12 febbraio 2023

In quest’ora il pensiero si sospende ed esita, le cose ,commosse dalla luna, subiscono il sospiro delle maree e le dolci flessioni dell’eclisse. Il legno delle barche si gonfia , è tempo che cominci il pellegrinaggio serale del pensiero , è necessario che lo disponga sulla pagina con lente oscillazioni della mano. Il pensiero assolve il giorno e lo dissolve ,le parole sono tramutate in dadi, ne consulto il lancio e ne misuro l’andare nel cielo del cervello: è come chiedere il nome ad ogni notte . Le parole si consumano e lasciano dietro di se una lapide in loro memoria. Il Tempo dà morte alla Natura , Egli distribuisce questa condanna: come uno spettro luminoso la vita lentamente muta e trascolora. Innesti graduali di vita conoscono ogni alba e tutti i tramonti. Muoio secondo le carestie silenziose della mente, vago, nomade, nel Tempo ,il mio andare è un perenne ripartire: faccio il giro dell’universo per chiudere le porte del Tempo.

11 febbraio 2023

Anche questo giorno sta per tramontare, l’ultima luce svanisce, si confondono le immagini nel buio. Resto prigioniero tra me e me, nel cielo continuano a correre parole: so scrivere solo di questa interminabile cattiveria, scrivendo si infittisce la trama del mio carcere, sulla mia anima si mima ingenuamente la muta segregazione dello spirito. In silenzio si raccoglie la scrittura su questo foglio che ha confini geometrici in cui dispongo in filari paralleli le parole che profilano un significato . Il corpo si perde in una variazione infinita, non conserva la sua forma ma muta e attraversa in una forma sempre diversa tutte le proprie età. Nel confuso accavallarsi del pensiero, nel doloroso disordine del Tempo attorno al suo asse si compiono le diverse stagioni della nostra carne. Il viso naviga come una prua ed è come una parte di nave che affonda. Col logoro filo del giorno disegno queste parole preparando la mia resurrezione ,raccolto come un penitente scenderò nell’inferno del silenzio.

10 febbraio 2023

Ogni cortesia mi è sospetta, la persona gentile ha la sensibilità del sezionatore di cadaveri. Appena mi converto a qualcosa dapprima sono invidiato, poi mi si compiange ,infine vengo disprezzato. Non ho niente da dirti se non parole oziose ,sento che la terra scorre nello spazio, io ruzzolo con lei ad una velocità che mi dà il capogiro. Ho impiegato anni e anni per svegliarmi da quel sonno al quale gli altri si abbandonano. Non ho nessun compito da condurre a buon fine ,questo vale per l’intera durata della mia vita. Se considero la vita sempre vicina alla morte posso abolire tutto : nel tempo che scorre il pensiero è riempito dall’idea della fine, io mi rivolgo unicamente a quel tempo. L’erosione del mio essere è operata da mille infermità, il vuoto che ne risulta è colmato dalla presenza della coscienza , quel vuoto è la coscienza stessa. Quando soggiorno in un luogo troppo bello vado incontro ad una disgregazione morale: l’io si dissolve a contatto con il paradiso.Nego sempre tutto senza rimorsi tranne che l’essenza di un opera d’arte è l’impossibile, è la somma di tutte le cose che nel quotidiano sono rifiutate.

07 febbraio 2023

Dietro queste immagini che lampeggiano c’è una regola, c’è una gradazione di diottrie mentali, dietro di me ci sono io che mi specchio nel mio pensiero. Tra il mondo ed il pensiero si è aperto un vertiginoso abisso; sono un viaggiatore che ha dimenticato il viaggio e non so narrare che del pericolo corso.Le parole che dicono il mondo sono scritte al buio e sono poste ad asciugare al sole del mattino, poi si incrinano e scoppiano, restano pezzi sparsi, povere ceramiche di mondo raccolte nel cimitero del pensiero che diventa scudo, trincea ,periscopio e feritoia: non visto vedo, guardo da una stanza buia nella luce.

