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Attentato a Berlusconi.

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Evidentemente Di Pietro è un veggente. Non era passato molto dalle sue esternazioni perché prendessero vita. Il Premier aveva appena finito un discorso affermando "Governo forte" e annunciando il più deciso impegno contro la mafia quando il quarantaduenne Massimo Tartaglia, da dieci anni in cure psichiatriche, l'ha colpito con una pesante statuetta del Duomo. Riparbelli, collaboratore di Berlusconi e vicino a lui, ha raccontato come il fatto sia accaduto in un attimo, e come Berlusconi, se non fosse stato fermato dalla sua scorta, sarebbe andato da Tartaglia a chiedergli il motivo del gesto. L'attentatore è stato immediatamente fermato dalla Polizia, sottraendolo alla folla, e adesso è al carcere di San Vittore con l'accusa di lesioni personali aggravate dalla qualità della persona offesa e dalla premeditazione, poiché in tasca gli è stata anche trovata una bomboletta al peperoncino. È adesso in una cella singola sorvegliato a vista, mentre il padre si è detto "costernato". Sarà il Gip a decidere se convalidare l'arresto. I servizi segreti hanno dichiarato la loro impotenza, dato che Tartaglia si era mescolato alla folla e la scorta era al massimo. Tuttavia, il Dipartimento per le Informazioni per la Sicurezza aveva da mesi consigliato attenzione, ricordando l'episodio del cavalletto. Berlusconi ha passato una notte tranquilla al San Raffaele, dopo aver ricevuto le visite di parenti ed esponenti del Governo, e la sua prima richiesta, oggi, è stata di leggere i quotidiani. Il referto parla di due otturazioni saltate, infrazione al setto nasale e labbro spaccato. Condanna da (quasi) tutto il mondo politico. "Esprimo la più ferma condanna del grave e inconsulto gesto di aggressione nei confronti del Presidente del Consiglio al quale va la mia personale solidarietà", ha dichiarato Napolitano, auspicando che i contrasti politici rimangano in Parlamento, e non con attentati. Ridicole le parole dell'ispiratore: Di Pietro ha affermato che il suo partito condanna l'aggressione (?!), ma che Berlusconi "con i suoi comportamenti e il suo menefreghismo istiga alla violenza", e condivide le rimostranze dei cittadini. Come se tutti quelli che non votano Berlusconi dovrebbero tentare di ucciderlo, in pratica. Fini, poi, finalmente dice la cosa giusta, definendo "inaccettabili" le parole del leader dell'IdV, dichiarando che la violenza non si può mai giustificare, di un "brutto giorno per l'Italia" e che "Si tratta di un gesto gravissimo di fronte al quale tutte le forze politiche hanno il dovere di manifestare una convinta condanna esprimendo solidarietà al presidente del Consiglio". Di offesa al popolo italiano e d'intolleranza parla Schifani, e Casini gli fa eco, mentre anche per Bersani il gesto è "inqualificabile". È la prima volta nella storia repubblicana che accade un fatto simile, come ricorda Zaia, mentre La Russa, Frattini e Scajola imputano al clima di odio creatosi, anche a causa delle manifestazioni contro la persona e non contro la politica. Borghezio aggiunge che il gesto è anche stato favorito dall'impunità assicurata dalle toghe rosse in materia di attacchi politici. Maroni sarà oggi in prefettura a Milano per un'informativa. Di vero e proprio "terrorismo" parla Bossi. "Esecrabile gravita" sono le parole contenute nel messaggio di solidarietà della CEI in riferimento all'accaduto, mentre la vicinanza è arrivata anche da Barroso. Si è scatenato, come prevedibile, il popolo di Facebook e Twitter, dividendosi. Da una parte "Massimo Tartaglia personaggio dell'Anno", "Tartaglia, (ovvero colui