Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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X
Post n°93 pubblicato il 12 Dicembre 2016 da call.me.Ishmael
La Casa di Paglia X Poi si accorse che il suo cellullare stava vibrando e lo estrasse dalla tasca chiedendo scusa agli altri due presenti. Rispose con un certo affanno e una delle sue segretarie gli ricordò l'incontro che aveva in programma con la piccola comunità di ghanesi stipati provvisoriamente dentro la Casa di Carità delle suore Orsoline. Maccani si batté con il palmo della mano sulla fronte ma nel frattempo pensò che i disabili ghanesi potevano attendere: aveva per le mani una faccenda esplosiva e due dei suoi attori principali. "Dov'eravamo rimasti?" Chiese dopo avere chiuso la comunicazione. Matteo ghignò e farfugliò abilmente: "Al posto per i negri." Emanuele Radice schivò la provocazione e comunque prese ad incalzare il questore sulla questione principale: "La verità, Emiliano, è che ho una paura fottuta di perdere tutto quello che abbiamo costruito negli ultimi anni in questo posto." Fece con un reale risentimento. "La burocrazia è sempre cieca e pochissimi si sono preoccupati di registrare i progressi che abbiamo realizzato nell'autogoverno dei pazienti. Qui non ci sono state sommosse, materassi bruciati, sequestri di Responsabili o fughe di massa. Qui la gente si trova bene e ha imparato ad avere cura di sé stessi." "Sì, sono d'accordo. Ma ci sarà sempre un limite." Il dottore fissò lungamente Maccani, poi bofonchiò come avesse compreso male: "Prego?" "è facile credersi Gesù Cristo in una comunità di psico labili. Guardiamo in faccia la realtà, Emanuele, nessuno dei vostri degenti forse sarà mai pronto a un impatto con la Società e le sue rigide regole, le sue responsabilità, il suo richiesto autocontrollo. Tutt'al più possono passare l'esistenza in case protette." A quel punto Matteo Giustiniani scoppiò in un pianto isterico e cominciò a digrignare i denti: "Cosa ne sai, questore, della natura di queste persone? Ti limiti a un'occhiata superficiale e ai dati che riscontri sulle tue cartacce, ma non hai mai vissuto sulla tua pelle le tragedie della follia e dell'instabilità mentale...Io ti dico una cosa: qualsiasi soggetto residente qui dentro sarebbe in grado, un giorno, di prendere in mano i destini della nazione. Una volta giunti ad una tolleranza con le proprie deviazioni gli uomini e le donne della Casa di Paglia sono i più splendidi esemplari di disinteresse, sincerità, occupazione e impegno verso i propri simili che la Terra conosca!" e il giovane sbatté con forza il pugno sul tavolo prorompendo in epiteti irripetibili verso i governanti dello stato. Radice sogghignava senza mostrare riprovazione e Maccani era basito dalla fluenza del pazzoide. Ora finalmente capiva il ruolo decisivo che quel Matteo Giustiniani stava esercitando all'interno della piccola comunità di dissociati e, mordendosi il labbro, capiva anche quanto sarebbe stato complesso e difficile staccare i residenti da quella Casa di Paglia, edificata con tanto fervore. "Capisco cosa intendi, e ne terrò conto Matteo, ma ora debbo proprio andare." Disse con un insolito tono di scoramento nella voce. (Continua) |
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