23 maggio 2024

Non ho nulla da cercare ma tutto da perdere, attraverso la melma del mondo, sputo sui mei pensieri: qui è l’inferno per i grandi pensieri. I grandi sentimenti marciscono, la mia anima penzola come uno straccio sudicio dal quale esce uno schifoso liquame di parole. Piccole stelle mi benedicono, esse dispensano goccia a goccia la loro benigna saliva , il mio sangue scorre marcio,tiepido e schiumoso, intorno a me c’è un mondo fradicio,scellerato,buio,infrollito e ulceroso; il mondo è una palude dove gli uomini diventano rospi. Metto in guardia me stesso, grugnisco che dove non è più possibile amare bisogna passare oltre. Il mio cuore non è mai stato giovane , non ho miele di speranza nel mio alveare. sciamo ingobbito su piedi coraggiosi, striscio verso la mia croce , la solitudine mi ingoia essa è la mia patria. Ho per unici compagni i cadaveri di questo cimitero,prati multicolori rovinano il mio sguardo,incontro ogni giorno uomini che pregano ma che hanno un demonio dentro di sè perché ogni demonio dice: esiste un dio. Temo la luce ,essa non mi dona pace :debbo ficcare sempre più in fondo la mia testa nella notte e nelle nebbie. Le trappole per il mio cuore sono di nuovo apprestate ,ho lo stomaco rovinato da pasticceri devoti,essi stanno in agguato, predicano l’astuzia e si credono profondi. Imparo la paura ,predico la malinconia ,con foschi suoni risveglio cose antiche :spero di morire soffocato dalle risa.

21 maggio 2024

Vivo come un fiume che rifluisce alla sorgente, lo strepito del mio silenzio stende un manto sui miei pensieri, i miei occhi inceneriscono il mondo, la mia felicità non è una felicità di mosche essa spumeggia nella solitudine ,vado avanti guardando indietro. I discorsi degli uomini graffiano i miei orecchi come il gesso sulla lavagna ma sono maestro di rassegnazione , cuocio nella mia pentola qualunque casualità, il ticchettio del tempo mi manda in briciole, il Nulla è una ragnatela sulla quale mi impiglio, ogni mio volere si compie a metà ma solo se sono capace di volere posso amare me stesso, posso diventare il precursore di me stesso. Corro là dove il vento si ferma ,la mia felicità ride rannicchiata al sole di questo maligno mattino, il suo luminoso silenzio è l’origine di tutte le cose che danzano sulla mia esistenza. Precipito fin nel fondo di me stesso, precipito nella mia ultima volontà, nel profondo della mia celeste anima. Lascio che il caso mi travolga ,esso è innocente, sono intirizzito dal gelo della Verità, canto irridendo ogni compassione.

18 maggio 2024

Tutto è in cammino, ogni luce si fa inquieta. Ho imparato la solitudine così la mia vita diventa invincibile. Nella solitudine compio me stesso e sfuggo alla felicità offrendomi ad ogni infelicità. Il mio passato spacca i suoi sepolcri e certe sofferenze sepolte vive si risvegliano. Ogni mio pensiero mi azzanna e mi fa sanguinare l’anima. Non tremo più a navigare su mari insicuri, sto docile nel fondo dei miei dolori, mi getto in un baratro di luce : questa è la mia profondità. Tacendo annuncio la mia saggezza , si levano le piovigginose nebbie della costrizione e della assenza di scopo, la volontà mi vola nell’anima. Dico un “no” immenso ed illimitato a questi esseri a metà che giacciono in fondo ad un baratro senza cielo.Preferisco lo strepito e le imprecazioni temporalesche , sosto sotto una campana azzurra e restituisco senso a tutte le cose notando che non c’è una volontà eterna. Un germe di saggezza è sparso tra stella e stella mentre ogni cosa danza sui piedi del caso: così si fa profondo il mondo.

17 maggio 2024

Muoio perciò sono degno di morire, le mie parole più silenziose sono quelle che portano tempesta. Non vivo se non per me stesso, la mia più tenera mitezza deve diventare la durezza più dura. Per vedere molto non distolgo lo sguardo da me stesso, non c’è mostro che non mi sia venuto voglia di accarezzare così si rompe il ghiaccio intorno al mio cuore. Sono lieto alla luce del crepuscolo, i pensieri sono gocce di piombo nel mio cervello. Quando affondo la mia esistenza nella vita l’affondo nel dolore. Sopporto ogni pensiero abissale : ogni cosa giusta mente, anche la Verità è ricurva. L’eternità è alle mie spalle ,tutto è già esistito,ogni cosa eterna mi bisbiglia ironicamente, ride di me. Mi imbarco ogni giorno con vele ingegnose per mari inesplorati, mi circonfonde una tenebra che ride ,provo nostalgia per quel riso,tale nostalgia mi consuma: come sopporto di vivere ancora?

