi deve mantenersi, e ovviamente deve pagare per il crimine che ha commesso, lavorando dalla mattina alla sera. Ma non solo i detenuti del 41 bis, tutti. Anche il signor Sulejmanovic: se fosse stato in un campo a lavorare non sarebbe stato costretto a stare in cella con i suoi pari. Convengo, certo, che i piccoli reati non debbano essere puniti così severamente, ma un punto, a mio avviso, deve essere chiaro: mantenimento autonomo e lavoro forzato, anche se differenziato e, soprattutto, certezza della pena. Ergastolo e castrazione per stupratori e pedofili, carcere da venti anni in su per gli omicidi, da quaranta per quelli aggravati, ritiro definitivo della patente e almeno cinque anni per chi guida in stato di ebbrezza, e vari anni di reclusione per tutti gli altri. E lavori forzati, sempre. Nonché la riapertura dei manicomi. Con questo metodo molti ci penserebbero due o tre volte prima di commettere un reato. E non punirei certo chi spara ai ladri durante una rapina in negozio. In ogni caso, chi commette reato lo fa perché lo vuole fare, quindi non si può lamentare se il carcere non gli piace. Non gli deve piacere, mi sembra ovvio. È chiaro che la detenzione deve avere anche un fine rieducativo, ma la sua funzione principale deve essere quella di punire i criminali, mettendoli in una situazione sgradevole in cui non possano nuocere. E finché non ci saranno nuove carceri, se fossimo in un Paese normale, i signori Sulejmanovic starebbero stipati nella loro bella cella insieme ai loro amici fino al termine della pena. E senza fiatare, perché non gliel'ha detto il dottore di compiere un furto aggravato. A quanto pare, però, secondo la Corte europea il povero Izet è stato trattato tanto male, e quelli da punire sono gli incaricati di fare rispettare le legge. Una legge che il povero Izet ha deliberatamente infranto, ma cosa importa, in fondo? Abbiamo di fronte l'esempio perfetto delle carceri americane, ma grazie alle sinistre e alla miopia dei gerarchi europei siamo alla fine noi cittadini a pagare vitto e alloggio, nonché buonuscita, ai criminali che infestano come un cancro la nostra società. |
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