Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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XX
Post n°103 pubblicato il 21 Febbraio 2017 da call.me.Ishmael
La Casa di Paglia XX "è qualcosa che mi tocca molto da vicino. Intendo questa similitudine tra la casa e il corpo. Da noi, in Africa, la sperimentiamo ogni giorno sulla nostra pelle." La voce di Adebanke era chiara e marcata, e costrinse tutti a rivolgersi nella sua direzione. Maccani si vergognò di avere perso le staffe davanti a uno squilibrato. Radice e Matteo fissavano con sguardo vacuo. "Posso comprendere come vi percepite: è come se l'edificio fosse entrato a far parte della vostra struttura organica, e smarrendolo vi sentiate persi." Poi si rivolse al questore: "Dottore, Io non voglio che tutte quelle persone debbano sacrificare la loro stabilità, penso faticosamente raggiunta per farci spazio. Non credo che sia nemmeno giusto." Maccani si sedette sulla poltrona in pelle mentre Involsi tossiva nervosamente. "Questa gente sono dei ciarlatani. Spostarsi di qualche chilometro non costerà loro tanto. Avranno tutti i comfort di cui usufruiscono adesso. Per loro non cambierà assolutamente nulla, non si preoccupi." "Ciarlatani?" Bofonchiò Radice. "è così che ci ritieni. Hai fatto un passo nella direzione sbagliata signor questore. Hai mostrato subito da che parte pendi." "è un mio dovere. Sono stato Io a firmare per sistemare gli invalidi africani nella Casa di Paglia. Mi sembra evidente la mia inclinazione." "Io pensavo di essere arrivato in un terreno neutrale per discutere civilmente su quelle che non ritenevo decisioni definitive. Tu ci stai mettendo di fronte al fatto compiuto. Questa è una pugnalata alle spalle bell'e buona. Non era nei patti." "I patti che avevi in testa solo tu, Emanuele. Da parte mia sono adamantino." "Lei lo sa vero che non ce ne andremmo mai dalla Casa di Paglia, vero?" Intervenne Matteo. Il suo labbro inferiore tremava, le palpebre gli sbattevano vorticosamente. "Toh, Il Bonaparte dei matti, l'uomo su cui il dottor Radice riversa buona parte della sua terapia sociale. Puoi avere ascendente sui tuoi colleghi, Giustiniani, ma per quanto mi riguarda vali quanto la capocchia di un fiammifero: prendi fuoco ma ti spegni subito." Il dottor Radice si levò in piedi ma il tono della sua voce contrastava con la maestosità dell'offesa: "Sai benissimo che dovrai usare le forze antisommossa per sgomberarci. Quello che hai appena detto equivale a una dichiarazione di guerra." Adebanke, che fino a quel momento era rimasta attonita ad osservare il dipanarsi della contesa, ebbe un singhiozzo profondo e scostò bruscamente la testa di lato, come un cavallo che recalcitri. "Non vogliamo questo, per l'amor del cielo. Eravamo venuti in Italia con ben altre premesse. Credevamo di essere alloggiati in una struttura ospedaliera all'avanguardia, non di essere parcheggiati in una Casa di Paglia e di essere fonte di contese infinite." Giustiniani afferrò la palla al balzo: "Vede! Lo dice anche lei. Avete fatto le cose alla carlona, questore. State trattando tutto come una questione di ordine pubblico. E mi sembra chiaro che vogliate installare gli africani per un ben lungo periodo in Italia. Questo Io lo trovo inammissibile! C'è qualcosa sotto e sento puzzo di bruciato. Siamo ben lontani dallo scambio medico di alcune settimane...questa gente non è voluta nemmeno nel loro Paese, e voi intendete calarcele sul groppone. Hanno trovato il modo di liberarsi della zavorra e lei, questore, sta facendo il loro gioco. Forse ne ricava dei guadagni o dei vantaggi personali." Maccani, che era in piedi si avventò su Matteo e lo prese per il collo, sbattendolo sul pavimento dalla sedia e cominciando a strangolarlo. Radice e Involsi accorsero come delle saette e levarono il questore dalla situazione incresciosa nella quale si era ficcato. Lo spostarono mentre il Giustiniani tossiva con eccessiva enfasi. "Mi voleva ammazzare! Mi voleva ammazzare!" Borbottava. "Nessuno mi ha mai dato del mafioso!" Urlava nel frattempo Maccani, con il viso stravolto e le guance paonazze. Radice e Involsi osservavano entrambi mentre Adebanke Adhiambo aveva perso i sensi. (Continua) |
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 18:29
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