PIETRE AL SOLE”, la storia di una puteolana narrata da Siglinda Gentile Lopez

Il destino di ogni libro è quello d’essere letto, prima o poi.

Potreste lasciarlo languire sullo scaffale per giorni, mesi, anni. State certi che, all’improvviso, verrà il momento che con lo sguardo inizierete ad accarezzarne la copertina.

Inizialmente manco ve ne accorgerete. Ma poi, la vostra attenzione sarà attratta sempre di più. E quando accadrà che non saprete resistere all’impulso di prenderlo tra le mani, leggendolo, vi accorgerete che quello era il momento giusto.

Con i libri capita sempre così.

Verso la fine del 2002 fui invitato alla premiazione del Premio Sebastiani, a Minturno.

Il vincitore fu il giornalista/scrittore Marcello Veneziani con il romanzo VITA NATURAL DURANTE, l’autobiografia apocrifa di Plotino. Al terzo posto si classificò PIETRE AL SOLE di Siglinda Gentile Lopez, una scrittrice di Pozzuoli.

Al termine della serata mi presentai alla signora per complimentarmi, facendole presente che anch’io abitavo a Pozzuoli e coltivavo la passione per la scrittura. Lei mi omaggiò di una copia con dedica del suo romanzo, segnandomi il numero di telefono sull’antiporta perché la chiamassi e l’andassi a trovare.

Quando ci rivedemmo nella sua casa di Arcofelice, le portai una copia della mia raccolta di racconti L’Ultima Notte, gesto che apprezzò molto.

Conversando, ebbi la sensazione di trovarmi al cospetto di una donna d’altri tempi: una nobildonna! […]

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loren

PORTANDOMI DENTRO QUESTA MAGIA, L’OMAGGIO DI PAOLO LUBRANO AI SETTANT’ANNI DI CARRIERA DI SOPHIA LOREN

Quando si parla di Pozzuoli alla mente non vengono solo il mare, i pescatori e le loro reti, il Rione Terra, la Solfatara, il tempio di Serapide, l’anfiteatro Flavio e altri luoghi e monumenti che caratterizzano il capoluogo flegreo. Quando si parla di Pozzuoli sovviene il nome e, soprattutto, l’inconfondibile bellezza di una donna: Sophia Loren, incarnazione vivente del cinema mondiale; romana di nascita ma puteolana d’adozione, avendo vissuto la propria infanzia e parte della giovinezza in casa dei nonni materni in Via solfatara n. 5.

Per celebrarne i settant’anni di carriera, il produttore puteolano Poalo Lubrano, che ha il privilegio di conoscerla di persona, le ha dedicato un’accurata biografia, PORTANDOMI DENTRO QUESTA MAGIA edita da Cultura Nova.

Che non si tratti della solita biografia celebrativa fitta di date e aneddoti ma povera di emozioni perché scritta in maniera asettica, bensì di un vero e proprio romanzo la cui protagonista è una ragazza del popolo che grazie al talento, alla bellezza e al sostegno della madre riesce a sfondare nel mondo del cinema, divenendone un’icona indiscussa, lo si intuisce dallo stile calibrato e musicale, in alcuni tratti addirittura poetico, con cui l’autore ripercorre la vita di Sophia dall’infanzia alla consacrazione hollywoodiana. […]

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anna abbate foto copertina

Dagli antichi Romani al Medioevo. La storia della cucina nei libri di Anna Abbate. Sabato la presentazione a Napoli

Di seguito l’articolo pubblicato su QuiCampiFlegrei.it

Sabato 19 settembre, alle ore 17, a Napoli,  nel Chiostro di San Domenico Maggiore, per la rassegna letteraria “In-chiostro: Editori e Scrittori incontrano la città” – organizzata in sinergia dalle case editrici “Valtrend”, “inKnot” e “Homo Scrivens”, con la collaborazione dell’ACE (Associazione Campana Editori), in programma dal 3 al 26 settembre –  l’archeologa Anna Abbate, collaboratrice di QuiCampiFlegrei.it, presenterà i volumi di storia e culinaria “Da Apicio… a Scapece” e “Biancomangiare… Il medioevo in tavola”, entrambi editi da Valtrend.

Nel primo volume l’autrice affronta la cucina romana, soffermandosi sulla figura di Marco Gavio Apicio cui si deve un ricco e colorito ricettario tuttora punto di riferimento di molti chef, nonché ideatore della cucina alla scapece basata sull’utilizzo dell’aceto al fine di ammortizzare il cattivo sapore dei cibi in quanto, non esistendo a quel tempo i conservanti ed essendo il sale un lusso che pochi potevano permettersi, bastavano pochi giorni perché la carne e il pesce andassero a male. […]

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donne italiane

AL PRATELLO DI POPPI, “LE DONNE ITALIANE” DI UGO FOSCOLO

Martedì 17 agosto a “Il Pratello” di Poppi/AR si è presentato il volume DONNE ITALIENE di Ugo Foscolo, a cura di Andrea Pellegrini; traduzione di Slivia Franzoni; edito dalle Edizioni Helicon nella collana Occhio di Bue curata da Andrea Pellegrini e Michele Rossi; moderatrice della serata la professoressa Cristiana Vettori.

