Venerdì 23 luglio la poetessa flegrea Annamaria Varriale ha vinto il campionato di poesia Ischia Poetry Slam svoltosi nello splendido scenario di Forio d’Ischia, sulla terrazza del museo civico del torrione Giovanni Maltese, meritandosi l’accesso alla finale nazionale che si svolgerà prossimamente a Milano nella Casa Alda Merini.

Annamaria Varriale vince l’Ischia Poetry Slam

Venerdì 23 luglio la poetessa flegrea Annamaria Varriale ha vinto il campionato di poesia Ischia Poetry Slam svoltosi nello splendido scenario di Forio d’Ischia, sulla terrazza del museo civico del torrione Giovanni Maltese, meritandosi l’accesso alla finale nazionale che si svolgerà prossimamente a Milano nella Casa Alda Merini.

L’evento, organizzato dall’Associazione Culturale Radici di Forio, presieduta da Luigi Castaldi, è stato condotto dalla scrittrice Carla Abenante.

La Varriale, non nuova a simili exploit – lo scorso ottobre ha vinto il concorso di poesia “L’amore: arte e sentimento” bandito e organizzato dal Circolo Letterario Anastasiano di Giuseppe Vetromile -, si è affermata dopo un acceso confronto con una nutrita griglia di poeti di alto livello tanto che la giuria ha avuto non poche difficoltà a esprimere le proprie preferenze. [… +

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Tra i tanti eventi culturali che caratterizzano questa calda estate puteolana – calda non solo in termini climatici ma anche di incendi visto quanto è successo più di una settimane fa nell’Anfiteatro Flavio dove sono andate in fiamme le gradinate in legno, costringendo l’autorità giudiziaria a porre l’aria sotto sequestro -, sabato 24 luglio, sul prolungamento del lungomare Sandro Pertini che si inoltra verso il Rione Terra ribattezzato Aret ‘E Blocc, il pittore Antonio Isabettini ha tenuto una conferenza sulla storia di Pozzuoli.

Aret’ ‘e blocche Isabettini racconta Pozzuoli

Tra i tanti eventi culturali che caratterizzano questa calda estate puteolana – calda non solo in termini climatici ma anche di incendi visto quanto è successo più di una settimane fa nell’Anfiteatro Flavio dove sono andate in fiamme le gradinate in legno, costringendo l’autorità giudiziaria a porre l’aria sotto sequestro -, sabato 24 luglio, sul prolungamento del lungomare Sandro Pertini che si inoltra verso il Rione Terra ribattezzato Aret ‘E Blocc, Antonio Isabettini ha tenuto una chiacchierata pubblica sulla storia di Pozzuoli.

Membro della commissione toponomastica del Comune e appassionato di storia patria, da anni Isabettini si batte affinché la memoria storica di Pozzuoli non cada nel dimenticatoio. In particolare il suo impegno è sensibilizzare l’attenzione della cittadinanza sul Rione Terra e sul suo futuro. Nonché sui tanti siti archeologici sparsi sul territorio, abbandonati nel degrado più assoluto. […]

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Si dice che la poesia sia poco seguita, eppure chiunque ieri sera fosse passato per la Darsena di Pozzuoli si sarebbe imbattuto in una folla di gente radunata nei pressi de Il Gozzetto per assistere alla presentazione del libro di poesie SASSI SULLA RIVA di Vincenza Di Francia, infermiera pediatrica con la passione per la poesia.

“SASSI SULLA RIVA”, LA POESIA DI VINCENZA DI FRANCIA INCANTA LA DARSENA DI POZZUOLI

Si dice che la poesia sia poco seguita, eppure chiunque ieri sera fosse passato per la Darsena di Pozzuoli si sarebbe imbattuto in una folla di gente radunata nei pressi de Il Gozzetto per assistere alla presentazione del libro di poesie SASSI SULLA RIVA di Vincenza Di Francia, infermiera pediatrica con la passione per la poesia.

