Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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XXXIII
Post n°34 pubblicato il 19 Febbraio 2015 da call.me.Ishmael
Trentatreesimo giorno di navigazione Nel mentre che Io mi ero inginocchiato a liberarmi delle mie colpe per il tramite del Pastore il mio equipaggio si era nuovamente sparso intorno al leggero avvallamento. Quando mi rialzai Li vidi, raggruppati o dispersi, con lo sguardo visibilmente pieno di indecisione e rabbia, malinconia e odio, e non potei fare a meno di accettare la muta preghiera che mi rivolgevano. Così mi ripromisi che ci saremmo sbarazzati di quella zavorra di morti insepolti e mezzi vivi al più presto, ma la mia parte razionale e un certo opportunismo mi spinse a considerare che non era ancora il momento giusto. Dovevamo assolutamente scollinare e scendere fino alle navi. E quello sarebbe stato il momento di regolare i conti. Mi avvicinai a Fratello Geremia per cercare di prolungare il tepore ricevuto dalla comunicazione con Padre Reynolds, e lo fissai negli occhi cerulei e spenti, quasi sperassi in un segno di comprensione e di incoraggiamento. La mia vocazione era di certo cambiata rispetto alla diffidenza verso i due religiosi un tempo fratelli e ora antagonisti, e quello che mi premeva adesso era recuperare un ponte diruto che Li potesse rimettere in comunicazione e illuminarmi al tempo stesso sui chiaroscuri di quella vicenda complessa e imbrogliata. Così strinsi la mano ossuta di Fratello Geremia e gli sussurrai nell'orecchio parole di conforto e fede tratte dalla mia lettura dei Vangeli. In maniera stupefacente e imprevista il Frate socchiuse le palpebre e mi squadrò con attenzione, cercando forse di mettermi a fuoco attraverso il caleidoscopio dei propri ricordi sepolti. Lo tenni stretto e insistetti a citargli passi delle Sacre Scritture, dolcemente e a bassa voce. "Makom, sei tu?" Vibrò all'improvviso e mi sfiorò il viso con la mano scambiandomi, di certo, per il selvaggio che si era gettato dalla rupe per evitare la nostra inchiesta serrata all'inizio dell'avventura su quell'isola maledetta. Qualcuno che doveva essere stato il suo assistente più stretto nel custodire l'equipaggio di Stringfellow nelle catacombe della Terra. Capì di essere arrivato a un punto decisivo per svelare le trame di quello strano e sfuggente Frate. "Sì, sono Io, Fratello." Gli mentì cercando di catturare le parole che ora si affollavano frementi, anche se sottili, alle sue labbra. "Distruggi la statuetta, Makom. Io Ti perdono ma Tu distruggi quel feticcio o altrimenti ne verranno solo disgrazie. Hai commesso un grave peccato di protervia e sensualità ma ti perdono, solo annienta la statuetta." Evidentemente stava delirando, scambiando la sacra rappresentazione della Vergine per un feticcio pagano. Oppure nella sua mete contorta le due cose si erano talmente fuse da non risultarne più alcuna differenza. Troppo tempo era stato evidentemente in mezzo ai Selvaggi. "Il Feticcio è distrutto, Fratello" Gli biascicai "Non hai più nulla da temere. Il Peccato è stato portato a compimento ma forse, ancora, non siamo condannati e possiamo sperare nel tocco deciso della mano di Dio". Cercai di confortarlo e trarlo dalla profonda agitazione che Lo scoteva tutto. Stringfellow si fece alle mie spalle e mormorò senza misericordia :"Quest'Uomo ci ha liberati, comunque. Non dovrei avere pietà per Lui, dal momento che ci ha imprigionati per trent'anni nelle viscere della terra, ma, nella sua stupida superstizione ci ha anche posto nelle condizioni di riassaporare l'aria fresca. Per Me può farne quello che vuole." Non Lo sogguardai nemmeno da sopra la spalla tanto ero disgustato improvvisamente dal suo pendermi sulla schiena. Feci aria con il mio copricapo a Fratello Geremia e pregai tutti i felloni che mi ansimavano addosso a ritirarsi di qualche metro; che forse stavamo assistendo alla dipartita di un Vecchio che, certo alla sua strana e barbara maniera, era stato un Uomo di Dio. |
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