Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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II
Post n°3 pubblicato il 16 Giugno 2014 da call.me.Ishmael
Secondo giorno di navigazione Foster è al timone. E osserva tutto con la solennità di un rapace greve ma preciso. Sordido e incipiente mi rivolge la parola formalmente, trattenendo altri pensieri più intimi e sinceri. Di certo ha il dubbio che Io sia bandito da qualsiasi possibilità di cielo, e che vagoli sul mare alla continua ricerca di quel varco nell'infinito che mi permetta di transitare, ignorato e salvo, a miglior vita. Lo lascio credere mentre mi liscio la barba di una settimana: Ho deciso di lasciarla crescere come bonario auspicio e augurio leggero; assomiglierò a qualche profeta giovane o a un santo ancora vergine mentre la chiglia assogetta le onde e pulsa attraverso la rotta come un cavallo marino, preda di scossoni tellurici nella Libertà liquida del crawl. Quando ho lasciato la riva tante sensazioni si sono sormontate nella mia coscienza per avere il sopravvento e condizionare il futuro assembramento dei pensieri. Da un lato la preoccupazione di lasciare Edith nel modo proprio a un furfante: senza una parola di spiegazione o una lettera colma di scuse, da un altro la paura di avvicinarmi alla fine senza avere pacificato la coscienza nell'autentico abbraccio di Dio e nell'assoluzione dai propri peccati. Poi il terrore quasi palpabile di immergermi nella vacuità degli Oceani abbandonando la solidità della terraferma che per lungo tempo mi aveva cullato, illudendo l'amor sacro della Vanità, solleticando la folle consapevolezza che lo stabile chiarore dei sogni fatti Realtà mi fosse finalmente donato. Tutte chimere! Ben presto il suolo ha cominciato a scottarmi sotto i piedi e lo scrupolo che non fossi abbastanza solido da reggere la Felicità di una Vita comune si è fatto largo imperioso e mi ha costretto ha spiegare le vele in un'avventura forse sterile e assurda, ma comunque avvincente. Il suicidio ne è probabile corollario ma non mi spaventa: quando ebbi la rivelazione della mia Diversità e Irriducibilità agli altri Uomini non faticai troppo a trovare spiriti affini e a salpare rapidamente e di soppiatto. E ora mi trovo con Loro sulla piatta superficie dell'incubo, aggrappato al cordame della Fantasia percorro a undici nodi la rotta e indugio con Foster a mugugnare riguardo il tempo e la direzione dei venti. Insomma, sono un angelo spiumato e condannato alla navigazione, ancora vivo per miracolo scruto l'orizzonte e tremo nel rollìo. In fede |
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