31 ottobre 2022

Il tempo mi travolge come un vento: va tutto bene sulla superficie della vita. Questo giorno che finisce si sfuma di notte  che racchiude la misteriosa esistenza degli astri. Le mie emozioni sono come lapislazzuli ,le certezze filtrano dall’interstizio di un delirio, viali vuoti diffondono la loro malinconia. Fiorisce una solitudine notturna ,tutto ciò che vedo è buio, aleggia,solo, qua e là un pallido chiaro di luna che rende astratta e confusa ogni cosa. Faccio parte della notte e del silenzio, tutto ciò che esiste è perché esiste un’altra cosa: nulla è ,tutto coesiste. Ogni istante in più è un inutile e falso privilegio. Tutto ciò che penso è niente, fa parte della notte e del silenzio e con esso io sono nulla, una parentesi tra me e me : io sono l’oggetto di oblio di qualche dio. La vita mi dona una deserta impressione di monotonia , sono l’assenza di me stesso, un equilibrio involontario che mi lascia desolato. La mia vita è come una giornata di pioggia monotona in cui tutto è penombra e non-avvenimento, privilegio vuoto, ragione dimenticata; mi disconosco alla luce del tedio, sono un naufrago senza tempesta .Il tempo è una serie confusa di intervalli, chiedo a quello che resta di me a cosa servono queste parole inutili consacrate alla spazzatura, in tutto questo non faccio un gesto discorde con la vita.

28 ottobre 2022

La vita è una fuga insensata dal proprio rimedio: la morte. Al puro atto di vivere fabbrico, senza sosta, un supplemento di illusione , tutto ciò che non sfocia nell’amarezza di esistere  mi sembra indecente. Ogni giorno scopro a qual punto sono distante da ciò che dovrei essere. La perfezione risiede nell’indefinito. Sono avvolto dal velo melenso di questo autunno, la mia durata è più vana di quella di un fiore che non subisce l’insulto di una stagione che ritorna ma conosce soltanto la stagione in cui sboccia. L’esistenza pura coincide col Nulla , mi immergo nel tempo, ne consumo gli istanti e strappo le sue radici affinché scompaia quell’intervallo che ritarda la mia coincidenza con il Nulla. La durata è una sfilza di accidenti che precedono l’impietramento del cuore. La mia sola passione risiede nella forza dell’indifferenza , nell’avidità del vuoto , ogni assenza è per me troppo sostanziosa. La mia anima sospira protestando contro ogni assimilazione col mondo ,ho sete di irrealtà ,la mia unica reverenza è rivolta al Nulla. La mia tristezza sorveglia l’universo, ogni suo posto è una tomba, ogni suo istante una vertigine. Vivo come se l’universo fosse un accidente , stabilisco una gerarchia delle apparenze : vivere non è la mia funzione essenziale. I giorni sono eternamente gli stessi, ogni loro istante è avvolto da una ruggine di vago. La mia anima trafigge come un pugnale gli spazi del mondo su cui riverso la mia amarezza. Gemo sulle carogne dei miei sogni, sono un cadavere ridestato alla vita, un cadavere che ha infranto la sua tomba. Il mio respiro è un interminabile fremito che lacera il tempo ,esso mi prosciuga e conduce al mio compimento: una tomba sarà il mio agognato rifugio. In ogni cosa sono ispirato dal disgusto,finché avrò dubbi potrò frequentare gli uomini. Col mio esitante passaggio in questo mondo l’unica vera tentazione che provo è quella della estinzione. La funzione del tempo è quella di rivelarmi a me stesso ; la mia anima si appropria del cielo e ha la rivelazione del vuoto nel quale fluttua. Il passato è un rimpianto,il presente una sventura, il futuro una attesa colma d’angoscia, così la mia anima si spegne. Ogni movimento verso un nuovo istante è un fardello insopportabile , il cuore si impietrisce, il solo ideale è la solitudine.