15 maggio 2024

Fuggo nella mia solitudine, non credo a dei che fanno un gran fracasso nel mondo, nessuna verità sta a fianco dell’Assoluto. Fuggo là dove l’aria è inclemente ,il mio prossimo sarà per me sempre una mosca velenosa. Scopro il falso così definisco il vero per elimininazione e purificazione. I miei occhi si smarriscono nel mondo, il profumo dei morti mi scioglie  di lacrime il cuore. Non riesco a pensare tutto l’Essere se il mio pensiero non sfocia nel Nulla, mi piego a tale Nulla così posso vivere decentemente. Il fondo della mia anima è un placido mare, abissale è la sua profondità. Volo nel futuro e un brivido d’orrore m’assale . Alla fine della notte la luna partorisce il sole e un altro giorno inizia. L’uomo è la malattia del mondo, verità è il suo latrato. Gli eventi più grandi non sono nelle ore fragorose bensì in quelle senza voce. L’uomo vuol essere la bestia più importante sulla terra ma tutto è vano, tutto è indifferente, tutto fu. L’eternità si fa polvere,divento guardiano di sepolcri, se c’è ancora il tempo non lo so. La vita mi irride con le sue angeliche smorfie, sono un frammento, un’orrida casualità. Per vivere devo avere la visione di ciò che necessariamente verrà. Ho dato a me stesso delle domande per risposta, passo in mezzo agli uomini come in mezzo a frammenti d’avvenire, non potrei sopportare d’essere uomo se non fossi un poeta.

13 maggio 2024

Getto le mie illusioni al di là di me stesso ,il mondo è un sogno di fronte al quale sono divinamente insoddisfatto. La perdita di me stesso è un piacere che mi inebria ,sono eternamente imperfetto, sono una eterna contraddizzione ,sono un misero frammento d’uomo. Mi sovrasta il Nulla Celeste : non ficcherò mai più la testa nella sabbia delle cose del cielo: solo una testa terrena può trovare il senso dell’esistenza. Non impedisco che il sublime si compia nella morte: nessuna vita è giustificata. Striscio nei meandri della mia anima , sono un cumulo di malattie e tormenti, la vita è pesante da portare. Sono come il bocciolo di una rosa che trema per il peso di una goccia di rugiada, ringrazio Dio che come tutte le cose finisco.Il mio oggi è la confutazione del mio ieri, abito vicino alle nubi e aspetto il fulmine.La mia anima ha sete di stelle , sconsacro le mie speranze , predico di abbandonare la vita ,la vita va confutata ,è folle chi desidera rimanere in vita: da me stesso devo levarmi dai piedi.Non credo alla vita ,non mi abbandono a nessun suo istante , il significato del mio qui e ora si perde nelle nebbie del tempo. Supero me stesso ,mi immergo nella vertigine, nel vuoto, nel nulla ,chiamo vita il lento suicidio dell’esistenza. La mia vita inizia là dove finisce il profumo di mari silenziosi, fingo d’essere seduto in un trono che si chiama felicità.

10 maggio 2024

Percorro il cammino dall’uomo al verme: tramonto, sono soltanto un’ibrida disarmonia che oscilla tra il sasso e uno spettro, rimango fedele alla polvere e apprezzo le viscere dell’imperscrutabile. Sono un fiume immondo, la massima esperienza che vivo è l’ora del grande disprezzo, l’ora in cui mi fa schifo anche la mia felicità, in cui mi fa schifo la mia ragione e la mia virtù. La felicità non può giustificare la mia esistenza , la mia vita è un cammino sopra l’abisso, è un periglioso guardarsi indietro, è un rabbrividire e un fermarsi. La mia grandezza sta nel fatto di non avere uno scopo ma di essere un tramonto: io non so vivere se non tramontando. Non sono capace di trovare una ragione alla mie esistenza ,sono capace solo di provare disprezzo per me stesso perciò non posso che volere il mio tramonto: questa è la mia principale virtù. Faccio del mio tramonto il mio destino funesto così esisto dimenticando me stesso: sarei l’uomo più spregevole se non sapessi disprezzare me stesso; la mia anima è morta ancor prima del mio corpo: non perdo nulla perdendo la vita!