Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Post n°32 pubblicato il 05 Febbraio 2015 da call.me.Ishmael
Trentunesimo giorno di navigazione Esposi la situazione, e la mia volontà di proteggere Fratello Geremia e il Pastore Reynolds. E i miei ragazzi mi ascoltarono con attenzione, le mani ancora posate su bandoliere, cartucce e schioppi. Quando terminai il discorso Tutti annuirono vigorosamente e chiesi se vi era qualche obiezione o qualche commento che corroborasse tutta la mia tirata. I ragazzi si guardarono perplessi come degli alunni che si affidino in ogni cosa al Loro maestro e nessuno, forse per timidezza, trovava le parole per affrontarmi o sostenermi, anche se il loro silenzio era la più sonora approvazione che potessi mai attendermi. Osterberg si levò per primo, quasi a nome di tutto l'equipaggio. Disse, quasi a bassa voce, che forse era opinione del gruppo, e certamente la sua, che dovessimo sbarazzarci dei Pirati cannibali e proseguire con determinazione verso la costa insieme alle scialuppe recuperate. Affermò che non v'era da fidarsi né di Stringfellow né della sua ciurmaglia e che Loro erano pronti a svolgere la loro parte per ricacciare quei Demoni nell'Inferno da cui erano certamente usciti. Quando ebbe terminato la sua infiammata perorazione vi fu un'esplosione di sonori fischi d'approvazione e di battiti di mani e piedi mentre tentavo inutilmente di riportare la calma. Quando, finalmente, riuscì a sovrastare gli schiamazzi mi preparai con un sospiro a far loro sapere che, per il momento, era impossibile eliminare la mefitica presenza di quei personaggi nella nostra spedizione, e che avremmo, per forza di cose, dovuto attendere l'approdo sulla costa dall'altra parte dell'Isola. Quello che occorreva adesso erano il più ampio numero di braccia per trasportare le scialuppe e il maggior numero di fucili per respingere eventuali attacchi dei Selvaggi. Rimarcai di avere preso a malincuore la decisione di unirmi ai bucanieri, ma che quello era il solo modo per potere pensare di riprendere il mare sennò saremmo stati costretti ad affrontare gli Indigeni con uno sfavore più che evidente. Ribadì di avere messo la salvezza del mio equipaggio sopra ogni cosa e che i Nemici dovevano essere affrontati progressivamente e uno dopo l'altro, partendo dalle posizioni di forza o di debolezza. E, al momento, ciò di cui dovevamo guardarci era la rabbia dei Selvaggi. Al tempo opportuno avremmo regolato i conti anche con i Pirati, che rimanevano feroci avversari e mai sodali, malgrado l'apparente tregua che si era sviluppata. Talbot, uno dei mozzi, si levò e confessò che gli costava molta fatica condividere lo spostamento insieme a quel branco di Senza Dio, bestemmiatori inveterati e Sacrileghi confessi. Ogni volta, affermò, gli pareva di perdere uno sprazzo di Paradiso per la colpa di accompagnarsi a simili predoni e massacratori. Screw, il timoniere, che conoscevo per il la sua temerarietà e intraprendenza, alzò la voce per convenire con Talbot e che già Lui, pur non essendo certo uno spegni candele o un elevatore di salmi, provava un brivido feroce lungo la schiena a condividere pasti e cammino con simili mostri che ormai nemmeno potevano essere più definiti Uomini. Johnson, Carubbi, Fitzgerald, Stronghold e Taylor si alzarono come un sol uomo per esprimere la loro approvazione. Velocemente tutti gli altri membri della Crew fecero la stessa cosa ringalluzziti dall'opinione generale. Fu così che mi ritrovai seduto a rimestare nel torbido delle mie riflessioni: era evidente che fosse solo questione di ore prima che uno scontro feroce si levasse all'interno della spedizione e che si producesse il primo morto o ferito grave. Stava adesso solo a me decidere cosa fare. Avevo una truppa combattiva e determinata, ma il dipanarsi degli eventi e il rotolare della fortuna come un dado, da destra a sinistra, stava contro di Noi.
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