26 ottobre 2022

Insultato dalla indifferenza del destino non vado d’accordo con la vita illuminata d’orrore da un lampo senza limiti: la quotidianità della vita è un costante dolore. Ciò che penso e sento è sempre una traduzione ,sono straniero nella mia anima, esiliato nelle mie sensazioni. Tolgo la maschera e mi congedo dal mondo ridendo, mi allontano tra ombre e luci casuali in un addio definitivo ed estraneo. Il giorno che si spegne offusca uno spazio vuoto ,incede un chiaro di luna vago, occulto e muto pieno del nulla come la vita. La luce fredda di questo mattino si irradia come un supplizio: è di nuovo giorno, è di nuovo vita irrimediabile attività di una utilità fittizia. Sono di nuovo io tale e quale non sono che riempio di dubbioso grigiore la mia esistenza, so che non esiste né verità né realtà, sento quotidianamente svanire il privilegio di esistere, il fruscio del sangue è un lento sussurro , sento che sto perdendomi già da vivo. I rumori della vita sono filtrati dalla tristezza della pioggia, giaccio sull’orlo della realtà, il mondo lascia la sua scia: questo giorno di pioggia chiara mi riempie gli occhi di una luce opaca, sottometto ogni giorno il mio collo al giogo della vita.

 

24 ottobre 2022

Sono un erudito del vago, i miei occhi cercano l’estasi in uno spazio lontano. Mi getto nel cuore dell’avvenire, non trovo il mio senso nel cielo così la terra mi attira e reclama la mia anima. Attraverso esitante il mondo con un’angoscia vagamente consolatoria, sono una poltiglia di carne : perché,Dio, mi hai creato se poi fessuri l’argilla di cui sono fatto in vapori che precipitano nell’assenza? Ho fatto della cenere il mio significato ultimo, esisto al candore del Nulla, vivo sotto la dolce idiozia del cielo. Ogni mio istante è reso possibile dalla indulgenza dei vermi che di me presumono la futura carogna. Percepisco l’invasione del Vuoto nella mia carne ,nel mio sangue circola il cielo,sono la delicata prefigurazione di una lapida a venire. Calpesto qualsiasi istante ,ogni istante risulta inutile. Niente di quello che accade è per me ,impigliato nel tessuto di un sogno sospiro davanti all’impossibile che ogni giorno mi regala. Conosco l’arte di devastare il tempo. Io sono colui che non sono voluto essere, disgustato dal tempo ne vengo ingurgitato, il tempo passa solo per rubarmi il respiro. Sono un impasto di argilla e torpore, una insulsa coagulazione appena distinta dalla materia inerte. Non c’è nessuna pausa che mi renda estraneo il tormento di ogni giorno: il dolore dissolve e rifà il mondo. Non c’è niente di più innaturale che la mia presenza in questo mondo, vivere è inutile ,la fine si riduce ad un gesto qualunque. L’angoscia è l’irruzione del brivido nell’equilibrio dei giorni che,come turbini repentini, giustificano necessità eterne. I fiori sono storditi dalla luce di questo mattino, parole trapassano l’aria con una tempestività inutile , esse sono macchie con cui lordare la purezza del silenzio: il silenzio è la vera immortalità che amo. Nel presente che sta morendo mi disinteresso del possibile , scivolo sulla lama del divenire senza vere la forza di andare fino in fondo alla mia ferita. L’infinito non contiene nulla, amo il supremo delirio del silenzio, fallisco nella ricerca del sublime. Non posso essere sincero senza perdermi, così ho imparato a vivere. Il giorno fa male, tutto ciò che è luce fa male ,ogni raggio di sole è una freccia che si pianta nel mio sangue, nelle mie vene pulsa il disaccordo con l’azzurro, i miei polmoni respirano in armonia con le tenebre. La vita è una putredine coperta di vernice. Ogni parola uccide il Nulla, non c’è niente di più nobile della tristezza. Scivolo sulla china di ciò che non sono, precipito lucidamente nell’assurdità di essere: la vita è un assoluto da quattro soldi!

20 ottobre 2022

Abdico alla vita per non abdicare a me stesso,assaporo di ogni cosa non ciò che essa è ma i sogni che essa genera perché niente è ciò che è ma i sogni sono tutta la realtà.I sogni sono le uniche cose nobili della vita,la vera aristocrazia è non avvicinarsi troppo alla realtà.Di fronte a qualsiasi cosa sento la netta indifferenza nei suoi confronti,saper astrarre dal reale deve essere un istinto immediato:lascio morto nel mondo esteriore tutto il reale.Guardo con indifferenza il pallido trionfo delle mie ambizioni,delle mie ansie e dei miei desideriaverso la mia allegria e la mia angoscia come se passassi accanto a qualcuno che non mi interessa.Il maggior controllo di me stesso l’ottengo quando sono indifferente a me stesso,tratto i miei desideri con l’intima delicatezza di non prestarvi attenzione.Per non cadere in basso basta abituarmi a non avere ambizioni,né passioni,né desideri,speranze e inquietudini.Desideri e speranze sono gesti vili e privi di eleganza .Rendo ogni mio desiderio una cosa inutile e inoffensiva ,sono appagato solo dal delicato sorriso della mia anima ,dei miei gesti conservo soltanto l’agonia che ho nello sguardo quando guardo il mondo che zampilla pallido e tremulo al chiaro di luna.

