Creato da e_d_e_l_w_e_i_s_s il 16/06/2012

C'est la Vie

Il bello, il brutto ... e il così così

Messaggi di Settembre 2018

* Voglio fare la casalinga!* * Ma che...davvero?!?*

Post n°676 pubblicato il 30 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

"Lasciavo un biglietto d'invito nelle portinerie, domandando ai custodi di diffonderlo, ripassavo dopo qualche giorno e raccoglievo le adesioni".

Fu
così che negli anni Settanta alcune  casalinghe finirono  nell'obiettivo di Liliana Barchiesi, in mostra fino a oggi al festival di Castelnuovo Fotografia.
Spaccati di vita, di società e di donne immortalati fra interni, arredamenti  e moda.

























Guardando queste foto, ho rivisto , per certi aspetti, mamma.
Casalinga per passione, forse anche per vocazione ma certamente per necessità.
Risuonano dentro le sue frasi:

un lavoro, il mio, non riconosciuto
neppure da voi che tornate e trovate pronto, pulito, lavato e stirato.
Ogni giorno.
Che se avete bisogno 24 ore su 24 io ci sono, pronta e a disposizione …sempre.
Mi va di lusso che non mi tocca, come alla Pinuccia, alla Carla, alla Lucia  
chiedere i soldi a papà per comprarmi le scarpe o la borsa nuova,
per andare dal parrucchiere
o per comprarmi il vestito lilla…
 



Da noi ci sono circa 7.000.000 di casalinghe e la loro età media è di 60 anni, ma 625.000 hanno un’età compresa tra i 20 e i 34 anni. Giovanissime.
Il motivo principale per cui non cercano lavoro , ci dice l'Istat,  è familiare:  un anziano da accudire, un bambino da crescere,  fratelli più piccoli o disabili cui badare.

Per alcune è uno stop obbligato e noioso e senza gratificazione. Talvolta frustrante.

Per altre un obbligo  perché il lavoro non c’è.

D’altro canto, però,  non invidiano certo quelle donne-lavoratrici che passano otto ore dietro una macchina cucendo o incollando e poi, una volta a casa, si trovano la polvere da passare, i panni da stirare, le lavatrici da stendere, i figli da portare dal pediatra: insomma si tolgono la ‘divisa’ da lavoro e si mettono il ‘grembiule’  da casalinga.

Per qualcuna è una scelta temporanea con l’intenzione , poi, di entrare nel mondo del lavoro:  un rischio enorme e una speranza spesso disattesa perché i curricula vuoti o interrotti non depongono mai a favore, specie oggi  che  ricerchiamo e vogliamo quella parità sul lavoro tuttora talvolta negata.

Eppure, alcune di loro ,  in alcune interviste, dicono, che oggi accudire la famiglia ed essere angeli del focolare conta più dello stipendio a fine mese  e  della realizzazione personale.

Siete d’accordo?

 
 
 

A macchia d'olio

Post n°675 pubblicato il 27 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

Si espandono  senza ostacoli.
Velocissime e invadentissime.
Sono le fake news che rimbalzano con condivisioni da record.
Molto più delle notizie vere.
Vale in tutti gli ambiti:  dalla conoscenza, alla scienza, dalla cronaca alla sanità.
In vetta ci sono le notizie che riguardano la politica.

Va detto per onestà che le fake non sono nate con Internet: le notizie strampalate sono sempre esistite. L’abuso delle  rete  e dei social però ne ha amplificato l’eco.  


Molte sono costruire a tavolino da menti sveglie e truffaldine.
Una telecamera, per esempio, riprenderebbe  il viso di un ignoto che parla,  poi le sue espressioni verrebbero  “traslate” sul viso del politico designato o del VIP segnalato.

E qui l'uso di Photoshop&C.  è strumento essenziale.

I creduloni vanno a nozze: sono scettici verso il vicino o il collega,  ma come dubitare della  news  che rimbalza, si gonfia e poi come un palloncino di elio scoppia?

Risultati di esperimenti mostrano che riportiamo molto più spesso e volentieri  le storie false perché  ci attraggono di più e le memorizziamo facilmente sia perché accrediterebbero la nostra opinione in merito , sia perché attesterebbero il nostro comune disprezzo per personaggi e/o situazioni.

Uno studio condotto su oltre 3.000 persone suggerisce però anche un'altra  possibile risposta: potremmo essere facili prede delle bufale per una sorta di pigrizia mentale o resistenza a impegnarci a ragionare su un tema.

Di bufale se ne fa un gran parlare e un gran scrivere.
L’ultima riguarda l’incendio sul Monte Pisano  e fatta circolare dagli utenti in rete.
Sicuramente  tutti voi ne ricorderete qualcuna.
Io ne ho scelte alcune,  a random































Da oggi però tutto cambierà. Assicurano.

La Commissione europea infatti ha stilato il codice di condotta: “ una tappa importante nella lotta contro un problema sempre più diffuso e che minaccia la fiducia degli europei nel processo e le istituzioni democratiche",  leggiamo
E Google, nel suo 20° compleanno, insieme a Facebook , a Twitter,  a Mozilla concorda e aderisce all’adozione di misure volontarie per evitare la diffusione di fake news.

