Cheese naan

categoria piatti dal mondo

Il cheese naan è una specialità indiana: un pane lievitato e cotto sulla piastra, ripieno con formaggio cremoso. Il formaggio utilizzato si prepara in casa: è il paneer, ossia la cagliata che si ottiene con il succo del limone. Ovviamente il paneer non è così facile da reperire per cui è possibile sostituirlo con un semplice formaggio morbido spalmabile, ho preparato il cheese naan con una robiola alle olive nere e una aromatizzata con carciofini e timo … Un risultato molto gustoso direi … Il cheese naan è un pane delizioso e si prepara con semplicità … non vi resta che provare!

Ingredienti

350 gr di farina 1
125 gr di yogurt greco
3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva
1 bustina di lievito di birra secco
1 cucchiaino di sale
100 ml di acqua
250 gr di formaggio spalmabile.

In una ciotola o in planetaria versare lo yogurt, la farina, il sale, l’olio e il lievito, cominciare ad impastare e aggiungere l’acqua poca alla volta. Impastare fino a che non si ottiene un bel panetto liscio, omogeneo ed elastico. Coprirlo e farlo lievitare in luogo tiepido (per esempio il forno spento con la luce accesa) per due ore. Dividere l’impasto in quattro palline. Stenderle. Formare un rettangolo, spalmare al centro il formaggio e poi richiudere i lembi, prima quelli verticali e poi quelli orizzontali ottenendo così un quadrato. Schiacciare bene con le mani e poi passare sopra il mattarello in modo da sigillare perfettamente i bordi. Oppure si può stendere l’impasto in forma rotonda, spalmare il formaggio e richiudere come un calzone. Scaldare una padella antiaderente e cuocervi un pane alla volta 4/5 minuti per ogni lato fino a che non sarà ben dorato e avrà formato le sue tipiche bolle.

Fonte: http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/cheese-naan/

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LA SCOPERTA DEI FIORI DI BACH E LA STORIA DEL LORO SCOPRITORE, EDWARD BACH

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La scoperta dei fiori di Bach, nasce da un’intuizione avuta dal dott. Edward Bach, un inglese nato il 24 settembre 1886 a Moseley, un paese a pochi chilometri da Birmingham. Era il primo di tre figli di una famiglia di origini gallesi. Sin da bambino era affascinato dalla natura e dalla sofferenza delle persone.

University College Hospital di Londra
A diciasette anni decise di interrompere gli studi e di lavorare nella fabbrica di ottone del padre per non essere di peso alla famiglia ma vivendo a stretto contatto con gli operai e ascoltanto i loro problemi, compresi quelli di salute, si rese conto di voler dedicare la sua vita allo studio della medica e così decise di riprendere gli studi e si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Birmingham dove si laureò nel 1913. Nello stesso anno inizia a lavorare presso l’University College Hospital di Londra (foto al lato) ed ottiene l’incarico di responsabile del pronto soccorso e successivamente quello di responsabile del reparto di chirurgia d’urgenza al National Temperance Hospital. Dopo poco tempo inizia però a manifestare insofferenza nel suo lavoro perchè inzia a rendersi conto che la medicina tradizionale teneva conto solo della malattia e non anche della complessità della persona infatti sempre più si rende conto che “nel trattamento di una qualsiasi patologia, la personalità dell’individuo gioca un ruolo più importante del corpo”.

Lascia così la professione di chirurgo e inizia ad occuparsi di batteriologia ed immunologia ottenendo tra l’altro importanti successi riuscendo infatti a collegare alcuni batteri intestinali con alcune malattie croniche cosa che lo porteranno, alcuni anni più tardi, ad importanti scoperte.