14 ottobre 2022

Questo tramonto è una porpora perplessa, il giorno che muore lancia fredde scintille, non rimane che il ricordo della luce, in attesa di tenebre profonde. I toni dell’autunno avvolgono il mondo, le ombre abbandonano i contorni delle cose. Nel mondo accadono cose governate da leggi che non conosco, tutto si trasforma in oblio. Il mondo visibile continua regolarmente alla luce del sole , il mondo sconosciuto mi spia dall’ombra. Ogni giorno mi castiga , ogni cosa diventa, per me, dolorosa. Considero la mia angoscia un incidente senza importanza; quando soffro penso che il dolore sia infinito ma nell’umano non esiste nulla di infinito. E’ un dolore non sapere cosa sia il mistero del mondo, il dolore della vita mi soffoca e mi imprigiona ma in realtà tutto è nulla compreso il mio dolore. Il tedio ha bisogno di qualcosa in più della mia anima per avere un posto dove stare. Alzo lo sguardo verso un cielo estraneo, offro il mio viso al vento, ho abbandonato l’idea di potermi comprendere. L’azzurro del cielo è un nulla visibile , una piccola nuvola è un candido oblio dell’intero universo.

10 ottobre 2022

Scompongo distrattamente l’universo,ignoro la vita e mi perdo nella irrealtà.Prendo colori,li mescolo ma non ho una tela da dipingere:tutti i gesti della vita sono assolutamente futili. Faccio di ogni cosa un assurdo ,impreziosisco di inutilità ogni istante della vita. Gioco a nascondino con la mia coscienza di vivere, il Tempo mi ricorda che esisto, esso,con il suo scorrere dipinge il mondo. Mi dico che non sono ciò che sono, non credo a nessuna spiegazione , scolpisco il silenzio, i miei pensieri ristagnano in un denso torpore: su tutto questo aleggia l’orrore di vivere. E’  grande il tedio di guardare il mondo, allora mi abbandono a me stesso. Le cose da niente sono naturali nella vita, la polvere sottolinea la grottesca meschinità dell’esistenza. La mia anima sogna tutti gli orienti, essa appartiene all’universo. Anelo alla ascesi della negazione assoluta, al misticismo del nulla. La morte eccede la mia vita diventando essa stessa vita. Incombe su di me la presenza morta di un dio: tutto è incertezza tranne l’abisso. Ogni mio passo apre dei niente, dalla mia finestra ,nella intimità della sera, guardo lo spuntare delle stelle.

