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Lenin e le “alleanze”. Spunti ancora attuali per un pragmatismo costruttivo

Post n°335 pubblicato il 21 Settembre 2012 da ITALIANOinATTESA

Lenin e le “alleanze”. Spunti ancora attuali per un pragmatismo costruttivo

Siamo in un periodo “caldo” per il nostro Paese nel quale i partiti di “sinistra” si stanno accapigliando per decidere la politica di alleanze migliore. L’ennesimo triste e allibente teatrino, un teatrino già visto e vissuto anche da uno dei più grandi rivoluzionari della storia: Vladimir Uljanov Lenin. Vediamo quale era la soluzione da lui proposta…
In pieno 2012 sono ancora in tanti a definirsi anticapitalisti e comunisti nell’Europa in crisi economica e morale che ci troviamo di fronte. In Italia, come in Grecia e altrove, va in scena la stagione della cosiddetta “antipolitica”, che si estrinseca in nuovi aneliti isolazionisti e a nuove tentazione autoreferenziali che già Vladimir Uljanov Lenin aveva individuato come un pericolo mortale per la sinistra. Molti  infatti parlano di anticapitalismo e di politica ignorando alcuni degli scritti più acuti di uno che dovrebbe rappresentare il riferimento obbligato di qualsiasi rivoluzionario: “L’Estremismo” di Lenin. Come mai proprio questo testo, e come mai proprio ora?
La polemica contro i riformisti e i centristi aveva inoltre aperto la strada a una serie di concezioni estremistiche che rifiutavano l’intervento nei sindacati, la lotta sul terreno parlamentare, la lotta per la conquista della maggioranza nel movimento operaio.”
Qua Lenin parla del rifiuto della lotta sul terreno parlamentare, un rifiuto ampiamente condiviso da ampi settori della società in questo momento di crisi economica. Subito dopo precisa meglio la sua posizione:
“È per combattere queste concezioni che Lenin scrive l’Estremismo, aprendo un dibattito che proseguirà poi nel III e IV Congresso (1921 e 1922) dell’Internazionale comunista.
Lenin polemizza frontalmente con le concezioni dei “co­mu­nisti di sinistra” che teorizzano l’uscita in massa dai sindacati riformisti, il rifiuto di “qualsiasi compromesso” e l’astensionismo parlamentare. Bersaglio principale della polemica è la sinistra tedesca e il suo principale teorico, l’olandese Hermann Gorter.”
Un messaggio molto chiaro quello di Lenin, tranquillamente adattabile anche alla situazione odierna della sinistra in Italia. Anzi Lenin si spingeva anche oltre, spiegando letteralmente quale dovrebbe essere il compito dei comunisti nell’organizzazione delle lotte:
La posizione sui sindacati è estremamente chiara: i comunisti devono usare ogni mezzo per penetrare i sindacati, non solo quelli riformisti, ma anche quelli reazionari, rifiutare in ogni modo di essere separati dalla massa dei lavoratori non comunisti che sono organizzati nei sindacati. Questa posizione verrà poi ufficialmente ribadita in numerose risoluzioni votate nei congressi dell’Internazionale comunista. 
(…) Ogni diserzione volontaria del movimento professionale (cioè sindacale – NdR) ogni tentativo di scissione artificiale di sindacati (…) rappresenta un enorme danno per il movimento comunista. Essa separa gli operai più avanzati e coscienti dalle masse e le spinge verso i capi opportunisti che lavorano negli interessi della borghesia.”
Nella seconda parte parla di sindacati, ma il giudizio è tranquillamente estendibile anche a movimenti e partiti, sempre con le opportune precisazioni contestuali e cronologiche. Ma andiamo avanti:
