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PALAZZO VECCHIONE MAGLIONE, “UNA DIMORA FILOSOFALE IN POZZUOLI”

A molti il termine Dimore Filosofali dirà poco o nulla. Viceversa dirà tanto agli studiosi e agli appassionati di ermetismo, alchimia in particolare: LE DIMORE FILOSOFALI è il titolo di una delle opere del famoso alchimista francese Fulcanelli vissuto nel ventesimo secolo.

Nelle Dimore Filosofali, esaminando i fregi in bassorilievo e i dipinti che decorano gli esterni e gli interni di alcune antiche e nobili case dispiegate sul territorio francese e belga, lo studioso cerca di dimostrare che quegli addobbi furono realizzati seguendo gli stessi canoni legati all’antica tradizione iniziatica, dove nulla era lasciato al caso, con cui nel remoto passato vennero edificati i templi e in epoca più recente le cattedrali gotiche.

Mediante quelle statue e disegni i decoratori, nella fattispecie gli scalpellini, mentre scolpivano e dipingevano, seminavano indizi attinenti al cammino che l’uomo avrebbe dovuto compiere per realizzare la Grande Opera – la trasmutazione del piombo in oro simboleggiante il passaggio dallo stato materiale a quello spirituale –  che solo gli iniziati alla tradizione sacra sarebbero in grado riconoscere, comprendere e realizzare.

Molti anni dopo, seguendo la stessa logica del Fulcanelli, la compianta storica flegrea Lina Sansone Vagni, dopo aver pubblicato nel 1992 il suo ineguagliabile capolavoro sulla figura di Raimondo di Sangro Principe di San Severo, nel 1994 diede alle stampe un libricino dal titolo eloquente UNA DIMORA FILOSOFALE IN POZZUOLI, edito da Bastogi. […]

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IN LIBRERIA “DIALETTO PUTEOLANO” DI SALVATORE BRUNETTI

Edito per la prima volta nel 2019 con il contributo di Lux in Fabula – all’epoca ne furono stampate cento copie, ognuna autografata dall’autore -, DIALETTO PUTEOLANO di Salvatore Brunetti è finalmente in libreria in una nuova edizione riveduta e corretta edita da NEW MEDIA PRESS.

Il testo, novità assoluta nel suo genere, fu scritto su insistenza del maestro Roberto De Simone dopo che lo stesso aveva avuto modo di apprezzare il precedente lavoro di Brunetti sul dialetto napoletano.

Il volume è strutturato come un vero e proprio testo di grammatica: si parte dall’analisi dell’alfabeto, passando per la coniugazione dei verbi, finendo in appendice con testi esplicativi.

Nel “prologo” si spiega il motivo dell’utilizzo delle lettere straniere: “j (gei) al posto della i italiana” per evitare “che più vocali si trovino strettamente legate in successione, nel dichiarato intento di rendere più fluida la parola”. Oppure, a proposito degli accenti: “nel dialetto puteolano il ricorso all’accento scritto è spesso imprescindibile per le numerose parole dalla dubbia pronuncia, che in quanto dialettali sono poco conosciute al di fuori dei propri ambiti”. […]

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LA SCRITTRICE PUTEOLANA SIGLINDA GENTILE LOPEZ SI RACCONTA

Dopo aver letto PIETRE AL SOLE, di Siglinda Gentile Lopez, affascinato dalla storia e dalla qualità della prosa, mi misi alla ricerca dell’autrice per complimentarmi con lei, seppure con ritardo – mi aveva omaggiato del libro diciotto anni fa durante un premio letterario –  per la bellezza del romanzo. A seguito di ricerche, sono riuscito a rintracciarla. Come avvenne all’epoca del nostro primo e, finora, unico incontro, anche in questo caso, seppure per interposta persona, ci siamo scambiati i reciproci scritti – lei mi ha donato l’altro suo romanzo SOGNI RUBATI, io IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE. Grazie alla tecnologia, con l’ausilio di suo figlio Raffaele, siamo riusciti a organizzare un’intervista in video chat.

