29novembre2019

Si vive per qualcosa che sappiamo essere affligente vanità.Nel corso dell’esistenza ci adoperiamo ad un inutile mantenimento degli argini della vita,convertiamo la volontà a questo scopo:tutto è volto a far durare l’inconsistente fantasma dell’esserci.Solo chi rinuncia all’inutile zavorra dell’avere può assaporare la freschezza del nascere e morire,si supera così la prigione del tempo e ci si vede zampillare ininterrottamente.Nel fresco dell’alba c’è una grana d’ombra ancora notturna,il silenzio impercettibile del moto del mondo diventa un frastuono,l’eternità si incastona,così,nel presente: tutto è com’è e si avvia a sparire. Si arresta lo sperpero di sè quando si pensa alla morte,si raggiunge il livello più alto di liberazione ,si matura un sereno lasciarsi andare al divenire e al caos,si ammira il dissolversi delle illusioni,si apprezza la vita come profondo tramonto,si prova una tenerissima pietà per tutte le cose che nascono alla vita;rimane il desiderio di vivere dentro se stessi,il bisogno di diventare pietra e voltare le spalle al mondo.L’uomo si soglie e rattrappisce,scopre il dolore e la morte cioè una perdita di senso non riscattato da remunerazioni ultraterrene;sorge il pensiero che la vita non sia altro che un prestito fattoci dalla morte,un uscire dal nulla per ripiombare nel nulla:solo per chi si adatta a vivere alienato da tutto l’eternità diventa un mistico istante di sospensione del tempo.

29novembre2019ultima modifica: 2019-11-29T10:41:58+01:00da domeniconipaolo