Nell’immediato futuro il compito principale di tutti i comunisti consiste in un lavoro costante, attivo e ostinato al fine di conquistare la maggioranza dei lavoratori in tutti i sindacati, nel non lasciarsi scoraggiare in alcun modo dallo spirito reazionario che regna attualmente nei sindacati (…) La forza di ogni partito comunista si misura soprattutto dalla influenza reale che esso esercita sulle masse operaie entro i sindacati
Poi Lenin chiarisce la sua posizione riguardo alla “paura superstiziosa” del lavoro parlamentare:
“La puerilità della ‘negazione’ della partecipazione al parlamento sta appunto nel credere di ‘risolvere’ in questo modo ‘semplice, ‘facile’, pseudo rivoluzionario il difficile problema della lotta contro le influenze democratiche borghesi in seno al movimento operaio, mentre in realtà si fugge soltanto la propria ombra, si chiudono soltanto gli occhi di fronte alle difficoltà e si cerca soltanto di disfarsene con le parole”.
Lenin si scaglia anche contro la paura superstiziosa della “vita parlamentare”, allora come oggi considerata alla stregua della quintessenza di ogni male (Ogni riferimento a Grillo è puramente casuale). Lenin non si lancia contro coloro che, allora come oggi, propugnano l’extraparlamentarismo come virtù perché un sincero ammiratore del sistema parlamentare, bensì per il consueto pragmatismo che lo ha da sempre contraddistinto. Vediamo cosa disse a proposito:
Il filo conduttore fra i diversi argomenti è la concezione di Lenin del ruolo dell’avanguardia, dei comunisti: “Con la sola avanguardia non si può vincere. Gettare la sola avanguardia nella battaglia decisiva, prima che tutta la classe, prima che le grandi masse abbiano preso una posizione di appoggio diretto all’avanguardia (…) non sarebbe soltanto una sciocchezza, ma anche un delitto”. E ancora: “Fin quando si trattava (e in quanto ancora si tratta) di conquistare al comunismo l’avanguardia del proletariato, il primo posto spetta alla propaganda. (…) Ma quando si tratta dell’azione pratica delle masse, quando si tratta di schierare – se così si può dire – eserciti di milioni di uomini (…) allora non si conclude un bel niente con i soli metodi propagandistici, con la semplice ripetizione delle verità del comunismo ‘puro’”.
Lenin nell’opera succitata ha delineato anche una situazione, per molti aspetti, estremamente simile a quella vissuta dalle forze comuniste (e di sinistra) in Italia in questo 2012. Il leader comunista all’epoca si rivolgeva ai comunisti britannici, i quali dovevano all’epoca affrontare un avversario potente come il partito laburista, forte dell’appoggio dell’intero movimento sindacale (con molta fantasia potremmo paragonarlo al Pd). Lenin suggeriva ai compagni inglesi di trovare una via per inserirsi nelle contraddizioni tra il partito laburista, che nonostante il suo vertice fosse sia tra i più a destra fra tutti i partiti dell’Internazionale socialista, comunque organizzava milioni di operai, e i partiti borghesi, in particolare i liberali.
“Il partito comunista propone agli Snowden e Henderson (cioè ai dirigenti del partito laburista – NdR) un “compromesso”, un accordo elettorale: marciamo insieme contro il blocco di Lloyd George (il principale dirigente del partito liberale – NdR) e deiconservatori; dividiamo i seggi proporzionalmente al numero di voti dati dagli operai al Partito laburista o ai comunisti (non nelle elezioni, ma in una votazione particolare); riserviamoci la più completa libertà di agitazione, propaganda e azione politica. Senza quest’ultima condizione è chiaro che non si deve entrare nel blocco, perché sarebbe un tradimento (…).”