che ha spaccato la faccia a Berlusca)", "I had a dream... Grazie Massimo Tartaglia", gruppi con già 16mila sostenitori, dall'altra "Vergogna a Massimo Tartaglia assalitore di Berlusconi", "Uccidiamo Massimo Tartaglia", "Interniamo Massimo Tartaglia". Nella notte, intanto, è stato affisso alla cancellata del San Raffaele un cartello recitante: "Gli italiani veri sono con te sempre". Ed è così, infatti. Chi ha votato Berlusconi, cioè la maggioranza degli italiani, è con lui. Sterili e inutili le dimostrazioni di solidarietà dell'opposizione: sono stati proprio loro a demonizzare il Premier, accusandolo di ogni crimine possibile. E, come affermato dal Ministro della Difesa, il "No B day" ha concentrato l'odio non sul Presidente del Consiglio, ma su Silvio Berlusconi come persona. Ed è chiaro che uno schizofrenico a questo reagisce con gesti d'inconsulta violenza, poiché in Berlusconi vede davvero il demonio. Il problema dell'Italia è che non esistono più i manicomi veri, e i malati mentali possono vagare liberi e compiere questi gesti. Non è cristiano da dire, ma se fosse stato per me, avrei lasciato quel mostro nelle mani della folla. Non in modo da ucciderlo, certo, ma abbastanza da fargli capire cos'è la violenza e il dolore. Volgare, come sempre, e sempre più folle Di Pietro. Anche mia madre, intenzionata, mesi fa, a votarlo, adesso dice che ha completamente perso la testa. Invece di fare mea culpa persevera nella sua opera di odio verbale, aspettando che qualcun altro passi dalle parole ai fatti. Non vedo perché non dovrebbe essere accusato d'istigazione alla violenza. Ah, sì, il motivo c'è, considerando i giudici di oggi. Pari condanna, come detto, alla manifestazione di sabato scorso, che ha identificato nella persona, e non nell'uomo politico, il personaggio da eliminare. Quelli che conosco favorevoli al "No B day", che vedrò domani, probabilmente condanneranno l'accaduto, ma è stata proprio la loro iniziativa a scatenare quel pazzo. Prima della manifestazione dissi loro che, secondo me, facevano il gioco di Berlusconi, e, dopo questo episodio, non penso proprio che il Premier perderà consensi, anzi! Assurde le manifestazioni di solidarietà a Tartaglia sulla rete, alle quali, immagino, Libero non rimarrà certo immune. Dimostrano come l'odio pluriennale della sinistra nei confronti dell'uomo Silvio Berlusconi abbia fatto adepti, ragazzi che si sono, crescendo, avvicinati alla politica vedendo in Berlusconi il demone da distruggere. Non è certo escluso che si faranno altre manifestazioni, magari davanti al San Vittore, per chiedere la scarcerazione dell'attentatore. Con le sue continue esternazioni di odio e con le sue campagne elettorali basate solo sul fango gettato addosso a Berlusconi, la sinistra ha fatto sì che si verificasse il primo attentato a un Presidente del Consiglio dall'avvento della Repubblica. Magari qualcuno, forse molti, ne saranno felici, ma il fatto è gravissimo. Come ho già detto, la solidarietà espressa dalla sinistra sarà inutile fino a quando non ammetterà le sue implicite colpe. E sono proprio curioso di vedere se i consensi dell'IdV saliranno o scenderanno. Comunque sia, chiunque si feliciti di quanto accaduto è un verme, che meriterebbe la stessa sorte. Oscurerei i profili di Facebook e i gruppi che festeggiano l'attentato. La gravità del fatto è imparagonabile, ma il principio è lo stesso dei musulmani che festeggiavano l'attacco alle Twin Towers o quelli che gridavano "10, 100, 1000 Nassiriya": gioia per un fatto gravissimo e senza motivo. L'unica speranza è che i responsabili paghino: Tartaglia come colpevole, Di Pietro come istigatore e la sinistra in termini di voti. Viva Berlusconi!

