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DISCORSO DI FINE ANNO: PAROLE, PAROLE, PAROLE…

 

 Il 31 maggio dell’anno appena trascorso ho compiuto sessant’anni e di discorsi di fine anno dei Presidenti della Repubblica ne ho sentiti un bel po’.Partendo da Pertini fino a quello di ieri sera, il decimo di Mattarella che segna un record. Napolitano si fermò a nove: dopo aver detto più volte no a una sua eventuale rielezione sia per motivi di età sia perché la riteneva un’anomalia costituzionale – sarebbe stato il primo Presidente della Repubblica a ricoprire un doppio mandato cosa, sembra, non prevista dalla Costituzione -, cedette alle pressioni dei parlamentari della “vecchia” politica per evitare che al Colle salisse Stefano Rodotà sostenuto dal M5S.

Mattarella è il secondo Presidente con doppio mandato e probabilmente non sarà l’ultimo a conferma che, quando fa comodo, anche la Costituzione può essere interpretata a proprio uso e consumo.

In quarantadue anni di discorsi di fine anno, ossia da quando compii diciott’anni, alcuni davvero belli – soprattutto quelli di Pertini, ex partigiano che il fascismo lo aveva combattuto per davvero, rischiando la vita, il quale non si stancava mai di ripetere “Il fascismo per me non può essere considerato una fede politica… il fascismo è l’antitesi di tutte le fedi politiche […], perché opprime le fedi altrui” -, se un quinto di questi discorsi si fossero tradotti in fatti oggi l’Italia sarebbe uno dei paesi politicamente e socialmente più vivibili al mondo.

Se invece il nostro paese non brilla né per sviluppo economico né per democrazia, e ogni anno va sempre peggio, checché ne dica chi ci governa col sostegno della stampa “amica”, significa che le belle parole spese nei tanti discorsi di fine anno, non appena si spegne il televisore per iniziare il cenone, si volatilizzano nei fumi del vino che tracanniamo a tavola aspettando la mezzanotte, nei fuochi d’artificio sparati per salutare il nuovo anno, nei veglioni tra karaoke, balli, trenini e facendo quattro salti in dolce compagnia sul letto o sul ribaltabile di un auto per tenere fede all’auspicio che “chi lo fa a capodanno lo fa tutto l’anno”!

All’indomani di ogni discorso, ascoltando le reazioni politiche, nessun leader politico si mostra in contrasto con quanto asserito dal Capo dello Stato. Finanche quelli della maggioranza di governo plaudano alle parole del Presidente, seppure da esse trasparisse un monito all’esecutivo a occuparsi seriamente dei problemi della povera gente, a non attuare politiche razziste bensì di accoglienza nei confronti degli stranieri, a ripudiare la guerra impegnandosi per la pace, a investire più soldi per la sanità, la ricerca e l’istruzione e meno per gli armamenti.

È quanto, mi pare, abbia affermato ieri sera Mattarella nel suo discorso. Eppure la Meloni lo ha condiviso in pieno, seppure le politiche del suo governo, sia per quanto riguardo il sociale sia l’immigrazione sia il sostegno alla guerra in Ucraina e al genocidio perpetrato da Israele a Gaza contro i palestinesi, le contraddicano.

Senza contare i vari ministri, rappresentanti dell’esecutivo e deputati, in maniera trasverrsale da destra a sinistra passando per il centro, con guai giudiziari o che non brillano per capacità né per lucidità mentale, ma che siedono comunque negli scranni del governo e del Parlamento: SantanchéLollobrigida e l’ex ministro della Cultura San Giuliano che fu costretto a dimettersi a seguito della liaison con l’imprenditrice pompeiana Maria Rosaria Boccia, vicenda che tuttora potrebbe mettere in ulteriore imbarazzo la Meloni, solo per citarne alcuni!

È vero, il discorso di fine anno del Capo dello Stato ha lo scopo di fare il bilancio dell’anno che sta per concludersi e tracciare il cammino da seguire nel nuovo anno per migliorare il paese e la vita dei cittadini.

Ma, visto che ogni anno in Italia va sempre peggio – aumento dei femminicidi, delle morti sul lavoro, della disoccupazione, della violenza nelle città, aumento delle tariffe delle varie utenze, adeguamento consistente degli emolumenti dei ministri non eletti ma non degli stipendi dei lavoratori comuni e delle pensioni se non per pochi spiccioli, senza contare i vaneggiamenti di Salvini sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto mentre in Italia i trasporti ferroviari, soprattutto al sud, sono allo sfascio, – c’è da chiedersi se il discorso di fine anno del Capo dello Stato abbia ancora un senso.

Non sarebbe bello se un anno che verrà il Presidente dello Repubblica, chiuque egli fosse, si rifiutasse di tenerlo motivando la decisione come protesta nei confronti di una politica, a prescindere da chi governa, incapace di occuparsi per davvero del paese e degli italiani?

Sarebbe certamente bello ma irrealizzabile in quanto creerebbe un’insanabile spaccatura tra i poteri dello Stato con ripercussioni pericolose per la già traballante stabilità del nostro paese.

Che anche quest’anno appena iniziato Dio ce la mandi buona.

Buon anno a tutti!

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STUTATELO ‘STO TELEFONO, OVVERO “‘O PESCE FETE DA’ CAPA”.

