Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Post n°108 pubblicato il 25 Marzo 2017 da call.me.Ishmael
La Casa di Paglia XXV Il giorno dopo Maccani si recò dal prefetto e dal commissario del governo, di fresca nomina dopo lo scioglimento della giunta comunale. Il prefetto, Roberto Mosca, aveva lasciato da subito intendere che la sistemazione dei degenti africani era una questione di ordine pubblico e si era rapidamente smarcato, affidando al questore le decisioni ultime sull'eventuale spostamento coattivo degli abitanti della Casa di Paglia. Appena cominciato a parlare Maccani realizzò che le cose non erano cambiate. Il prefetto gli dava al tempo stesso via libera e se ne tirava fuori, riversando tonnellate di livore sul sindaco e i membri del consiglio che avevano avuto la bella idea di far arrivare gli africani senza garantirne la sistemazione e cura. "Una lurida manovra propagandistica!" Aveva tuonato mentre Maccani restava apparentemente impassibile ma con un uragano psicologico che gli scuoteva le fondamenta interiori. Roberto Mosca rumoreggiava, si imponeva, demandava e chiedeva prima di tutto "comprensione". In seguito sarebbe arrivato il momento della fermezza e Il giovane questore si sentì gelare. Era praticamente in trappola. Avesse esercitato un uso eccessivo della forza Tutti gli sarebbero stati contro, fosse rimasto in una posizione poco decisa Tutti lo avrebbero accusato di incancrenire la situazione. "La prossima settimana sarò in missione diplomatica nel sud-est asiatico" Fece con noncuranza Roberto Mosca. "Lei decida i tempi che le sembreranno maggiormente opportuni." E levatosi dalla scrivania strinse la mano sudata di Maccani. Egli ben sapeva che il prefetto gli lanciava un messaggio esplicito: "Sistemi la questione entro i prossimi sette giorni, poi arriverò Io a tirare le somme." Vigliaccheria, pusillanimità, opportunismo. Pensò il giovane questore mentre usciva dall'edificio e si portava con Involsi a controllare, senza più speranze, la posizione del commissario del governo. Si trattava di Maria Teresa Pastrugno, una cinquantacinquenne con molto aplomb e altrettanta pazienza. Si presentarono e questa volta fu il turno di Involsi a sfornare la patata bollente che minacciava di ustionare tutta la città. Lo fece in modo impeccabile e, in apparenza, il commissario del governo non si perdeva una parola. Fu al termine dell'esposizione che a Maccani caddero le braccia. Maria Teresa Pastrugno per tutta risposta si lanciò in un'accorata difesa delle tradizioni civili di quel borgo e sulla necessità di non scatenare inutili atti di violenza, almeno non prima dell'indizione delle prossime elezioni comunali. "Si tratta di mesi, dottoressa." Replicò il questore diventando rosso come un gambero. "A questo punto possiamo prenderci qualche ettolitro di benzina, versarlo nelle stanze del convento delle orsoline e accendere un cerino. Il problema sarà sicuramente risolto nel modo più rapido possibile." Il commissario del governo lo guardò come fosse impazzito. E Maccani rise, scuotendo la testa: "La zona di San Giorgio, dove, secondo molti di voi dovrebbero finire gli africani è tradizionalmente di destra e dominata da formazioni estremiste. I pazienti del Ghana non arriverebbero a mettere nemmeno un piede sul parquet che finirebbero in cenere, tanto per restare in tema di combustibile. Sgomberare la Casa di Paglia ci costa molto meno. So di apparire un grandissimo bastardo, so benissimo del valore simbolico della Casa di Paglia, so che sarà come mettere un petardo in un vespaio. Ma non abbiamo, ripeto, non abbiamo alternative. Quella vecchia baracca è solo il frutto della megalomania di Radice. Un posto vale l'altro per quella gente, e politicamente la scelta più sensata da portare a termine è e rimane lo sgombero della stamberga e la rapida sistemazione dei malati mentali nella struttura ipertecnologica di San Giorgio." Maria Teresa Pastrugno lo fissò attonito, e pure Involsi restò di stucco. Aveva parlato la necessità o aveva parlato l'odio? (Continua) |
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