 
 
 

Atene: terrorismo anarchico.

Post n°50 pubblicato il 08 Dicembre 2009 da Antares_89
 
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Mi dispiace parlare oggi, 8 dicembre, di violenza, ma la furia ideologica non si ferma certo per questa ricorrenza. Sono cominciate sabato le manifestazioni di piazza, in Grecia, per ricordare la morte di Alexandros Grigoropoulos, il 15enne ucciso un anno fa da due agenti di Polizia. Atene è stata tappezzata di manifesti riportanti "Non dimenticheremo, non perdoneremo", e, nonostante l'appello dei familiari di Alexandros, la manifestazione è degenerata, come sempre accade in questi casi. 6.000 agenti hanno dovuto fronteggiare centinaia di terroristi, che hanno lanciato sassi e molotov, distrutto vetrine e auto, e dato alle fiamme cassonetti. Vari licei sono stati occupati, mentre gruppi ai facinorosi hanno assaltato l'università, sostituendo la bandiera greca con quella rossonera anarchica. Durante l'attacco il rettore Kittas è stato aggredito e ferito alla testa, subendo poi un attacco cardiaco. Nonostante questo, anarchici hanno scritto sul sito Indymedia che il ferimento era solo una "montatura", erano "manipolazioni", ma la magistratura ha aperto un'inchiesta. "Non consegneremo Atene nelle mani dei vandali", ha dichiarato il Ministro dell'Ordine Pubblico Chrysohoidis; la Polizia ha quindi risposto ai manifestanti con cariche e lacrimogeni. Il partito di estrema sinistra Syriza ha allora avuto il coraggio di chiedere l'intervento del Premier Papandereou contro la "militarizzazione del conflitto", sostenendo che la Polizia fosse troppo violenta. Gli agenti sono saliti a 12.000, poiché i disordini sono continuati il giorno seguente, grazie anche ai sindacati, che hanno dichiarato una sospensione di tre ore per permettere ad altri esaltati di scendere in piazza. Non solo Atene ne è stata teatro, ma anche Salonicco, Patrasso e Ioannina, e i protagonisti sono stati soprattutto studenti delle scuole superiori. Il copione è stato, ovviamente, sempre lo stesso: molotov, sassi e incendi. Per la stampa "le cause dell'insurrezione del dicembre 2008 non sono state rimosse", e si scrive che gli incidenti sono stati meno gravi di quanto si temesse. Dopo tre giorni la calma è tornata, ma altri raduni sono stati organizzati per chiedere la liberazione degli arrestati. Che sono 150, mentre 1.000 sono i fermi (una ventina i minorenni), e decine i feriti. È stata la "prima rivolta locale a livello mondiale" per la Grecia, poiché i partecipanti provenivano da ventisei Paesi di quattro continenti. L'Italia ha fatto la sua bella figura, con cinque terroristi arrestati e in attesa del processo che avverrà il 16 dicembre. Davvero una bella figura la nostra, ma bisogna riconoscere che i nostri terroristi hanno una certa esperienza: dopo gli scontri del G8 di Genova quella greca sarà stata solo una scaramuccia. Spero che la giustizia ellenica sia veramente giustizia, e che quella feccia umana rimanga in carcere per tutto il tempo che si merita. Stesso discorso, chiaramente, per il resto dei 'manifestanti'. Ma quello che mi preoccupa seriamente è il modo in cui sono gestite queste situazioni. In particolare, rimango allibito vedendo che, puntualmente, sono i poliziotti ad avere il maggior numero di feriti. E solo perché devono rispettare le regole. Ma che regole sono?? Regole che permettono a terroristi anarchici di distruggere le città tranquillamente senza dare agli agenti la concreta possibilità di intervenire. Ottime regole davvero! Nessuno si stupirà quando dirò che, se fosse per