Se gli Snowden e gli Henderson accetteranno il blocco a queste condizioni, avremo ottenuto un vantaggio, perché non è affatto importante per noi il numero dei seggi in parlamento, perché noi non diamo la caccia ai seggi e su questo punto saremo arrendevoli (mentre i Henderson e soprattutto i loro nuovi amici, o i loro nuovi padroni, i liberali passati al Partito laburista indipendente, danno la caccia ai seggi). avremo ottenuto un vantaggio perché porteremo la nostra agitazione tra le masse nel momento in cui lo stesso Lloyd George le ha “eccitate”, e non soltanto aiuteremo il Partito laburista a costruire al più presto il proprio governo, ma aiuteremo anche le masse a comprendere più rapidamente la nostra propaganda comunista, che condurremo contro Henderson senza restrizioni e senza reticenze. Se gli Snowden e Henderson respingeranno il blocco con noi a queste condizioni, avremo ottenuto un vantaggio anche maggiore perché avremmo mostrato di colpo alle masse (…) che gli Henderson preferiscono i propri buoni rapporti con i capitalisti all’unità di tutti gli operai.
Ovviamente queste riflessioni di Lenin sono valide per un determinato contesto, e un determinato periodo, tuttavia sembra quasi impossibile non ravvisare alcune somiglianze tra la situazione da lui qui delineata, e quella attraversata dai comunisti italiani nel XXI secolo. Qualcuno, giustamente, sosterrà che con il crollo del muro le cose siano leggermente cambiate, però mi sembra valido contraddire costoro ricordando la validità che assume la tattica politica in sé propugnata da Lenin, un vero professionista della politica per concretezza e flessibilità.
“(…) Se gli Henderson e gli Snowden rifiutassero il blocco con i comunisti, questi ultimi si avvantaggerebbero senz’altro, conquistando la simpatia delle masse e screditando gli Henderson e gli Snowden. Se poi, per effetto di questo rifiuto, perdessimo qualche seggio in parlamento, la cosa per noi non avrebbe alcuna importanza. Ci limiteremmo a proporre i nostri candidati in un numero ristretto di collegi assolutamente sicuri, nei quali cioè la presentazione delle nostre candidature non potrebbe portare alla vittoria del candidato liberale su quello laburista. Condurremmo la propaganda elettorale, diffonderemmo manifestini in favore del comunismo e, in tutti i collegi dove non avessimo candidati nostri, inviteremmo a votare per il laburista contro il borghese.(…)”
Notare che in quest’ultimo passaggio Lenin ha toccato uno snodo fondamentale, uno snodo utile da sviscerare per trarre indicazioni anche per la situazione italiana odierna. Lenin non invita i comunisti inglesi ad arroccarsi su posizioni autoreferenziali, invitando i cittadini a votare per loro “contro” i socialdemocratici; al contrario suggerisce ai comunisti di tentare in ogni modo convergenze con questi ultimi, e comunque di invitare i compagni e i cittadini a votare sempre e comunque contro la destra. Una lezione quest’ultima, per i duri e puri che si definiscono “comunisti”, senza nemmeno aver letto Lenin.
Per i comunisti inglesi è oggi molto spesso difficile anche solo accostare le masse, anche solo indurre le masse ad ascoltarli. Se mi presento come comunista, e dichiaro che invito a votare per Henderson contro Lloyd George, sarò senza dubbio ascoltato.”
Aldilà delle differenze di contesto e periodo, non mi stanco di ripeterlo, queste indicazioni vanno studiate per via della loro pragmaticità. Lenin infatti a differenza di quanto si potrebbe pensare non era un dogmatico, bensì applicava alla realtà gli schemi ritenuti i migliori per poter realizzare le proprie idee. Auspicava la lotta parlamentare perché era utile al conseguimento di alcuni obiettivi, non perché era un pacifista-non violento. Per lo stesso motivo rigettava ogni avventurismo, destinato a disperdere energie rivoluzionarie che avrebbero potuto essere meglio incanalate per ottenere risultati più efficaci e duraturi.