La serata, che rientrava nella manifestazione POZZUOLI CITTÀ CHE LEGGE, organizzata da Angela Giustino con il patrocinio del Comune di Pozzuoli, il cui fine è dare spazio alla lettura ad alta voce, si è avvalsa della presenza in qualità di relatrice della poeta/scrittrice Angela Schiavone la quale, sia nel suo intervento introduttivo che nei successivi, oltre a mettere in risalto la forza espressiva delle poesie della Di Francia che traggono spunto dall’attualità – una parla dei bambini vittime della guerra in Siria, un’altra racconta la disperata ricerca della propria identità di genere rispetto alla propria natura biologica -, ha evidenziato che l’emotività dei versi non perde né forza né pathos quando dall’italiano la poetessa passa a scrivere in napoletano. In quest’ultimo caso particolarmente toccante la lettura affidata ad Angela Cicala di “Fiorella” dove si dà voce all’io di un ragazzo che si sente donna nell’anima il quale, per sopravvivere alle ipocrisie e alle cattiverie della società, è costretto a prostituirsi con il nome di Fiorella perché nella gelide carezze dei clienti trova il calore dell’amore a lui per sempre negato. […]

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L’incendio sprigionatosi ieri pomeriggio nell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, riducendo completamente in cenere le gradinate in legno dell’arena romana, riporta prepotentemente in auge l’annosa questione sulle reali competenze a livello locale relative alla tutela e manutenzione dei beni culturali sparsi sul territorio.

Pozzuoli, in fiamme le gradinate dell’anfiteatro Flavio

L’incendio sprigionatosi ieri pomeriggio nell’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, riducendo completamente in cenere le gradinate in legno dell’arena romana, riporta prepotentemente in auge l’annosa questione sulle reali competenze a livello locale relative alla tutela e manutenzione dei beni culturali sparsi sul territorio.

A prescindere dall’evento in oggetto, e al di là delle effettive responsabilità che saranno accertate dall’autorità giudiziaria – da ieri è in corso il rimpallo di responsabilità sul rogo tra chi le attribuisce al Comune e chi al Mibact e alla Soprintendenza -, ragionando in senso lato, sbaglierebbe chi asserisce che gli enti locali non avrebbero alcuna responsabilità nella gestione del patrimonio culturale del proprio territorio. […]

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Tra i massimi capolavori letterari di sempre, la Divina Commedia è tra quelli che sicuramente vanta un gran numero di saggi critici e analitici, alcuni dei quali non si limitano ad analizzarne la struttura compositiva, la storicità e il significato filosofico, ma, entrando nell’anima dell’opera, tentano di dimostrare come Dante non si fosse limitato a infondervi simbolicamente le proprie ideologie politiche e religiose. Bensì vi avesse trasfuso il proprio credo spirituale/misteriosofico di appartenenza rosacrociana in quanto avrebbe fatto parte, insieme ad altri stilnovisti, ai Fedeli d’Amore.

Dante templare e alchimista

Tra i massimi capolavori letterari di sempre, la Divina Commedia è tra quelli che sicuramente vanta un gran numero di saggi critici e analitici, alcuni dei quali non si limitano ad analizzarne la struttura compositiva, la storicità e il significato filosofico, ma, entrando nell’anima dell’opera, tentano di dimostrare come Dante non si fosse limitato a infondervi simbolicamente le proprie ideologie politiche e religiose. Bensì vi avesse trasfuso il proprio credo spirituale/misteriosofico di appartenenza rosacrociana in quanto avrebbe fatto parte, insieme ad altri stilnovisti, ai Fedeli d’Amore.

Sull’esoterismo di Dante, soprattutto tra il secolo scorso e l’attuale, sono stati scritti brevi saggi tipo L’ESOTERISMO DI DANTE di René Guénon (Adelphi), o tomi come IL LINGUAGGIO SEGRETO DI DANTE E DEI FEDELI D’AMORE di Luigi Valli (Luni Editrice). Tuttavia basta fare una ricerca su internet per rendersi conto quanto sia stato scritto sull’argomento. Da poco a questa enorme mole di libri e articoli si è aggiunto DANTE TEMPLARE E ALCHIMISTA di Primo Contro ( BastogiLibri),dal titolo quanto mai inequivocabile. […]

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Di Peppe D’Isanto, fondatore e titolare dell’omonimo negozio di strumenti musicali a Pozzuoli, in Via Pergolesi, scomparso da poche ore dopo aver lottato come un leone per oltre due anni contro un male incurabile, sono tanti i ricordi che porterò per sempre con me. Per lo più tutti legati alla comune passione per la corsa. Ma due in particolare mi resteranno per sempre nel cuore…

Diversamente da me che corro da quand’ero ragazzo, alla corsa Peppe si avvicinò in tarda età e mai avrebbe immaginato, come lui stesso ammise una volta mentre chiacchieravamo, di appassionarsi in maniera maniacale come poi avvenne.

Abitando nello stesso viale, spesso capitava che la mattina presto o la sera, andando o tornando da lavoro, Peppe mi incrociava correre insieme a un amico, a volte sotto il diluvio o con temperature rasenti lo zero. In quell’occasione candidamente ammise da par suo – Peppe era una persona sincera, se doveva dirti una cosa te la diceva senza farsi tanti problemi “perché il parlare chiaro è fatto per gli amici” – che quando ci incrociava ci reputava dei pazzi!