me, quei terroristi li farei massacrare. La Polizia ha i manganelli? Sì, quindi perché non li usa? Perché quei selvaggi non tornano a casa dalla mamma con un braccio rotto o il naso spaccato? Non sono stati i cittadini normali a chiamarli, per distruggere strade e devastare tutto quello che capitasse loro a tiro. È assurdo che i feriti, tra loro, siano così pochi, soprattutto a fronte dei feriti tra gli agenti, molto più numerosi. Chiunque, se le mie regole venissero applicate, si azzardasse a lanciare una molotov andrebbe preso a manganellate finché non implora pietà, e poi arrestato. Niente fermi, che non servono a nulla, solo arresti. E che durino anni. Se fosse questa la prassi da utilizzare in questi casi sono sicuro che i terroristi ci penserebbero due volte prima di incendiare un cassonetto. Ma le regole sono diverse, e questo è il risultato. Una 'manifestazione', tra l'altro, indetta per commemorare la morte di un ragazzo che santo non era. La sua morte, accidentale, avvenne durante uno scontro fra il suo gruppo di giovani sbandati e due agenti. In pratica, se il 15enne fosse stato a casa a studiare, adesso sarebbe ancora vivo. Qualcosa mi riporta ancora al G8: anche lì qualcuno morì. Morì Carlo Giuliani. Un eroe per il mondo anarchico, che ha intitolato Piazza Alimonda a lui: "Piazza Carlo Giuliani - ragazzo". Anche se forse sarebbe stato più corretto scrivere "Piazza Carlo Giuliani - ragazzo con volto coperto che lancia un estintore contro una camionetta dei Carabinieri". Il significato suppongo sia uguale. Tratto l'argomento con molto tatto, perché Carlo è sacro, e qualcuno della sua razza potrebbe offendersi. Vorrei semplicemente ricordare come il "ragazzo" avrebbe potuto, al pari di Alexandros, rimanere a casa a fare qualcosa di utile. E invece ha preferito combattere contro i Carabinieri, che si sono difesi. Forse era proprio questo il suo sogno: diventare un martire dell'anarchia, un eroe nell'Olimpo del mondo del terrorismo di strada. Penso, tuttavia, che anche se Grigoropoulos non fosse morto, gli scontri ci sarebbero stati comunque. Perché i terroristi e gli esaltati non hanno bisogno di un motivo per incendiare i cassonetti e prendere a sassate la Polizia. Lo fanno semplicemente perché così dimostrano di essere 'contro'. Contro non si sa cosa, ma comunque 'contro'. E se in una di queste occasioni uno di loro muore, trovano anche un nome cui inneggiare, mentre sventolano la bandiera anarchica. Io non capisco come si possano difendere certe persone. Un anarchico cosa vuole dalla vita? A cosa punta? Se rovescia il sistema si creerà un altro sistema, anche se opposto al primo. Se vi fosse qualche anarchico che legge vorrei una risposta a queste domande. Chiaramente la morte di un ragazzo è sempre triste, ma in questi casi è perfettamente giustificata: sarebbe come partecipare a un incontro di boxe pretendendo di non essere colpito. Se una persona decide di lanciare un estintore contro i Carabinieri deve anche assumersi le responsabilità del suo gesto. Anche se la parola 'responsabilità' penso sia sconosciuta al mondo no-global. Gli scontri in Grecia sono sintomatici di quanta barbarie esiste ancora in Occidente, di quanta gente ancora si diverta a lanciare molotov, di quanti ragazzetti provino a imitare i coetanei del '68. Tutto questo non accadrebbe se le regole per la Polizia fossero normali, ma, poiché i terroristi sanno che i poliziotti non possono fare nulla, i disordini ci sono e ci saranno sempre. O, meglio, fino a che qualcuno non capirà come vanno trattate veramente queste 'persone'.