Fonte: http://tribunodelpopolo.com/2012/08/01/lenin-e-le-alleanze-spunti-ancora-attuali-per-un-pragmatismo-costruttivo/

 
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Commenti al Post:
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 21/09/12 alle 13:01 via WEB
La sua proposta quale sarebbe?
<<Bisogna cambiare la Costituzione. Per cambiare la Costituzione bisogna avere una maggioranza, ma non una maggioranza composita, bisogna avere la maggioranza di un singolo partito. [...] ...>> vedi post precedente.
(Rispondi)
 
 
jigendaisuke
jigendaisuke il 21/09/12 alle 13:41 via WEB
Interessante e anche condivisibile, quello che ha scritto Lenin. Meglio che non mi pronuncio su quello che ha detto "l'intervistato"
(Rispondi)
 
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/09/12 alle 00:36 via WEB
il partito unico è il miraggio di tutti i potenziali POTENTI; spesso cambia nome, ma non il significato. un saluto, M@.
(Rispondi)
 
grey.owl1952
grey.owl1952 il 21/09/12 alle 17:11 via WEB
Lenin era forte.Ma oggi facciamo pietà...salutone amico mio Wr
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/09/12 alle 00:34 via WEB
le problematiche analizzate da Lenin si ripropongono sorprendentemente anche al presente, ma noi non sappiamo trarne giovamento; un saluto, M@.
(Rispondi)
 
atreju.1
atreju.1 il 21/09/12 alle 20:16 via WEB
Da una parte, pur non essendo certo un leninista, posso condividere alcune sue tesi...sicuramente una bella rivoluzione a prescindere dal colore farebbe bene..siamo in mano a gente che appoggia le nuove crociate e i padroni...peggio di così...buon fine settimana
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/09/12 alle 00:41 via WEB
la "vera rivoluzione" la si fa rassodando la nostra coscienza per acquisire la necessaria "consapevolezza" che possa permetterci di essere effettivamente "uguali" rispetto ai diritti e doveri secondo,naturalmente le nostre effettive possibilità. In tal modo i figuri speculatori certamente avrebbero vita dura e forse potrebbero anche scomparire. Buon WE anche a te, M@.
(Rispondi)
 
lafatadelmare
lafatadelmare il 22/09/12 alle 23:11 via WEB
http://www.partitodemocratico.it/doc/243468/goldman-sachs-vota-per-il-pd.htm continuo a chiedermi a chi giova avere questi partiti?
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/09/12 alle 00:00 via WEB

inserisco l'articolo da te citato:

RASSEGNA STAMPA
Goldman Sachs vota per il Pd
Antonio Satta - Milano Finanza pubblicato il 21 settembre 2012 , 3521 letture Le polemiche saranno inevitabili. Per le prossime elezioni Goldman Sachs scommette sul Pd. Il colosso finanziario americano, a sette mesi dalle elezioni politiche italiane, ha pubblicato un report che farà rumore, nel quale si sostengono le chanche di una maggioranza di centro sinistra incentrata sul Pd. E questa maggioranza molto probabilmente manterrebbe la linea Monti, anche se non è chiaro se riconfermerebbe Mario Monti a capo del governo. In ogni caso, secondo il report, difficilmente il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, porterà il Paese alle elezioni prima di aver risolto la questione della riforma elettorale. Goldman Sachs ritiene «probabile che vengano introdotte modifiche alla legge con l'idea di garantire una coalizione centrista a favore di una conferma di Monti».

Ora non si può dire che a Goldman Sachs non conoscano la politica e gli effetti che una dichiarazione del genere può scatenare. Se c'è una banca d'affari che con la politica e i governi, in patria e all'estero, ha avuto relazioni strettissime è proprio GS. In America hanno tirato in ballo le revolving doors (le porte girevoli) per definire il fenomeno tipico in Goldman di un dirigente di primo piano che lascia il suo incarico per passare al governo, e magari, finito il mandato, torna tranquillamente alla casa madre. Per limitarci all'Italia, Mario Draghi è stato vicepresidente di Goldman Sachs per l'Europa dal 2002 al 2005, ma tra i consulenti della banca d'affari ci sono stati anche Gianni Letta, Romano Prodi e Mario Monti.

Ebbene, ora gli analisti di Goldman Sachs, peraltro molto attiva nella vendita di Btp nei momenti in cui lo spread era salito alle stelle e grande sostenitrice di un governo Monti post-Berlusconi nelle fasi calde del novembre scorso, scrivono che il tempo del governo tecnico del loro autorevole ex collega, «sta per finire» e «l'Italia potrebbe risentire dell'incertezza politica collegata alle future elezioni politiche in agenda ad aprile 2013». 11 maggior rischio per il Paese, secondo la banca d'affari, verrebbe da una vittoria delle forze euroscettiche e tra queste colloca il Pdl di Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Del resto, scrivono gli analisti, «le riforme impopolari del governo Monti, ad esempio l'Imu dal valore di 20 miliardi di euro all'anno, hanno favorito campagne politiche anti-europee e anti-euro di vari partiti». Non va nemmeno sottovalutato l' appeal politico di Grillo, perché «ha buone opportunità di guadagnare un gran numero di seggi in Parlamento, riflettendo la di saffezione degli italiani all'esistente establishment politico».