Siamo nel 1914 e scoppia la prima guerra mondiale. Alla visita di leva Edward Bach viene riformato a causa delle sue non buone condizioni di salute. Nonostante ciò viene nominato responsabile di oltre 400 posti letto per i reduci di guerra presso l’ospedale universitario così, oltre al lavoro al reparto di batteriologia e a quello di assistente presso l’ospedale della scuola medica ha questa ulteriore responsabilità. Il lavoro frenetico che svolge portano il suo fisico a debilitarsi sempre più tanto che nel giugno del 1917 ha una emoraggia e così scopre di avere un tumore (sembra alla milza) e ancora incosciente viene operato d’urgenza. I medici, nonostante abbiano asportato il tumore, gli danno non più di tre mesi di vita (aveva 31 anni). Rendendosi conto che non ha più il tempo di fare tutte le cose che desiderava realizzare, dopo un breve periodo di depressione, si butta nel lavoro a capofitto per cercare di portare a termine i suoi progetti …. ed intanto i tre mesi erano ampiamente passati e la sua malattia era regredita In conseguenza di questo Edward Bach concluse che uno spirito positivo e una grande voglia di vivere erano fondamentali per il processo di guarigione e che “un interesse totale, un grande amore, una finalità precisa sono fattori decisivi per la felicità dell’uomo sulla terra”.

Samuel Hahnemann padre dell’Omeopatia
Samuel Hahnemann Nel 1919 entra a lavorare come batteriologo presso l’Homoeopathic Hospital dove ebbe modo di conoscere meglio il lavoro di Samuel Hahnemann (foto al lato), il padre dell’Omeopatia vissuto un secolo prima e resta affascinato dalle sue teorie e dai suoi studi e leggendo il suo “Organon” pensò che se avesse unito le conoscenze di Hahnemann con le sue, sicuramente avrebbe potuto raggiungere degli ottimi risultati.
Fu infatti di quel periodo la scoperta dei vaccini omeopatici chiamati in seguito “I sette nosodi di Bach” che dovevano essere somministrati per bocca e grazie ai quali risolse centinaia di casi di malattie croniche. Nello stesso periodo inizia a studiare il carattere dei suoi pazienti e si rende conto che la comprensione profonda della loro psicologia gli poteva fornire fondamentali informazioni per impostare una corretta terapia basata sulla loro personalità.

Nel 1922 si trasferisce in un laboratorio in Park Crescent sempre a Londra, per continuare più tranquillamente le sue ricerche pur continuando a lavorare nel suo studio di Harley Street aperto anche ai bisognosi e alle persone che non potevano permettersi un medico.

Nel 1924 pubblica uno studio dal titolo Intestinal toxaemia in its relation to the cancer (“La tossemia intestinale nella sua relazione con il cancro”) ed altri.

Nonostante il successo oramai in tutto il mondo dei suoi nosodi, Edward Bach è molto insoddisfatto in quando desiderava trovare qualcosa di diverso, cioè qualcosa che andasse oltre la malattia e pertanto si mette a cercare dei rimedi universali, studiando le proprietà e le virtù delle piante.

Nel 1928 mentre si trovava nel Galles, accadde un fatto importante. Mentre partecipava ad una festa, si rese conto, osservando le persone, che queste potevano essere raggruppate in gruppi omogenei psicologici che quindi potevano reagire nei confronti delle malattie in maniera simile: “l’umanità è composta da un preciso numero di gruppi tipologici” affermava. Fu pertanto da quella sera che i pazienti saranno studiati ed i rimedi saranno somministrati in base al loro carattere. Verso la fine dello stesso anno inizia a preparare i primi rimedi a base dei fiori, Impatiens (IMP), Mimulus (MIM) e poco più tardi Clematis (CLE) e le prepara con lo stesso metodo utilizzato per i vaccini orali e li prescrive ad alcuni pazienti in base al loro profilo psicologico ottenendo dei risultati notevoli.

E’ di quegli anni che Edward Bach si accorge d’avere doti da pranoterapeuta e che in certi casi è in grado di guarire le persone con la semplice imposizioni delle mani.

Storia di Edward Bach
Dato il successo dei suoi nuovi metodi terapeutici, Edward Bach pubblica sul The Homoepathic World un articolo dal titolo Alcuni nuovi usi e rimedi ed è dello stesso periodo la sua decisione di chiudere lo studio di Harley Street nonostante gli permetta di avere degli ottimi guadagni (circa 5.000 sterline l’anno) per dedicarsi ai nuovi interessi.