 
 
 

Svizzera: no ai minareti.

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Sono assai felice di veder scemare la mia antipatia nei confronti della Svizzera. Grazie a Dio, il referendum indetto dall'Unione Democratica di Centro ha ribaltato le previsioni, ottenendo il sì alla proposta di divieto di costruire nuovi minareti. Solo quattro dei ventisei cantoni hanno bocciato l'iniziativa, che ha avuto l'appoggio del 57,5% dei votanti. La nuova legge modifica la Costituzione, cui si aggiungerà la frase "L'edificazione di minareti è vietata", ma i quattro già esistenti non saranno abbattuti. Secondo i promotori dell'UDC, i minareti non hanno a che vedere con la religione, ma sono solo l'espressione del potere politico dell'Islam. "Si tratta di un messaggio, la società civile vuole mettere un freno agli aspetti politico-giuridici dell'Islam", dichiara il parlamentare Freysinger. Per il ministro della Giustizia, Widmer-Schlumpf, il risultato non fa bene all'immagine di Paese neutrale della Svizzera, ed è espressione delle paure causate dalle correnti islamiche fondamentaliste: "Il Consiglio federale riteneva che un divieto di edificare nuovi minareti non fosse uno strumento efficace nella lotta contro tendenze estremiste". Si congratula il leader del Partito Liberale Olandese di estrema destra, Geert Wilders, che chiederà al Governo di poter indire un referendum analogo anche nel suo Paese. Che potrebbe avere pari successo, poiché il suo partito è in grande ascesa. In Italia, chiaramente, esulta la Lega. "Occorre un segnale forte per battere l'ideologia massonica e filoislamica che purtroppo attraversa anche le forze alleate della Lega", dichiara Castelli, mentre per Rondini, "è un esempio che dovremmo recepire anche nel nostro Paese, dando subito corso alla proposta di legge Cota-Gibelli sulla regolamentazione dei luoghi di culto non cristiani, che fra le altre cose prevede l'obbligo di un referendum consultivo di fronte a qualsiasi richiesta di costruzione di nuove moschee". Il segnale, afferma Calderoli, dimostra "la necessità di mettere un freno agli aspetti politici e propagandistici legati all'Islam", e per l'eurodeputato Borghezio: "La selva dei minareti, oggi pericolosamente simbolo della minaccia terrorista islamistica più che luogo di preghiera, non cambierà il paesaggio dell'antica patria del federalismo e della libertà." Rincara Gasparri: "Anche la paziente Svizzera si e' stancata del dilagare di immigrazione e Islam", e "Anche in Italia dobbiamo proseguire nella politica del rigore. E' un nostro pieno diritto". Delusione per i musulmani svizzeri, con Yussef Ibram, del Centro Culturale Islamico che parla di "avvenimento catastrofico", mentre manifestazioni di protesta si sono verificate a Berna e Zurigo. Le comunità islamiche italiane vedono la decisione come tornasole della crescente islamofobia in Europa, anche se minimizzano, parlando di "questione paesaggistica". Amnesty International si dichiara "costernata" per una decisione che "viola la libertà di religione", e il Gran Muftì d'Egitto, Alì Gomaa, tuona "Insulto all'Islam!" e denuncia un "attacco" alla libertà religiosa, invitando i musulmani svizzeri a protestare legalmente e a tentare un dialogo con la società. Io non sono solito usare epiteti volgari nei miei post, ma questa volta la voglia di fare un'eccezione è tanta. Mi limiterò, tuttavia, a eufemismi. Per esempio, con che coraggio quel verme maledetto (eufemismo) di Gomaa parla di attacco alla libertà religiosa? Nella maggior parte dei Paesi islamici si possono forse costruire campanili? A me sembra l'esatto contrario. Nella maggioranza dei casi la costruzione di campanili è proibita, poiché il suono delle campane 'turberebbe' la spiritualità islamica di quegli