Che dite da domani non leggeremo più di bufale?

Se non ci fosse in ballo il rinnovo del Parlamento UE a maggio 2019 e il timore di creare casi mediatici tipo Brexit-bis o Trump-bis  saremmo arrivati comunque a questa decisione?


... a  pensarci bene, però, peggiore attività del costruire una notizia  bufala  è  la mala informazione: quell’informazione che varia da testata a testata,  che distorce il fatto o che manipola e veicola la notizia a proprio uso e consumo perché da lei non ci si sottrae e caschiamo dentro, volenti o nolenti,  la trappola della faziosità.

 

 
 
 

Guardarsi e non riconoscersi o una vittoria sulla vita?

Post n°674 pubblicato il 23 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

È senz’altro il nostro biglietto da visita ed è  la prima cosa che gli altri notano di noi :
il viso.
Per alcune persone però il volto può diventare un problema non solo estetico ma anche funzionale .

Si chiama trapianto di faccia e non ha nulla a che fare con il liftare le rughe o il rimodellare il naso, la bocca o gli zigomi.
In realtà  è un trapianto di parti muscolari del volto gravemente leso e mutilato per  incidenti con armi da fuoco o con prodotti gravemente ustionanti o per  malattie che provocano una deformazione  perenne del profilo e dei lineamenti.


La prima paziente a convivere con un viso nuovo è stata Isabelle Dinoire, una donna francese rimasta sfigurata in seguito all’attacco del proprio cane. Aveva perso l’uso dell’intera parte inferiore del volto, tanto da non poter più neppur aprire la bocca per nutrirsi.
Dopo l’ ok della commissione etica, fu operata ricevendo parte del volto di una donatrice.
Era il 2005.

Da lì, 10 anni più tardi,  toccò a un pompiere  del Mississippi che era rimasto completamente sfigurato   in un incendio  ; poi a una giovane donna che in preda alla disperazione tentò il suicidio e si sparò al volto  deturpandolo in maniera definitiva e invalidante.

Oggi, per la prima volta al  Sant’Andrea di Roma, su una donna di 49 anni affetta da una malattia genetica, è stato trapiantato il volto. Un intervento durato 20 ore e effettuato da un’equipe di pluri specialisti specializzati.
La donatrice è una ragazza di 21 anni.
Il bollettino medico riferisce il buon esito dell’operazione.
La prognosi ovviamente è riservata.

 

I problemi a seguito di interventi così invasivi sono molteplici  : primo fra tutti quello del rigetto e perché sottovalutare l’accettazione di se stessi e  la riabilitazione? 
Il semplice battito inconsulto delle palpebre diventa un esercizio,  il sorridere una pratica da re_impostare, la circolazione del sangue fra i tessuti  ha da adeguarsi, la pelle da adattarsi.

Nessun cadavere che cammina perché il volto  che si ottiene è un mix dei tratti del viso del donatore con quelli del ricevente.





























Già pensare di vivere con il fegato, le cornee o il rene di un'altra persona  sconquassa l’equilibrio psicologico, immaginare di svegliarsi con una faccia di un altro, tutta nuova,  è un guardarsi e non riconoscersi più?

E’ una ri_nascita che costa ma che permette di sorridersi ancora e di sorridere alla vita?

O,  per quanto progresso e conquista sia, è un andare contro all’etica?


 

 
 
 

Cose antiche, che oggi non s'usano più

Post n°673 pubblicato il 21 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

"Mamma, mamma, c’è una busta per te!"

Un po’ emozionata leggo il mio nome.
Con mani incerte quasi a non voler st rappare la carta la apro.
Dentro c’è un foglio di carta ecrù e un po’ ruvida.
E’ una lettera.
Dice più o meno  così:

Cara Elena,
ho provato a cercarti su facebook ma non ci sei.
Ho guardato sull’elenco telefonico e non ci sei e non so il cognome di tuo marito.
Ho chiamato tuo papà e mi ha dato il numero del tuo cellulare
però mi ha detto che non rispondi ai numeri sconosciuti.
L’ho richiamato e mi ha dato il tuo indirizzo.
Sono Piera. Tua cugina.
Ti ricordi di me?
Sono passati 40 anni: tu eri una ragazzina e io una giovane donna.


Poi continuava.

Non so voi ma io non so quantificare quanto tempo sia passato dall’ultima volta che ho ricevuto una lettera.
Cose di altri tempi, ormai.
Antiche.

Facebook ha soppiantato il caro vecchio elenco telefonico e i telefoni fissi sono sempre meno, WhatsApp  connette milioni e milioni di persone, i messaggi  immediati hanno sostituito le lettere e la posta.
























Ho provato a chiedere a mie figlie che cosa non fanno più da quando è entrato Internet nella loro vita.

