Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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VII
Post n°90 pubblicato il 28 Novembre 2016 da call.me.Ishmael
La Casa di Paglia VII Quel qualcosa di grave effettivamente arrivò alcuni giorni dopo. Un pullman di disabili del Ghana parcheggiò vicino alla casa della carità delle suore orsoline, per una sistemazione provvisoria in attesa di stabilirsi nell' edificio dei matti. Radice lo venne a sapere presto, e la voce si sparse rapidamente anche tra i suoi utenti. Fu come un fuoco che prendesse rapidamente un campo di grano. L'agitazione raggiunse livelli di guardia e lo psichiatra telefonò al questore per lamentarsi del fatto compiuto. Il questore sgattaiolò e rispose che c'era ancora tempo per appianare la questione. Per il momento gli africani sarebbero rimasti nel convento. Non c'era questa grande fretta, anche se, comunque, la questione andava risolta. Venne organizzato un altro incontro al vertice e il dottor Maccani si portò ancora (con segretario al seguito) alla Casa di Paglia. Emanuele Radice usciva poco volentieri dalla sua struttura e invitò il suo ospite a mangiare nella mensa comunitaria. La cosa, al momento, disturbò Maccani ma egli fece buon viso a cattivo gioco e decise di accettare l'invito con tutta la diplomazia possibile. Iniziava ad essere indispettito dall'atteggiamento del medico. Le sue teorie new-age, il suo portare quegli squilibrati sullo stesso piano di persone normali, il costringerlo nella loro tana, esposto agli attacchi o agli insulti di quella gente. Eppure Maccani era un individuo onesto e coraggioso e disposto a fare di tutto per risolvere il problema in una maniera condivisa da tutte le parti coinvolte. Si misero in fila e qualche metro più indietro stava Matteo Giustiniani. Il questore prese costine di maiale, polenta, due wurstel e crauti, Emanuele Radice optò per la pizza della casa. Poi si accomodarono in un angolo un po' appartato insieme a Giuseppe Involsi, il segretario, con il suo piatto fumante di spaghetti alla carbonara. "Si mangia bene da queste parti" Fece Maccani " O è un giorno speciale?" Radice sorrise davanti alla sua bottiglietta di acqua minerale: "Diciamo che abbiamo rinforzato il settore cucine sapendo dell'arrivo della signoria vostra." "La trovo un po' sarcastico e amareggiato, dottore...O mi sbaglio?" "Dire che sono un po' deluso è un eufemismo. Quel pullman di africani è arrivato tra capo e collo in modo imprevisto. Ci è parso che voleste forzarci la mano." Lucio Maccani storse la bocca e dopo avere ingoiato il boccone di maiale prese a parlare lentamente: "Innanzitutto non si tratta di un gruppo di clandestini ben in salute. Sono disabili, come i vostri clienti. Molti hanno subito mutilazioni nel corso di una delle tante guerriglie che insanguinano l'Africa occidentale, tantissimi si muovono su carrozzelle o grazie a stampelle, altri sono disturbati psichicamente in seguito ai traumi della guerra. Le chiederei più rispetto per quelle persone." Radice accettò il colpo diventando paonazzo: "Non esistono soggetti con handicap di serie A o serie B. Io le chiedo rispetto per i miei ricoverati. Qui alla Casa di Paglia abbiamo elaborato un progetto unico in tutta la nazione. I degenti partecipano alla cogestione della struttura. L'utilizzo di sedativi e antipsicotici è stato drasticamente ridotto. I risultati positivi sono contagiosi e ogni giorno vengono a trovarci delegazioni di altri stati per capire come abbiamo messo in piedi questo miracolo. Sarebbe un peccato, anzi un crimine, che tutto questo andasse disperso o sparpagliato sul territorio." Non le stiamo chiedendo di riattare un canile" Intervenne Giuseppe Involsi "Andreste a stare in un centro polifunzionale all'avanguardia." " è l'idea di perdere le conquiste dalla Casa di Paglia che mi sconvolge." "Non smarrirà nulla. Farete in fretta a sistemarvi. Quel centro è molto ambito e la popolazione circostante è preparata ad accogliervi, diversamente purtroppo, dalla colonia di disabili stranieri. è brutto a dirsi ma si tratta proprio di questo." "Accoglierci o tollerarci?" Buttò lì a muso duro Radice. Maccani bevve un sorso d'acqua e sorrise: "Non si preoccupi. Glielo dico chiaramente, e mi permetta di essere franco, il popolino preferisce cento matti a un solo negro." (Continua)
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