28 febbraio 2023

Coincido con ciò che il Tempo mi ha sottratto , sono la mia eclissi, la luce di cui dovrò fare a meno. Ho ancora il caos dentro di me ,esso non partorisce più nessuna stella. Sarei l’uomo più spregevole se non sapessi disprezzare me stesso, se non sapessi rimpicciolire tutto. La felicità è qualcosa che devo saper inventare, raggiungere la felicità mi fa sentire in colpa. Sono folle quando inciampo sugli altri uomini, un po di veleno ogni giorno rende gradevoli i miei sogni . Tutto il mio agire è volto a trovare un buon nascondiglio dove disfarmi in una legione  di elementi perderò ,allora, ciò che ho di più sacro: l’Uno. Non voglio saziare la fame di dubbio, solo quando la mia anima sarà di fronte al Nulla troverà la pace, dal quel Nulla sorgerà un’eco che risuonerà nel vuoto. Offro la mia testa alla scure del Tempo. Nessuna spiegazione del mondo mi convince , non c’è una amabilità capace di conquistarmi, nessuna gioia mi rende migliore, alla fine del mio tempo resterà il ricordo di un amore non corrisposto,una amicizia respinta o tradita,la mediocrità di una vita meno vasta dei miei progetti e più opaca dei miei sogni.

25 febbraio 2023

Il mio dio non è nient’altro che il Tempo nel quale l’inizio e la fine si accordano. Mi afferra lo spirito del Tempo e della Natura , ciò che chiamo il “celeste”, esso si manifesta in me selvaggiamente. Vago in mezzo all’impensabile e cerco di stare saldissimo di fronte al Tempo che scorre ma perdo,inevitabilmente, questa battaglia per il semplice fatto che sono cominciato.

22 febbraio 2023

Vado oltre il confine dell’umano, amore e ripugnanza si impossessano della mia anima. Il timore di diventare positivo è il mio maggior timore ,quanto più vivo della mia interiorità tanto più esisto. Sono il destino di me stesso, l’estremo della mia esistenza assume la forma della quiete. Ogni giorno sussiste in me sempre meno di vivente; sono scaturito dall’infinito come effetto finito, sussistendo non faccio che dissolvermi, sento attimo dopo attimo la mia dissoluzione che percepisco come necessità: la vita percorre tutti i suoi punti e si dissolve in ciascuno di essi. Il sentimento totale della vita si realizza nella morte. In vita mi smarrisco angosciosamente nell’inessenziale , unica salvezza è che il mio essere finito si dissolve in un profondo infinito. Sono dominato dalla totalità dell’infinito, il sentimento della vita sfocia nella tragica unificazione con l’Uno. La luce della vita  appartiene propriamente alla debolezza , appare unicamente nella sua debolezza. Tentato dalla vita smetto di essere padrone di me stesso. Immerso in un Tempo tracciante il mio illimitato scindermi si purifica nell’illimitato divenire Uno che mi conduce al limite estremo della sofferenza ove non vi sono che le condizioni di tempo e spazio.

20 febbraio 2023

Cammino sopra l’abisso, sono un ponte non sono uno scopo , sono una transizione ed un tramonto : non so vivere se non tramontando. Non aspetto di trovare una ragione dietro le stelle , non riservo per me nessuna goccia di spirito , l’unica mia virtù è il destino funesto. Amo non conservare me stesso ,la mia anima trabocca al punto che dimentico me stesso e, tutto ciò che è dentro di me, diventa tramonto. In me non nasce la noia perché non cerco negli altri ciò che può esistere solo in me stesso , non temo il Nulla che mi aspetta perché non differisce da quello che mi precede : “prima” avevo la fortuna di non esistere, ora esisto e proprio questa particella di esistenza ,quindi di sventura, dovrebbe aver paura di scomparire? Quando discerno l’irrealtà in ogni cosa divento me stesso , comincio a sopravvivermi : vivere è perdere terreno, esistere è perdere tempo!

19 febbraio 2023

Separo me da me stesso, la mia identità non è l’assoluto Essere ma un esserci organico, allora cerco di esprimere la mia esistenza in una interiorità profonda , cerco un divino più infinito. Penso il profondo, il profondo in sé ; la morte è il momento in cui il mio organico depone la sua egoità , il suo esistere particolare , la morte è il momento in cui l’universale assume la forma del particolare. Sono super-vivo quando guardo alla totalità, all’Uno, al tutto universale. Nel tempo divento ciò in cui mi dissolvo: il mio destino. Abito la transitorietà , la mia fine diventa necessaria , non posso oppormi all’ignoto ma sono unificato ad esso, mi difendo dal pericolo di dimenticare me stesso, di alienarmi totalmente. Abbraccio la Natura sopraffattrice per intenderla fino in fondo, divento così consapevole e certo di me stesso, una volta che mi sono raggiunto mi strappo da me stesso , dal mio punto centrale per penetrare e perdermi nell’abisso, riconosco ,così, di non essere un universale ma un particolare: questa è la mia terribilità. Il mio cuore è mosso dalla tempesta del destino, sono uno spirito vagante nella notte enigmatica del Tempo, sono un violento spirito negatore, incomprensibile, inconsapevole, la cui presenza nel mondo è involontaria.