Ciao Peppe, continua a volare!

Di Peppe D’Isanto, fondatore e titolare dell’omonimo negozio di strumenti musicali a Pozzuoli, in Via Pergolesi, scomparso da poche ore dopo aver lottato come un leone per oltre due anni contro un male incurabile, sono tanti i ricordi che porterò per sempre con me. Per lo più tutti legati alla comune passione per la corsa. Ma due in particolare mi resteranno per sempre nel cuore…

Diversamente da me che corro da quand’ero ragazzo, alla corsa Peppe si avvicinò in tarda età e mai avrebbe immaginato, come lui stesso ammise una volta mentre chiacchieravamo, di appassionarsi in maniera maniacale come poi avvenne.

Abitando nello stesso viale, spesso capitava che la mattina presto o la sera, andando o tornando da lavoro, Peppe mi incrociava correre insieme a un amico, a volte sotto il diluvio o con temperature rasenti lo zero. In quell’occasione candidamente ammise da par suo – Peppe era una persona sincera, se doveva dirti una cosa te la diceva senza farsi tanti problemi “perché il parlare chiaro è fatto per gli amici” – che quando ci incrociava ci reputava dei pazzi! […]

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Oltre a quello con le pizze, a ricordarmi il calore familiare c’è un altro cartoccio che papà spesso aveva con sé quando la domenica rientrava a casa dalle sue passeggiate per il centro storico o dal lavoro se c’era dello straordinario da sbrigare. Mi riferisco a quello dei dolci che comprava in pasticceria lungo la strada prima di rincasare.

UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer)

Di seguito un breve estratto da UN UOMO BUONO (mio padre malato di Alzheimer) (Edizioni Helicon)

[…] Oltre a quello con le pizze, a ricordarmi il calore familiare c’è un altro cartoccio che papà spesso aveva con sé quando la domenica rientrava a casa dalle sue passeggiate per il centro storico o dal lavoro se c’era dello straordinario da sbrigare. Mi riferisco a quello dei dolci che comprava in pasticceria lungo la strada prima di rincasare. A quei tempi la domenica era davvero un giorno di festa con una propria sacralità che tutti rispettavano, compresi i commercianti che si guardavano bene dall’alzare le saracinesche anche in quell’occasione.

La domenica tutta la famiglia era riunita, pertanto il sabato la padrona di casa decideva cosa avrebbe cucinato di speciale per il giorno dopo. In casa mia il menù domenicale lo concordavano mamma e nonna Giovanna con l’ausilio di zia Tetta. Il pranzo quasi sempre consisteva in: pasta con il sugo di ragù; carne al ragù che la nonna iniziava a cucinare il sabato sera, o braciole con contorni vari e crocché di patate, arancini di riso, finocchi e carciofi fritti; frutta e dolce. […]

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Condannata a vivere

Condannata a vivere

Il racconto che segue appartiene alla raccolta di racconti L’UOMO CHE REALIZZAVA I SOGNI pubblicata con Amazon a dicembre 2019.

Mentre nella sala congressi del lussuoso albergo di Davos era in corso la conferenza sulla globalizzazione e sul preoccupante aumento demografico nei paesi sottosviluppati, in un remoto casolare di montagna, al confine tra Svizzera e Italia, un gruppo di sconosciuti discuteva intorno ad un tavolo rotondo. Il lampadario sospeso a mezz’aria proiettava sulle pareti le grottesche ombre dei presenti. Il fuoco del camino riscaldava l’ambiente. La discussione durò tutta la notte. All’alba, quando i primi raggi di un tiepido sole svelavano le cime innevate delle alpi, i partecipanti all’assise si alzarono soddisfatti stringendosi calorosamente le mani. Ognuno fissava compiaciuto il proprio segretario riporre nella ventiquattrore le copie del documento messo a punto.

Sul marciapiede il manifesto pubblicitario ritraeva l’uomo nel lettino d’ospedale, il volto pallido e scarno, lo sguardo spento, la maschera dell’ossigeno sul viso, la flebo nel braccio. La scheletrica mano stringeva quella della donna dall’aria triste al suo fianco. Entrambi fissavano con dolore l’obiettivo fotografico. A margine del manifesto, la didascalia recitava: CONDANNATO A VIVERE. Di lato alla foto era scritto: Philip J… nato il 23.06.1980; affetto da tumore linfatico. MALATO TERMINALE. […]

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