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La Corte UE vieta il crocifisso.

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Fanno amaramente sorridere le parole di chi si ostina a dire che la Chiesa interferisce nella politica degli Stati, laici di diritto. Il sorriso è di compatimento, perché da quelle parole si evince la malafede ed il razzismo religioso degli ateisti che le pronunciano. Un razzismo che, come un cancro, sta invadendo la società civile, procedendo di pari passo con il tanto declamato multiculturalismo. Sarà forse la concezione di multiculturalismo che ha spinto le geniali menti dei giudici della Corte Europea a imporre all'Italia di rimuovere i crocifissi dalle aule scolastiche. L'esposizione del crocifisso, infatti, sarebbe "contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni" e fastidiosa "per i ragazzi che praticano altre religioni o che sono atei", e non si comprenderebbe come possa contribuire al pluralismo educativo. Il ricorso era stato presentato dalla finlandese Soile Lautsi, di Abano Terme ed esponente UAAR, che non sopportava che i figli fossero educati con un crocifisso nell'aula: la situazione, secondo lei, era contraria ai principi del secolarismo con cui voleva fossero educati i figli. Dopo vari scaricabarile tra le istituzioni, infine il TAR del Veneto non ha accolto il suo ricorso, sostenendo che il crocifisso fosse simbolo, oltre che di principi di tolleranza ed eguaglianza, della storia e della cultura italiana. La signora si è quindi rivolta alla Corte Europea, che le ha dato ragione: i sette giudici hanno inoltre stabilito che il Governo dovrà pagare cinquemila euro alla Lautsi per danni morali. Secondo padre Lombardi, portavoce vaticano, dispiace che il crocifisso "venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà", asserendo "Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea, che invece e' stato e rimane essenziale". Di amarezza parla la CEI, secondo cui "Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non e' solo simbolo religioso ma anche segno culturale", e notando il "sopravvento di una visione parziale e ideologica". Mentre Frattini annuncia il sicuro ricorso, che porterebbe il caso alla Grande Corte, Berlusconi afferma che, comunque, la sentenza non sarà coercitiva. Ancora, Frattini parla di "colpo mortale" all'Europa dei valori, e Bersani conviene che "un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno". Fini auspica che la sentenza "non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni", mentre la Gelmini dichiara che "la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione". Sulla stessa linea Alfano, Calderoli e Buttiglione. L'"Osservatore Romano" scrive che tra tutti i simboli percepiti dai giovani, la sentenza colpisca proprio quello fondante della cultura europea. A confermare la valenza puramente ideologica della sentenza sono le parole di Ezzedin el-Zir, dell'Unione delle Comunità Islamiche in Italia, che conferma come i musulmani non abbiano mai fatto una richiesta analoga a quella della Lautsi. Unica voce fuori dal coro Adel Smith, che lanciò fuori dalla finestra di un ospedale un crocifisso, che parla di "Sentenza inevitabile". Nessuna sorpresa, poi, che dalle ali dell'estrema sinistra giunga solidarietà alla Corte Europea: non bramavano altro per dare una patina di credibilità alle loro assurde precedenti pretese in materia. Grazie a Dio, non tutta la sinistra è dalla parte di questi folli, e la stragrande maggioranza del mondo politico fa quadrato contro un'imposizione tirannica. Che la sentenza sia così volgarmente abietta è testimoniato proprio dal fatto che i politici italiani superino le differenze partitiche per unirsi a difesa delle nostre tradizioni. Le quali, tuttavia, continuano a non essere riconosciute dall'Unione Europea, che si rifiutò di menzionare le radici cristiane nella cultura del continente. La realtà è che l'UE non vuole creare una comunione di Stati uniti diplomaticamente, per dare all'Europa una valenza politica sulla scena mondiale, ma omogeneizzare i Paesi in un unico blocco, dove ogni Nazione perda la sua identità e dove ogni cultura venga soppressa a favore di un grigio Stato unico. Immagine ben rappresentata dall'antiutopico romanzo "1984", di George Orwell: un mondo diviso in superstati, come Eurasia e Oceania, privi di cultura, e tetramente uguali nel loro abominio. Forse Orwell si è sbagliato solo di una trentina d'anni, poiché se le cose continuano così nel 2014 l'Europa potrebbe essere davvero simile a quella da lui immaginata. E quale modo migliore, per realizzare questo progetto, che eliminare la religione? Se adesso tolgono i crocifissi domani vieteranno l'ora di religione, e poi il catechismo parrocchiale: i cristiani dovranno tornare alle catacombe di duemila anni fa. Un paesaggio aberrante che pure alcuni supportano, giustificandosi con il primato del diritto e della laicità. Ma se fosse davvero il diritto a muoverli, allora la richiesta dovrebbe valere per tutti i Paesi. Peccato che non penso che gli Stati islamici reagirebbero positivamente, e se i sette giudici andassero a imporre la loro sentenza in Somalia o in Iran prenderebbero, se sono fortunati, solo una pallottola in fronte. Come affermato dall'intera scena politica, non è togliendo i crocifissi che si aiuta l'integrazione, e lo stesso el-Zir ha dichiarato che le comunità islamiche non hanno mai fatto un tale richiesta. Poiché, nel caso, dovrebbero riconoscere il principio della reciprocità, adottando le stesse misure nei loro Paesi: ipotesi alquanto improbabile. Eppure l'UE sarà fiera di questa sentenza, che non farebbe che impoverire le nostre tradizioni e indebolire la nostra cultura nazionale. A favore di chi, fondamentalisti musulmani in primis, non aspetta che questo per sferrare l'attacco decisivo, trasformando l'Europa in un califfato islamico. La sentenza non fa altro che gettare benzina sul fuoco del mio sentimento sempre più antieuropeista. Grazie al Signore in Italia vige il Concordato, e l'unione di tutte le forze parlamentari mi fa sperare che la barbara imposizione sia immediatamente rispedita al mittente. Quanto alla signora Lautsi, mi permetto di consigliarle di cambiare, oltre al cervello, Paese, perché qui la tradizione è cristiana, e qui la società si è fondata sui cristiani valori della tolleranza e della libertà. Non so quale sia la cultura che lei pensa di avere, ma quella italiana non può prescindere dalle sue radici. Radici cristiane che, come dimostrano migliaia di chiese in tutto il continente, sono il fondamento della società europea. E il fatto che l'UE non voglia riconoscerle dimostra solo la volgare ideologia staliniana, ateista e razzista che pervade gli attuali vertici e le idee dell'Unione. Il razzismo anticristiano prende sempre più piede: le istituzioni tentano in ogni modo di screditare, criticare e attaccare il Cristianesimo, con il sicuro intento di volerlo cancellare, riducendolo a una ridicola favola, pericolosa per la società. Esattamente come fece il Nazismo nei confronti degli ebrei.

 
 
 
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