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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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Berlusconi, "Violenze inaccettabili"   E Frattini firma il documento europeo

La LIbria sull'orlo della guerra civile, lunga discussione a Bruxelles perché il titolare della Farnesima ha insistito nel sostenere la necessità del rispetto della sovranità dei popoli. Polemiche per il mancato intervento dell'Italia, poi in serata una nota di Palazzo Chigi: "Allarmati per l'aggravarsi degli scontri"

LIBIA 21 FEBBRAIO 2011

I soldati bruciati per aver rifiutato di sparare manifestanti

Rimininescenze:

Nell'incontro Berlusconi e Gheddafi non parlano solo di immigrazione. Discutono di affari personali, dei 5 miliardi di dollari in vent'anni a carico dell'Eni per il risarcimento dei danni di guerra, di contratti per il petrolio e il gas. Tripoli offre subito un segnale di buona volontà e rispedisce verso il Niger centinaia di migranti rinchiusi nel campo di detenzione della base militare di Al Gatrun. Forse i cadaveri filmati con il telefonino sono la tragica conclusione di una di quelle operazioni. Al Gatrun e Agadez sono separate da 1.490 chilometri di deserto. Dieci giorni di viaggio e in mezzo una sola oasi, Dirkou. Fino a quando non si entra ad Agadez non si può dire di essere sopravvissuti al Sahara. Ma la polizia e l'esercito libici di Al Gatrun non si sono mai preoccupati della sorte degli stranieri una volta lasciati al di là del confine con il Niger. Gli immigrati espulsi vengono scaricati dai camion militari e costretti a proseguire a piedi. Oppure sono affidati ai trafficanti che spesso li abbandonano molto prima di arrivare a destinazione. Dalla linea di frontiera tratteggiata sulla carta geografica, la prima postazione militare del Niger è solo Madama, a 80 chilometri di colline e avvallamenti senza pozzi. Non c'è altro. Ottanta chilometri in cui, persa la rotta e abbandonato il bidone d'acqua per camminare leggeri, si è destinati a morire. Già nel 2005 'L'espresso' aveva scoperto che le operazioni di rimpatrio verso il Niger, dopo il primo accordo tra Berlusconi e Gheddafi, avevano provocato 106 morti in quattro mesi. Ed erano soltanto le cifre ufficiali. Come i 50 schiacciati da un camion sovraccarico che si è rovesciato. Oppure il ragazzo del Ghana mai identificato, sbranato da un branco di cani selvatici durante una sosta a Madama. E le tre ragazze nigeriane morte di sete o le15 raccolte in fin di vita con quattro uomini da un convoglio umanitario francese, dopo essere state abbandonate. Tutti condannati a morte da chi aveva organizzato il loro rimpatrio.(14 gennaio 2010)

..
    

 

Ulteriori riminiscenze:

 

 

“Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio  nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti.

Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto  e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.

La relazione così prosegue: “Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare [grassetto dedicato solo ed esclusivamente a chi si sente Celtico-Padano dentro, ndr]. Si adattano ad abitazioni che gli americani  rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Il testo è tratto da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912

AGGIORNAMENTO 22/02/2011

 

I DOCUMENTI

"Traffico di esseri umani protetto da Gheddafi"

 

Libya free e mi vergogno d'essere italiano 21 BEBBRAIO 2011  

I 42 anni di potere del colonnello (in 3 minuti) (22 febbraio 2011)

 
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Commenti al Post:
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 22/02/11 alle 11:12 via WEB
A che cosa serve la storia?

La storia non è assolutamente soltanto il passato. Il passato è solo una parte della storia, quella che abbiamo sotto gli occhi quando ci fermiamo a un certo punto per guardare indietro. La storia è una forza che si impadronisce del passato, spinge il passato sul presente e li spinge entrambi nel futuro.

L'immagine della storia è il fiume.

Sgorga da una sorgente ai piedi di un ghiacciaio. Attraverso i ciottoli, i pezzi di ghiaccio e le lastre di neve indurita, comincia a dividersi in un ruscellamento di fili di acqua, che, brillando al sole, si separano poi si ricongiungono. Subito si gonfia in un torrente che cade di cascata in cascata con un rumore sordo in fondo a una gola oscura. La sua caduta forma un piccolo lago nel quale le sue acque si calmano. Il fiume prende allora la forma di un corso di acqua che si può ancora attraversare saltando da una pietra all'altra. Scivola obliquamente in mezzo ai pascoli fino nella valle sempre più larga, nella quale, ingrossato da affluenti, il fiume, già molto lontano dalla sua sorgente, si sente ora un vero fiume. E va così, largo e limpido, di città in città, di popolo in popolo, di paese in paese; va a gettarsi nel mare, sotto il cielo illimitato.
Il fiume può perdersi nelle foreste oppure nelle sabbie: si ritrova sempre. Può scomparire sotto terra: si riconosce la sua presenza fecondante dai campi più verdi e dagli alberi più alti. Può rallentare e disperdersi nelle paludi: si crede che si sia fermato, ma scorre sempre sotto le acque stagnanti. Può improvvisamente andare in collera, brontolare più forte del tuono, inondare città e campagne, strappare ponti, sfondare case, costringere le popolazioni a fuggire: lo si vede sempre rientrare nel suo letto. Dalla sua sorgente alla sua foce, malgrado tutti gli ostacoli, segue una direzione costante.
È uno.
Ecco un'altra domanda che mi è stata spesso posta: a che cosa serve la storia?
Insegna agli uomini a vivere in società. Perciò è una sapienza. È una sapienza perché è una esperienza. Mostra che gli uomini sanno quello che fanno, ma non possono prevederne tutte le conseguenze. Ci insegna che molte disgrazie, molte catastrofi, molte decadenze, molte degenerescenze hanno il loro punto di partenza in errori morali.