02 ottobre 2022

Vivere significa inabissarsi nel vuoto del non-senso, per questo faccio della vita una occupazione marginale : vivo nella vita l’impossibilità di vivere ,esistere interrompe ogni inno alla vita. E’ uno sconforto sapere che tutto avrebbe potuto non-essere evitando così lo sfacelo del corpo. Mi stabilisco al di fuori della vita , la somma di non-vita diminuisce il potenziale di nostalgia dell’esistenza. Sono inghiottito dalle apparenze della vita ; il simbolo dell’esistere sono le tenebre , rimpiango solo le cose fugaci, la vita grida contro la vita. Vivo per esaurire il contenuto del mio Essere , non lascio che nulla mi sopravviva , veglio in ogni istante fino a diventare la carogna finale , non mi lascio trasportare dalle ali ironiche delle illusioni. Non mi nutro di sete di futuro né di nessuna disperazione : tutto tende attivamente a non esistere . Considero ogni distruzione una azione positiva , prima che la morte arrivi sono già una tomba. Il mio obiettivo è l’annientamento, ogni paradiso è dissolto, le brezze dell’estinzione generano felicità, fanno sparire il marciume che mi porto dentro. Quando grido “Io” si compone la sintesi della infelicità. L’essere umano è una atroce beffa , il piacere è un dolore con un nome più dolce. Perdo il mio tempo quando desidero qualcosa , quando sopporto la mia solitudine fino in fondo innalzo la mia anima al di sopra di Dio: esistere è accettare il ridicolo. Un indefinito senza contenuto contiene tutto, il vago è l’unico timoniere sulle onde della mia anima. La mia anima precipita nel bagliore degli abissi dell’eterno per fondersi nella sua ultima luce. La mia vita è una storia che il Tempo racconta a sé stesso. Aleggio nel Nulla senz’altro nutrimento che quello dei miei rimpianti. Vivo grazie alla capacità d’inerzia della disperazione . Il corpo col suo sfacelo partecipa dell’Assoluto. Misuro il mio grado di disillusione dai disgusti di cui sono capace . In cima ad una stella invisibile contemplo un paradiso capovolto. Vivo la vita con un futuro ma il Tempo si conficca nei suoi stessi istanti e lo cancella.  Mi dispiego nell’ombra dell’impossibile e mi struggo in cerca delle mie lacrime. Fine ultimo della mia vita è percorrere un cammino che mi condurrà sotto terra. L’idea della morte trasforma il futuro in passato, la vita è una assurda lusinga con cui il Tempo mi inganna , è un non-senso rigurgitante di linfa . La morte mi guarisce da tutti i mattini e spegne l’ardente desiderio di un eterno qualcos’altro. Il marciume è l’obiettivo verso cui si orientano tutti i miei tessuti: l’idea di essere tutt’uno con la vita è una aberrazione feroce.

01 ottobre 2022

Vivere significa inabissarsi nel vuoto del non-senso, per questo faccio della vita una occupazione marginale: vivo nella vita l’impossibilità di vivere, esistere interrompe ogni inno alla vita. E’ uno sconforto sapere che tutto avrebbe potuto non essere evitando così lo sfacelo del corpo. Mi stabilisco al di fuori della vita ,la somma di non-vita diminuisce il potenziale di nostalgia. Sono inghiottito dalle apparenze della vita, il simbolo dell’esistere sono le tenebre , rimpiango solo le cose fugaci, la vita grida contro la vita. Vivo per esaurire il contenuto del mio Essere, non lascio che nulla mi sopravviva , veglio su ogni istante fino a diventare la carogna finale ,non mi lascio trasportare dalle ali ironiche delle illusioni. Non mi nutro di sete di futuro né di nessuna disperazione : tutto tende attivamente a non esistere .Considero ogni distruzione una azione positiva ,prima che la morte arrivi sono già una tomba. Il mio obiettivo è l’annientamento, ogni paradiso è dissolto, le brezze dell’estinzione generano felicità, fanno sparire il marciume che mi porto dentro. Quando grido “Io” si compone la sintesi della infelicità. L’essere umano è una atroce beffa , il piacere è un dolore con un nome più dolce. Perdo il mio tempo quando desidero qualcosa, quando sopporto la mia solitudine fino in fondo innalzo la mia anima al di sopra di Dio: esistere è accettare il ridicolo. Un indefinito senza contenuto contiene tutto, il vago è l’unico timoniere sulle onde della mia anima. La mia anima precipita nel bagliore degli abissi dell’eterno per fondersi con la sua ultima luce. La mia vita è una storia che il Tempo racconta a sé stesso. Aleggio nel Nulla senz’altro nutrimento che quello dei miei rimpianti, vivo grazie alla capacità d’inerzia della disperazione. Il corpo con il suo sfacelo partecipa dell’Assoluto. Misuro il mio grado di disillusione dai disgusti di cui sono capace . In cima ad una stella invisibile contemplo un paradiso capovolto. Vivo la vita con un futuro ma il Tempo si conficca nei suoi stessi istanti e lo cancella. Mi dispiego nell’ombra dell’impossibile e mi struggo in cerca delle mie lacrime. Fine ultimo della mia vita è percorrere un cammino che mi conduce sotto terra. L’idea della morte trasforma il futuro in passato, la vita è una assurda lusinga con cui il Tempo mi inganna , è un non-senso rigurgitante di linfa . La morte mi guarisce da tutti i mattini e spegne l’ardente desiderio di qualcos’altro. Il marciume è l’obiettivo verso cui si orientano tutti i tessuti del mio essere: l’dea di essere tutt’uno con la vita è una aberrazione feroce.