Che il cellulare è ormai diventato un’appendice del corpo umano è cosa nota. Così com’è noto che sempre più persone non riescono a fare a meno di utilizzarlo centinaia di volte nell’arco della giornata per telefonare, scattare foto e selfie, consultare internet, interagire sui social o vedere quanti like ha ottenuto il loro ultimo post su Facebook o la loro storia su Instagram.

Questo atteggiamento, ritetuno da sociologi e psicologi, vero e proprio sintomo di una patologia mentale, deriverebbe dal bisogno che ognuno di noi ha di sentirsi protagonista nella vita: più numerosi sono i like più alta è la notorietà in rete, più ci si illude di essere importanti.

Bandire una crociata contro i telefonini, però, non significa condannarli – il telefonino è uno strumento – bensì punire chi ne fa un uso indiscriminato, a volte criminale.

Quanto è accaduto il 22 dicembre nell’aula del Senato, alla presenza del Presidente della Repubblica, durante il concerto dei Natale diretto dal maestro Riccardo Muti ha del paradossale. Non fosse altro perché si presume che chi ricopre la carica di deputato dovrebbe possedere qualità etiche/morali superiori alla massa dei cittadini che rappresenta.

Durante il concerto è iniziato a suonare un cellulare cui poco dopo se n’è aggiunto un altro costringendo il maestro a sospendere l’esibizione per invitare chi avesse il telefonino acceso a spegnerlo con una frase in napoletano che rimarrà negli annali del Senato: “Stutatelo ‘sto telefono!”.

I presenti in aula hanno riso alla battuta che in realtà era un rimprovero alla bassezza morale dei responsabili dell’increscioso episodio. Anche se non c’era certo bisogno di quest’ultima perla dei nostri parlamentari per prendere conscienza che nell’emiciclo del Parlamento italiano siedono personaggi che offendono la nazione come la cronaca dimostrerebbe.

Non dimentichiamo che in passato c’è stato chi fu sorpreso a navigare su siti di escort mentre sedeva in aula.

L’episodio induce a chiedersi con che criterio si debba pretendere che gli spettatori di un cinema, di un teatro, gli studenti in aula e chi sta lavorando non facciano uso del telefonino quando un membro del Parlamento non ha la sensibilità di spegnere il proprio durante un evento importante?

Inoltre non dimentichiamo che alcuni rappresentanti delle istituzioni utilizzano i social non solo per motivi politici ma anche per postare qualsiasi cosa facciano o mangino nell’arco della giornata per accativarsi le simpatie dell’elettorato, Salvini docet.

Concludendo, non serve prendersela con i giovani né con la gente comune se fanno un uso indiscriminato del telefonino quando chi dovrebbe dare il buon esempio si comporta peggio.

In questa nostra bistrattata società si confonde la ricchezza materiale con quella intellettuale e spirituale. Se la ricchezza di un individuo testimoniasse la sua propensione a saper fare business, non è detto che quelle stesse capacità sono adatte alla gestione del res publica. Né la sua abilità negli affari garantisce che, una volta sceso in politica, egli non sfrutti il proprio intelletto per favorire se stesso, le proprie aziende, gli amici e gli amici degli amici, fregandosene del bene comune. Esattamente quello che tuttora in tanti imputano fece Silvio Berlusconi quando decise di scendere in politica.

Al di là delle singole vicende personali, quanto è accaduto nell’emiciclo del Senato il 22 dicembre mortifica la nazione. Non siamo certo ai livelli del 24 maggio del 2010 quando la maggioranza dell’epoca votò compatta che davvero Berlusconi pensava che Ruby rubacuori fosse la nipote di Mubarak, nè si deve fare di tutta l’erba un fascio – qualche mosca bianca tra gli scranni parlamentari c’è certamente – , ma quanto è avvenuto è comunque il segnale che in Parlamento vi è, in maniera del tutto trasversale, una classe politica di basso livello etico e morale.

E’ proprio il caso di dire che ‘o pesce fete da’ capa, (il pesce inizia a puzzare dalla testa).

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L’angelo della morte

“Come abbiamo accettato di affidare le nostre vite a quest’angelo della morte?”

A porsi questa domanda non è il protagonista di un thriller né di un horror ma la giornalista e attivista politica israeliana Orly Noy nel suo articolo Gli ostaggi sacrificati per un’inutile vendetta, pubblicato sul Local Call di Israele e riproposto in Italia sull’Internazionale n. 1579 del 6/12 settembre 2024.

Tanti sono gli articoli di giornalisti e scrittori israeliani, pubblicati dal settimanle italiano, in totale dissenso con la politica stragista – molti organi internazionali accusano Israele di genocidio – che il governo isreliano sta portando avanti nella Striscia di Gaza come risposta agli attacchi di hamas del 7 ottobre 2023 che costarono la vita a più di 1200 israeliani e con oltre 300 ostaggi nelle mani dei terroristi palestinesi.

Il paradosso è che mentre in Israele cresce il fronte di protesta contro la mattanza di Gaza, in Italia molta stampa, soprattutto di centrodestra, sostiene la politica stragista di Netanyahu affermando che è giusto che Israele si difenda.

Molto probabilmente questi signori dimenticano che quanto sta avvenendo nella Striscia di Gaza non è una guerra – si parla di guerra quando ad affrontarsi sono gli eserciti di due nazioni belligeranti.

A Gaza, invece, uno degli eserciti più forti al mondo, per stanare un gruppo di terroristi, sta seminando morte e distruzione in maniera indiscriminata, distruggendo scuole e ospedali. Facendo strage di civili, inclusi gli operatori di pace di organizzazioni internazionali e giornalisti.