La storia ha questa virtù, ci aiuta a prevedere. In questo senso è una prudenza. La prudenza stessa si definisce una sapienza pratica, quella che deve possedere l'uomo di Stato. Ma se l'uomo di Stato vuole prevedere, e questo è un atto specifico della ragione, deve fondarsi nello stesso tempo sulla conoscenza del presente e sulla esperienza del passato. Chi parla così è san Tommaso di Aquino.
La storia è anche una giustizia. Esige da noi lo sforzo di comprendere prima di giudicare. Ci vieta di condannare il passato sulla base del nostro presente. Ci invita a chiederci incessantemente: che cosa hanno amato, voluto, cercato gli uomini di altri tempi? Che cosa hanno sofferto? Che cosa hanno potuto realizzare, e con quali mezzi? E che cosa noi dobbiamo a loro, a tutti loro, oggi?

In questo modo, la storia diventa una pietà. Gli antichi rappresentavano questa virtù sotto la forma di una donna velata, che brucia incenso su un altare. La pietà che ci insegna la storia corona e illumina la giustizia che dobbiamo ai morti con la gratitudine, il rispetto e l'amore. Infatti, che cosa è un popolo, che cosa è il nostro popolo? Un grande insieme storico, formato più da morti che da viventi.
La storia ci restituisce così il senso del sacro, questo senso che abbiamo perduto e nella cui perdita il dottor Carrel, uno dei più grandi scienziati contemporanei, vedeva la causa prima della nostra decadenza.

Il sacro è la presenza di Dio. La presenza di Dio nella storia è la Provvidenza. La storia è un mistero: da dove viene, dove va? Da dove viene il nostro paese, dove va il nostro paese? Si sente passare nella notte una corrente potente che, qui e là, di luogo in luogo, fa brillare lumi perché non ci perdiamo tutti nelle tenebre, perché ritroviamo il nostro cammino e seguiamo la direzione giusta. Una corrente spirituale che viene da Dio e ritorna a Dio, dopo avere attraversato la vita umana, la vita delle nazioni, e dei secoli, e il tempo.

La storia ci deve essere insegnata per aiutare il nostro paese ad attraversare i tempi.
Un secolo prima di Gesù Cristo, il più illustre oratore della antichità latina, Cicerone, scriveva: «I popoli che si disinteressano della loro storia si condannano a essere sempre fanciulli».

tratto da: Gonzague DE REYNOLD, raconte la Suisse et son histoire, Payot, Losanna 1965, p. 165. Pubblicato in Cristianità, 11 (1983) marzo, n.95.
Fonte:http://www.storialibera.it/storiografia/insegnare_storia/articolo.php?id=9&titolo=A%20che%20cosa%20serve%20la%20storia?
(Rispondi)
 
semprepazza
semprepazza il 22/02/11 alle 18:37 via WEB
Quando un potente cade in disgrazia cadono anche altre teste e tutti i soggetti volenti o nolenti coinvolti pagano dazio. Ma non sarà tanto l'aumento del prezzo del petrolio, quanto piuttosto l'arrivo di migliaia e migliaia di clandestini che non possiamo ospitare e gestire, e questo è un bel problema... i BISNESS si ricostituiranno a situazione appianata e con il Gheddafi di turno in futuro...
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/02/11 alle 20:26 via WEB
Si possono fare compromessi anche con i dittatori o simili, ma contano molto le modalità applicate senza svergognare la dignità di un popolo. La sceneggiata dell'ultima visita ed il baciamano sono fatti che io non posso condividere anche se dovessi restare senza gas. M@.
(Rispondi)
 
ironwoman63
ironwoman63 il 22/02/11 alle 19:27 via WEB
la situazione si fa sempre piu calda, nel mediterraneo... ciao, buona serata, adesso possiamo ancora augurarcela... :-(
(Rispondi)
 
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/02/11 alle 20:30 via WEB
quando non si adotta il buon senso è difficile fare passi indietro con sobrietà e decoro; il tizio non lo vuol fare anche perchè, credo, che non lo sappia più fare ....semmai lo fosse mai stato. M@.
(Rispondi)
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 23/02/11 alle 20:22 via WEB (Rispondi)
 
giramondo595
giramondo595 il 24/02/11 alle 18:03 via WEB
S' una vergogna
(Rispondi)
 
to_revive
to_revive il 25/02/11 alle 11:02 via WEB
Il tragico è che sovente la storia è presto scordata!
(Rispondi)
 
ITALIANOinATTESA
ITALIANOinATTESA il 25/02/11 alle 20:15 via WEB
DIRETTA
Gheddafi: <<Sarà un inferno per chi non mi vuole.>>


<<Lotteremo fino alla morte per la Libia>>
x aggiornamento del post, M@.
(Rispondi)
 
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