Fu così quindi che nel 1930 Edward Bach si trasferisce nella campagna gallese, inziando una nuova vita: lui e la natura. Dedica molto tempo a passeggiare in assoluta solitudine e sembra che riesca a percepire le proprietà terapeutiche delle piante tanto che inizia a preparare altri sei rimedi floreali: Chicory (CHI), Agrimony (AGR), Vervain (VER), Cerato (CER), Centaury (CER) e Scleranthus (SCL), arrivando così ad avere nove rimedi. Per la loro preparazione usa anche un nuovo sistema, quello “della solarizzazione” per “trasferire la vibrazione del fiore nell’acqua dove sono poste le corolle”.

Guarisci te stesso di Edward Bach
Da quel momento e fino alla fine della sua vita, Edward Bach non chiederà più una sterlina ai propri pazienti ma vivrà solo con le donazioni che gli vengono elargite.

E’ di quel periodo l’idea che, osservando un campo pieno di fiori bagnato di rugiada che quelle gocce d’acqua dovessere contenere l’essenza dei fiori, tutta la loro carica vitale e che il calore del sole doveva magnetizzare l’acqua con i suoi principi attivi. Da quel momento impiegherà solo ed esclusivamente il “metodo della solarizzazione” per preparare i suoi rimedi.

Nel 1931 pubblica il suo più famoso volume “Heal Thyself” (Guarisci te stesso) che in pratica si può definire come il libro che ha decretato la nascita della floroterapia. Sempre nello stesso anno scopre gli ultimi tre rimedi della serie “I dodici guaritori” con Water Violet (WVI), Gentian (GEN) e Rock Rose (RRO).

Successivamente soggiorna a Cromer in Inghilterra dove si dedica sempre più attivamente alla cura delle persone usando i dodici principi da lui scoperti partendo dall’assunto che persone diverse pur con la stessa malattia, richiedevano una terapia diversa perchè avevano personalità diverse e questo le rendeva reattive nei confronti della malattia e quindi delle terapie in maniera differente. Era convinto infatti che per guarire una persona bisognasse agire sugli stati d’animo negativi in quanto la cosa più importante era far ritrovare l’armonia perduta.

Pubblica numerosi articoli sul “The Homoeopatic World “sui diversi rimedi floreali da lui scoperti e sulle possibilità che offrivano le sue terapie. In conseguenza di tutti questi articoli e delle sue nuove teorie l’ordine dei medici nel 1932 minaccia di radiarlo perchè tutto ciò, a loro avviso, era in contrasto con l’etica professionale anche in considerazione del fatto che consentiva a persone non laureate in medicina di usare i suoi metodi di cura insegnandogli come fare. Poco tempo dopo viene radiato. A questo Edward Bach reagisce dicendo che rinunciava con gioia al titolo di medico per essere un semplice erborista anche perchè, come aveva sempre sostenuto, la cosa che più gli interessava era alleviare le sofferenze della gente.

Storia di Edward Bach In quel periodo scopre anche gli altri quattro rimedi che chiamerà “Rimedi di aiuto”: Gorse (GOR), Oak (OAK), Heather (HEA), Rock Water (RWA) chiamati così perchè li considera importanti per quelle persone dove l’angoscia e la preoccupazione per la malattia sono diventati parte integrante della loro stessa personalità. E’ di quel periodo l’invio di due serie complete dei suoi rimedi alle principali farmacie di Londra con la preghiera di venderle al minor prezzo possibile.
Nell’autunno del 1933 pubblica il manoscritto “The Twelve healers & Seven Helpers” (I dodici guaritori e i quattro aiuti) e nella sua ininterrotta ricerca scopre altri tre rimedi: Wild Oat (WOA), Olive (OLI) e Vine (VIN) ed è di quel periodo la nascita della RESCUE REMEDY, una miscela di rapido intervento composta da tre fiori, Clematis, Impatiens, Rock Rose.

Un anno dopo Edward Bach lascia Cromer e dopo diverse ricerche si stabilisce nel villaggio di Sotwell, in una casa chiamata Mount Vernon, che diventerà il suo quartiere generale e che oggi è la sede del Bach centre a lui dedicato.

Nel 1935 scopre altri due rimedi: il Cherry Plum (CHP) e Star of Bethlehem. . Nel giro di pochi mesi scopre i restanti 19 fiori che compongono il suo sistema floreale e dato che è primavera ed il sole è tiepido, decide, ad eccezione di White Chestnut (WHC), di far bollire i ramoscelli in fiore, lentamente per un’ora e poi far raffreddare il liquido, filtrarlo e prepararlo come gli altri rimedi.

