A proposito di vita e di vecchiaia…

La vecchietta rugosa si sentì riempire di gioia nel vedere quel bel bambino a cui tutti facevano le feste, a cui tutti volevano piacere; quell’essere grazioso, fragile come lei, e come lei senza denti e senza capelli.
E gli si avvicinò per fargli delle moine, per scherzare e farlo ridere.
Ma il bambino, spaventato, si dibatteva sotto le carezze di quella brava donna decrepita, e riempiva la casa di urla.
Allora la brava vecchia si ritirò nella sua eterna solitudine; e piangendo in un angolo diceva fra sé: «Ah, per noi vecchie femmine sventurate è passata l’età in cui piacere. Anche ai bambini innocenti che vorremmo amare, facciamo orrore!»

Charles Baudelaire, Lo spleen di Parigi, La disperazione della vecchia

nicolaes maes 1656, Vecchia

Nicolaes Maes (1656)
Vecchia sonnecchiante
Musées Royaux des Beaux Arts, Bruxelles

Sulla vecchiaia ricordo un passo di Sándor Márai ( da “Le braci” (1942)

“Si invecchia un poco alla volta: in un primo momento si attenua la voglia di vivere e vedere i nostri simili. A poco a poco prevale il senso della realtà, ti si chiarisce il significato delle cose, ti sembra che gli eventi si ripetano in maniera monotona e fastidiosa. Anche questo è un segno di vecchiaia. Quando ormai ti rendi conto che un bicchiere non è altro che un bicchiere e che gli uomini, qualunque cosa facciano, non sono altro che creature mortali. Poi invecchia il tuo corpo; non tutto in una volta, certo, invecchiano prima gli occhi, oppure le gambe, lo stomaco, il cuore. Si invecchia così, un pezzo dopo l’altro. Poi a un tratto invecchia la tua anima: anche se il corpo è effimero e mortale, l’anima è ancora mossa da desideri e ricordi, cerca ancora la gioia. E quando scompare anche questo anelito alla gioia, restano solo i ricordi e la vanità di tutte le cose; a questo stadio si è irrimediabilmente vecchi. Un giorno ti svegli e ti strofini gli occhi e non sai più perché ti sei svegliato. Conosci già esattamente quello che il giorno presenterà alla tua vista: la primavera o l’inverno, gli scenari abituali, le condizioni atmosferiche, l’ordine dei fatti. Nulla di sorprendente può ormai accadere: non ti sorprendono più neanche gli eventi inattesi, insoliti o raccapriccianti, perché conosci tutte le probabilità, hai previsto già tutto e non ti aspetti più nulla, né in bene né in male… questa è la vera vecchiaia”

Non è tutto oro quello che luccica…e vale anche il contrario!

Non tutto quel che luccica è oro , non tutti quelli che sono per strada si sono smarriti;
il vecchio che è forte non è avvizzito,
le radici profonde non sono raggiunte dal gelo-
Dalle ceneri si riprenderà il fuoco,
una luce sorgerà dalle ombre,
ricostruita sarà la lama che era rotta,
chi è senza corona sarà di nuovo re.

– J.R.R. Tolkien | The Fellowship of the Ring

 

oro

Latino si, latino no..Riscopriamo il suo fascino unico nella collana che propone ” Il Corriere della sera ” in edicola.

