Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Post n°22 pubblicato il 04 Novembre 2014 da call.me.Ishmael
Ventunesimo giorno di navigazione Fui sorprendentemente accolto dall'indifferenza. Alcuni membri della ciurmaglia sollevarono il capo, lenti, e mi osservarono con la stessa attenzione con cui in un prato verde si notano i fili d'erba. Stavo passando su di loro come un refolo o con il peso specifico di un moscerino sulla faccia. Il loro stesso Capitano mi lanciò un'occhiata spenta, poi riprese ad immergersi nelle sue pesanti elucubrazioni senza degnarmi di ulteriore considerazione. Abbassai le braccia e diedi un'occhiata al mio equipaggio: erano rimasti tutti appiattiti sul terreno, vinti da un terrore più forte di Loro. Fu allora che decisi di muovere le gambe e portarmi verso l'accampamento dei bucanieri anche senza l'appoggio dei miei uomini. A ripensarci con il senno di poi dovette essere una mossa alquanto azzardata poiché prima di lasciare il mio sicuro rifugio in cima alla cresta potei notare lo sguardo smarrito e implorante della ciurma. Occhi attoniti che mi pregavano silenziosamente di non fare sciocchezze, espressioni dolorose che tentavano di decifrare in me lo sguardo della follia. Li ignorai e discesi il breve pendio che mi separava dalla minacciosa accozzaglia di fantasmi. Arrivai senza sorprese in mezzo al bivacco e avanzai deciso fra vecchi pirati che si scostavano con lentezza oppure continuavano le loro incombenze facendo mostra di non notarmi nemmeno. Restai qualche minuto insieme alla calca, spalle a spalle con il fervore dell'attività culinaria e l'arrivo di sempre più numerosi tipacci con carichi di cadaveri sulle robuste spalle. Dopo un po' l'odore che emanava dall'arrosto di quei lunghi maiali mi diede una atroce nausea e decisi di avvicinarmi al Capitano per tentare di dipanare, almeno parzialmente, l'atmosfera irreale e minacciosa che saliva da tutto il posto. Gli finì di fronte proprio mentre aveva smesso di confabulare con quella che doveva essere il suo Secondo, un ometto poco più alto di un metro e cinquanta con braccia smisurate, pelose, e un volto rincagnato di chi doveva avere subito parecchie battiture prima di trovare la sua strada delinquenziale sull'Oceano. Quando fummo finalmente soli, uno di fronte all'altro, lo affrontai allungando il braccio da gentiluomo e aprendo le dita della mano in segno incoraggiante. Il comandante dei Pirati mi sorrise evanescente e ricambiò allungandomi tre dita come fosse il massimo degli sforzi si poteva concedere. Le afferrai e le strinsi avendo in cambio una molle presa. Dissi il mio nome e la mia autorità. Lui accolse e mormorò :"Io sono Stringfellow, bucaniere per incarico di Sua Maestà in persona." "Mi permetta di chiederle, Stringfellow: cosa diavolo state facendo su questo pezzo di spiaggia?". Lui replicò sollevando le spalle e con un sospiro appena udibile mi disse :"Non lo vede? Ci stiamo rifocillando e contiamo il bottino. Per certi versi è il nostro destino, o no?". "Per bottino intende quei poveri indigeni trucidati? Non penso che ne ricaverete parecchio." "Bisogna accontentarsi, Thompson. E poi abbiamo un conto in sospeso con questa gente." Mi guardai ancora una volta intorno: l'attività pareva fervere maggiormente di minuto in minuto. Poi mi portai il fazzoletto alle narici, dal momento che i miasmi dell'eruzione vulcanica calavano sempre più bassi e recavano con loro una atmosfera irrespirabile. "Intendete fermarvi a lungo per compiere i vostri massacri, Stringfellow? Tra non molto tempo di quest'isola non resterà che il ricordo, forse." L'uomo annuì con vaghezza, poi mi indicò una direzione immaginaria di là dalle montagne. "La nostra nave deve essere ancora alla rada oltre quella cinta di colline. Una magnifica baia protetta dai curiosi e dalle navi spagnole. Ritengo che ben presto ci recheremo in quel posto e riprenderemo le nostre rotte, se proprio vuole saperlo." Un pensiero folgorante mi attraversò il cranio e non mancai un attimo per esternarglielo : "Navi spagnole? Ma si può sapere da quanti anni non prendete il mare, comandante?" Lui corrugò la fronte come se affrontasse un pensiero molesto e un ricordo doloroso :"Ah, difficile dirglielo, Capitano, a occhio e croce ritengo più o meno trent'anni." Per un attimo barcollai e cercai qualcosa a cui appoggiarmi ma trovai solo il suo braccio che mi cinse il gomito :"La sorpende? Ebbene sì, siamo stati prigionieri di questa feccia per quasi un quarto di secolo. Può dunque ben immaginare come da parte nostra ci sia il profondo desiderio di farla pagare a tutta la popolazione dell'Isola." |
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