02\03\2019

Quando vorrò mi fermerò nel paese che ho scelto ma adesso cammino e non ho nulla se non la mia sorte.Vado per le strade all’alba ,mi piace essere sveglio tra le cose quando escono appena dal buio e nessuno le ha ancora toccate.Vedo il monte che ho salito tante volte di notte ,quando era più nero,e ho atteso l’alba tra i suoi faggi,eppure mi pare di non averlo toccato mai.Così arrivo al nodo,alla vertigine come attrazione del vuoto,incomprensibile amore per la paura.Bisogna sempre pensare alle mani che serrano spasmodicamente il loro appiglio,sta a loro dire quanto costi caro lo sforzo di trattenersi.Vi sono profumi acuti per i quali ogni materia è porosa:si direbbe che attraversino il vetro.L’armadio è pieno dell’acre odore del tempo ,nero e polveroso;mille pensieri assopiti,funebri crisalidi,frementi dolcemente nella greve oscurità,liberano l’ala e prendono slancio tingendosi d’azzurro,lucendo di rosa ,laminandosi d’oro.Volgi,clemente,il tuo sguardo alla mia pena.Chi può sentire come il dolore mi fruga nelle ossa?Di che il mio povero cuore si angoscia,di che trema e sospira?Splendeva il primo sole chiaro nella mia stanza,io m’alzavo dal letto con tutto il mio strazio:la morte ci salva dalla vergogna d’essere vivi.Penso a volte che siamo come il vento che trascorre impalpabile,o come i sogni e nel sogno accade che vai per le strade ,ascolti lo stormire del vento,il ronzio degli insetti e la voce dell’acqua,così non pare,dormendo,di essere mai solo.Se la prima condizione della felicità sta nel bisogno di essere strappati a noi stessi,”portami via con te” vuol dire allora :”toglimi via da me”.Un ricordo inebriante volteggia nell’aria turbata,la vertigine si impadronisce dell’anima che,sconfitta,è spinta a due mani verso un abisso oscuro da miasmi umani.Dal mio letto tendo l’udito e sto pronto a balzare e ho questi occhi come di chi fissa nel buio:mi pare d’essere sempre vissuto così.C’è da strapparsi i capelli,da dar di capo al muro,ma dovrò stare quieto,sudare freddo come un acttivo pagatore,ogni parola è detta a caso:così fa notte dentro di me.Ma c’è un divieto,il desiderio d’essere sradicati da sè fino a confondersi con la creatura amata.Mi scontro con la forza di gravità che mi governa,cado in un abisso secolare in cui come Lazzaro che si straccia il sudario fa risvegliare il cadavere spettrale d’un vecchio amore irrancidito,affascinante e sepolcrale.Così quando sarò perduto nella memoria degli uomini,buttato come un rifiuto desolato,polveroso,sudicio,abietto,vischioso,incrinato,sarò diventato un’amabile pestilenza.L’io si agguanta al suo io e non si lascia andare,da qui la nostalgia per la persona con cui non potrò mai ricongiungermi sul fondo incantato del non-io.

02\03\2019ultima modifica: 2019-03-02T17:29:59+01:00da domeniconipaolo