E’ come se, per stanare un gruppo terrorista in Italia, si radesse al suolo la città dove si presume si nascondono gli affiliati, distruggendo i palazzi e sterminando la popolazione civile la cui unica colpa è quella di abitare nella stessa città.

Attraverso questa visione criminale del diritto all’autodifesa, ad oggi sono decine di migliaia le vittime palestinesi tra cui migliaia di donne e bambini.

Malgrado gli appelli da più parti, inclusi gli USA alleati storici di Israele, per fermare lo sterminio, il governo israeliano non solo dimostra di non ascoltare e di non prendere in considerazione le proposte di cessate il fuoco, ma giustifica e sostiene finanche la azioni di terrore contro i palestinesi dei coloni ortodossi nei territori occupati della Cisgiordania che spesso agiscono con la complicità dell’esercito e della polizia israeliana.

In Italia di tutto questo si sa ben poco. A esempio i tg della Rai hanno passato in sordina le parole di denuncia pronunciate dalla regista israeliana Sarah Friedland durante la premiazione all’ultima Mostra del Cinema di Venezia: “Accetto questo premio nel 336° giorno del genocidio di Israele a Gaza e nel 76° anno di occupazione. È nostra responsabilità, come registi, utilizzare le piattaforme istituzionali in cui lavoriamo per affrontare l’impunità di Israele sulla scena globale”. Del resto da un tg che trasforma in applausi i fischi diretti al ministro della cultura durante un evento pubblico che ti vuoi aspettare?

Di impunità di Israele e di genocidio in corso a Gaza ha parlato anche il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Eppure le sue dichiarazioni sono state amplificate solo grazie ai social che le hanno riprese e diffuse a palla.

E’ impossibile giustificare quanto fatto da hamas il 7 ottobre 2023. Ma è altrettanto impossibile giustificare quanto sta facendo l’esercito israeliano nella Striscia di Gaza come ritornsione a quel tragico giorno!

Se un giornalista israeliano si permette di definire Netanyaha “angelo della morte”, perché molti giornalisti italiani storcono il naso se qualcuno in Italia spara a zero contro il primo ministro israeliano e il suo governo accusandoli di genocidio?

Molti affermano che in Italia sta crescendo l’antisemitismo. Personalmente non so se ciò corrisponde al vero. Ma se chi fa informazione la fecesse in maniera seria e imparziale, dando spazio anche a chi in Israele condanna Netanyhau, probabilmente l’antisemitismo in Italia, anziché crescere, si spegnerebbe.

A deviare le menti è la falsa verità. La Verità fa male solo a chi ha tutto l’interesse a non diffonderla!

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LICOLA, VIA MADONNA DEL PANTANO: UNA VERGOGNA SENZA FINE

Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, Via Madonna del Pantano esiste davvero, non è una burla di natura toponomastica. La strada si trova precisamente a Licola, nel comune di Giugliano, alle spalle del depuratore. Da anni, non appena inizia a piovere, si allaga di liquami che sorgono dal sottosuolo o si riversano dalla “cascate” d’acqua nera che precipitano sull’asfalto dai tubi nascosti nella fitta vegetazione che ricopre la massicciata a bordo strada, rendendo impraticabile lo spostamento agli abitanti i quali, oltre a dover fare i salti mortali per attraversarla, sono anche costretti a respirare i miasmi che si levano da quel mare di merda (scusate il francesismo).

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Quando non piove comunque la via tende a essere perennemente bagnata a causa di una perdita della condotta principale delle rete fognaria.

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A nulla, sembra, sono finora valse le ripetute denunce e manifestazioni di protesta da parte dei cittadini affinché gli enti preposti – Regione Campania e Comune di Giugliano – intervenissero per porre fine a tale vergogna.

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Come si conviene a dei veri napoletani gli abitanti di Via Madonna del Pantano, non avendo finora trovato riscontro alle loro giuste proteste da parte della autorità, oltre a fare sentire pubblicamente la loro voce con sit-in davanti al depuratore, interventi televisivi, articoli sui giornali e sui social, si sono affidati all’ironia dando vita a una canzone dal titolo Via Madonna Del Pantano.

Come ci ha riferito proprio ieri Antonio Lamberti membro del Comitato Piazza Cristoforo Colombo e dell’Associazione Licola Mare Pulito: “Da alcuni giorni la strada è asciutta. Speriamo che non sia solo conseguenza del caldo torrido di questi giorni ma finalmente l’atteso segnale che qualche intervento strutturale si è fatto o si sta facendo sulla rete fognaria per risolvere il problema. Per averne conferma non ci resta che aspettare le prossime piogge. Incrociamo le dita!”

Foto e filmati gentilmente concessi da Antonio Lamberti

 

 

 

 

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UN UOMO BUONO, una presentazione ricca di spunti di riflessione

Foto di copertina, partendo da destra: dott.ssa Raffaella Villani, Gabriella, scrittrice Annamaria Varriale, l’autore, prof.ssa Floriana Vernola, scrittrice Enza D’Esculapio

Come qualunque cosa che si reitera nel tempo acquista un sapore sempre diverso a ogni replica, lo stesso accade, almeno per me, per la presentazione di un mio libro. Nel caso specifico mi riferisco alla presentazione tenutasi martedì 18 giugno presso la Mondadori di Napoli/Piazzale Tecchio di UN BUONO – mio padre malato di Alzheimer (Edizioni Helicon) in cui ho raccontato la tragedia che vivemmo con la mia famiglia quando papà si ammalò di Alzheimer.