18 febbraio 2023

Mi attendo ogni mattina per liberarmi del superfluo, la saggezza mi satura fino al disgusto, allora torno a rallegrarmi della mia follia.  Tramonto al pari del sole, temo le felicità troppo grandi, la mia più grande aspirazione è tornare ad essere cenere da portare nella fossa dopo esser stato fuoco. Risvegliato dal mio sonno cerco me stesso tra coloro che dormono. Per amare l’umanità non posso che vivere nel deserto : l’uomo è una cosa troppo imperfetta, l’amore per gli uomini mi ucciderebbe. Ottengo il massimo beneficio quando mi privo di qualcosa , sono qualcosa solo quando supero me stesso, vado oltre il mio Io così si spegne il ghigno che ho per la vita, si smorza la dolorosa vergogna d’esistere. Ho percorso il cammino dal verme all’uomo, non mi resta che tornare verme. Sono un’ibrida disarmonia tra una pianta e uno spettro, non credo in sovraterrene speranze , apprezzo le viscere dell’imperscrutabile ,sono guardato dalla mia anima con disprezzo ,ritengo questo disprezzo una cosa altissima. La mia anima è indigenza e feccia, un fiume immondo nel quale si inabissa il mio disprezzo per il mondo. Qual è l’ora più grande che posso vivere? L’ora in cui mi prende lo schifo per ogni felicità, per ogni virtù. La mia felicità è un miserabile benessere : sono stanco del mio bene e del mio male.

16 febbraio 2023

Imparo a vedere ,abituo l’occhio alla pacatezza, alla pazienza; rimando ogni giudizio, circoscrivo e abbraccio il caso ,acquisisco così una volontà forte cioè la capacità di non-volere ; volere è un fatto di decadenza ,lascio venire a me ,con lentezza, ogni sorta di cose sconosciute, mi sdraio servilmente davanti ad ogni piccolo fatto e sono pronto ad introdurmici dentro con un balzo. Pensare è saper danzare con le parole, con i concetti così deve esistere una strada interna che conduce all’Anima, un sentiero appartato che conduce all’Essere e sfocia nel silenzio delle parole.  Tesso un arazzo di pensieri coi fili di me stesso , i pensieri cominciano a bollire, si accalcano tra le ombre dell’esistenza e cominciano a fruttificare emozioni.

15 febbraio 2023

Questa pagina è una stanza disabitata: nient’altro. Quello che avanza lo dispongo qui e qui si deposita, ultima sosta dei pensieri prima d’uscire nella luce chiara del tramonto. Altri pensieri rimangono aggrovigliati nella mente  e rimangono esposti alla marea della notte, poi la luce si ritira e scopre la nudità fertile del loro significato. La vita si colma di disimpegni di cui bisognerebbe spiegare i costi e l’ammontare del tempo per la loro manutenzione, si svela ,così, l’ossatura dell’esistenza e si scopre di che materiale è fatta.  Sottraggo  alla Realtà  qualcosa di cui non sentirò la mancanza, per riconoscerle indico le cose con il loro dolore. Spesso nella mia vita c’è bonaccia ed è inutile cercare l’angolo del vento che mi porta via, sto fermo mentre il pensiero oscilla , riparo le cose che la navigazione ha guastato:scelgo una infinitesima parte di mondo da inghiottire.

14 febbraio 2023

La morte trapela ogni giorno colta nei suoi gesti abituali: la mano di un cadavere è un pettine le cui dita superano la vita pettinandola. Lo zelo della morte per l’assente è un dono postumo, le labbra senza più desiderio sono come lenzuola stese ad asciugare, ora solo il vento le sfiora come stendardi di malinconia. Le labbra non più popolate di baci sono rami spessi che proiettano ombre pesanti. Il Tempo scrive usando come penna il nostro corpo, questa calligrafia va persa con un atroce incuria; il poema della vita è perennemente disperso : la vita rimane come il calco di un racconto. Le parole che raccontano la vita costeggiano il pensiero o lo attraversano dolcemente oblique come lacrime. Le parole si aggirano nella mente come ospiti dimenticati e abitano segrete stanze : il loro andare sembra l’offerta di un frutto della terra.

13 febbraio 2023

Misuro il silenzio della sera, il mio pensiero percorre, assorto, la curva del cielo e cerca l’ultima porta per l’infinito. Una pioggia di cenere fa grigi i cortili che sembrano lapidi , ogni lenzuolo è un sudario in quest’ora verticale, la testa brucia ed evapora in un fumo sacrificale: il rumore delle fiamme mi tiene sveglio. Le idee cadono come foglie e si perdono, è difficile trattenere il pensiero, una muta espunzione ne regola l’andare e venire. Non so dove termini il meccanismo di costruzione delle idee, nella polvere della mente non arrivo a separare l’oggetto dal progetto, il calcolo dal prodotto. Il bosco dei miei pensieri è in fiamme , dopo lo spasimo della luce la cenere ricopre le bende in cui si è avvolta la sera : mi affanno a preparare un nuovo incendio.