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Calais caccia i clandestini.

Foto di Antares_89

Nella giornata di ieri, 22 settembre, è scattato il blitz della Polizia francese contro la cosiddetta 'giungla'. Ovvero un grande assembramento d'immigrati irregolari che, dalla zona sabbiosa vicino al porto di Calais, attendono di varcare lo stretto della Manica per raggiungere il Regno Unito. La maggior parte sono uomini afghani di etnia pashtun. Nei pressi della città francese, dove arrivano sia navi sia treni, i clandestini sostano a causa della chiusura del centro rifugiati Red Cross, a Sangatte. Dalle 7.30, come anticipato dal Ministro per l'Emigrazione Eric Besson, veicoli della Polizia hanno accerchiato il campo, ponendo in stato di fermo 278 clandestini, di cui 132 minorenni. All'arrivo delle autorità, circa 150 si sono radunati esponendo, in silenzio, striscioni in inglese e pashtun, che recitavano "Abbiamo bisogno di un riparo e di protezione. Vogliamo l'asilo e la pace. La giungla è casa nostra". L'operazione, com'era ovvio aspettarsi, ha diviso il Paese. Mentre per Besson la 'giungla' è "una base per i trafficanti di persone", come dichiarato in un'intervista a RTL, per altri è un 'luogo simbolo' dell'emergenza immigrazione. Tra questi, l'ex Ministro socialista Jack Lang, che afferma che evacuare la 'giungla' non farà che "spostare e forse aggravare un po' più il problema", e che "altre 'giungle' finiranno presto col fare la loro comparsa altrove". Ma l'intervento sembrava necessario, poiché lo stesso Ministro Besson, all'annuncio dello smantellamento, il 16 settembre, aveva parlato di un numero di immigrati che si aggirava tra i 700 e gli 800 individui. Il problema, del resto, non è solo francese. Ogni anno, infatti, circa nove milioni d'inglesi attraversano la Manica per andare in vacanza, e il pericolo incombe su di loro. I clandestini organizzano veri posti di blocco, dove fermano le autovetture e rapinano, armati di coltello, i turisti. Il motivo è accumulare abbastanza denaro da pagarsi la traversata. E nonostante le raccomandazioni ufficiali della Polizia francese di tenere i finestrini chiusi e le serrature bloccate, le denunce si sono, negli ultimi tempi, moltiplicate. La colpa, secondo il sindaco di Calais, Natacha Bouchart, è del Governo inglese, e delle sue politiche di "elemosina" verso chi chiede asilo politico, che, ovviamente, inducono gli irregolari a volere a tutti i costi attraversare la Manica. E il passaggio obbligato è, ovviamente, Calais. Innumerevoli e immediate sono arrivate le critiche delle organizzazioni umanitarie, che ritengono lo sgombero una violazione dei diritti umani. Tanto per cambiare, quando un Paese agisce contro l'immigrazione clandestina o contro qualsivoglia minoranza irregolare, viola, secondo loro, i diritti umani. Anche se lo sgombero non contrasta né con la legge francese né contro qualsiasi trattato internazionale. Inoltre, sarà un caso, ma non ho ancora sentito le proteste ufficiali dell'Unione Europea e dell'ONU. Magari è troppo presto, e forse arriveranno nei prossimi giorni. Sicuro è che, non appena l'Italia fa qualcosa di simile, anche se di minore portata, UE e Nazioni Unite elevano proteste ufficiali e immediate, minacciando sanzioni verso il nostro Paese. Perché, quindi, finora solo le organizzazioni umanitarie si sono sollevate contro l'operazione? Perché l'ONU non dice nulla? Siamo forse noi diversi dai francesi? Fatto sta che la 'giungla' di Calais è stata circondata e ripulita, e centinaia d'immigrati sono in stato di fermo. Come sarebbe giusto, tra l'altro, considerando che sono clandestini. Mi duole dirlo, ma dovremmo imparare, almeno in questo caso, dai francesi. Nonostante il Paese sia assai cosmopolita, nei confronti di una baraccopoli