Durante ogni presentazione del libro, in base ai relatori, vengono evidenziati aspetti diversi sviluppati nel testo – da quello religioso a quello socio/sanitario – e la partecipazione di pubblico è condizionata sia dal luogo sia dal giorno in cui avverrà. Ci sono presentazioni ricche di pubblico altre, invece, povere. Così funziona e bisogna accettarlo serenamente. Non lasciandosi né esaltare dalla nutrita presenza di gente in sala né deprimere dalle tante sedie vuote.

Personalmente ciò che importa è la partecipazione attiva dei presenti all’eventuale dibattito che potrebbe nascere dagli interventi dei relatori e dell’autore.

La presentazione di UN UOMO BUONO di martedì scorso, è stata, lasciatemelo dire, un successo sia di pubblico sia di partecipazione al dibattito che ne è seguito dove è stato messo in particolare risalto che, malgrado in Italia dal 31 gennaio 2018 è entrata in vigore la Legge 219, ossia il testamento biologico, che permette a qualunque cittadino in grado di intedere e di volere di stabilire a monte davanti a un notaio o a un pubblico ufficiale cosa fare della propria vita se si scoprisse affetto da una grave malattia come l’Alzheimer, nel nostro paese continui a esserci un atteggiamento timido da parte della politica che, “nonostante i ripetuti solleciti della Corte costituzionale con cui ha chiesto al legislatore di intervenire in materia di fine vita, il parlamento non ha emanato una legge che preveda per le persone malate il diritto di autodeterminarsi nel proprio fine vita, inclusa la possibilità di accedere all’eutanasia“.

Ascoltare le testimonianze di chi ha vissuto o sta vivendo la nostra stessa tragedia; apprendere che a distanza di anni dai fatti che ho narrato – papà finì l’8 maggio del 2011 dopo essere stato allettato per quattro anni, ma la malattia si manifestò alla fine degli anni novanta – le problematiche continuano a essere le stesse, seppure la ricerca, pare, stia facendo passi importanti, mi fa una rabbia che non vi dico.

Quando si parla di assistenza a un ammalato di Alzheimer, o a qualsiasi ammalato che richiede attenzione e cure ventiquattratt’ore su ventiquattro, non ci si riferisce solo al malato ma al contesto familiare che gli gravita intorno che ha bisogno a sua volta di assistenza per non impazzire fino a disgregarsi.

Se esistono famiglie facoltose che possono permettersi di ricoverarlo in clinica per poi andare trovarlo minimo un paio di volte a settimana, vi sono altrettante famiglie che, al di là delle disponibilità economiche, preferiscono tenerlo in casa per stargli vicino fino all’ultimo per godere della sua presenza seppure lui o lei non è più in grado di riconoscerli. A riguardo mi sovviene una storia: un tizio andava tutti i giorni in clinica a trovare la propria moglie affetta di Alzheimer. A chi gli faceva notare che era inutile che vi andasse quotidianamente perché lei ormai non era più in grado di riconoscerlo, lui rispondeva “ma io so lei chi è!”.

Proprio perché sappiamo chi è lui o lei giacente in un letto, la cui mente è ormai svanita al punto da non riconoscerci, chiedendoci “Tu chi sei?” con gli occhi spenti, penso sia nostro dovere attivarci fino alla fine al suo fianco per non fargli mancare la presenza del nostro amore. Rispettandone la volontà di farla finita con quella vita non vita, se l’avesse manifestata per iscritto e firmata in calce.

L‘Alzheimer è una malattia terribile che cancella la dignità dell’ammalato e nello stesso tempo mette a dura prova la resistenza nervosa di chi gli sta accanto, spesso inducendolo a imprecare e a invocare la morte del malato quale liberazione per tutti. In quel caso non è egoismo ma estrema umanità coniugata alla disperazione di non poter far nulla se non allungargli l’agonia continuando a curarlo.

Penso che molti di noi se solo immaginassero che un giorno, a causa dell’Alzheimer o di qualsiasi altra malattia, sarebbero costretti a giacere in un letto come ebeti, costringendo i propri cari a sacrificare la propria vita per accudirli senza alcuna speranza di guarirli ma, anzi, con la consapevolezza che la sua condizione potrà solo peggiorare, soffrendo fino alla fine le pene dell’inferno, non avrebbero alcuna difficoltà a firmare il testamento biologico per autorizzare i propri familiari a “staccare la spina” laddove la loro esistenza si riducesse a una vita non vita.

Penso che in una società civile agli individui dovrebbe essere concessa tale possibilità di decisione. Ognuno di noi è padrone della propria vita. In Italia la legge c’è ma va migliorata.

Aggrapparsi alla religione o alla filosofia può aiutare fino a un certo punto chi assite un ammalato. Solo chi ha la sventura di vivere una tragedia simile può capire quel che prova chi la sta vivendo o l’ha vissuta.  Tra i tanti significati che appartanegono al verbo amare rientra anche rispettare la volontà di chi ci sta a cuore. Per cui anche porre fine alle sue sofferenze, se è questo che vuole. Non dimentichiamoci che perfino la Chiesa è contraria all’accanimento terapeutico.

Soprattutto di questo si è parlato martedì. Grazie a quanti sono intervenuti.