Il libro raccoglie un lungo articolo pubblicato dal Foscolo sul “London magazine” del 1° ottobre 1826, esattamente un anno prima dalla sua morte a Londra il 16 settembre 1827. Si tratta di “un eloquente pamphlet dal tenore europeo ricamato intorno all’anacronistico, eppur vegeto, status delle donne di quello strano mondo occidentale frammentato e in disgrazia che era l’Italia. Costrette a matrimoni di convenienza, le aristocratiche italiane si davano infatti spesso, una volta maritate, al libertinaggio, in cerca d’amore e libertà”, come leggiamo sulla bandella del volume.

In appendice, un breve saggio del curatore dal titolo “Vi ha ingannato, madama, chi mi ha dipinto come un libertino” che, riprendendo una frase del Foscolo, rivela quale fosse lo stile di vita cui era avvezzo l’autore dell’Ortis e Dei Sepolcri. Cosa del tutto inimmaginabile per chi come il sottoscritto considerava e considera il Foscolo una persona triste e malinconica a causa del modo in cui lo si presenta a scuola. Apprendere che l’autore Dei Sepolcri amava la vita e le donne – collezionò una sfilza infinita di amanti, tutte appartenenti all’aristocrazia e dotate di un fine intelletto, tra cui spiccano Teresa Pikler Monti moglie di Vincenzo Monti traduttore dell’Iliade e la contessa Antonietta Fagnani Arese per la quale compose l’”Ode all’amica Risanata” – mi ha suscitato interesse e curiosità, ripromettendomi di approfondirlo sfrondandomi dai preconcetti derivanti dagli studi scolastici.

Personalmente ritengo che l’importanza di questo libricino consista proprio nel far conoscere al pubblico un Foscolo ignoto, introducendolo a pieno titolo tra gli autori femministi ante litteram. […]

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leonardo foto copertina

CLEMENTINA GILY REDA: LEONARDO–L’ELEGANZA DELL’IO

Di seguito vi propongo la mia recensione al volume LEONARDO – L’ELEGANZA DELL’IO di Clementina Gily Reda, Albatros Edizioni, pubblicata su quicampiflegrei.it

Non tutti i libri sono per tutti: quello di cui ci apprestiamo a parlere rientra in questa categoria.

Diversamente dalla semplicità espositiva e capacità affabulatoria che l’hanno resa e tuttora la rendono apprezzata dagli studenti e dal pubblico presente alle sue conferenze, in questo libro la Gily ha dato fondo al proprio essere studiosa e filosofa enucleando l’arte leonardesca attraverso agganci storici e filosofici che le impongono di esprimersi in quel linguaggio tecnico/accademico che lei stessa ha sempre cercato di evitare in modo da essere comprensibili anche ai non addetti ai lavori.

“Leonardo – L’eleganza dell’Io” di Clementina Gily Reda, edito da Albatros Edizioni è un saggio in cui l’autrice – filosofa tra i maggiori studiosi di Giordano Bruno, ex docente di estetica della comunicazione alla Federico II e al Suor Orsola Benincasa, per anni impegnata nella ricerca sul ruolo formativo del gioco – prendendo spunto dal suo “incontro” con il SALVATOR MUNDI di Leonardo Da Vinci esposto alcuni anni fa al Museo Diocesano di Napoli, attraverso l’ecfrastica – genere letterario del commento delle immagini con parole in uso nelle scuole medievali per educare al ben parlare, senza far disperdere l’allievo nel contenuto, tenendolo attento a grammatica e retorica […] (Clementina Gily Reda, Ecfrastica e Formazione Estetica:  Ottobre 2012, Convitto Nazionale Vittorio Emanuele, Napoli) – partendo dallo sguardo dell’uomo del dipinto da cui non traspare alcun sorriso, diversamente da quello ambiguo e famoso della Gioconda, non solo fa un’analisi tecnica dell’opera, ma ciò le dà modo di intraprendere un articolato studio su quel che rappresentò il Rinascimento – Leonardo, che fu tra i massimi esponenti, visse il periodo centrale; Giordano Bruno, figura a lei tanto cara, fu uno degli ultimi rappresentanti – nella storia dell’umanità soprattutto a livello artistico e architettonico. […]

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copertina

ANNUNZIATA ZINARDI, “LA RAGAZZA CHE RIPRESE A VOLARE”

Uno dei vantaggi dell’essere obbligati a restare chiusi in casa è quello di avere la possibilità di immergersi nella lettura di un testo a cui da tempo ci si voleva dedicare, scoprendo che si tratta di una storia narrata con garbo e delicatezza, senza mai cedere nella retorica malgrado affronti un tema difficile e attuale qual è il bullismo. Sto parlando di LA RAGAZZA CHE RIPRESE A VOLARE di Annunziata Zinardi, edito da YOUCANPRINT.