Stati. Alla luce di questo, con che faccia si lamenta? E, al pari, come può Amnesty dirsi "costernata"? Faccio sempre più fatica a mantenere un linguaggio educato. Come riescono a parlare così? Perché non si sono mai detti costernati dal fatto che, come detto, in moltissimi Paesi musulmani non si possono costruire campanili? Hanno forse mai protestato? No, ovviamente, perché sono solo dei vigliacchi. Codardi senza ritegno che dietro alla maschera di difensori dei diritti umani nascondono la loro natura di pavidità e la loro continua prostrazione nei confronti di chi davvero quei diritti li viola. Come l'Egitto di Gomaa, che, con la scusa dell'influenza suina, ha fatto uccidere tutti i maiali degli egiziani cristiani. Perché il Gran Muftì non guarda in casa sua e non dimostra un minimo di obiettività e di coerenza? Perché, è ovvio, in certi casi i musulmani non possono essere obiettivi. In alcuni (ripeto, alcuni) casi i musulmani si accorgono che l'Islam è l'unica vera religione, e, poiché tutti gli altri sono infedeli, al livello degli animali, è giusto imporgli la legge di Allah. Senza, chiaramente, mostrare un minimo di reciprocità. Quante volte è successo questo? Non lo ricordo, perché sono innumerevoli. Quante volte Amnesty ha attaccato la pagliuzza nell'occhio dell'Occidente facendo finta di non vedere la trave nell'occhio del mondo islamico? Volgari codardi. E adesso voglio vedere cosa ne pensano gli ateisti che, talvolta, mi onorano della loro presenza. Saranno, per una volta, d'accordo con me? Perché non dovrebbero? Dopotutto è stata vietata l'imposizione di costruzioni religiose nelle città. E non voglio parlare dei campanili, che da secoli identificano le nostre città. Voglio sapere cosa ne pensano di questa decisione in particolare. Da parte mia, onore alla Svizzera, che per una volta raccoglie il mio più sincero appoggio, e onore al coraggioso Wilders, che, nonostante la sentenza di morte inflissagli dai fondamentalisti islamici, continua a impegnarsi attivamente contro il dilagare dell'estremismo musulmano. L'Europa ha radici cristiane, e nessuno può negarlo. Non si vuole imporre il Cristianesimo a nessuno, ma parimenti non ci devono essere imposte costruzioni di una religione che ci considera, nessuno escluso, maiali. Perché è questo il loro obiettivo: finanziati dai petrodollari dei fondamentalisti Stati del Golfo, i musulmani hanno più volte tentato di costruire 'città islamiche' nei Paesi occidentali, dove imporre la shari'a e vivere violando tutti i diritti umani e occidentali. Noi siamo l'Occidente e non possiamo permettere questo, perché andrebbe contro tutti i nostri principi. Il Vaticano esprime rammarico per la sentenza? È vero, poiché paladini della tolleranza, ma spero che chi sputa e getta fango a prescindere sul Papa non si appelli proprio a lui per contestare la sentenza. Plaudo all'UDC svizzero, che, come affermato dalla Lega, ci dà una lezione di civiltà. Non si devono distruggere i campanili che da più di quindici secoli ci guardano: si deve impedire che una religione che ci disprezza arrivi a imporre sulle nostre città i suoi simboli. Minareti che, com'è facile immaginare, verrebbero costruiti puntualmente più alti dei nostri campanili. Davvero è civiltà quella della Svizzera, e noi dobbiamo seguire il loro esempio, per impedire che il fondamentalismo musulmano prosegua nella sua subdola e silenziosa invasione della nostra Europa, approfittando dei diritti che gli concediamo per poi arrivare a imporci la legge coranica. È questo il nostro futuro se l'esempio svizzero non sarà seguito. Riguardo alla proposta della croce sulla bandiera italiana basta guardare il simbolo del mio blog per capire come, personalmente, la penso.

 
 
 

Tre sfide per la pace.