Per vedere il video della presentazione cliccare qui

Relatrici: Enza D’Esculapio, scrittrice; Raffaella Villani, dottoressa

Coordinatrice: Annamaria Varriale, scrittrice

Lettrice: prof.ssa Floriana Vernola

Si rigraziano Gabriella e Claudio titolari della libreria Mondadori di Napoli, Piazzale Tecchio – Stazione FS di Campi Flegrei

Se da un lato il Ministro ha ragione nel mettere in evidenza che chi ha deciso di vivere nei Campi Flegrei è consapevole dei rischi che corre, dall'altro dovrebbe spiegare perché quando si decide di costruire abusivamente, da nord a sud, in aree a rischio  - non solo nelle zone vulvaniche ma anche a ridosso degli argini di un fiume o sulle pendici di colline disboscate senza criterio dove facili sono le frane a seguito di un temporale - vengono rilasciati i contratti per l'allacciamento delle varie utenze. Se davvero si volesse arginare l'abusivismo edilizio basterebbe negare per legge i contratti di luce, acqua, gas e telefono laddove non si può costruire.

A volte, se tacesse, la politica renderebbe un servizio prima di tutto a stessa

Dopo il violento sciame sismico, effetto del bradisismo, di lunedì 20 maggio che dalle 19,51 alle 22,30 ha fatto registrare nei campi flegrei sei scosse di magnitudo superiore a 3.0, di cui una di 4.4 alle 20,10, con oltre 150 scosse tra lunedì sera e martedì mattina, alla stima dei danni diversi edifici sono risultati inagibili e gli sfollati ospitati provvisoriamente da parenti/amici, nelle tendopoli o negli alberghi.

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A seguito di ciò ci si aspettavano parole di conforto e di incoraggiamento verso la popolazione da parte di un Governo presieduto da una donna che si dice orgogliosa di essere del popolo. Viceversa anche il Ministro della Protezione Civile Nello Musumeci non si è risparmiato una dichiarazione al veleno, che sa quasi di gaffe – dopo quella del Ministro degli Interni Piantedosi sui migranti morti a Cutro che colpevolizzava i genitori dei bambini annegati per averli imbarcati, o quella, tra le tante, del Ministro dell’Agricoltura  Lollobrigida cognato della Premier il quale in Parlamento disse testuale: “Per fortuna la siccità ha colpito al Sud e in particolare la Sicilia” . Parole che lasciano presagire quanti e quali benefici, ovviamente detto in senso ironico, l’autonomia differenziata porterà al Sud. Fermo restando che la riforma parte dalla modifica del Titolo V° della Costituzione approvata dal Governo Amato II, governo di centrosinistra, e poi confermata con un referendum popolare il 7 ottobre 2001.

Il Ministro Musumeci, pur affermando che il Governo stanzierà 500 milioni di euro per mettere in sicurezza gli edifici nella zona rossa e aiuterà economicamente chi vorrà lasciare i Campi Flegrei, ha aggiunto con un pizzico di polemica, “Ma chi ha scelto di vivere lì sapeva che era un’area difficile, che presenta rischi. Ce ne ricordiamo solo quando la terra trema e questo è un grande limite, serve una convivenza vigile col pericolo. Se decidi di stare in quel luogo ci devi aiutare a promuovere una convivenza responsabile con una maggiore consapevolezza“.

Se da un lato il Ministro ha ragione nel mettere in evidenza che chi ha deciso di vivere nei Campi Flegrei è consapevole dei rischi che corre, dall’altro dovrebbe spiegare perché quando si decide di costruire abusivamente, da nord a sud, in aree a rischio  – non solo nelle zone vulcaniche e a rischio sismico ma anche a ridosso degli argini di un fiume o sulle pendici di colline disboscate senza criterio dove facili sono le frane a seguito di un temporale – vengono rilasciati i contratti delle varie utenze. Se davvero si volesse arginare l’abusivismo edilizio basterebbe negare per legge gli allacciamenti di luce, acqua, gas e telefono laddove non si può costruire.

Se a questo paradosso si aggiunge che spesso i governi, non solo di centrodestra, emanano condoni edilizi per rimpinguare le casse dello Stato e accativarsi le simpatie elettorali della gente, rendendosi in tal modo indirettamente complici dei successivi eventuali disastri che si verificherebbero nelle aree condonate a seguito delle stesse cause che le rendevano inedificabili, sarebbe stato meglio se Musumeci si fosse risparmiato la cazziata a chi ha deciso di vivere nei Campi Flegrei, soprattutto se c’è nato.

Facile scaricare le responsabilità sulle spalle dei cittadini.  A volte, se tacesse, la politica renderebbe un servizio prima di tutto a se stessa.

Come spesso accade quando un evento drammatico costringe un'intera comunità ad abbandonare in maniera precauzionale e repentina le abitazioni, gli sciacalli, ovvero coloro che si nutrono delle altrui sventure, sono pronti a entrare in azione.

Emergenza bradisismo, attenti agli sciacalli.

 

Come spesso accade quando un evento drammatico costringe un’intera comunità ad abbandonare in maniera precauzionale e repentina le proprie abitazioni, gli sciacalli, ovvero coloro che si nutrono delle altrui sventure, sono pronti a entrare in azione.

Se dopo un terremoto gli sciacalli vanno in giro per le case abbandonate per depredarle di ogni bene, in queste ore di tensione in cui la terra flegrea sta facendo i capricci costringendo sempre più persone ad abbandonare le abitazioni a causa dei danni provocati dalle scosse o semplicemente perché ha paura di starsene in casa, si rincorrono le segnalazioni di pseudotecnici che, muniti di cartellino ben in vista sul petto, bussano alle porte degli appartamenti dichiarando di dover controllare se ci fossero danni strutturali e, una volta in casa, ne approfitterebbero per rubare.

