17gennaio2020

Lascio alla morte la completa facoltà di asservirmi,pertanto non appartengo più a me stesso.In ogni passante ravviso un cadavere,in ogni odore il putridume,in ogni gioia un’ultima contrazione di disgusto.Ogni luce anticipa un’ombra,il Nulla è la mia ostia,tutto si trasforma in spettro.Conosco a memoria il Nulla,vedo nella morte l’espressione positiva del vuoto in cui rieccheggia il soffio del mio ultimo gelido respiro.Mi protendo contro la mia lucidità,non ho bisogno del reale,provo sentimenti solo di viltà.Divorato da una sete di immediato mi accontenterei di una briciola di essere,dell’illusione che qualcosa esista sotto i miei occhi.Conquisto un continente di menzogne,ho scoperto la vita attraverso l’espediente della morte,così mi precipito in ogni miraggio che mi rammenta il reale perduto.Immerso nella quotidianità del non-essere,l’essere è l’inaudito che non può accadere, comunque esistere è una inclinazione che non dispero di far mia.Saccheggerò ogni speranza dei transfughi della lucidità,felice di aggrapparmi alle indegnità che conducono alla vita.Mi fermo alle soglie della Verità,avverto un mondo spaventato alla vista della mia felicità.La vitalità scaturisce dalle mie risorse di insensato,non posso che oppormi col delirio ai miei sgomenti e ai miei dubbi.Esisto veramente solo quando irradio tempo,avverto stupore nelle cose che sono giunte all’esistenza,che hanno acquisito l’abitudine dell’insolito.Morte:tempo che improvvisamente si muta in eternità,che trasforma questo spazio che trema in un urlante equatore.

17gennaio2020ultima modifica: 2020-01-17T11:16:59+01:00da domeniconipaolo