Pur partendo in sordina, man mano che si avanti nella lettura, la storia si districa in un crescendo narrativo, coinvolgendo il lettore in una ridda di emozioni riguardanti le vicende delle protagoniste, Tamara e Marica, due adolescenti molto diverse tra di loro: la prima conduce la vita standardizzata di molti suoi coetanei, ponendosi in conflitto con la società e il proprio mondo, dando vita a perenni scontri con i genitori pur di sentirsi accettata dal branco; la seconda, benché dalla nascita sia costretta a vivere su una sedia a rotelle, attraverso la poesia riesce a dare un senso alla propria esistenza, accettando serenamente quello che agli occhi degli altri, innanzitutto di sua madre, appare come un destino crudele. […]

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CLEMENTINA GILY: IL RINASCIMENTO DI GIORDANO BRUNO

Tra i tanti volumi editi sulla figura di Giordano Bruno voglio segnalarvi IL RINASCIMENTO DI GIORDANO BRUNO (IL MIELE E LE ARAGOSTE) della professoressa Clementina Gliy, edito da STAMPERIA DEL VALENTINO per la collana di studi tradizionali I POLIFEMI.

Nonostante si tratti di un volumetto di poco più di settanta pagine – il primo di una serie su Bruno di cui l’autrice è già impegnata nella stesura del secondo – l’opera è densa di informazioni biografiche, storiche e filosofiche sulla figura del nolano e sullo scenario europeo dell’epoca in cui visse e si mosse. In particolare lo studio della Gily, tra i maggiori esperti di Bruno nonché per anni docente di estetica della comunicazione alla Federico II di Napoli, si sofferma sul periodo in cui il filosofo soggiornò in Inghilterra alla corte di Elisabetta I e sulla coincidenza temporale tra la sua presenza a corte e la comparsa anni dopo  del genio teatrale di Shakespeare.

Il lavoro è diviso in due sezioni: IL RINASCIMENTO DI GIORDANO BRUNO e GIORDANO BRUNO, MARLOWE E SHAKESPEARE.

Nella prima parte l’autrice analizza l’impronta della filosofia di Bruno, spiegando che: come facevano Bacone e Locke, Bruno cerca la verità dell’uomo, quella che è insieme luce e oscurità; la nuova èra cerca di capirne l’intreccionon abolire l’oscuro, la materia, il male… che sono necessaria ombra onnipresente nel mondo dell’uomo; quella che in pittura mostra solidità dei corpi, protendendoli oltre la tela e figura tre dimensioni in due. In quest’ottica la Gily afferma: filosofia e scienza hanno oggi più bisogno di ieri di intersecare i campi, visto che dopo il Rinascimento il pensiero moderno scavò una mossa tra gli emisferi. […]

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SIMENON

“MEMORIE INTIME”, LA DOLOROSA AUTOBIOGRAFIA DI GEORGE SIMENON

Chiunque si cimenti con la scrittura e, almeno una volta nella vita, abbia provato a scrivere un testo autobiografico, anche solo un breve diario, sa benissimo quanto difficile sia essere sinceri; avere il coraggio di affrontare il pudore che impedisce di spalancare le porte della propria vita agli altri e raccontare loro tutto, ma proprio tutto di sé. Senza tralasciare il benché minimo particolare, anche il più imbarazzante o doloroso che, se svelato, potrebbe modificare in negativo la considerazione che essi hanno di lui. O quanto meno alimentare un minimo di perplessità sulla sua effettiva sincerità, rimettendo in gioco in un colpo solo affetti, amicizie, amori, rapporti sociali.

Del resto più di uno scrittore alla domanda se avesse mai pensato di raccontare la propria vita, risponde che non ne sarebbe capace perché difficilmente avrebbe il coraggio di raccontare tutto di sé. E chi ha provato a farlo ha riconosciuto di aver omesso più di un particolare di cui si vergognava. Oppure perché non voleva coinvolgere altre persone, seppure la loro presenza fosse stata incisiva nell’evoluzione della propria esistenza sia nel bene che nel male.

 A tale proposito sorge il dubbio che, come tanti suggeriscono, l’età giusta per scrivere un’autobiografia non fosse la vecchiaia perché offre un alibi di ferro: l’età avanzata.

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