Evviva i verbi deponenti, le cinque declinazioni, la coniugazione perifrastica attiva e passiva! Evviva gli aggettivi a tre uscite, i sostantivi di genere neutro, i verbi atematici, la consecutio temporum! Avrete capito che sto parlando del latino, che da troppo tempo è sempre al centro di discussioni sulla sua abolizione nella scuola italiana, ritenuto una lingua inutile in un mondo completamente indirizzato al massimo della tecnologia.
È una questione vecchia ormai, che riguarda pure il greco, che si ripresenta quasi ogni anno fin dal dopoguerra e in particolare dagli anni settanta A che cosa serve il latino? Saperlo rende la società più democratica? Non è stata forse quella latina la cultura di riferimento del Ventennio fascista? Per quale motivo apprendere una disciplina status symbol, fatta a misura per una élite destinata alla prosecuzione degli studi, mentre ai tempi dei social network l’inglese e il cinese risultano assai più spendibili sul mercato del lavoro.
La risposta è semplicemente una: il latino insegna a ragionare e a non esprimere più quesiti talmente ridicoli che definirli irresponsabili pare un eccesso di generosità. Guido Baldi, docente di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’università di Torino, sostiene la necessità dello studio della lingua latina nel saggio “La sfida della Scuola,” edito da Pearson, per conoscere meglio l’italiano: “L’allenamento alla sintassi latina offre un aiuto insostituibile a costruire ,senza smarrirsi, strutture sintattiche complesse della frase e a padroneggiarle leggendo. Solo chi sa il latino può rendersi pienamente conto, grazie all’etimologia, della gamma semantica delle parole italiane, ed è in grado di servirsene con proprietà”. Già l’anticonformista Pasolini scriveva a proposito dell’imminente riforma  latinicida: “Il povero latino delle medie è un primo, minimo mezzo di conoscenza di quella nostra storia che la ferocia capitalista cerca di mistificare, facendola sua. È perciò un errore voler abolire l’insegnamento del latino: un errore come ogni tattica. Lo scacchiere della lotta è immenso e complesso: il latino è solo apparentemente un’arma del nemico”.Il latino è inoltre una ginnastica mentale, che allena l’animo all’indefessa applicazione poi su qualsiasi materia. Mi sembra bello salutare con gioia l’uscita della nuova collana sulla cultura e la lingua latina ,quali radici dell’Occidente, a cura di Elisabetta Cantone, in edicola con il “Corriere della Sera”.

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Orazio legge le Satire a Mecenate» (1863), di Fëdor Andreevic Bronnikov

Quando ritrovi te stesso nelle parole di un altro.

Uno stralcio della lettera che Luigi Pirandello ha scritto alla sorella Lina il 13 ottobre 1886.

Quando tu riesci a non aver più un ideale, perché osservando la vita sembra un enorme pupazzata, senza nesso, senza spiegazione mai; quando tu non hai più un sentimento, perché sei riuscito a non stimare, a non curare più gli uomini e le cose, e ti manca perciò l’abitudine, che non trovi, e l’occupazione, che sdegni?

Quando tu, in una parola, vivrai senza la vita, penserai senza un pensiero, sentirai senza cuore? Allora tu non saprai che fare: sarai un viandante senza casa, un uccello senza nido. Io sono così.

 

viandante

Gli amici…come un albero speciale!

L’albero degli Amici
Nelle nostre vite esistono persone che ci rendono felici per la semplice casualità di averle incrociate nel nostro cammino.
Alcune percorrono il cammino al nostro fianco, vedendo molte lune passare, altre che vediamo appena tra un passo e l’altro. Tutte le chiamiamo amici e ce ne sono di diversi tipi. Forse ogni foglia di un albero rappresenta uno dei nostri amici.
Molti di loro li chiamiamo amici dell’anima, del cuore.
Sono sinceri, sono veri. Sanno quando non stiamo bene, sanno ciò che ci rende felici. E a volte uno di quegli amici dell’anima si installa nel nostro cuore e allora viene chiamato innamorato. Questo amico dà luce ai nostri occhi, musica alle nostre labbra, salti ai nostri piedi.
Però ciò che ci rende più felici è che le foglie dell’albero che sono cadute continuano ad esserci vicine, aumentando la nostra radice con allegria.
Sono momenti di ricordi meravigliosi di quando le incontrammo nel nostro cammino.
Ti auguro, foglia del mio albero, pace, amore, salute, fortuna e prosperità.
Oggi e sempre… semplicemente perché ogni persona che passa nella nostra vita è unica. Sempre lascia un po’ di sé, e si porta via un po’ di noi.
Ci sarà chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai chi non ci avrà lasciato nulla.
Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso.

