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Razzista alla Corte Suprema.
Post n°24 pubblicato il 03 Giugno 2009 da Antares_89
Recentemente ha fatto scalpore la notizia della nomina, da parte del Presidente Obama, di Sonia Sotomayor come nuovo giudice, prima donna ispanica insediata presso la Corte Suprema. Il Presidente aveva affermato, in una recente intervista, che il nuovo giudice avrebbe dovuto avere "statura intellettuale, sapere rapportarsi alla gente comune e avere senso pratico su come funziona il mondo". Nessun riferimento all'imparzialità, nel suo discorso. Un vero peccato, perché la Sotomayor è assai conosciuta per le sue sentenze tutt'altro che imparziali. Di questo comportamento di parte a favore delle persone di colore non ha potuto fare a meno di parlare il Wall Street Journal, nonostante il suo articolo fosse più che equilibrato nel trattamento della nomina. Forti appelli sono giunti, invece, da vari editoriali, anche ricordando come i Democratici abbiano sempre tenuto un comportamento brutale e partigiano verso i candidati proposti dai Repubblicani nell'ultimo ventennio. In netto contrasto con le 'regole' che Obama vorrebbe imporre al Senato per la conferma della giudice. Tornando alle proprie radici socialiste, il Presidente ha confermato le proprie antiche posizioni, che ritenevano che, più che esperienza di diritto, un candidato dovesse avere empatia nei confronti di poveri e minoranze etniche. Il che significa favorire costoro nelle cause. Secondo lui il Senato dovrebbe apprezzare la storia personale della Sotomayor, cresciuta nei disagi e, per questo, empatica verso i poveri, piuttosto che considerare la sua carriera giudiziaria, controversa ed evidentemente razzistica, anche se alla rovescia. E, ovviamente, se un repubblicano si azzardasse, non sia mai, a criticare la scelta della Sotomayor diventerebbe automaticamente razzista e fascista. L'incoerenza della sinistra, a quanto pare, non è prerogativa solo della nostra sinistra, ma anche di quella americana. Evidentemente, Obama non ricorda il linciaggio mediatico dei Democratici (!) nei confronti del candidato repubblicano di colore Clarence Thomas, che pure avrebbe dovuto avere, secondo le sue idee, tutte le carte in regola per diventare giudice. Anche lui avrebbe dovuto essere empatico, data la sua origine afroamericana: nato, orfano di padre, in una capanna della Georgia, doveva andare a scuola a piedi perché solo i bianchi avevano diritto allo scuolabus, e lavorava di notte per pagarsi l'università. Incoerenza evidenziata anche dagli insulti e dai "Fascista!" verso candidati repubblicani ispanici o di colore, come Estrada, lo stesso Thomas, o Bork. Obama votò contro, nella nomina di John Paul Roberts, appoggiando le stesse tattiche violente e inquisitorie che adesso vorrebbe vietare nei confronti della povera piccola Sotomayor. E dire che i motivi per dubitare dell'onestà della candidata ci sarebbero: due terzi dei suoi giudizi da giudice d'appello sono stati invalidati dalla Corte Suprema, in cui presto siederà, in quanto palesemente di parte. Chiaramente a favore di poveri e non-bianchi. Appare scontato e giusto che la legge dovrebbe agire a prescindere dalla razza, ma è lampante come qualcuno la vorrebbe 'razzista al contrario'. Illuminante un discorso della candidata, che afferma come "... senz' altro una saggia donna latino-americana, con la ricchezza della sua esperienza, saprebbe prendere decisioni molto più assennate rispetto ad un uomo bianco che ha vissuto una vita ben diversa". Così, detto in inglese, non suona tanto razzista, ma basterebbe sostituire 'ariana' a 'latino-americana' e 'ebreo' a 'bianco' per rendere la frase degna di un portavoce del KKK o del migliore gerarca nazista. Dimenticando gli insulti e le ingiurie rivolte dai Democratici, lui compreso, ai candidati repubblicani in ogni occasione, Obama si permette di disprezzare il Senato e la legge, imponendo l'empatia come qualità caratterizzante di un giudice, al posto dell'imparzialità. Certo è abile a mascherare la reale situazione: la parola 'empatia' è positiva, non fa paura. Peccato che il suo significato, in questo caso, sia il pregiudizio e il trattamento di favore verso una delle parti in causa in base alla sua razza. Un concetto assurdo e illiberale, indegno di un Paese come gli USA. Evidentemente ci si vuole 'vendicare', Obama in prima linea, del vecchio apartheid americano, favorendo i cittadini di colore al posto dei bianchi, in una vera politica razzista. Chissà perché, però, solo la sinistra può accusare gli altri di razzismo e di fascismo, mentre loro sono sempre nel giusto. Se un repubblicano critica la Sotomayor (con cognizione di causa, dati i suoi precedenti) è un volgare razzista, mentre se lei favorisce un ispanico o un afroamericano contro un bianco è una benefattrice. Facile il parallelismo con l'Italia, dove appena un immigrato, magari clandestino, viene accusato, con tanto di prove, di un crimine subito la sinistra (estrema ma non solo) starnazza al razzismo e accusa gli inquirenti e, ovviamente, il Governo, di fascismo. Lo stesso discorso vale per i rom, una minoranza come le tante che esistono negli Stati Uniti, e che la Sotomayor è più che propensa a favorire. Il concetto di cui si parla è semplicemente allucinante, ed è un'altra prova dell'uso di due pesi e due misure nella politica. Dove la destra conservatrice, e magari cristiana, non può (giustamente) favorire i bianchi cattolici o le leggi del Magistero della Chiesa, pena l'accusa di razzismo e integralismo religioso, mentre le sinistre possono tranquillamente favorire i loro adepti e perseguire i loro piani, certe che le critiche non le raggiungeranno. Tipica del nostro Paese, per esempio, la redenzione di terroristi assassini come D'Elia, ex Prima Linea, i quali possono vagare liberi, magari pubblicizzando i loro libri o addirittura candidandosi alle elezioni, mentre le critiche e le accuse sono messe a tacere. La frase della Sotomayor, se pronunciata da un esponente repubblicano sulla superiorità di un cristiano su un musulmano, sarebbe stata subito oggetto di una critica violenta e velenosa da parte dei Democratici, e avrebbe fatto il giro del mondo mettendo in subbuglio le varie sinistre e centri sociali. E invece, guarda caso, se il razzismo è di parte democratica (evidente controsenso, ma pazienza ...) non fa notizia. Anzi, ci si complimenta con l'amministrazione Obama per la scelta di una donna, per giunta ispanica, come giudice della Corte Suprema Americana. Nessuno si preoccupa dei suoi precedenti, della sua evidente parzialità, del suo razzismo viscerale. O, meglio, chi se ne preoccupa diventa un fascista misogino e, magari, membro del Ku Klux Klan. Mi sto rendendo conto, e spero di non essere il solo, che Obama sia stato molto sopravalutato, e votato soprattutto perché afroamericano e nettamente in contrasto con la politica estera del suo predecessore. La sua politica estera, pezzo forte della campagna elettorale democratica, però, non sta certo riscuotendo buoni risultati, con Iran e Corea del Nord che si divertono con le bombe atomiche e i conflitti in Medio Oriente e Darfur che non accennano a placarsi. A riprova del suo fallimento le parole di Ayman al-Zawahiri, che lo considera un "criminale". E in politica interna, adesso, candida una razzista alla Corte Suprema, solo perché il suo è un razzismo inverso. E allora ai comunisti va bene. |
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