Torn & Frayedsottomarini di superficie |
Dopo che il Parsi fu sparito, avvenne che fossi io colui che le Parche destinarono a prodiere di Achab, quando quel prodiere prese il posto vacante; e sempre io colui che, quando l'ultimo giorno i tre uomini furono sbalzati fuori dalla lancia rollante, fu sbattuto a poppa. Così, galleggiando ai bordi della scena che seguì ed essendone in tutto spettatore, quando il risucchio affievolito della nave affondata mi raggiunse, allora venni trascinato, ma lentamente, verso il vortice che si chiudeva. Quando vi giunsi, si era placato in una pozza di lattea schiuma. In tondo, allora, sempre in tondo a circoli via via più stretti che mi avvicinavano alla bolla nera simile a un bottone, sull'asse di quel cerchio che roteava lento, novello Issione io girai. Infine, toccando quel centro vitale, la bolla nera scoppiò; e allora, liberata dalla sua molla ingegnosa e risalita con gran forza, per la sua leggerezza, alla superficie, la bara-salvagente sfrecciò in tutta la sua lunghezza fuor d'acqua, ricadde, e mi galleggiò accanto. Tenuto su da quella bara, quasi per tutto il corso d'un giorno e d'una notte fluttuai su di un oceano molle e funereo. Inoffensivi, i pescicani mi guizzavano accanto come se avessero un catenaccio alla bocca; i selvaggi falchi marini trascorrevano via col becco inguainato. Il secondo giorno, un veliero si avvicinò e mi raccolse, finalmente. Era la «Rachele» che incrociava raminga e che, tornando sui suoi passi alla ricerca dei figli perduti, trovò solo un altro orfano.
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Messaggi del 02/09/2019
Post n°122 pubblicato il 02 Settembre 2019 da call.me.Ishmael
Robbins Quando conobbi Gianfranco Robbins Lui era una di quelle persone che Ti scolpiscono la mente, senza avere bisogno né di marmo né di scalpello. Alto, molto più della norma, non soffriva di alopecia o calvizie incipiente ma, al contrario, regolava la criniera in maniera esemplare e non la spalmava di tinture nemmeno a 62 anni. Era un individuo magro ma non esile, saldo ma non ingessato, imponente ma non allampanato. Aveva due occhi azzurri farciti e languidi, bocca sottile e naso equilibrato, poche rughe, e tutte piazzate orizzontalmente sulla fronte in modo da non stonargli ma semmai, di accrescere la sua impressione di riflessività e carisma. I vestiti erano impeccabili, cashmere e tweed, con un foulard azzurro nella tasca sinistra della giacca. Non potevo fare a meno di chiedermi cosa ci facesse una persona del genere nella sala d'attesa del Centro di Salute Mentale. Ricordo che cominciammo a parlare dei bambini perché Lui mi mostrò la foto su una rivista di un bell'infante pasciuto e sorridente. "Bello, vero? Io ho un'autentica passione per i fanciulli. Ho due piccole, anzi ormai grandi: Lorena ed Ester." Io gli risposi con cortesia. Non rientrava nelle mie competenze il reparto pediatrico dei ricordi di un individuo, e nei miei primi quarant'anni non avevo avuto modo di fornire la luce a dei frugoletti quindi, dopo il primo attimo di gentilezza, me ne restai zitto. Lui continuò a parlare alzando le mani e Io non potei fare a meno di incantarmi su quelle dita, incongruamente macchiate di nicotina, e quei due polsi segnati da imponenti cicatrici. Non ci riflettei troppo su e presi a deviare il discorso portandolo sui nostri rispettivi psichiatri e i farmaci che assumevamo. Era un terreno più familiare rispetto a marmocchi e lattanti e, chissà perché, mi dava più tranquillità che non sentirlo sproloquiare di pappette e omogeneizzati. Semplicemente non mi sembrava congruo per un uomo di sessantadue anni. Tutto qui. L'attesa si protrasse a lungo e avemmo modo di percorrere tutta una serie di argomenti in lungo e in largo. Fuori dalle finestre cominciava a incombere la lunga sera invernale e qualche fiocco rado appariva fra i riflessi delle luci artificiali. Poi, fui finalmente chiamato dal mio Psichiatra, un gran pettegolo ritardatario, ed entrai nello studio salutando il signor Gianfranco Robbins con una lunga stretta di mano. "Pensi a lasciare un figlio alle sue spalle, è importante." Misussurrò prima di separarsi "Si sentirà meno solo". Io annuì, quasi commosso, e mi infilai nella stanzetta. Mi sedetti mentre lo psichiatra Visconti si era già accomodato e stava con il volto puntato sull'oscurità, fuori dal vetro. Tossì per attirare la sua attenzione ma in Lui pareva essersi eclissato il buontempone e cicalone. Quando lo sentì parlare possedeva una voce che sembrava appena affiorata dall'oltretomba. "Conosce Robbins?". Mi chiese. "C'ho parlato appena adesso" Risposi "Per la prima volta." "Un tipo particolare" Mormorò Lui quasi seguendo il flusso dei propri pensieri... "Un tempo sua moglie Gli aveva portato via le bambine e Lui andò a riprendersele. Percorse 400 chilometri fra Bratislava e l'Italia, poi strangolò le bambine e le gettò nel Po, poco prima di tentare di tagliarsi le vene con una specie temperino. Diceva che non sarebbero potute stare senza di loro, sa com'è, diceva di amarle davvero tanto. Poi a Lui hanno salvato la pelle e si è fatto 13 anni di galera." La luce della lampadina era spenta e lo rimase per almeno 10 minuti, mentre Io e Visconti continuavamo ad osservare i fiocchi farsi più fitti e ricoprire il tetto del palazzo di fronte. Poi Lui scattò in piedi e schiacciò l'interruttore mentre il vecchio sorriso gli scattava sulla bocca. "Allora, torniamo a Noi.... Dove eravamo rimasti?". Fine |
Inviato da: cassetta2
il 11/11/2020 alle 18:29
Inviato da: several1
il 07/11/2019 alle 17:08
Inviato da: Lutero_Pagano
il 02/11/2019 alle 09:52
Inviato da: Estelle_k
il 31/10/2019 alle 14:09
Inviato da: Indicativoimperfetto
il 31/10/2019 alle 14:05