Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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I
Post n°84 pubblicato il 26 Ottobre 2016 da call.me.Ishmael
Casa di Paglia Faceva avanti e indietro dalla Casa di Paglia, Matteo, sin da quando aveva 12 anni. Prima come A.D.H.D. poi come ciclotimico, infine con gravi turbe psichiche di tipo schizoide che lo avevano sezionato fino ai 25 anni. Sentiva le voci, Matteo. E a volte erano talmente convincenti da fargli fare cose che alla sua coscienza ripugnavano. Mai nulla di particolarmente grave, intendiamoci. A volte si spogliava nudo nella piazza più trafficata della città, in altre occasioni si alzava a fare due passi nel mezzo di una riunione per decidere i temi del giornalino della comunità. Le voci glielo consigliavano, anzi glielo imponevano e lui non poteva fare a meno di ubbidire. Come quando aveva rovesciato il gelato sulla testa di Jennifer, la sua fidanzatina nel centro, facendola piangere e reagire. Non c'era nulla da fare e solo certe pastiglie gialle e minuscole gli facevano diventare le voci remote e sempre più distanti fino a scomparire del tutto e farlo addormentare. Solo allora arrivava il silenzio e si placavano i rumori nel suo cervello. Riusciva a distaccarsi e a mettere un bel sorriso sulla sua faccia perfetta. Poi era disposto a tutto: a ballare, a giocare a scacchi, a partecipare al mercatino del libro usato, a fumarsi una sigaretta di nascosto con l'aria compiaciuta e birbante. Matteo stava guarendo, pensò il dottor Radice mentre sfogliava la sua cartella clinica e si aggiustava la montatura degli occhiali sul naso. A 28 anni suonati la terapia stava avendo un effetto miracoloso e quell'antipsicotico unito a quell'altro antiepilettico stavano sradicando le ragioni della follia del giovane. Riluceva addirittura, Matteo Giustiniani e si sarebbe potuto presto pensare di piazzarlo in una casa protetta, a badare più o meno a sé stesso. Si sarebbe potuto pensare, fantasticava il dottor Radice di farne una sorta di portavoce dei malati, con quei capelli lunghi da Cristo, quei baffoni alla Wild Bill Hickok e la barba a onde morbide da modello di grido. Si poteva pensare...Si potevano pensare un sacco di cose e forse lui si stava lasciando trasportare nel mondo della fantasia. Probabilmente le nuove teorie sulla psichiatria lo stavano esaltando e, vedendo come i pazienti tendevano sempre più a cavarsela da soli, il dottor Radice stava perdendo la bussola e stava attribuendo troppi significati reconditi a un puro, felice momento di beatitudine terapeutica. Forse erano solo stati fortunati con i farmaci e con l'incrociarsi delle terapie, forse avrebbero dovuto ben presto affrontare il rinculo con tanto di sedativi a manetta, stile vecchia scuola. L'esaltazione dei degenti alla Casa di Paglia era effettivamente contagiosa ma il contagio, si sa, è sempre una manifestazione febbrile. (Continua) |
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