Almirante e Berlinguer si davano la mano…

a cura di Federica Fantozzi per Huffingtonpost

Marcello Veneziani, giornalista e scrittore, oltre che di romanzi è autore di numerosi saggi sulla storia, la filosofia e la cultura della destra non soltanto in Italia. E’ editorialista della “Verità” e di “Panorama”.

1. Alla convention di FdI A Pescara, momento importante perché Giorgia Meloni ha annunciato la sua candidatura alle Europee, Ignazio La Russa ha omaggiato “la figura di Enrico Berlinguer” suscitando un applauso come “coerente continuazione dell’omaggio che Almirante gli rese nel giorno della sua scomparsa”. E’ stato – come spiegano a destra – un gesto cavalleresco e l’onore delle armi all’avversario o un tentativo di allargare il pantheon del Partito della Nazione in campagna elettorale?

A destra piacciono i gesti cavallereschi ma la mitizzazione a destra dei rapporti tra Almirante e Berlinguer funziona più come una forma di legittimazione postuma della destra postmissina e un modo per celebrare Almirante tramite lo specchio di Berlinguer. È l’unico modo consentito…

2. Il riferimento di La Russa è al noto episodio di Almirante che si presentò, solo e senza scorta, alla camera ardente di Berlinguer a Botteghe Oscure, il 13 giugno 1984, per “salutare un uomo estremamente onesto”, accolto da Pajetta e Nilde Iotti, che quattro anni dopo ricambiarono la cortesia alle esequie del leader missino. Perché secondo lei Almirante fece quella scelta?

Almirante amava i bei gesti di teatro ed estetica politica e restò impressionato dalla morte “sul campo” di Berlinguer in un comizio, quasi invidiandola. Poi c’erano stati i rapporti precedenti con Berlinguer e si era creato un reciproco rispetto; confermato anche dalla partecipazione della delegazione del Pci ai funerali di Almirante.

3. Dei rapporti tra i due uomini politici molto si è favoleggiato e poco saputo davvero. Antonio Padellaro, nel suo libro “Il gesto di Almirante e Berlinguer” ha ricostruito da 4 a 6 incontri riservati nel 1978-79 all’ultimo piano di Montecitorio. Per parlare di cosa?

S’incontravano per arginare il terrorismo rosso e nero, si disse, per scambiarsi informazioni, essendo ambedue nel mirino. E magari per capire il ruolo dei servizi segreti nelle trame rosse e nere e nel tentativo di giocarle contro il Pci e il Msi.

4. Erano gli anni del terrorismo rosso e nero, delle congiure dei servizi deviati, dell’uccisione di Aldo Moro, delle dimissioni del presidente Leone. Ex post, si vede traccia concreta di un’interlocuzione tra i due?

L’Msi stava subendo una dolorosa scissione che ritenevano pilotata dalla Dc. E il Pci, dopo il caso Moro, era sulla graticola tra compromessi, frenate e colpi bassi. Ad un incontro Almirante ci andò con una misteriosa borsa in cuoio; forse aveva dei documenti da mostrare. Quegli incontri “galeotti” avvennero in un anno eccezionale, il 1978, l’anno dei tre papi, due presidenti della repubblica, Moro ucciso, Leone costretto alle dimissioni… Tutto stava cambiando, erano perciò possibili anche incontri impensabili. Forse ce ne furono altri, in seguito. Si narra di un mitico incontro a Villa Borghese, da soli, senza scorte. Li immagini, circospetti, come amanti clandestini, coi loro corpi magri, seduti su una panchina di pietra…

5. Meloni è stata anche alla mostra organizzata da Ugo Sposetti. Berlinguer è sulla tessera elettorale 2024 del Pd. La “santificazione” è un’operazione nostalgia? Come scrive Massimiliano Panarari sulla “Stampa” finiti i partiti di massa “il berlinguerismo viene infilato nel frullatore delle suggestioni con funzione di legittimazione e rilegittimazione?

Sì, probabile ma al di là del frullatore erano due personalità diverse, non solo per ideologia e appartenenza. Almirante era il principe degli oratori, paroliere d’Italia, figlio di teatranti e amante di Dante e d’Annunzio; Berlinguer era l’antioratore per eccellenza, sobrio e austero come un sardo aristocratico, di scarso carisma. Almirante sovrastava il suo piccolo Msi, Berlinguer era sovrastato dal grande Pci. Almirante era ammirato e amato da tanti ma votato da pochi; Berlinguer fu amato e mitizzato da morto, ma votato da tanti, nel segno del Pci. Il picco dei voti lo ebbe proprio da morto, quando il Pci sorpassò la Dc dopo il suo grandioso funerale, con Pertini.

6. L’omaggio a Berlinguer, che peraltro Gasparri ha circoscritto all’uomo e giammai al partito che ha rappresentato, è da FdI anche una reazione alle accuse di non volersi dire antifascisti?

C’è un nesso a doppia chiave: per dimostrare che si può stimare e rispettare l’avversario pur non dichiarandosi antifascisti o anticomunisti, come accadde ad Almirante e Berlinguer. Conta la sostanza e non l’ipocrisia di conformarsi al catechismo “correct”.

Marcello Veneziani 
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