06 febbraio 2023

Il corpo è chiuso come una muraglia , è immerso nella sua carne e non giunge ad avere impressione di sé. Nella testa s’apre l’alba del mondo, lo sguardo s’allarga e accoglie dentro di sé l’universo ; dolcemente si compie questo travaso del vedere, strada che porta l’Essere a se stesso. Il ciglio ha la sua luce , la mente è coltivata come un giardino e, a seconda del seme, ha il suo colore. Il pensiero è una matita a cui bisogna rifare la punta perché logorata e il segno che traccia è ormai opaco, così si disegnano nel cervello nuove figure sgrossate e confuse. Ora il tratto si fa incerto, le immagini oscillano, gli oggetti si nascondono: le cose mi parlano per enigmi ed obbligano la mente ad una perenne traduzione. La miopia, vedere il mondo sfocato, si fa liquida poesia, avvicinarsi al mondo per vederlo nella sua chiarezza lo rende crudele, tutto il mio agire dovrà essere volto a separare il mondo dalla luce e immergerlo nel buio, il Tempo subisce, così, un rallentamento, i gesti si perdono, i saluti non vengono colti: l’unica cosa che dovrà rimanere nitida è la prodigiosa difficoltà della visione.

05 febbraio 2023

In questa volta disegnata dal pensiero mi accorgo del disordine del cielo: distinguo un oscillare di segni, la rotazione della luce mentre si chiude il giorno. Su questo cielo di fine inverno passano poche nuvole mentre rimangono lembi di un temporale ormai lontano. Lo spazio è solcato da una silenziosa carovana di stelle che ,lenta, si dissolve prima di toccare l’arco dell’alba : adesso nessuna forma colma più l’enorme conca dell’orizzonte. Fermo davanti al sole partorisco l’ombra, divinità mute dominano la terra, attendo la pioggia che sbiadirà le ultime tracce della notte. Tutto ciò che vive è nello Spirito, nel suo cerchio silenzioso, lì abito per non perdere l’anima.Evaporo ogni giorno poco a poco, così mi perdo nelle fessure del giorno e mi ritrovo nel silenzio. Il dolore è metamorfosi, le sue cause si susseguono non viste e , infine, si mostrano per quello che sono. Ora la vista si corrompe e nel suo andare alla mente tramonta d’ogni significato.

19 gennaio 2023

Un’ idea traluce dalla mia mente: chiudermi nel silenzio che solo mi protegge. Il balbettio trafelato della mia anima mi accompagna verso la lacerazione della morte nella quale mi perdo nel nebbioso e radioso inesplicabile capace di trasformare l’ombra in una luce quasi nitida e consente di inoltrarmi nel soprareale. Ora, qui, battuto dall’ala del vento precipito senza fine ; la fine è la meta di tutto l’universo nel quale mi perdo. Reggo la forza del vento, gareggio con l’immenso e l’infinito, fronteggio le onde , la luce è una bella lama che incide la mia pelle , non c’è che assenza e vuoto. Contemplando le vicissitudini di una fiamma scopro che l’universo è intriso di luce infinita che non finisce di gemmare. Esisto nel regno sconosciuto della vita quotidiana, l’infinito si confonde con il limite della mia vita alla quale non sono mai corso dietro. Sono sconfitto davanti al tremendo , mi fido solo dell’impossibile ; la luce è tenebra, la tenebra è luce : tutto non è mai ciò che è , la luce è un’ombra oscura e impenetrabile , è un’ombra luminosa. La luce radiosa e terribile di quest’alba è di un blu intenso e zuccherino, è la radicale intensità di una presenza /assenza . Per non morire totalmente imparo a smarrirmi tra le nuvole prima di perdere il dono di respirare. Il silenzio supremo di questo tramonto è terribile e sconvolgente, poi, ad ogni nuovo mattino aspiro a poter vivere solo di vento, sole e acqua.