Perfino se si presentassero vigili urbani o vigili del fuoco in divisa, se non fossero stati chiamati da chi abita nell’appartamento o non fossero accompagnati dall’amministratore dello stabile, non sono autorizzati per nessun motivo a entrare in casa.

Come sempre le prede più appetibili di questi schifosi criminali sono le persone anziane.

Stiamo in campana, non lasciamo gli anziani e le persone fragili in balia di gente senza scrupoli.

Da quel maledetto 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas sferrò un attacco durante il festival musicale Supernova nel deserto del Negev, nel sud di Israele, uccidendo almeno 1200 israeliani e rapendone 253 tra cui alcuni bambini, la risposta militare israeliana per stanare e distruggere hamas è stata considerata da molti governi smisurata, perfino da quello americano alleato storico di Israele.

Guerra ad Hamas: mentre nel mondo i giornali accusano apertamente Israele di genocidio, la stampa italiana – non tutta – cerca sinonimi per non irritare il governo Netanyahu

 

Non è vero che tutti gli israeliani sono antipalestinesi al punto da definire i palestinesi ratti, come ci informa Shane Baurer nel suo articolo LA GUERRA SANTA DEI COLONI apparso su The New Yorker e pubblicato sul numero 1559/2024 de L’Internazionale. Basta leggere alcuni degli articoli pubblicati dai giornali israeliani, tra cui Haaretz, riprodotti sul settimanale italiano in edicola il sabato, o guardare le trasmissioni di informazione di qualche tv italiana libera da condizionamenti filoisraeliani per rendersi conto che parte dell’opinione pubblica israeliana è schierata contro il proprio governo e con i palestinesi – sempre Shane Bauer nel suo articolo sopraccitato ci fa sapere che esistono associazioni israeliane che aiutano i palestinesi, subendo a loro volta violenze dall’esercito con l’accusa di collaborazionismo con i terroristi di hamas.

Da quel maledetto 7 ottobre 2023, giorno in cui Hamas sferrò un attacco durante il festival musicale Supernova nel deserto del Negev, nel sud di Israele, uccidendo almeno 1200 israeliani e rapendone 253 tra cui alcuni bambini, la risposta militare israeliana per stanare e distruggere hamas è stata considerata da molti governi smisurata, perfino da quello americano alleato storico di Israele.

Ad oggi i morti palestinesi vittime della caccia israeliana ai terroristi sarebbero oltre 35.000 di cui almeno la metà bambini. L’esorbitante computo di morte e distruzione seminato da Israele sulla striscia di Gaza è frutto di un calcolo cinico che in situazioni normali, ovvero prima del 7 ottobre, considerava ammissibile in nome della salvaguardia d’Israele il sacrificio di 3/4 civili palestinesi per ogni terrorista da uccidere. Dopo quella tragica data, il computo di vittime civili da sacrificare per stanare e uccidere un terrorista di hamas è lievitato in maniera esponenziale.

Ciò ha determinato l’accusa di genocidio nei confronti di Israele da parte del Sud Africa. E di genocidio accusano Israele molti giornalisti occidentali tra cui la giornalista e scrittrice Naomi Klein la cui opinione è riportata a pagina 39 dell’Internazionale numero 1558/2024.

In Italia se qualcuno si permettesse di accusare Israele di genocidio rischierebbe come minimo l’accusa di antisemitismo. In altre parti del mondo, invece, molti giornalisti, personalità della cultura e dello spettacolo lo fanno senza alcun timore, anche perché in quei paesi la stampa è davvero libera e funge da cane da guardia del potere. Qui da noi, invece, una certa stampa sembra essere lo zerbino del potere, riportando quanto le viene imposto di riferire come sembra facciano molti giornali e telegiornali italiani.

La mattanza umana in corso nella striscia di Gaza, dove hanno perso la vita anche operatori umanitari internazionali e giornalisti molti di nazionalità palestinese – a quelli stranieri è vietato l’accesso nell’area probabilmente per evitare che la verità venga resa pubblica e il governo israeliano subisca ulteriori critiche per i crimini che sta commettendo contro i palestinesi – alimenta il dubbio che per il governo israeliano tutti i palestinesi, inclusi i bambini, sono potenziali terroristi per cui è giusto sterminarli prima che crescano  e possano dare vita ad ulteriori attentati.

Se a ciò aggiungiamo le violenze che subiscono i palestinesi dal 1948, ossia da quando, subito dopo la fondazione dello Stato di Israele iniziò la guerra arabo-israeliana con l’occupazione dei territori arabi da parte israeliana, ricordata dai palestinesi con il termine Nakba, è forte la sensazione che per alcuni israeliani,  – i sionisti che da anni si appropriano senza scrupoli delle terre dei palestinesi con il sostegno dei militari – l’orrore dell’olocausto vissuto dal popolo ebraico durante il nazifascismo è il paravento dietro cui celarsi per giustificare i propri crimini e nefandezze contro i palestenisi.

C’è una tale contraddizione in questo atteggiamento israeliano verso i palestinesi che non stupisce se in tanti si domandino come sia possibile che una nazione in passato vittima dell’olocausto possa a sua volta avere atteggiamenti intransigenti, razzisti e criminali verso un altro popolo distruggendogli le case, requisendogli le terre, tagliandogli le fornuture d’acqua, impedendo agli aiuti umanitari di portargli un minimo di conforto costringendolo a una diaspora.