GS rimane cauta, ma comunque «costruttiva», sulle dinamiche di mercato dei titoli di Stato italiani che potrebbero soffrire se la credibilità del nuovo programma di acquisto della Bce fosse messa in discussione, soprattutto in considerazione del debole scenario macroeconomìco. Ma pesa anche l'incertezza sugli esiti delle prossime elezioni, tanto che gli analisti arrivano a delineare tre possibili scenari che potrebbero portare l'Italia a ricorrere al programma di aiuti Efsf/Esm, così ribattezzati: il vincolato, il tattico e il mani-legate». Nei primo scenario («il meno probabile») l'Italia potrebbe essere obbligata a ricorrere ai fondi per il riemergere «delle tensioni sull'obbligazionario» che potrebbero rendere «illiquido il mercato dei Btp»; un'ipotesi possibile con «una vittoria dei partiti anti-europei». Nel secondo scenario, il governo italiano potrebbe «tatticamente» vincolarsi al Fondo salva Stati prima delle elezioni, «senza in realtà averne bisogno», annullando il rischio contagio dalla Spagna. Il terzo e ultimo scenario prevede che la richiesta di sostegno possa essere avanzata da Monti stesso, prima delle elezioni, per «legare le mani al suo successore».
Fonte: Milano Finanza
(Rispondi)
 
LunaRossa550
LunaRossa550 il 23/09/12 alle 01:34 via WEB
Si va bene, non facciamo gli estremisti, non facciamo gli avventuristi, cerchiamo di non disperdere energie……. ma cosa facciamo?
un partito che si è definito di sinistra sino a ieri, cerca alleanze con Casini mentre Goldman Sachs scommette sul Pd.
e noi tutti dormiamo……….
Siamo sicuri che sia giusto tutto questo? ciao e buone cose
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/09/12 alle 01:05 via WEB
Ciascuna delle tre alternative ipotizzate in fondo all'articolo ci farà fare, tranquillamente, la fine del topo riportato nella favoletta kafkiana nella descrizione del titolo del Blog. E' così, apparentemente non avremmo neppure da impegnarci a scegliere il male minore! un saluto, M@.
(Rispondi)
 
semprepazza
semprepazza il 23/09/12 alle 10:44 via WEB
non mi riconosco più in nessuno e in niente, a volte ho persino il sospetto di essere diventata pazza, proprio perchè nessuna linea politica rispecchia il mio pensiero e tutti si accapigliano prevalentemente per accaparrarsi dei posti in Parlamento. spettacolo disgustoso che mi allontana sempre più dal dibattito politico, o megglio, dalla rissa politica.
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/09/12 alle 01:17 via WEB
intendi "pazza" per davvero!?
Come vedi dai commenti che ti hanno preceduta e dai seguenti dovremmo essere già in tanti i matti CLIKKAquesta poesia di Faber l'ho avuta per mezzo anno come musica del blog. Un saluto, M@.
(Rispondi)
 
Persa_nellaRete
Persa_nellaRete il 23/09/12 alle 11:32 via WEB
Penso esattamente le stesse cose degli ultimi 2 commenti..anch'io non riconosco piu' "nel mio partito" le ideologie i valori di un tempo e non vedo alternative valide. eccetera •_• Buona domenica.
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/09/12 alle 01:21 via WEB
la famiglia dei disillusi aumenta, ma spero che qualcosa di nuovo e positivo possa ancora accadere; un saluto, M@.
(Rispondi)
 
dolly.1
dolly.1 il 23/09/12 alle 11:47 via WEB
Condivido il pensiero dell'amica sopra. Si è perso ogni ideologia e il partito non esiste più. Buon giorno Mario che sia una splendida Domenica. Un caro saluto. Dolly
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/09/12 alle 01:24 via WEB
Grazie, Dolores, anche se è già lunedì; tu mi insegni che non dobbiamo mai perdere la speranza per uun rinnovamento soprattutto delle coscienze dei tanti ladroni. un saluto, M@.
(Rispondi)
 
OvunqueSei1982
OvunqueSei1982 il 24/09/12 alle 10:14 via WEB
Scusa non c'è la faccio a leggere tutto. Vado di fretta e ho sonno (Farmaci). Ciao...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 24/09/12 alle 11:36 via WEB
Caro Robby, ti dobbiamo soltanto ringraziare la possibilità che ci offri di condividere i tuoi pensieri che spero siano sempre più positivi. un saluto a te Robby, M@.
(Rispondi)
 
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