12 giugno 2020

Mi assale una antica cupa tetraggine, mi imbarco sul mare della melanconia.Osservo questa triste commedia di pigre nubi, di soli rubati e venti ululanti.Guai a colui che cela deserti dentro di sé .Una parola sola dice molti sentimenti,li raccolgo come se fossero caduti dalla luna.Sorgeggio quest’aria bellissima senza futuro e senza ricordi.L’ululato più virtuoso è quello che ruggisce nel deserto.Disgusto e ironia sono i principali invitati al banchetto della vita nel quale abbiamo disimparato a gridare aiuto.Cavalco stelle di porpora in questo vesoero luminoso e guardo il mondo giacere profondo.Nuove speranze spezzano le mie braccia, la nausea non mi abbandona, le ore liete sono passate, innalzo monumenti a gioie smarrite,onoro la mia felicità con il silenzio.Grigio è il colore del mio corpo,vado per il mondo senza farmi notare,la mia innocenza è di non sapere che cosa sia l’innocenza.Un cardo mi solletica il cuore, credere in Dio è il balzo più grande verso la miscredenza ,così saltello di gioia in gioia perché sulla terra non c’è più nulla da adorare e la morte diventa un pregiudizio. Un manto sublime avvolge l’eternità che è uno spreco di tempo per chi è radicalmente morto. Ogni devoto ha il cuore che sgambetta di cattiveria: così si diventa uomini.

12 giugno 2020ultima modifica: 2020-06-12T20:19:31+02:00da domeniconipaolo