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Durante un forum a Gerusalemme, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha parlato di tre sfide che dovrebbero essere affrontate per riportare la pace, finalmente, in Medio Oriente. Alla presenza dell'ex-Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton, Netanyahu ha proposto una possibile via d'uscita dall'eterno conflitto israelo-palestinese. Secondo il premier, bisogna innanzitutto impedire che l'Iran del folle Ahmadinejad riesca a dotarsi di armi nucleari, poiché questo significherebbe il terrore continuo per tutti gli ebrei di essere spazzati via da una bomba atomica. Serve, inoltre, distruggere tutte le postazioni missilistiche di Hamas a Gaza e di Hezbollah in Libano, che bombardano incessantemente le città israeliane di confine, e, infine, respingere in blocco il tentativo di limitare il diritto israeliano alla sola autodifesa. Come negare che, se tutto ciò fosse applicato, il conflitto fra palestinesi e israeliani potrebbe giungere a quella pace tanto sognata e mai realizzata? Procedendo per i punti elencati dal premier, è chiaro che quello più importante riguarda l'Iran. "Il tempo stringe", ha affermato Netanyahu. Da vari mesi, infatti, tutto il mondo guarda con apprensione il procedere, lento ma costante, delle ricerche degli scienziati iraniani verso la costruzione della prima testata nucleare. Se queste ricerche non saranno bloccate in tempo, e il tempo è davvero poco, Ahmadinejad avrà la sospirata bomba atomica, con cui potrà minacciare non solo il "Grande Satana" Israele, ma anche tutti i Paesi liberi che i suoi missili a lunga gittata possono raggiungere. Eppure il mondo rimane immobile. Soprattutto chi dovrebbe garantire la pace, cioè la sempre più miope e inutile istituzione che è diventata l'ONU, resta ferma, in attesa che qualcosa succeda. Che qualsiasi cosa succeda. Come, per esempio, quando Tel Aviv sarà stata rasa al suolo da una bomba nucleare firmata Ahmadinejad, oppure quando il regime iraniano avrà abbastanza testate e abbastanza missili da minacciare il mondo intero. E magari lo stesso Palazzo di Vetro. Forse, allora, capiranno il loro errore, ma sarà ormai troppo tardi. Cosa dire, poi, del continuo bombardamento che Israele deve subire da parte di Hamas e Hezbollah? Quanti razzi sono caduti sul territorio israeliano senza che nessuna organizzazione internazionale dicesse niente? Eppure queste organizzazioni ci sono, ma non si preoccupano certo di Israele. In particolare, ovviamente, sto parlando di Amnesty International, che lamenta da anni le precarie condizioni di vita degli abitanti della striscia di Gaza, e che accusa Tel Aviv di colpire indiscriminatamente la popolazione civile. Non si sono mai chiesti perché Israele faccia così? Non penso che gli ebrei vogliano apparire al mondo come i cattivi soldati che uccidono i poveri palestinesi indifesi, che non hanno nessuna colpa. Non penso proprio che sia questo il loro obiettivo. Credo che sarebbe opportuno che Amnesty studiasse a fondo la questione, prima di parlare a vanvera. Che si chiedesse come mai gli israeliani bombardano le case. Cosa dovrebbero ottenere distruggendo qualche casa? Se fossero obiettivi, Amnesty ed Emergency, ammetterebbero quello che è sotto gli occhi di tutti. Sono i militanti di Hamas che piazzano i loro lanciarazzi sulle case e sulle scuole, in modo che Israele non possa distruggerli senza apparire al mondo come un Paese che uccide i civili per passarsi il tempo. I veri colpevoli sono proprio i membri di Hamas, che si fanno scudo della popolazione, ma questo l'ha mai ammesso Amnesty? Non lo ricordo. Quanto alla stessa popolazione, i casi sono due: se proteggono i terroristi e li supportano sono colpevoli come loro, e non si devono lamentare se un missile israeliano gli distrugge la casa, e se, invece, hanno solo paura dei terroristi e li assecondano sarebbe ora che si ribellassero, e fossero loro stessi a cancellare Hamas. Se i terroristi lasciassero Gaza perché Israele dovrebbe bombardarla? L'ultimo punto riguarda la limitazione che obbligherebbe Israele alla sola, semplice autodifesa. Il che significherebbe, in pratica, continuare a subire il lancio delle bombe di Hamas e Hezbollah, e, perché no, magari anche di quelle atomiche iraniane, senza fare nulla. Agire solo e se un esercito nemico invadesse il suo territorio. Non conosco a fondo cosa significhi questa limitazione, ma quanto detto da Netanyahu parla chiaro. Se la limitazione fosse accettata, Israele sarebbe costretto ad accettare passivamente i bombardamenti dei terroristi, fino a essere completamente distrutto dai missili nucleari che Ahmadinejad sta confezionando. È un'ipotesi assurda, e Israele non la accetterà mai, perché questo significherebbe la sua distruzione. Israele è un piccolo, seppur molto potente, Paese mediorientale, immerso in un gruppo di Stati islamici che non bramano altro che la sua distruzione. I musulmani a capo di quei Paesi e i loro elettori non accettano che uno Stato non musulmano spezzi la continuità islamica in quel territorio, soprattutto se abitato dagli odiati ebrei. Già una guerra c'è stata, brillantemente e facilmente vinta da Israele, ma il futuro cosa porterà? Il pericolo iraniano è incombente, e non si può privare Tel Aviv dell'iniziativa, qualora fosse necessaria. E necessaria potrebbe davvero rivelarsi, se l'Iran ottenesse la sua bomba atomica. Israele ha già programmato di distruggere con bombardamenti aerei ogni base di ricerca atomica e ogni postazione missilistica iraniana, ma non è detto che riescano a fermare tutti i missili. Ne basterebbe uno solo per incenerire completamente la capitale ebraica. Inoltre, un attacco preventivo da parte di Israele sarebbe immediatamente condannato dalle Nazioni Unite, la cui stupidità è fin troppo evidente. Ne deriverebbe, probabilmente, la Terza Guerra Mondiale. Siamo già in stato di guerra fredda, tra Tel Aviv e Teheran, e la guerra potrebbe diventare, in futuro, davvero calda. Confido che Israele riesca a distruggere tutti i missili iraniani prima che sia troppo tardi, e confido nel fatto che gli Stati Uniti agirebbero senza esitazione a favore degli ebrei. Al pari dell'ONU, è facile immaginare che l'Unione Europea rimarrebbe pavidamente neutrale, ma sicuramente Paesi come il Regno Unito e, spero, l'Italia, attaccherebbero Teheran e i Paesi islamici che si alleassero con Ahmadinejad. È uno scenario terribile, ma forse cancellerebbe definitivamente il pericolo islamico contro Israele. O, meglio, il pericolo che un intero Stato decida istituzionalmente che Israele vada 'cancellata dalla cartine geografiche'. L'unica speranza che questo non accada è riposta negli stessi iraniani. La rivoluzione islamica rovesciò il regime monarchico, e dobbiamo sperare che una nuova rivoluzione, che ha già dato le prime avvisaglie, smantelli il regime di terrore di Ahmadinejad e del suo amico Khamenei. Questo, unito ai tre punti elencati da Netanyahu, risolverebbe davvero, una volta per tutte, un conflitto che va avanti da troppi anni e che ha causato troppi morti. Distruzione delle organizzazioni terroristiche di Hamas e Hezbollah e di tutte le testate iraniane. È solo questa la soluzione.