17 gennaio 2023

Faccio salire il pensiero sopra se stesso così si abolisce arrivando ad un culmine tenebroso e luminoso allo stesso tempo. Il Tempo si coagula in una luminosa tenebra per sfociare in un fittissimo tedio intollerabilmente folto e inconoscibile. La vita non è esistenza, l’esistenza non è vita, tutto ciò che è essenziale mi fa orrore, dimentico volentieri la Realtà, preferisco l’assurdo e l’eventuale. Guardo senza vedere, vedo senza guardare, sono diviso tra il desiderio di diventare Natura ed il senso della mia assoluta alterità rispetto ad essa. Sono bagnato dalla luce di questo tramonto che si assottiglia in tenebre, inseguo il battito ed il tremore dell’esistenza , abbraccio la forza del Tutto e la luce bianca della mente, colgo un ritmo nel caos della Realtà ai cui confini si apre il Nulla. Sulla terra tutto è friabile ,pensare per barlumi poetici significa avere il dono di respirare. Avverto che tutto cade nel Nulla e raggiungo , così, con la morte ciò che amo veramente: l’infinito cioè una immensa sostanza irreale che con furore splende e brucia sfiorando la mia vita. La tenebra è l’unica sostanza che mi domina e mi illude che ci sia una luce ad illuminare il desiderio dell’impossibile e il sogno dell’infinito: intirizzito dal Nulla colgo l’identità tra morte e resurrezione.

15 gennaio 2023

Coltivo il caso, organizzo il caos, ho una attenzione particolare per la vita umbratile e nervosa del mondo. Il Tempo è fatto di una sostanza tenue e impenetrabile, il Tempo è una divinità nascosta, è un rombo silenzioso che spegne le differenze tra il prima e il poi, tra il passato e il presente, avvolge lo spazio di una musica oscura di cui non comprendiamo il significato. Ogni cosa si sgretola e polverizza ,raccolgo quella polvere e la trasformo in parole  che si dissolvono in un raggiante pulviscolo : tutto ciò che è nitido e preciso si disperde in vapore. La luce del tramonto è l’unica vera luce , morbida e dissanguata , divisa in rivoli fa echeggiare l’universo. Mi perdo e smarrisco in tutte le cose ,quello che amo di più è ciò che sfugge al mio occhio. L’uomo è una scimmia beffarda che quando muore crede di essere ancora vivo. Non c’è Tempo : il Tempo è soltanto un espediente ingegnoso per impedire alle cose di accadere tutte insieme , in modo rovinosamente simultaneo. La vita non è che una attesa prolungata e sfibrante, allora cerco di eludere il Tempo sottraendomi al suo battito regolare trovo ,così, una scorciatoia per l’infinito. Ogni moribondo mi aiuta a morire, in esso colgo come la verità non si riveli nella continuità, alla continuità devo ,piuttosto, voltare le spalle e cogliere nel discontinuo schegge luminose ,pervengo così alla verità per minuscoli frammenti, essa scaturisce da minimi barlumi.

14 gennaio 2023

Dio disubbidisce a qualsiasi principio e fa si che niente esista veramente : anche ciò che è accaduto avrebbe potuto non accadere. Mi sbarazzo dei miei pensieri e di me stesso, mi annullo sebbene fingo di continuare ad esistere. Cerco il veleno di una lucidità superiore ad ogni dubbio , sono avido di contraddizioni, spaventato da ogni conclusione. Mi comprometto con quella cosa stravagante che è il mondo; penso che la vita non abbia alcun senso, penso che la creazione sia un errore , una stoltezza ,il castigo di Dio. In me c’è posto solo per la morte ma l’alternarsi di vita e di morte non mi riguarda, ancor meno i concetti banali di bene e male. Aderisco alla sofferenza , balzo dal ruscello all’aria , ho bisogno di poco per esistere: la vita è corta ci vuole solo un po di pazienza. Sono solo sebbene mai abbastanza ciò mi fa precipitare in una serena disperazione . Non c’è niente di più vano ed ondeggiante dell’uomo. Fino alla fine cerco di vivere altrove ,in una squisita penombra o in una delicata allucinazione. Le tenebre squarciate della notte mi aprono confortevoli abissi che contemplo soavemente. Approfondendomi nella Realtà mi strazio e mi piego ad accogliere tutta la vita che incombe sopra di me. Sono un uomo mite quindi ho scelto l’arte della passività. Allontano la Realtà e illumino le apparenze del mondo. Sotto quest’implacabile terso azzurro del cielo la mia ragione getta una luce insufficiente sul mondo, nella penombra dei suoi confini si insedia tutto ciò che è paradossale. La mancanza di tenebre mi rende triste, una sfera caliginosa avvolge il mio io: non mi resta che concludere docilmente la mia esistenza.