Come nasce Siglinda Gentile Lopez Scrittrice?

Fin da bambina mi è sempre piaciuto scrivere. A scuola componevo delle novelle così lunghe che la maestra mi chiamava la piccola scrittrice. In seguito ho iniziato a comporre poesie e poi racconti. Ma l’input per intraprendere l’attività di scrittrice mi è venuto all’epoca del bradisismo: in quei momenti forte è stato l’impulso di raccontare quanto stava avvenendo. Per PIETRE AL SOLE come ambientazione ho scelto Via Napoli perché è lì che ho vissuto la mia infanzia e la mia adolescenza. […]

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PIETRE AL SOLE”, la storia di una puteolana narrata da Siglinda Gentile Lopez

Il destino di ogni libro è quello d’essere letto, prima o poi.

Potreste lasciarlo languire sullo scaffale per giorni, mesi, anni. State certi che, all’improvviso, verrà il momento che con lo sguardo inizierete ad accarezzarne la copertina.

Inizialmente manco ve ne accorgerete. Ma poi, la vostra attenzione sarà attratta sempre di più. E quando accadrà che non saprete resistere all’impulso di prenderlo tra le mani, leggendolo, vi accorgerete che quello era il momento giusto.

Con i libri capita sempre così.

Verso la fine del 2002 fui invitato alla premiazione del Premio Sebastiani, a Minturno.

Il vincitore fu il giornalista/scrittore Marcello Veneziani con il romanzo VITA NATURAL DURANTE, l’autobiografia apocrifa di Plotino. Al terzo posto si classificò PIETRE AL SOLE di Siglinda Gentile Lopez, una scrittrice di Pozzuoli.

Al termine della serata mi presentai alla signora per complimentarmi, facendole presente che anch’io abitavo a Pozzuoli e coltivavo la passione per la scrittura. Lei mi omaggiò di una copia con dedica del suo romanzo, segnandomi il numero di telefono sull’antiporta perché la chiamassi e l’andassi a trovare.

Quando ci rivedemmo nella sua casa di Arcofelice, le portai una copia della mia raccolta di racconti L’Ultima Notte, gesto che apprezzò molto.

Conversando, ebbi la sensazione di trovarmi al cospetto di una donna d’altri tempi: una nobildonna! […]

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libro

PAOLO LUBRANO CI PARLA DI SOPHIA LOREN E DELLE DONNE DI POZZUOLI

Uscito da poco più di una settimana, “PORTANDOMI DENTRO QUESTA MAGIA” – la biografia su Sophia Loren scritta da Paolo Lubrano per Cultura Nova – sta riscuotendo un enorme eco sia in Italia che all’estero tanto da stupire lo stesso autore. Per saperne di più sul libro, abbiamo posto a Lubrano, puteolano doc, alcune domande.

Paolo come ti è venuta l’idea di scrivere una biografia sulla Loren?

Il libro è un tassello di un progetto molto più ampio che spero di realizzare non appena finirà l’emergenza covid. Ammetto che non era affatto nelle mie intenzioni scrivere una biografia su di lei, tuttavia sto scoprendo che il libro sta ottenendo una visibilità pazzesca, non solo in Italia. In particolare se ne sta parlando tantissimo in Germania e sta cosa mi stupisce, anche se ovviamente mi fa piacere.

Per il modo con cui è scritto, il libro sembra un romanzo. Questo approccio narrativo è voluto o è casuale?