Di conseguenza non stupiscono le manifestazioni studentesche pro-Palestina in corso in tutto il mondo occidentale. Si presume che gli studenti, soprattutto quelli universitari, la storia la conoscano bene. Le loro proteste, sedate con la violenza dalla polizia sia in stati dove governa la destra (Italia) che la sinistra (?) (USA) sono la conferma che, per quanto l’informazione possa essere pilotata dai cosiddetti poteri forti affinché l’opinione pubblica accetti pedissequamente una certa verità, ci sono delle fasce di libertà – internet e i social – dove l’informazione alternativa e vera trova spazio per sconfessare quella ufficiale.

Se si fosse proprietari di un palazzo e un giorno il governo venisse a requisire un appartamento per darlo a una famiglia senza casa e se, subito dopo aver preso possesso dell’appartamento requisito, quella stessa famiglia iniziasse a occupare tutti gli altri appartamenti con la forza, i legittimi proprietari dello stabile se ne starebbero a guardare o reagirebbero per riapprioparsi di quanto gli appartiene?

Seppure ho semplificato in maniera estrema, è quanto stanno facendo dal 1948 i palestinesi che si ribellano agli espropri territoriali di Isreale (non a caso si parla di territori occupati)

In risposta a Netanyahu che il 24 aprile, commentando le proteste pro-palestinesi nei campus americani, disse “Tutto questo mi ricorda le università tedesche negli anni trenta”, il senatore Bernie Sanders, democratico ed ebreo, ha risposto: “Non è antisemita chiedere conto delle sue azioni, signor Netanyahu” […] “No, signor Netanyahu non è antisemita o pro-Hamas sottolineare che, in poco più di sei mesi, il suo governo estremista ha ucciso 34 mila palestinesi e ferito più di 78 mila, il 70 per cento dei quali sono donne e bambini.”

Sanders concluse il suo intervento con una frase che non merita ulteriori commenti: “Signor Netanyahu, l’antisemitismo è una forma vile e disgustosa di fanatismo che ha portato dolore per milioni di persone. Ma, per favore non insulti l’intelligenza del popolo americano ( e del mondo intero, ndr) con il tentativo di distrarci dalle politiche immorali e illegali del suo governo estremista e razzista. Non è antisemita chiedere conto delle sue azioni.”

Tutto questo in Italia si può dire e diffondere o facendolo si rischia l’accusa di antisemitismo, qualche manganellata o addirittura il pestaggio da parte di prsesunti fanatici filoisraeliani come sarebbe successo allo chef Rubio?

Mai come in questo momento il passaggio del Giro d'Italia è servito a stemperare per un attimo la tensione tra la popolazione. Anziché inveire contro il Giro, sarebbe il caso di ringraziarlo per il momento di allegria e serenità che ci ha fatto vivere.

POZZUOLI: PER UN ATTIMO IL GIRO D’ITALIA AIUTA A DIMENTICARE IL BRADISISMO

Da mesi a Pozzuoli e in tutta l’area flegrea è in corso una crisi bradisismica con sciami sismici quotidiani anche di trenta e più scosse al giorno, alcune con magnitudo importanti. A seguito di tale situazione, le cui controverse spiegazioni degli esperti non fanno che aumentare l’incertezza anziché sopirla, nella popolazione serpeggiano tensione e paura, alimentando stress non solo nei bambini ma anche negli adulti che spesso la notte faticano a dormire per il timore di essere colti di sorpresa dal terremoto.

A seguito di ciò in tanti mostravano forti perplessità per la tappa del Giro d’Italia Avezzano-Napoli che proprio oggi sarebbe transitata per l’area flegrea attraversando i comuni di Monte di Procida, Bacoli e Pozzuoli. Giustamente chi manifestava le proprie reticenze le motivava con il timore che se durante il giro ci fosse stata una forte scossa, dove si sarebbe dovuto fuggire visto che la circolazione veicolare era interdetta dalle 13 alle 17,30?

Pur comprendendo le ragioni di quanti ragionavano così, se applicassimo la stessa logica alla quotidianetà dovremmo chiudere le scuole, bloccare ogni tipo di attività. In pratica dovremmo fermare la città senza se e senza ma. Purtroppo il terremoto, stando a quanto sostengono gli esperti, non si può prevedere. Ma, sempre stando a quanto sostengono gli esperti, al momento, non ci sono segnali che farebbero presagire al peggio. La crisi in corso rientrerebbe nella normalità del caso specifico.

Nonostante la preoccupazione, ad attendere e salutare il passaggio dei girini lungo le strade c’era tanta gente: famiglie con bambini e anziani che applaudivano al passaggio dei ciclisti; molti scattavano foto e giravano video con i telefonini. Qualcuno addirittura effettuava la diretta Facebook. Una festa che per un attimo ha aiutato le pesone a dimenticare il bradisismo.

Purtroppo, come spesso accade, anche questo evento ha funto da pretesto perché si scatenassero una sequela di polemiche. Non solo per quanto concerne la sicurezza, ma anche il danno economico che il blocco della circolazione avrebbe apportato ai ristoratori, soprattutto nel giorno della festa della mamma.

