Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Post n°104 pubblicato il 03 Marzo 2017 da call.me.Ishmael
La Casa di Paglia XXI La suora provvide a farle riprendere conoscenza dopo avere chiesto aiuto. Giunsero diverse persone dalla sala mensa e dall'infermeria con dei sali ed aceto. Adebanke in pochi minuti ritrovò la sua saldezza e determinazione e cominciò a guardarsi intorno non senza, comunque, un lieve senso di sbandamento e smarrimento. Maccani era in piedi accanto alla finestra con la cravatta sbrecciata e il respiro affannoso. Emanuele Radice era tornato a sedersi in tutta tranquillità mentre Matteo Giustiniani girava per l'ufficio imprecando come un taxista. Involsi si appropinquò al suo superiore per sincerarsi delle sue condizioni. Il questore lo allontanò con un braccio mugugnando: "Sto bene." "Soprassediamo su tutto questo." Fece lo psichiatra "Facciamo finta che non sia nemmeno avvenuto questo increscioso episodio. Torniamo al punto zero. Mi pare di capire che tu, signor questore, non intendi recedere da una linea che non contempla compromessi." Maccani lo fissò scuotendo la testa: "Dammi la tua opinione, esimio psichiatra. Sei l'unico che si mantiene beffardo, sfuggente, silenzioso ed ineffabile. Rendimi edotto su quello che sarebbe giusto fare per ridurre al minimo le possibilità di un conflitto." Radice si passò le dita sugli occhi, chiudendoli, poi cominciò a parlare: "è semplice. La Casa di Paglia è abbastanza grande per accogliere sia gli attuali degenti e i disabili africani. Stringiamoci un attimo e la convivenza forzata porterà ad un'armoniosa mistura." Vi fu un minuto di silenzio, come in rimembranza di vittime innocenti, poi Maccani cominciò a ridere. Inizialmente un riso soffocato, poi, con lo scorrere dei secondi, una risata sguaiata e feroce che minacciò, a un certo punto di soffocarlo. quando si riebbe attraverso la nebulosa dei colpi di tosse, diresse il suo sguardo fin dentro le pupille grigie del dottor Radice: "A chi pensi di darla a bere, dottore? Gli africani hanno bisogno di strutture mediche molto sofisticate pronte in magazzino da qualche settimana, hanno bisogno di personale adeguato in grado di seguirli e coadiuvarli, hanno bisogno di fare gruppo, senza essere continuamente molestati da dei malati di mente...ma, del resto, il tuo piano mi è chiaro. Addirittura lampante. Più o meno suona così: abbiamo fatto di tutto per integrare quei negri ma la loro incoercibile natura ribelle ci ha portato a uno scontro da noi non voluto e da noi non auspicato. Questo Io lo chiamo giocare col fuoco per un piano inconfessabile. E dietro questo piano ci sta la tua ambizione, dottore." Radice gonfiò le guance con aria di insofferenza e noia. Sembrava dire: vedete anche voi, ho fatto di tutto per venire incontro agli africani, ma il questore mi accusa di mire inconfessabili, egli afferma che il mio sia solo fumo negli occhi per portare, comunque, allo scontro e uscirne pulito...in vista di...ecco, qui sta lo scopo inconfessabile. "E quale sarebbe, di grazia, questo scopo?" Fece lo psichiatra assumendo un tono beffardo. Maccani sorrise a sua volta. "Se è inconfessabile non sarò certo Io a smascherarti. Malgrado tutto ti stimo ancora troppo ed ho ancora la speranza che tu faccia un passo indietro." Vi fu un attimo di silenzio e la tensione si poteva tagliare con il coltello. Giustiniani aveva smesso di bestemmiare e ora se ne stava seduto in un angolo dell'ufficio a blaterare da solo con le braccia attorno alle ginocchia. Adebanke Adhiambo si era perfettamente ripresa e, tra lo stupore di molti, sostenne il punto di vista dello psichiatra. "Per una ragione o per un'altra siamo tutta gente sfortunata. Forse il trovarci fianco a fianco con le nostre difficoltà, il confrontarci costantemente pur nella diversa complessità delle nostre problematiche potrebbe portare a risultati formidabili. è un campo del tutto inesplorato." "Ma Santo Cielo" gemette Maccani, "Cos'ha in comune una ragazza affetta da distrofia muscolare o un parkinsoniano con gente a cui si è fuso il motore del cervello? Vi rendete conto a cosa stiamo andando incontro? Un pauroso scontro di handicap diversissimi, una formidabile esplosione di disabilità conflittuali. Quello di cui ha bisogno il nostro Mondo è competenza, non di una pattumiera dentro cui buttare indistintamente i soggetti scomodi." Vi fu un lieve eco di applausi sollevato da Radice: "Forse lo scopo inconfessabile lo nascondi tu, questore. Candidato al parlamento?" (Continua) |
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