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La speranza nell’attesa del CAOS - Siamo anelli aperti o chiusi di catene mai costruite. IinA_M@

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ITALIA 1861 - 2011

Due brevi video di prova.

I primi due video, riportati di seguito nel post, li ho fatti per prova, fra  tanti altri spezzoni di registrazioni fatti così, per semplice curiosità … come se fossi stato un turista “fuori gruppo”che nella mattinata di domenica 7 novembre 2010 si trovava a transitare per Piazza del Plebiscito, in occasione della celebrazione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia. Vagando da solo, come spesso mi va di fare, avevo tempo e modo di guardare ciò che volevo non dovendo dar conto a nessuno.  Ho avuto modo, così, visitando la mostra, di apprezzare il volto umano delle nostre forze armate ben rappresentato dai giovani militari che curavano i numerosi “stands” accuratamente allestiti e gestiti. Dei tanti momenti emozionanti che ho immortalato nelle immagini e nei video  sono andato alla ricerca durante le operazioni di carico dei files qui al pc. Li ho guardati …. per riviverne le emozioni …. poi li ho riguardati; …..ancora una volta con l’indice della mano destra ho premuto “guarda di nuovo”. Non comprendevo  il perché lo facevo, non avevo tempo da perdere, ma, intanto, l’indice della mano destra insisteva. Poi …..solo dopo la quarta volta, mi è parso di comprenderne il motivo. Due modesti spezzoni di video mi avevano fatto trovare le parole che cercavo da tempo. Erano scomparse dal vocabolario le mie parole …. rubate … rivendute presso il mercato dei rigattieri sopratutto dei palazzi romani ove giace pomposo il potere.

Le mie parole le ho riviste volare fra le nuvole nere … chiare … sfumate … dissolte nel cielo; immortalate dai video. La “dignità” prima di tutto. Non la vedevo da tempo la DIGNITA’. Scritta in maiuscolo, in grassetto, come sempre dovrebbe essere scritta, almeno a livello simbolico.

Come damigelle ho rivisto l’onestà, la sobrietà, la solidarietà, il buon senso, il buon gusto, il rispetto, ..si proprio il rispetto della "PERSONA UMANA" come quello che servirebbe, ad esempio, per salvare la vita dei profughi spinti verso la morte nel deserto africano. Svolazzanti fra le nuvole le mie parole brillavano e poi si oscuravano. Osservavano, le mie belle parole, le intruse: le nuove parole che hanno preso il loro posto. Non le riporto queste intruse, perché un “lodo” non potrà mai essere una legge; mentre una “escort” non può che esercitare il più vecchio mestiere che l’umanità conosca: la prostituzione.

Qualcuno ha pensato di utilizzare una grandissima gru per “appendere” la nostra Bandiera. Una gru al posto dell’asta. Lo stesso attrezzo che viene utilizzato per tante dimostrazioni in difesa della loro dignità da parte di disoccupati o immigrati più o meno regolari.

In altre epoche forse non  ci avrei fatto neppure caso, non dato importanza a questo gigantesco attrezzo che si proiettava verso il cielo plumbeo sulla grande piazza. Una nuova parola ha sostituito l’ASTA. Ma in questo travagliato momento della nostra vita nazionale, quella gru con la bandiera appesa mi ha lasciato impressionato. Mi ha riportato agli anni cinquanta, nel mio paesello di poche anime e di poche case.  Mi sono ricordato di quando ero ragazzino, proprio uguale a quei fanciulli che fischiano nel primo video note del nostro inno nazionale. Mi è sembrato di stare io stesso fra quei ragazzi, sempre lo stesso come in quegli anni pieni di speranza per il futuro della nostra Nazione. Nonostante le evidenti difficoltà conseguenti alla non lontana seconda guerra mondiale. Le  più importanti case, nel mio paesello, erano la caserma della Marina Militare e le abitazioni degli ufficiali e dei sottoufficiali. Ogni domenica mattina, ricordo, veniva effettuata l’alzabandiera. Si vedeva la Bandiera sollevarsi, lentamente e solennemente, accompagnata dalle note dell’inno nazionale. Partecipava tutta la piccola comunità, alle dieci della domenica mattina, tutta disposta sul piccolo piazzale della marina di fronte alla caserma. Sventolava, la Bandiera, impavida, verso il mare se il vento soffiava da ponente. Verso la collina se, invece, gli veniva di soffiare spinta dal freddo vento del nord che chiamavamo “di terra”.

I ricordi li ho congelati a questo punto ...... ascoltando il terzo video con la stupenda interpretazione del grande Gaber. Lascio all'eventuale lettore la libertà di immaginare gli altri miei pensieri, magari dopo aver avuto la sfortuna di ascoltare qualche trasmissione di approfondimento politico o aver letto le notizie, diciamo così delle "quasi notizie" o delle tante "false notizie" riportate in ogni dove. 

Spero di ritrovare le mie parole per poterle utilizzare nel prossimo post. “L’indifferenza”….”la paura” .... "la giustizia" ...."la legalità, sono altre sorelle delle parole vendute che vagano senza che venga più attribuito ad esse, spesso, il loro significato che conoscevamo. Sono le pecore nere oggetto del prossimo post.  