Tenuto conto che il Giro si svolge una volta all’anno e l’ultima volta che la carovana rosa passò per Pozzuoli fu esattamente due anni fa, pur comprendendo le ragioni dei ristoratori, sorge la domanda se le stesse polemiche si scatenano in quelle città italiane ed estere dove ogni anno si svolgono puntualmente da decine d’anni, a volte oltre cento, eventi sportivi di livello internazionale qual è il Giro d’Italia.

E’ statisticamente dimostrato che in quei luoghi dove si sposano sport e turismo, grazie all’intelligente sinergia tra le amministrazioni locali e le varie associazioni di categoria – commercianti, albergatori, ristoratori – c’è un incremento dell’economia prima durante e dopo la giornata sportiva che, una volta terminato l’evento, già si pensa alla prossima edizione.

Vista l’allerta bradissimo è molto più probabile che la scarsità di avventori nei locali di Pozzuoli, se davvero ci fosse stata, sarebbe da attribuirsi al timore del terremoto anziché al blocco della circolazione.

Mai come in questo momento il passaggio del Giro d’Italia è servito a stemperare per un attimo la tensione tra la popolazione. Anziché inveire contro il Giro, sarebbe il caso di ringraziarlo per il momento di allegria e serenità che ci ha fatto vivere. In tanti ne avevano bisogno!

Come qualcuno ha candidamente supposto, non si può escludere che Fassino possa essere affetto da cleptomania. Ma a questo punto bisogna presumere che anche in altri contesti l’onorevole potrebbe aver trafugato qualcosa sotto lo sguardo sconcertato dei dipendenti e dei vigilanti i quali, presumibilmente intimoriti dal ruolo pubblico del personaggio, hanno preferito glissare sull’episodio nella speranza che non si ripetesse.

FASSINO E QUEL PROFUMO IRRESISTIBILE

Cosa possa aver spinto l’onorevole Piero Fassino del Pd a trafugare dal duty free dell’Aeroporto di Roma, non una ma addirittura tre volte, una boccetta di profumo Chanel Chance dal valore commerciale di 135 euro è difficile da immaginare. Da un politico ci si aspetterebbe un atteggiamento onorevole, come impone la Costituzione. E invece sono anni, ormai, che siamo sempre più assuefatti a più rappresentanti politici, in maniera trasversale da destra a sinistra passando per il centro, che compiono azioni quanto meno riprovevoli, non certo consone a chi, ricoprendo un ruolo istituzionale, dovrebbe onorare il proprio paese e dare l’esempio ai cittadini.

Abituati, aimè, a politici collusi con la criminalità organizzata, corrotti e corruttori, puttanieri (“utilizzatore finale”, citando il compianto avvocato Ghedini di berlusconiana memoria), forse addirittura cocainomani e pedofili o poco meno, l’idea che qualcuno di loro possa svendere la propria dignità rubando una boccettina di profumo fa tristezza, non solo rabbia.

Il pensiero di Fassino che, una volta fermato dalla vigilanza, invitato a mostrare ciò che ha in tasca, affermerebbe “Lei non sa chi sono io!” richiama alla mente quelle commedie cinematografiche degli anni sessanta/settanta in cui si ironizzava sul malcostume degli italiani.

Come qualcuno ha giustamente supposto, non si può escludere che Fassino possa essere affetto da cleptomania. Ma a questo punto bisogna presumere che anche in altri contesti l’onorevole potrebbe aver trafugato qualcosa sotto lo sguardo sconcertato di dipendenti e vigilanti i quali, presumibilmente intimoriti dal ruolo pubblico del personaggio, hanno preferito glissare sull’episodio nella speranza che non si ripetesse.

Ieri sul Fatto Quotidiano Vicenzo Iurillo ha scritto un articolo intitolato Quando chi ruba è “plebeo”, il furto non è mai tenue in cui si ipotizza, in base alle dichiarazioni di un principe del foro, che l’onorevole Fassino potrebbe essere assolto dall’accusa per tenuità del fatto, ovvero per aver compiuto un reato “a responsabilità limitata” come avrebbe detto Cardone del film La Banda degli Onesti con Totò.

Attenuante di cui invece non hanno potuto usufruire alcuni normali cittadini sorpresi a loro volta a rubare nei supermercati merce per pochi euro perché affamati e senza soldi e quindi rinchiusi per mesi nelle patrie galere.

In attesa che dal Pd qualcuno intervenga sulla vicenda per fare chiarimenti, l’imbarazzante silenzio del partito di cui Fassino è un importante rappresentante rimbomba in maniera assordante.

Negli ultimi tempi, a seguito di una serie di episodi sconcertanti che hanno visto protagonisti membri di governo, si è messa in discussione la qualità della classe dirigente dell’attuale esecutivo e della sua maggioranza.

Minimizzare sulla vicenda Fassino, che sta passando in maniera silenziosa su molti giornali e tv, e più che altro in maniera ironica sui social, sarebbe, secondo me, per il Pd un errore che potrebbe ulteriormente aumentare la voglia di astenersi dal votare di una fetta di elettorato del tutto schifato da certa politica.

Se Fassino risultasse affetto da cleptomania si dimettesse e si curasse, premesso che dalla cleptomania ci si possa curare. Diversamente, seppure fosse assolto per tenuità del fatto, agli occhi di molti italiani sarebbe comunque un ladro, seppure a responsabilità limitata, e dunque a sua volta poco credibile come politico.

In quest’ultimo caso cosa farebbe quel partito, che da anni invoca la questione morale in ambito politico, nel momento in cui si troverebbe nelle sua fila un ladro, seppure di boccette di profumo?