Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Post n°42 pubblicato il 23 Aprile 2015 da call.me.Ishmael
Giorni a terra. II Dopo essermi ingozzato di quella pessima uva mi appoggiai al muro scrostato di una casa e serrai gli occhi, cercando finalmente di calmare le visioni che ritornavano prepotenti a incrinarmi la volontà e a sporcarmi i sogni. Da lontano osservavo, come attraverso una nebbia, la piccola indigena impegnata sobriamente nel suo commercio. E pareva pure avere un discreto successo, con un pigiare di clienti intorno alla sua postazione. Fu solo allora che Mi accorsi che non era sola ma accompagnata da un altro ragazzino, più o meno della sua età ma ancora più minuto, con lunghe braccine sottili e una testa quasi troppo grande per essere sostenuta da un corpo esilissimo. Ormai l'intontimento intorno alla mia persona si stava allontanando e così potevo decifrare meglio la vita che pulsava ininterrotta su quello spicchio di terra, con il viavai di compratori e l'intenso agitarsi dei venditori, spesso piccoli quanto la mia coppietta, ormai preferita. Dopo un quarto d'ora passato a crogiolarmi al sole mi alzai ritemprato e mi diressi in direzione dei due ragazzini per scambiare due chiacchiere. Provavo un'innata simpatia nei loro confronti e dietro i loro occhietti sottili potevo decifrare lo stesso sentimento verso di me. Presi un mango e lo soppesai con cura mentre osservavo caschi di banane, pompelmi, avocado, e quant'altro quel ben di Dio di bancarella potesse offrire. "Come vanno gli affari, ragazzi?" Chiesi, tanto per domandare qualcosa. Loro annuirono entrambi con il capo e si misero timidi "Molto bene" Mi fece il piccolino con occhi che ridevano. "Da quanto tempo vendete questa roba?" Feci. E la ragazzina mi rispose :"Da quando è morto nostro padre. Nostra madre era già morta da tempo e abbiamo dovuto arrangiarci, non arriviamo dai Dintorni, veniamo da un'Isola." A quella fatidica parola Mi sentì borbottare la coscienza, come ogni volta che sentivo parlare di isole. Proprio per quella ragione sbiancai in volto e sorpresi i ragazzini, che mi fissarono preoccupati. "Nuestra Reina De Gandolfo?" riuscì a sussurrare in modo tale da farmi appena udire. "Oh no, molto più lontano! è un isola in mezzo all'Oceano con un grandissimo vulcano. Qualche mese fa è esploso e il nostro Pastore ha detto che si trattava della collera divina per i nostri peccati." "Pastore? Un certo Padre Reynolds?" Interloquì tremando. "Sì, proprio così! Lo conosce? Lo sa che è ancora a terra, proprio in questa Città. Un giorno ha fatto venire una grande barca che ha preso a bordo Noi orfani e ci ha condotti fino a questa Città per essere affidati a istituti oppure trovare sistemazione dentro delle famiglie e poi lavorare. Così è successo a noi. Siamo stati, come si dice? Adottati da due vecchi senza figli che avevano il banchetto proprio qui, al mercato. Ci hanno insegnato come fare e siccome Loro non erano più in grado di gestire questo, come si dice, commercio, ci hanno insegnato e adesso siamo qui, al loro posto." Il piccolino si inserì nel discorso :"Mio papà ha la gotta e Mia mamma si è rotta una caviglia." Annuì severamente." Cercai di ricompormi e di fare affluire sangue alle mie guance agitandomi il cappello sulla faccia, ma il colpo mi aveva preso in pieno. "E dove si trova adesso Padre Reynolds?" Chiesi dolcemente "Ah, è in affitto in un appartamento di Salinas, fuori dal centro. I Bambini sono tutti dentro Istituti e Lui va lì tutti i giorni per capire come vanno le cose e se può piazzarli a una famiglia o farli lavorare comunque." "Avrei piacere di parlare con il Pastore...Io e Lui ci conosciamo da .....qualche tempo. Sapete sicuramente come arrivare da Lui..." "Sì, lo faremo. Sarà contento di vederla, Signore...Lei è simpatico! Ma prego, non compra la frutta? E non abbiamo solo quella! guardi qui: abbiamo statuette intagliate a mano dai nostri....ehm...artigiani dell'Isola. Le abbiamo portate con Noi. Erano nostre. Guardi questa, per esempio...." E sollevò la statuetta della vergine. La stessa che era andata distrutta nello scontro con i Bucanieri. MI sentì mancare e dovetti appoggiarmi a un portone. II |
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