 

Buon Compleanno Italia

 

Napoli 7 novembre 2010

 

 Gaber: non mi sento italiano


 
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shineon67
shineon67 il 12/11/10 alle 16:25 via WEB
Poco più di tre anni fa, scomparve uno dei più autorevoli giornalisti che la storia contemporanea abbia mai conosciuto, Enzo Biagi. Vorrei ricordare il giornalista senza improvvisarmi un accanito sostenitore perché devo dire onestamente che da parte mia non c'è mai stato un particolare interesse, un po' per distrazione, un po' perché non guardo spesso la tv ma ho sempre pensato che quel giornalista facesse onestamente il suo mestiere e vorrei aggiungere che se anche non lo seguivo molto, non ho mai pensato che dovesse smettere di fare i suoi dibattiti in tv, se non altro per il rispetto per chi invece lo seguiva con maggior interesse ma non fu lui a decidere di andarserne. Detto questo non c'è nessuna falsa idolatria in quello che sto per dire ma c'è solo il mio punto di vista personale e credo anche di tanti altri. Ricordare Enzo Biagi, non vuol dire soltanto dover ricordare il merito del suo lavoro fatto con la passione di un uomo che ha sempre amato la libera informazione ma significa anche dover necessariamente parlare della censura imposta da un regime. Biagi è stato un giornalista che ha attraversato ben quarant'anni della nostra storia raccontando i fatti di cronaca e di politica, cavalcando parecchie legislature parlamentari senza però essere mai stato censurato dagli allora partiti di governo di centro e di sinistra. Nessun socialista, democristiano o comunista, si sarebbe mai sognato di togliere la parola a chi voleva dire la sua con la penna o con le sue critiche, non era mai successo nemmeno nei momenti più diffili o imbarazzanti per un governo. Siamo dovuti arrivare all'alba del nuovo millennio per conoscere ancora una volta il significato della censura, questa vola con la falsa promessa del nuovo che avanza quando invece c'è stato solo un certo modo di fare tipico del ventennio fascista. Gasparri, un uomo senza arte nè parte, al suo tempo disse che il giornalista della tv pubblica, era come un lassativo, letteralmente lo faceva andare di corpo e lo disse alla nazione intera perché secondo lui, quello era ciò che dovevano pensare i più tanti degli italiani. A differenza di Biagi, l'onorevole Gasparri fece propaganda diffamatoria contro quello che era solo libera informazione. Berlusconi, combinò poi una serie di disappunti, non del tutto legali, fino ad arrivare all'epurazione del giornalista dai palinsesti della Rai ma questa storia è ormai e nota ai più tanti. Le dittature, quasi sempre nascono proprio dal consenso popolare, il popolo non decide direttamente ma lascia decidere al leader. Le dittature sono fittizie perché inizialmente non impongono e obbediscono ai popoli, ma il popolo non è mai in grado di fare delle buone scelte perché è sempre accecato da troppo populismo e i leaders lo sanno molto bene che il populismo è il motore di tutte le dittature quindi se lo sconclusionato Gasparri, per ordine del governo, ha esternato il suo dissenso, lui sapeva per certo che punire un giornalista, in questo caso Enzo Biagi, non poteva essere un fatto di interesse per tutti i sessanta milioni di italiani e nel disinteresse di almeno una cinquantina di milioni di cittadini, l'onorevole ha potuto dire la sua cazzata quasi indisturbatamente negando poi ai circa dieci milioni di telespettatori che seguivano il programma televisivo di Biagi, la scelta di farsi una diversa opinione rispetto a quella preimpostata dal governo. Non dimentichiamoci che questo governo tutt'ora si definisce fautore delle libertà ma mai come in questo caso il populismo è riuscito ad ingannare proprio la libertà di un giornalista. Dai sei ai dieci milioni di telespettatori cittadini che avevano l'opportunità di farsi una diversa opinione, sono stati cancellati per la volontà di un solo uomo. In termini elettorali, per il premier significava almeno un sette, nove per cento di sostenitori in meno per la maggioranza, un vero pericolo per un leader che odia la 'concorrenza'. Detto questo, noi italiani non sapremo mai come sarebbero andate le cose se Enzo Biagi avesse potuto continuare a fare il suo lavoro di giornalista fino all'ultimo o fino a quando lo avesse ritenuto opportuno. A noi comuni mortali c'è stata negata la libertà di vivere una storia diversa. Di certo oggi Berlusconi godrebbe di un minore consenso popolare, si può dire con certezza altrimenti questo premier non avrebbe fatto quello che ha fatto facendo sparire letteralmente sia il programma che il conduttore giornalista dalla tv pubblica. E' stato triste come lo fu per John Lennon perché noi non sapremo mai come sarebbe oggi il mondo se John fosse ancora vivo o come per papa Giovanni Paolo primo, avvelenato solo dopo un mese dal suo pontificato. Per la musica potrei citare Brian Jones per i Rolling stones e Syd Barrett per i Pink Floyd, il genio bruciato dalla droga, ma tornando alla politica citerei anche Martin Luther King e i Kennedy, se solo avessero potuto dire la loro, forse il mondo sarebbe un po' diverso ma per colpa di alcuni, non lo sapremo mai...
 
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