Jorge Luis Borges –

 

 

amici

L’essenziale…

L’essenziale…

L’essenziale è la cosa a cui do maggior importanza tralasciando i dettagli quasi sempre, i fronzoli banali, le interferenze esterne, la contingenza, le facciate, i travestimenti; guardarmi dentro è come guardare in una sfera di cristallo, senza bisogno di magia. E chi lo fa vede le proprie potenzialità, il futuro in un rapporto con me. Non mi presto a pettegolezzi, non mi va il parlare tanto per parlare, preferisco stare zitta, mi allontano, preferisco stare sola. Mi attraggono le persone di profonda natura, coloro che sono sempre alla ricerca di scoprirsi veramente nella loro interezza umana e spirituale, mi piace unire le forze alla ricerca del miracolo di una grande completezza e avviene, non sempre, ma quando succede è per sempre.

 

Piccoli pensieri per un momento di meditazione Zen…quando la realtà dell’attesa è difficile tanto… da vivere

 

Non fare del bene se non sopporti l’ingratitudine.

Il saggio esige il massimo da sé, l’uomo da poco si attende tutto dagli altri.

La nostra gloria più grande non sta nel non cadere mai, bensì nel rialzarci ogni volta che cadiamo.

La vita è veramente molto semplice; ma noi insistiamo nel renderla complicata.

Non importa se ti muovi piano, l’importante è che non ti fermi.

Se vedi un affamato non dargli del riso: insegnagli a coltivarlo.

Il silenzio è un vero amico che non tradisce mai.

Saggezza compassione e coraggio sono le tre qualità morali universalmente riconosciute.

Allontanarsi dal mondo, restare sconosciuti e non avere rimpianti: a questo può arrivare solo l’uomo superiore.

La vera conoscenza è sapere i limiti della nostra ignoranza.

In un paese ben governato la povertà è qualcosa di cui ci si deve vergognare. In un paese ben governato, è vergognosa la ricchezza.

Se cerchi una mano che ti aiuti nel momento del bisogno, la trovi alla fine del tuo braccio.

Se c’è rimedio perché te la prendi? E se non c’è rimedio perché te la prendi?

Se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto e di essere capace di fare tutto non potrai sbagliare, costui è un imbecille!

zen

Si capiscono certe cose, se si sta un po’ attenti…

ARTHUR RIMBAUD –Capisci che una persona…

stare-sul-divano senza interesse
Capisci che una persona non ti ama più quando non ti chiede come stai, quando ritarda, quando ti dimentica, quando non ha più tempo.
Capisci che è finita quando lo spazio che aveva delineato per te va restringendosi, capisci che non va quando dimentica che la pioggia ti rende triste, quando lo dimentica e non corre da te per stringerti, per farti sentire meno sola.
Capisci che non ti ama più quando non cura le tue ferite, quando lascia a casa l’antidoto, quando ride con gli altri e non con te.
I dettagli, sono i dettagli a fregarci. L’amore è un dettaglio.
Non è una questione di pienezza, di totalità, è invece una questione di gesti, di sguardi.
Se mancano, manca l’amore.
Se mancano è meglio lasciar perdere.

si,si…

B-Betti__Nudo-sdraiato_

Si si

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile quando Dio creò Me creò Me quando Dio creò la scimmia stava dormendo quando creò la giraffa era ubriaco quando creò i narcotici era su di giri e quando creò il suicidio era a terra
Quando creò te distesa a letto sapeva cosa stava facendo era ubriaco e su di giri e creò le montagne e il mare e il fuoco allo stesso tempo
Ha fatto qualche errore ma quando creò te distesa a letto fece tutto il Suo Sacro Universo.

— Charles Bukowski