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Ancora scontri in Iran.

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I numeri sono contrastanti fra loro, ma una cosa è certa: l'Iran sembra aver finalmente capito qual è l'arma da usare contro il dittatore che da anni insanguina la nazione. Oggi la televisione di Stato, in lingua persiana, ha dovuto ammettere i 15 morti totali, mentre l'altra emittente in inglese ha parlato di cinque morti nella sola Teheran. Il capo della Polizia ha minimizzato, asserendo che i suoi agenti non erano dotati di armi da fuoco. Viene da chiedersi, a questo punto, che arma sia stata utilizzata per infliggere il colpo di arma da fuoco, come afferma il sito dei parlamentari riformisti Parlemanews, a Seyed Alì Mussavi, nipote del leader dell'opposizione. Casualità? Sembra assai strano. La manifestazione è stata organizzata nella commemorazione del terzo imam sciita, Hossein, nel 680 a.C., l'Ashura. Alla manifestazione hanno partecipato migliaia di persone, fra cui molte donne, e, alla fine, gli arrestati sono stati 300. Hanno anche fatto in tempo a impadronirsi di un camion dei Vigili del Fuoco, usando l'altoparlante per scandire slogan contro Ahmadinejad, come "Morte al dittatore!" o "Oh Hossein Mir Hossein!", associando il terzo imam al leader dell'opposizione. Durante la contromanifestazione organizzata dalle forze governative, Obama ha stigmatizzato la repressione, così come la Francia e l'Italia, per la quale "la vita umana costituisce un valore fondamentale" che va sempre difeso. Oggi sono stati arrestati diversi collaboratori del leader dell'opposizione, come il consigliere e il capo di gabinetto. Lo riferisce il sito web Jaras, mentre il sito conservatore Tabnak denuncia l'arresto del capo dell'organizzazione dissidente "Movimento per la Liberazione dell'Iran". Purtroppo sono costretto, dai fatti, a ripetermi. D'altronde, la colpa non è mia, perché, grazie a Dio, le manifestazioni di questo tipo sono sempre più frequenti nelle città del Paese forse più sanguinario e retrogrado del mondo intero. Sono state proprio le manifestazioni di piazza a far crollare il regime degli scià, instaurando quello degli ayatollah. È stata una manifestazione studentesca a distruggere lo Stato filoccidentale per crearne uno completamente diverso, nemico per antonomasia di quell'Occidente che sperava di usarlo come arma strategica, al pari della Turchia. Gli studenti hanno dato vita a questo regime, e ora devono tenerselo. Sono passati circa trent'anni da quella rivoluzione, e, forse, tra quei manifestanti c'è n'è qualcuno che, tre decadi fa, ha contribuito a creare il mostro contro cui adesso combatte. Non sarebbe così strano: avrebbe dovuto essere, all'epoca, assai giovane, e adesso sarebbe un uomo di mezza età. Chissà, se esistesse, come si sentirebbe. Di fronte ai Pasdaran che prima gli sembravano eroi, di fronte a quell'ayatollah che sta sostituendo degnamente il suo predecessore, di fronte a quello Stato che ha sognato e che ha creato. Io non so come mi sentirei, ma sicuramente non bene, e certo non in pace con me stesso. Ma queste sono solo supposizioni, parole che non servono a nulla, se non a creare un ambito di mistero e di fantasia. Quello che veramente importa è che il Paese si sta svegliando dal suo sonno di morte. Finalmente la rivoluzione e il Governo della shari'a non sono più tanto bramati dalla gente. Finalmente ci si accorge che quello degli ayatollah è un regime sanguinario che non ha nessun rispetto per la gente. Non segue la shari'a, ma il volere degli ayatollah di turno dell'ayatollah che ha il controllo più saldo. In effetti, solo da poco ho scoperto che i musulmani non hanno una vera guida, ma tanti ayatollah. In questo momento, ovviamente, chi governa è Khamenei, ma potrebbe benissimo essere qualcun altro. Chi ha combattuto per rovesciare gli scià adesso è combattuto nel cuore. Magari vedendo il figlio che va alle manifestazioni antigovernative e, forse, anche lui vorrebbe seguirlo, ma non lo fa per rispettare gli ideali che lo hanno convinto a partecipare alla Rivoluzione di Khomeini. Guarda i soldati che tanto ha ammirato combattere contro suo figlio, prendendo a manganellate chiunque si opponga al regime. Io credo che persone del genere esistano davvero. L'importante, tuttavia, è che la gente faccia una vera controrivoluzione, che tiri giù dal suo seggio il grande ayatollah e che mandi in esilio perpetuo il dittatore Ahmadinejad, responsabile della morte di così tanti innocenti. I numeri, come ho detto all'inizio, sono contrastanti, perché nessuno sa veramente quanta gente sia stata uccisa, nessuno sa veramente quanti colpi siano stati esplosi, o quante persone siano rimaste a terra per le percosse subite. Al contrario di quanto successe a Genova, chi è morto a Teheran l'ha fatto da innocente, per l'ideale di sconfiggere un regime sanguinario. Sicuramente non è morto lanciando un estintore contro i Carabinieri, per l''ideale' di rovesciare un sistema agli occhi di chiunque democratico, per instaurare un'anarchia della quale non capisce neanche il significato del nome. Chi ha orecchie per intendere intenda. Il nome non lo pronuncio, perché sacro, e tanto basterebbe per farmi chiudere il blog, penso. A Teheran, al contrario di Genova, chi è caduto l'ha fatto per rovesciare un regime che da anni si macchia di orribili delitti, e che non ammette, nella sua Costituzione, il termine 'democrazia'. Un Paese che fa paura al mondo intero, per le sue mire espansionistiche, per la sua volontà di cancellare Israele dalle mappe geografiche e, soprattutto, per un Presidente (o, meglio, un dittatore) che si paragona con gioia e riverenza a Hitler. Questo dovrebbe far pensare alle Nazioni Unite che bisogna agire al più presto, per evitare il peggio. Ma, evidentemente, i direttori dell'ONU, così come Ahmadinejad con Hitler, vogliono seguire le orme della Società delle Nazioni. Cioè la più stupida e inutile coalizione di Stati nella storia. Evidentemente vogliono aspettare la Terza Guerra Mondiale prima di intervenire. A quanto pare vogliono aspettare che Israele debba far esplodere tutti (si spera) i missili iraniani prima di intervenire, attirandosi contro tutti i Paesi islamici circostanti. La guerra porterebbe, chiaramente, a una crisi petrolifera, cioè una gran bella cosa, soprattutto per noi, che dipendiamo solo dal petrolio. L'unica cosa che potrebbe evitare questo è una nuova rivoluzione in Iran. Che scalzi Khamenei e il suo braccio armato Ahmadinejad dal loro trono. Creando un nuovo Stato. Non democratico come i Paesi occidentali (non pretendiamo troppo) ma che rispetti la vita umana per quello che è, e che abbia un diritto legislativo ben definito. Basta una rivoluzione.

 
 
 
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