È voluto, assolutamente. Anche se non pensavo di esserne capace. Il libro nasce con l’intento di celebrare i settant’anni di carriera di Sophia Loren. Ma dietro vi è l’intenzione di fare un omaggio alle donne puteolane che, secondo me, hanno particolari caratteristiche che sono all’origine del successo di Sophia. Tali peculiarità sono emerse attraverso il lungo lavoro di ricerca che ho fatto per la stesura del testo: così com’era strutturata in passato, nella società puteolana, in virtù del fatto che gli uomini trascorrevano spesso lunghi periodi in mare, erano le donne a dover prendere le decisioni in casa per tirare avanti la famiglia. Ciò fece sì che nella nostra terra si costituisse una società di stampo matriarcale. Avendo vissuto in una famiglia circondata da donne forti – la mamma, la nonna e le zie – anche Sophia ha sicuramente assimilato e sviluppato quest’aspetto che si è poi rivelato decisivo per l’ascesa del suo successo. […]

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PORTANDOMI DENTRO QUESTA MAGIA, L’OMAGGIO DI PAOLO LUBRANO AI SETTANT’ANNI DI CARRIERA DI SOPHIA LOREN

Quando si parla di Pozzuoli alla mente non vengono solo il mare, i pescatori e le loro reti, il Rione Terra, la Solfatara, il tempio di Serapide, l’anfiteatro Flavio e altri luoghi e monumenti che caratterizzano il capoluogo flegreo. Quando si parla di Pozzuoli sovviene il nome e, soprattutto, l’inconfondibile bellezza di una donna: Sophia Loren, incarnazione vivente del cinema mondiale; romana di nascita ma puteolana d’adozione, avendo vissuto la propria infanzia e parte della giovinezza in casa dei nonni materni in Via solfatara n. 5.

Per celebrarne i settant’anni di carriera, il produttore puteolano Poalo Lubrano, che ha il privilegio di conoscerla di persona, le ha dedicato un’accurata biografia, PORTANDOMI DENTRO QUESTA MAGIA edita da Cultura Nova.

Che non si tratti della solita biografia celebrativa fitta di date e aneddoti ma povera di emozioni perché scritta in maniera asettica, bensì di un vero e proprio romanzo la cui protagonista è una ragazza del popolo che grazie al talento, alla bellezza e al sostegno della madre riesce a sfondare nel mondo del cinema, divenendone un’icona indiscussa, lo si intuisce dallo stile calibrato e musicale, in alcuni tratti addirittura poetico, con cui l’autore ripercorre la vita di Sophia dall’infanzia alla consacrazione hollywoodiana. […]

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IL SEME

Elio abitava al secondo piano di un prefabbricato cubico di un vasto complesso edilizio edificato a metà degli anni ottanta per accogliere gli sfollati del terremoto. Visto da lontano l’agglomerato urbano infondeva una tristezza infinita. Era un ghetto che all’approssimarsi delle elezioni si trasformava in ambita riserva di caccia per i politici locali che vi si recavano in pompa magna col loro seguito di ruffiani e guardaspalle, sfoggiando dentature ingiallite e mal curate, pance prominenti, sigari puzzolenti tra le labbra. Lasciandosi dietro un’intensa scia di profumo da quattro soldi con cui ammortizzavano il proprio disgusto per quel degrado urbano frutto dei loro maneggi di potere.

Sfacciatamente, con un finto sorriso stampato sulle labbra, si recavano casa per casa, fingendosi interessati alle problematiche della povera gente, barattando un “semplice ” voto in cambio del pagamento di un’utenza o di una spesa.

Sebbene gli abitanti del quartiere fossero consapevoli vittime di quella commedia che si replicava puntualmente a ogni tornata elettorale, accoglievano sempre calorosamente il teatrante di turno e, offrendogli una tazza di caffe o un bicchiere di vino con i taralli, gli esternavano le proprie preoccupazioni e speranze per una vita migliore. […]

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VI RACCONTO COME NASCE IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE

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Da quando ho attivato i miei blog – LA VOCE DI KAYFA e LA VOCE DI KAYFA2.0 – e successivamente questo sito, ho avuto modo di intervistare nel corso degli anni in maniera eterogenea tante persone (pittori, cantanti, professionisti, professori, fotografi, scrittori, sportivi).

Mentre ponevo loro le domande e ne ascoltavo le risposte, mi chiedevo cosa si provasse a dover dar conto agli altri delle propria vita e del proprio lavoro.