 
 
 

La Corte UE vieta il crocifisso.

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Fanno amaramente sorridere le parole di chi si ostina a dire che la Chiesa interferisce nella politica degli Stati, laici di diritto. Il sorriso è di compatimento, perché da quelle parole si evince la malafede ed il razzismo religioso degli ateisti che le pronunciano. Un razzismo che, come un cancro, sta invadendo la società civile, procedendo di pari passo con il tanto declamato multiculturalismo. Sarà forse la concezione di multiculturalismo che ha spinto le geniali menti dei giudici della Corte Europea a imporre all'Italia di rimuovere i crocifissi dalle aule scolastiche. L'esposizione del crocifisso, infatti, sarebbe "contraria al diritto dei genitori di educare i figli in linea con le loro convinzioni" e fastidiosa "per i ragazzi che praticano altre religioni o che sono atei", e non si comprenderebbe come possa contribuire al pluralismo educativo. Il ricorso era stato presentato dalla finlandese Soile Lautsi, di Abano Terme ed esponente UAAR, che non sopportava che i figli fossero educati con un crocifisso nell'aula: la situazione, secondo lei, era contraria ai principi del secolarismo con cui voleva fossero educati i figli. Dopo vari scaricabarile tra le istituzioni, infine il TAR del Veneto non ha accolto il suo ricorso, sostenendo che il crocifisso fosse simbolo, oltre che di principi di tolleranza ed eguaglianza, della storia e della cultura italiana. La signora si è quindi rivolta alla Corte Europea, che le ha dato ragione: i sette giudici hanno inoltre stabilito che il Governo dovrà pagare cinquemila euro alla Lautsi per danni morali. Secondo padre Lombardi, portavoce vaticano, dispiace che il crocifisso "venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà", asserendo "Sembra che si voglia disconoscere il ruolo del cristianesimo nella formazione dell'identità europea, che invece e' stato e rimane essenziale". Di amarezza parla la CEI, secondo cui "Risulta ignorato o trascurato il molteplice significato del crocifisso, che non e' solo simbolo religioso ma anche segno culturale", e notando il "sopravvento di una visione parziale e ideologica". Mentre Frattini annuncia il sicuro ricorso, che porterebbe il caso alla Grande Corte, Berlusconi afferma che, comunque, la sentenza non sarà coercitiva. Ancora, Frattini parla di "colpo mortale" all'Europa dei valori, e Bersani conviene che "un'antica tradizione come il crocifisso non può essere offensiva per nessuno". Fini auspica che la sentenza "non venga salutata come giusta affermazione della laicità delle istituzioni", mentre la Gelmini dichiara che "la presenza del crocifisso in classe non significa adesione al Cattolicesimo ma è un simbolo della nostra tradizione". Sulla stessa linea Alfano, Calderoli e Buttiglione. L'"Osservatore Romano" scrive che tra tutti i simboli percepiti dai giovani, la sentenza colpisca proprio quello fondante della cultura europea. A confermare la valenza puramente ideologica della sentenza sono le parole di Ezzedin el-Zir, dell'Unione delle Comunità Islamiche in Italia, che conferma come i musulmani non abbiano mai fatto una richiesta analoga a quella della Lautsi. Unica voce fuori dal coro Adel Smith, che lanciò fuori dalla finestra di un ospedale un crocifisso, che parla di "Sentenza inevitabile". Nessuna sorpresa, poi, che dalle ali dell'estrema sinistra giunga solidarietà alla Corte Europea: non bramavano altro per dare una patina di credibilità alle loro assurde precedenti pretese in materia. Grazie a Dio, non tutta la sinistra è dalla parte di questi folli, e la stragrande maggioranza del mondo politico fa quadrato contro un'imposizione tirannica. Che la sentenza sia così volgarmente abietta è testimoniato proprio dal fatto che i politici italiani superino le differenze partitiche per unirsi a difesa delle nostre tradizioni. Le quali, tuttavia, continuano a non essere riconosciute dall'Unione Europea, che si rifiutò di menzionare le radici cristiane nella cultura del continente. La realtà è che l'UE non vuole creare una comunione di Stati uniti diplomaticamente, per dare all'Europa una valenza politica sulla scena mondiale, ma omogeneizzare i Paesi in un unico blocco, dove ogni Nazione perda la sua identità e dove ogni cultura venga soppressa a favore di un grigio Stato unico. Immagine ben rappresentata dall'antiutopico romanzo "1984", di George Orwell: un mondo diviso in superstati, come Eurasia e Oceania, privi di cultura, e tetramente uguali nel loro abominio. Forse Orwell si è sbagliato solo di una trentina d'anni, poiché se le cose continuano così nel 2014 l'Europa potrebbe essere davvero simile a quella da lui immaginata. E quale modo migliore, per realizzare questo progetto, che eliminare la religione? Se adesso tolgono i crocifissi domani vieteranno l'ora di religione, e poi il catechismo parrocchiale: i cristiani dovranno tornare alle catacombe di duemila anni fa. Un paesaggio aberrante che pure alcuni supportano, giustificandosi con il primato del diritto e della laicità. Ma se fosse davvero il diritto a muoverli, allora la richiesta dovrebbe valere per tutti i Paesi. Peccato che non penso che gli Stati islamici reagirebbero positivamente, e se i sette giudici andassero a imporre la loro sentenza in Somalia o in Iran prenderebbero, se sono fortunati, solo una pallottola in fronte. Come affermato dall'intera scena politica, non è togliendo i crocifissi che si aiuta l'integrazione, e lo stesso el-Zir ha dichiarato che le comunità islamiche non hanno mai fatto un tale richiesta. Poiché, nel caso, dovrebbero riconoscere il principio della reciprocità, adottando le stesse misure nei loro Paesi: ipotesi alquanto improbabile. Eppure l'UE sarà fiera di questa sentenza, che non farebbe che impoverire le nostre tradizioni e indebolire la nostra cultura nazionale. A favore di chi, fondamentalisti musulmani in primis, non aspetta che questo per sferrare l'attacco decisivo, trasformando l'Europa in un califfato islamico. La sentenza non fa altro che gettare benzina sul fuoco del mio sentimento sempre più antieuropeista. Grazie al Signore in Italia vige il Concordato, e l'unione di tutte le forze parlamentari mi fa sperare che la barbara imposizione sia immediatamente rispedita al mittente. Quanto alla signora Lautsi, mi permetto di consigliarle di cambiare, oltre al cervello, Paese, perché qui la tradizione è cristiana, e qui la società si è fondata sui cristiani valori della tolleranza e della libertà. Non so quale sia la cultura che lei pensa di avere, ma quella italiana non può prescindere dalle sue radici. Radici cristiane che, come dimostrano migliaia di chiese in tutto il continente, sono il fondamento della società europea. E il fatto che l'UE non voglia riconoscerle dimostra solo la volgare ideologia staliniana, ateista e razzista che pervade gli attuali vertici e le idee dell'Unione. Il razzismo anticristiano prende sempre più piede: le istituzioni tentano in ogni modo di screditare, criticare e attaccare il Cristianesimo, con il sicuro intento di volerlo cancellare, riducendolo a una ridicola favola, pericolosa per la società. Esattamente come fece il Nazismo nei confronti degli ebrei.

 
 
 
 
 

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