Nel 1936 scrive e pubblica il libro “The Twelve healers and other remedies” (I dodici guaritori ed altri rimedi) e lavora alla conferenza intitolata “Le erbe guaritrici”, che espone il giorno del suo cinquantesimo compleanno. A quel punto Edward Bach si rende conto che il lavoro è finito. Inizia ad istruire i suoi assistenti così da lasciare alle generazioni future tutte le informazioni che lui aveva messo appunto nei lunghi anni della sua vita in modo che nulla andasse perduto e tutti potessero beneficiare dei suoi rimedi. Muore il 27 novembre di quell’anno a soli 50 anni, sembra per un attacco di cuore, nel sonno.

Dalla sua morte i suoi assistenti, in particolare Nora Weeks e Victor Bullen hanno continuato la sua opera fondando il Bach Center nella sua casa nel Sotwell nell’Oxfordshire dove ha tuttora sede.

Fonte: http://www.elicriso.it/it/fiori_di_bach/edward_bach/

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Polpette di pane e patate

categoria patate

Ingredienti:
150 gr di pane ammollato nel latte
500 gr di patate lesse e schiacciate
100 gr di pecorino grattugiato
50 gr di salsiccia tagliata a tocchetti molto piccoli
Un uovo
Olio di oliva per friggere
Sale – pepe – prezzemolo (quanto basta)

Preparazione

Mettete in ammollo il pane nel latte.
Lessate le patate, passatele nello schiacciapatate e poi fate raffreddare.
Strizzate bene il pane in modo da eliminare il latte in eccesso e poi unitelo alle patate e agli altri ingredienti.
Formate delle polpettine non più grandi di una noce e poi infarinatele in farina di semola.
Non vi resta che friggere le vostre polpettine.

Fonte:http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/polpette-di-pane-e-patate/

scritta Antonia tipo minions

MUFFIN DELLA NONNA

categoria muffins-

Ingredienti (×12 tortine):
– 125 g di zucchero
– 125 g di farina
– 125 g di burro
– 2 uova
– 3 cucchiai di latte
– 1 cucchiaino di lievito

Preparazione:
Mescolare lo zucchero con la farina con lo zucchero le uova il burro e il lievito nella planetaria. mescolare fino a che l’impasto non diventi una crema…. aggiungere il latte a filo e continuare a mescolare. infornare a 200° per 15 minuti… é il momento di dare sfogo alla vostra creatività

Fonte: http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/muffin/

scritta Antonia tipo Coca cola

Pollo alla diavola al microonde

 

Ingredienti per 2 persone:

– 2 cosce di pollo
– 3 patate
– 1 cipolla
– sale
– peperoncino e altre spezie a piacere
– olio extravergine d’oliva

1 Posizionare al centro del piatto le 2 cosce di pollo, cospargerle di sale, spezie e peperoncino in abbondanza.
2 Tagliare le patate e la cipolla e sistemarle intorno al pollo, aggiungere un filo d’olio e mettere
al microonde programmato sulla funzione “crisp”.
3 Cuocere 13 minuti per ogni lato – sia del pollo che del contorno – rigirare e continuare la cottura per altri 10 minuti, dopo i quali il piatto sarà pronto.

Fonte: http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/pollo-alla-diavola-al-microonde/

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Marmellata di arance

categoria marmellate

INGREDIENTI PER 8 PERSONE
Arance non trattate 4
Limone 2
Zucchero 300 g
Acqua 50 ml

Pelate le arance lavate con un pela patate. Tagliate le scorze a listarelle.
Sbollentate le scorzette per tre volte partendo da acqua fredda, cambiando ogni volta l’acqua di cottura.
Tagliate a metà i limoni e 2 arance. Spremeteli per ricavarne il succo.
Sbucciate le altre 2 arance e tagliatele grossolanamente.
In una pentola capiente unite lo zucchero, l’arancia tagliata, il succo dell’arancia e del limone e l’acqua. Lasciate cuocere per 45 minuti.
In una pentola capiente piena di acqua immergete i barattoli, fermateli con un canovaccio, portate a bollore e sterilizzateli per 20 minuti. Mettete a scolare i barattoli su un canovaccio.
Unite le scorzette alla marmellata.
Versate la marmellata ancora calda nei barattoli, chiudeteli e capovolgeteli.

scritta Antonia che gira

Crostata di cavolfiore

categoria Lievitati

Dosi per 4:
350 grammi di pasta frolla salata,
1 cavolfiore di circa un kg,
150 grammi di besciamella vegetale,
100 grammi di parmigiano,
noce moscata,
olio,
sale e burro.