irregolare e pericolosa per l'incolumità dei francesi e degli inglesi di passaggio l'intervento è stato veloce e duro. Senza ascoltare le assurde proteste delle sinistre e di chi reclama diritti per i clandestini. Non è stato violato alcun diritto costituzionale: gli immigrati non erano francesi, non erano soggetti a doveri, non avevano un'identità riconosciuta e non pagavano le tasse. Perché, dunque, non arrestarli e demolire la loro baraccopoli? Mi sembra un diritto inviolabile quello dei cittadini di Calais e dei turisti inglesi di transitare nel porto senza timore di essere aggrediti e rapinati. E come non notare la presunzione e l'assurdità del pensiero di quei clandestini? In uno striscione vi era scritto "La giungla è casa nostra". Cosa? A me sembra che quello sia territorio francese, non patria di clandestini. È questo il ragionamento di molti di loro: se riescono a riunirsi, quel posto diventa casa loro, nonostante siano irregolari. Secondo me l'operazione era necessaria e assolutamente giusta giuridicamente. E le proteste di chi era contro sono infondate e in malafede. Perché le organizzazioni umanitarie che tanto parlano non accolgono quei clandestini nelle loro strutture? Perché li lasciano nelle loro baraccopoli, in mezzo a sporcizia e malattie? E perché l'ONU non fa nulla? Fosse per me, quando i clandestini sbarcano a Lampedusa, farei una sola cosa: li caricherei su un aereo e li depositerei a Bruxelles, a Strasburgo e davanti al Palazzo di Vetro. Se tanto hanno a cuore i clandestini, che comincino a darsi una mossa. È inutile e scorretto denunciarci e minacciare sanzioni per poi non affrontare il problema. Forse se ONU e UE si trovassero migliaia di clandestini che sostano davanti ai loro palazzi, si prenderebbero un po' più a cuore il problema. È una soluzione drastica, ma che secondo me aiuterebbe non poco a risolvere la situazione. Questa è un'ulteriore conferma dell'inutilità delle Nazioni Unite, che minacciano i Paesi come l'Italia solo perché cercano di difendersi dall'ondata di clandestini che li invade, ma non spendono una parola contro i regimi dittatoriali in tutto il mondo, come Iran, Libia, Venezuela, Cina, Corea del Nord, Cuba, e che non sembrano avere nessuna intenzione di mandare i Caschi Blu a risolvere il dramma del Darfur. Le sinistre, l'ONU e le organizzazioni umanitarie vogliono che ci teniamo i clandestini, magari pagandogli anche vitto e alloggio? Benissimo, basta che i soldi li diano Ban Ki-moon ed Amnesty International, e che siano Ferrero e Diliberto ad aprire le porte delle loro case. Il problema dell'immigrazione e dell'integrazione non si risolve accogliendo i clandestini, senza regolarizzarli, concedendo loro tutto senza pretendere nulla. L'immigrazione si risolve con l'immediata regolarizzazione dei clandestini, a patto che imparino la lingua e la cultura italiana, che trovino un lavoro e che, soprattutto, accettino di rispettare le nostre leggi, anche se contrastano con quelle della loro religione. Così ci si integra, non lasciando i clandestini nelle loro baraccopoli, centri di criminalità, o accogliendoli nelle nostre città senza che sappiano una parola di italiano, o concedendogli diritti legali anche se non hanno un'identità riconosciuta, o lasciando che applichino le loro leggi religiose al posto della nostra legge costituzionale, che noi italiani siamo tenuti a rispettare. La decisione di Besson è stata giusta, e dovrebbe essere di esempio per noi. La 'giungla' non è territorio pashtun, è territorio francese, e Lampedusa non può diventare territorio maghrebino, ma deve restare italiana. Non c'è razzismo in quello che dico. A chi mi accusa di questo, dico solo tre parole: legge, integrazione, reciprocità.

 
 
 
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