Una mi ha detto: *Quando ero piccola facevo il solitario con le carte, oggi al pc. Ma è più noioso, sai.*
L’altra ripensa a quando registrava i cartoni animati;  oggi guarda le fiction che le interessano in streaming.
La piccola ricorda il cd  con le canzoni del suo cantante preferito perché Youtube non c’era.
In coro dicono: una volta, per ben che andasse, c’erano nelle riviste delle pagine dedicate al trucco, al look, alla cucina, oggi ci sono i tutorial per tutto e per fortuna!

E a voi viene in mente qualcosa che facevate allora e che oggi, grazie o per colpa di Internet, non fate più?


 
 
 

Quei mestieri antichi che non moriranno mai

Post n°672 pubblicato il 20 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

Quando il 20 settembre 1958 la legge Merlin mise fine alle case chiuse, forse, pensava di debellare una piaga vecchia quanto il mondo.
Della prostituzione si hanno testimonianze durante il Regno di Babilonia, nell’antica Grecia e Roma e persino nel libro della Genesi.
Anche il Vangelo di Matteo ne parla e nella parabola dei due figli mandati nella vigna Gesù dice : «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio»
Per la Chiesa Cattolica Romana, la prostituzione era di fatto tollerata perché si riteneva evitasse peccati maggiori come la sodomia e la masturbazione.

Comunque, 60 anni fa le case chiuse furono 560 e ospitavano circa 2.700 prostitute che si sottoponevano a controlli sanitari regolari.
Molti ragazzi venivano iniziati al sesso e alla vita adulta passando, accompagnati dal padre e con il placet della famiglia , dai casini.
C’era un tariffario.































All'epoca la legge Merlin si diceva  liberasse le donne da un sistema di semi-schiavitù.

Così non è stato.

La legge del mercato è chiarissima: se c’è domanda c’è offerta  e quindi  le prostitute hanno continuato e continuano ad esercitare sulle strade.
Senza controlli medici  e di  quelle sanzioni per chi trasgredisce la legge tutti se ne fregano. Come se ne fregano delle lamentele degli abitanti dei quartieri in cui l'andirivieni di auto e donne disturba.

Oggi c’è  chi spera in una riapertura delle case chiuse e, nell'ottica della regolamentazione, perché non rendere ufficiale il mestiere più vecchio del mondo con un bel  740 da compilare scrupolosamente  mettendoci  magari  pure gli studi di settore?
C’è  però chi inasprirebbe la legge Merlin ma anche chi lascerebbe tutto così com'è.
Un casino, appunto!

Qualcuno parlando di prostituzione pensa al  racket e qualcun altro  si dà pena per le povere ragazze  a cui viene promesso un futuro da sogno: io non sono convinta che siano poi così sprovvedute.
E non credo neppure alle storie alla Pretty Woman.


Non vi chiedo se siete d’accordo con la legge Merlin o con  la riapertura dei bordelli ma

secondo voi cosa spinge una donna a fare la prostituta e un uomo a ricercare il sesso a pagamento,  a tempo e con una sconosciuta?



 

 
 
 

Racconti di ordinaria gentilezza

Post n°671 pubblicato il 01 Settembre 2018 da e_d_e_l_w_e_i_s_s
 

 

- Sapete cosa mi è successo oggi? - raccontava ieri la mia collega - un fatto che ha dell’incredibile:  ho parcheggiato nel posteggio XYZ e mentre stavo aprendo la portiera dell’auto mi si avvicina una tipa. Mi sorride e mi dice:
"
Senti, il mio biglietto scade fra 1 ora e mezzo.
Se lo vuoi, te lo cedo"
 
E ha teso la mano.
Lì per lì sono stata indecisa, poi le ho sorriso, l’ho preso e l’ho ringraziata.-
       

Perché la sconosciuta lo avesse fatto era la domanda che rimbombava sua nella mente : faticava a pensarlo come un gesto di sola gentilezza.

Quasi che alle gentilezze gratuite e di un'estranea poi! non si sia più abituati.

Sono convinta che tutti noi siamo stati soggetto o oggetto di quel sentimento che tanto piace e tanto fa bene ma
























nel via vai di gente tutta presa dentro i fatti  suoi , non  c’è tempo per pensare ai piccoli gesti gentili che colorano e riempiono le nostre giornate.

Per qualcuno anche un sorriso o un buongiorno alla fermata del tram è una gentilezza.

A lei viene in mente di quella volta che davanti alla stazione una bici era per terra e  un passante fra tanti s’è fermato, l’ha raccolta e l’ha posizionata dentro gli appositi spazi.

Ricordava lui di quella volta che in aperta campagna è rimasto con l’auto in panne e il cellulare l’aveva dimenticato a casa. Passavano i minuti. Passsava una Panda e i due ragazzi si sono fermati  e attivati per aiutarlo.

Sulla gentilezza s'è scritto di tutto e di più: frasi e aforismi letti e riletti che sanno di troppo melenso e di troppo filosofico.


Concretamente, avete ricevuto o offerto  una gentilezza inaspettata e ne siete rimasti particolarmente colpiti?


Vi va di raccontarlo?

 

 
 
 

 

 

 

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