Cuocere il cavolfiore in poca acqua leggermente salata e preparare una besciamella vegetale con l’acqua di cottura.
Tirare la pasta frolla e foderare una teglia da forno leggermente oliata. Mettere in forno a calore medio per 15 minuti. Distribuire il cavolfiore a pezzetti sulla crostata. Unire alcuni fiocchi di burro, parmigiano e noce moscata quindi ricoprire con la besciamella.
Rimettere la teglia in forno a calore moderato (150°C- 180°C) per circa mezz’ora.

Fonte:http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/crostata-di-cavolfiore/?doing_wp_cron=1458678346.1880669593811035156250

scritta Antonia tipo minions

Pasta lievito madre e licoli

 

Il lievito madre, o pasta madre, si può realizzare nella versione solida o liquida, detta licoli. Vediamo come si fa
Il prcedimento per preparare la pasta lievito madre è molto semplice. Potete trovare qui la versione tradizionale e qui quella da fare con il bimby. Il lievito madre è davvero un elemento versatile e molto utile in cucina per preparare dolci, pane e pizza ma ha un unico grande svantaggio: bisogna rinfrescarlo ogni 3 o 4 giorni. Ora che andiamo incontro all’estate e ci apprestiamo a stare meno in casa, possiamo optare per trasformare il nostro lievito madre in licoli. Vediamo come.

Il levito madre Li.Co.Li è una versione più idratata della pasta madre e significa LIevito in COltura LIquida. L’avvio è uguale a quello classico, nel procedimento del rinfresco, però, cambiano le proporzioni di acqua e farina. Il grande vantaggio del Licoli è che non ha bisogno di rinfreschi brevi ma può sopravvivere anche un mese in frigo. E’ dunque più adatto a chi ne fa meno uso.

Ingredienti:
120 gr di farina
70 ml di acqua
1 cucchiaino di miele

Procedimento:
1° giorno: Mescolare gli ingredienti in una ciotola, passare in un contenitore di vetro ermetico e mettere in luogo asciutto e fresco per 24 ore
2° giorno: al panetto formato il giorno precedente togliere 100 gr e aggiungere 50 gr di farina e 40 ml di acqua mescolando energicamente nello stesso barattolo
3° giorno: Al panetto del giorno precedente togliere 100 gr di pasta e aggiungere sempre 50 gr di farina e 40 ml di acqua.
4° giorno in poi: Dobbiamo ora portare il nostro panetto ad avere una idratazione del 130 per 100 per cui cominceremo ad idratarlo ogni 12 ore prelevando 100 ml di licoli e aggiungendo 100 gr di farina e 60 ml di acqua, poi 100 gr di farina e 70 ml di acquafino ad arrivare a 100 gr di farina e 130 ml di acqua
A questo punto dovremmo avere un impasto della stessa consistenza dello yogurt che possiamo utilizzare al bisogno e che possiamo rinfrescare anche dopo 40 giorni

COME RINFRESCARE IL LICOLI –
Se non utilizziamo il licoli per molto tempo troveremo l’impasto nel barattolo diviso a metà: sotto la parte più solida e sopra più liquida. Non dobbiamo preoccuparci: è normalissimo.
Per procedere al rinfresco dobbiamo prima mescolarlo e poi pesarlo: a questo punto di aggiunge lo stesso peso di farina e il 130 per cento di acqua. Quindi, se pesa 100 gr dobbiamo aggiungere 100 gr di farina e 130 ml di acqua.
COME SI USA IL LICOLI –
Il licoli, così come il lievito madre, va utilizzato calcolando 200 gr di licoli ogni chilo di farina.

scritta Antonia fiammeggiante verde

Fonte: http://blog.pianetadonna.it/lacuocasveglia/pasta-lievito-madre-e-licoli/