30agosto2019

Mi ero appoggiato ad un’aria nera,una vena tremava nel fondo dell’anima come uno stelo alla burrasca.La mano non si distolse dal buio ma si fece più fredda,la pioggia si disciolse sui miei capelli,avevo un cumulo di sabbia sul cuore che giunse a soffocare la tua voce,la croce si trasformà in polpa marcita,fra noi si frappose il sorriso di un teschio,una ruota minacciosa apparve tra riflessi d’aurora ,i petali del pesco divennero di sangue ,su di me scese il tuo artiglio.Una folta nuvola bianca di farfalle impazzite turbinava attorno a scilabi fanali. L’estate alla fine sprigionava i primi geli notturni su questo golfo mistico;ho sprangato il mio cuore a questa stagione che ignora il sangue dei vivi che festeggiano la sagra di miti carnefici,l’acqua che seguita a rodere le sponde non fa nessuno incolpevole.Candele sbiancavano l’orizzonte in attesa della lugubre orda.Una gemma rigò l’aria stillando su ghiacci:nessuno semina più l’avvenire.Questa piagata stagione è festa se raggela in morte questa morte.Guarda in alto il tuo destino fino a che il cieco sole che porti in te distrugga tutti.Rintocchi salutano i mostri della sera e quel suono slegato dal cielo scende col respiro dell’alba nel tuo cuore:il dono dell’alba si riaffaccia su un doamni senza ali per non volare su un deserto raccappriccio.

30agosto2019ultima modifica: 2019-08-30T17:41:23+02:00da domeniconipaolo