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« nebbiaAdieu »

Cossiga

Post n°1332 pubblicato il 09 Novembre 2008 da ossimora
 

Copioincollo e rilancio il post di Miti

(ed in fondo Adalberto che invita a non sottovalutare )

che argomenta non senza indignazione ma con un certo a plombe ,a me fa infuriare sentire ,un personaggio così ambiguo come Cossiga ed ancora di più coloro che (governo,polizia stessa,opposizione ,presidente )stanno zitti zitti,penseranno alla demenza senile o cosa?

Premessa: Qualche giorno fa, dopo aver letto e qui riportato l'intervista rilasciata da Francesco Cossiga a QN, mi ero stupita che il tam tam si fosse fermato ai blog. Nessuna ripresa dai quotidiani a tiratura nazionale, pure avvezzi a citazioni reciproche, soprattutto se a parlare è un maggiorente dell'uno o dell'altro schieramento, ancor più soprattutto se le dichiarazioni si prestano a polemiche e a mortiferi dibattiti. Nulla. Per qualche giorno, silenzio. Poi arrivò Piazza Navona, e lì Curzio Maltese di colpo se ne ricordò, di quelle pesantissime parole. E le citò, inquadrandole in un episodio che molto aveva e continua ad avere di poco chiaro. Poi, di nuovo, l'oblio.

Ora Francesco Cossiga è tornato a parlare. Tanto sa di poterlo fare. E le sue parole suonano ancor peggio di prima. Estrapolo, in attesa di recuperare in rete il testo integrale della lettera aperta da lui inviata al capo della polizia Manganelli (nomen omen?):
"Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti[...] Bisogna disporre "che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino"[...]"l'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio un vecchio, una donna o un bambino, rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita".[...] Tutto questo per creare "la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unità, li sorregge".

Il punto è che non mi bastano le dichiarazioni di Fini. Non mi basta che qualcuno si alzi e di nuovo punti il dito contro gli studenti, fosse anche per dipingerli a tinte pastello, fosse anche per sostenere il solito bla-bla-bla delle minoranze violente e delle maggioranze disponobili al dialogo. Quasi che il dialogo fosse un pic nic in campagna e non il più difficile esercizio che la democrazia ci chiede.

No. Non è lì che si punta il dito. Il dito va puntato verso il senatore Cossiga, verso ciò che egli è oggi e ciò che egli è stato in passato. Ed a lui che va chiesto conto e ragione di parole inqualificabili, ingiustificabili, intollerabili.

Senatore Cossiga, lei non ha rispetto della democrazia nella quale vive,
di noi cittadini
nè dello Stato che dovrebbe aver giurato di servire.

ne parla anche snoopy68 qui

Cossiga scrive a Manganelli e insulta L'Unità:

La risposta dell'Unità a Cossiga

«Se l'ex presidente Cossiga si fosse limitato ad accusarci di "istigare" qualcuno, avremmo volentieri evitato di rispondergli. L’Unità è sotto gli occhi di tutti e ciascuno può facilmente verificare il contenuto e il tono dei nostri articoli.

Il fatto è che, il 23 ottobre, in un'intervista, aveva suggerito di "infiltrare il movimento con agenti provocatori". E ieri, nella sua lettera indirizzata al capo della polizia, ha auspicato che ci sia "una vittima".

"Agenti provocatori", "vittima". È una sintesi molto precisa di quel che accadde il 12 maggio del 1977 quando a Roma fu uccisa una ragazza di 19 anni, Giorgiana Masi. Ancora non è chiaro come siano andate veramente le cose. Però si sa per certo che la stessa persona che oggi dà certi suggerimenti e formula certi auspici era, all’epoca, ministro dell’Interno. Per questa ragione – con tutto il rispetto – ci sentiamo in dovere di rivolgere al presidente

Cossiga una domanda: chi ha ucciso Giorgiana Masi?»

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