Bene, questa domanda ha trovato risposta grazie all’intervista fattami da Ciro Biondi in cui parlo del mio romanzo IL RAGAZZO CHE DANZÒ CON IL MARE pubblicato a luglio di quest’anno con le Edizioni Helicon.

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ALLEGATO PER COMUNICATO STAMPA3

28 OTTOBRE 1870 – 28 OTTOBRE 2020: CENTOCINQUANT’ANNI FA SI BONIFICAVA IL LAGO DI AGNANO

Situato nella Conca di Agnano laddove oggi sorge il famoso complesso termale, il lago di Agnano era un bacino di origine vulcanica formatosi molto probabilmente intorno all’anno 1000 per via dei continui movimenti tellurici dovuti al bradisismo.

La decisione di prosciugarlo risale al 1835, in epoca borbonica, a seguito dei tanti casi di malaria che durante l’estate decimavano la popolazione che viveva sulle sue sponde praticando caccia, pesca e soprattutto coltivazione della canapa tessile.

Tuttavia perché la bonifica si realizzasse, bisogno attendere l’unità d’Italia, precisamente tra il 1865 e il 1870, anni in cui si realizzò il collettore sotterraneo tra il lago e il mare, la cui costruzione costò un esorbitante numero di vite umane.

All’apertura del canale che avvenne in pompa magna il 28 ottobre del 1870 – il canale è tuttora visibile presso il Dazio di Bagnoli e, a causa dell’abusivismo edilizio, non vi confluiscono solo acque termali ma soprattutto scarichi fognari tra le principali cause di inquinamento di quel tratto di costa flegrea – man mano che il livello del lago si abbassava, vennero alla luce settantadue sorgenti termali e un tempio greco del IV/III secolo a. C. dedicato alla dea della salute Igea a testimonianza che già anticamente erano note le qualità terapeutiche delle acque che ivi sgorgavano. […]

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21 DI NOI, LA MOSTRA DI SPAZIO TANGRAM DA ARTGARAGE

Sabato 17 ottobre presso l’ARTGARAGE di Pozzuoli, per la rassegna fotografica FOTOARTEinGARAGE curata da Gianni Biccari, si è inaugurata la mostra fotografica “21 DI NOI” di Spazio Tangram coordinata da Matteo Anatrella. La mostra si protrarrò fino a venerdì 30 ottobre e sarà visitabile dal lunedì al venerdì, dalle 15,30 alle 21,00

Per l’occasione abbiamo posto alcune domande a Matteo Anatrella curatore del progetto affiancato da Luigi Rossi e Riccardo Petrone.

Matteo ci parli del progetto che come Spazio Tangram presentate all’artgarage?

Alla base dell’idea c’è l’inclusione come messaggio sostanziale e poi l’identificazione attraverso la fotografia. Il fatto di essere riusciti non solo a fotografare ragazzi affetti da sindrome di down, ma soprattutto munirli di una macchina fotografica in modo che a loro volta fotografassero era il vero obiettivo cui miravamo, al di là della qualità dell’immagine che ne sarebbe scaturita. Perché ciò avvenisse abbiamo utilizzato un format univoco per tutte le realizzazioni, ottenuto con una sola ottica e una sola tipologia di esposizione. Tutto ciò finalizzato all’esposizione del racconto e alle suggestioni che sono state vissute durante questi cinque incontri con i ragazzi. Ci auguriamo che tutto ciò arrivi a quanti guarderanno le foto. Non ci siamo preoccupati di esporre qualcosa per cui gli altri, nell’osservarla, potessero dire “come siete stati bravi!”. Volutamente abbiamo tolto il pregio al valore fotografico, cercando di mettere l’accento sul valore inclusivo che può avere la fotografia.

A proposito del valore inclusivo cui ti riferisci, avete concesso ai ragazzi l’opportunità di fotografarvi a loro volta… […]

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